Luisito Naldi, agromeccanico nel cuore anche se non più puro

Luisito Naldi con la moglie Eleonora e il figlio Davide
Luisito Naldi a Codigoro (Fe) negli ultimi 15 anni ha cambiato volto alla propria azienda. Con un occhio di riguardo per il biologico

Quando lo andammo a trovare quindici anni fa Luisito Naldi, agromeccanico di Codigoro (Fe), era innamorato del suo lavoro conto terzi e disposto a tutto pur di aiutare la sua categoria e l’agricoltura in generale a superare il difficile momento che stavano attraversando. Oggi è ancora innamorato del lavoro in campagna e ha dato un’impronta decisamente diversa alla sua azienda. «Allora avevamo 30 ettari tra affitto e proprietà, ora sono diventati 115, suddivisi tra tre aziende diverse – spiega Luisito – una delle quali intestata al mio figlio più grande, Mattia. Anche il secondo figlio, Davide, appena diplomato, lavora per la mia azienda, ma come dipendente. Proprio in funzione di questi due figli giovani sto valutando se acquistare altra terra, ma lo farò solo se troverò i finanziamenti opportuni».

Mattia Naldi vicino al Fendt 516 Vario e alla seminatrice Kuhn Combiliner Integra GII

Luisito Naldi ha la “fortuna” di avere due figli attratti dalla terra e dal lavoro in campagna e vuole quindi creare una base solida per il loro futuro. Perciò, oltre ad avere aumentato gli ettari di proprietà e affitto, si è introdotto in nuovi settori. «Abbiamo deciso di convertire a biologico 7 ettari – ci spiega –. Non sono tanti, ma hanno già dato risultati importanti: quest’anno per esempio abbiamo prodotto 70 quintali a ettaro di grano, per cui nell’azienda di Mattia abbiamo avviato la conversione di altri 17 ettari, da ripartire tra grano, mais e soia. Anche parte del pomodoro che coltiviamo è in regime biologico: certo, si fanno “solo” 700-800 q/ha anzichè i 1.200 del tradizionale, però si spunta un prezzo più alto e si usa meno chimica. All’inizio ero scettico, poi, grazie anche alle tecnologie introdotte negli anni dai costruttori  di macchine, mi sono convinto che è la strada da seguire».

Orticole in primo piano

L’attività conto terzi, comunque, non è sparita, anzi. «Lavoriamo circa 300 ettari – conferma Naldi – più o meno come 15 anni fa, coprendo praticamente tutte le operazioni colturali (trinciatura esclusa), ma la difficoltà è rimasta la stessa: non si trova più personale affidabile e preparato e questo è davvero un problema, perciò non abbiamo aumentato il lavoro». Altra particolarità di Naldi è quella di lavorare molto con le colture orticole, dalla patata (il primo vero amore) al pomodoro (con irrigazione tramite manichetta), dalla carota alla cipolla bunching (cipollotto), e dal 2022 inserirà in rotazione anche l’arachide.

Oltre ai figli, Naldi ha due dipendenti fissi, più gli stagionali da marzo a novembre e in inverno per la raccolta delle carote». Altra scelta vincente è stata quella di selezionare pochi clienti, ma importanti. «Non vado più dalle aziende a propormi, diciamo che chi mi vuole mi chiama, perché sa che lavoro con professionalità applicando i miei prezzi. Anche i problemi di concorrenza non mi interessano più, ho la mia clientela selezionata e credo che il prezzo non faccia più la differenza».

Spinto anche dall’energia dei due giovani figli, Naldi si è decisamente buttato sull’agricoltura di precisione con tre guide satellitari John Deere e diverse attrezzature Isobus compatibili, come l’irroratrice Toselli e lo spandiconcime Amazone, per cui ha mappato tutti suoi ettari e riesce ad applicare il rateo variabile. Quest’anno, poi, ha anche provato con successo la distribuzione di larve di Trichoderma con drone per la lotta contro la piralide.

Parco macchine variegato

Per quanto riguarda il parco macchine, è davvero impressionante. Non tanto per i 21 trattori, di svariati marchi, e le macchine per la raccolta, ma per la miriade di attrezzature che riempiono i capannoni dell’azienda: aratri, ripuntatori, rompicrosta, seminatrici, strigliatori, sarchiatrici, irroratrici, spandiconcime, spandiletame, livelle, rotoloni, telescopici, rimorchi, autotreni ecc. «Il parco macchine ogni tanto va cambiato – spiega Naldi – soprattutto nel caso dei trattori, che usiamo tantissimo. L’ultimo acquisto, che arriverà a febbraio, è però una trapiantatrice da pomodoro Dual Plus a fila binata di Checchi e Magli, con telaio telescopico, dopo di che sarà la volta del lettore ottico da applicare sulla sarchiatrice Maintech che già lavora con il satellitare, in modo da raggiungere una precisione al centimetro. E più avanti acquisterò una nuova Guaresi per la raccolta del pomodoro».

L’impegno sindacale

La volontà di continuare l’attività agromeccanica è confermata anche dall’adesione a Unima Ferrara, di cui Naldi è consigliere. «Sono contento di farne parte, ormai da più di 10 anni, e finché vorranno, ci rimarrò. Anche perché lo staff è splendido e preparato: quando li chiami ci sono sempre, insomma garantiscono il servizio». A proposito di categoria, come quindici anni fa Naldi ha un messaggio da lanciare. «È ancora importante il dialogo fra noi agromeccanici – ribadisce – non c’è bisogno di fare la guerra, perché il lavoro c’è, grazie anche al fatto che le aziende agricole hanno sempre meno dipendenti. E vanno aumentate le tariffe, perché i prezzi sono schizzati alle stelle: non basta più, infatti, essere dei bravi agromeccanici, bisogna anche imparare a fare i conti prima di uscire a effettuare i lavori e non si può più andare a lavorare sotto costo».

«Purtroppo il semplice terzista che non ha terra – conclude Naldi – non ha possibilità di fare strada. Credo che ogni tanto sia bene capitalizzare acquistando terra e comprando macchine che lavorano “gratis” la tua terra e si pagano con il servizio conto terzi. Ma senza contributi non si sopravvive. Se non fosse stato per il credito d’imposta 4.0, i contoterzisti puri sarebbero andati in difficoltà, perché devono andare a lavorare come richiede l’azienda agricola, non come vogliono loro, e a lungo andare questo diventa un problema. Spero che la nuova Pac migliori e non peggiori lo stato delle cose. Fosse per me, toglierei i contributi a ettaro e premierei chi lavora e produce bene. Va premiato, cioè, chi vuole rimanere in campagna e il giovane che ha voglia di lavorare la terra, non chi vuole solo portare a casa il contributo».

Luisito Naldi, agromeccanico nel cuore anche se non più puro - Ultima modifica: 2021-11-08T15:13:04+01:00 da Francesco Bartolozzi

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