Diserbo mais, partire con il piede giusto

Le avverse e persistenti condizioni siccitose della scorsa primavera non hanno certo favorito l’efficacia dei trattamenti ad azione preventiva
Affidarsi alla prevenzione significa assicurarsi efficacia contro le infestanti difficili, evitare successivi problemi di fitotossicità e anche per dribblare l’incombente rischio resistenze

Prevenzione innanzitutto. Nelle superfici coltivate a mais - che al pari della soia sono concentrate per quasi il 90% nell’Italia settentrionale - le diversificate strategie di gestione delle infestazioni sono ancora prevalentemente indirizzate al controllo preventivo delle emergenze.

Un obiettivo raggiunto con l’impiego di erbicidi ad azione residuale, escludendo gli areali caratterizzati da terreni fortemente organici, riservando alle applicazioni di post-emergenza la finalità di integrare la non completa attività preventiva o eliminare le malerbe e a ciclo perennante.

Cinque piccioni con una fava

L’immutato successo di questi interventi è dovuto numerosi fattori, quali:

-  estrema sensibilità della coltura alla presenza di elevati livelli di infestazione soprattutto nel periodo critico che va dall’emergenza alle prime 4 foglie delle piante di mais;

- ampio spettro d’azione e prolungata persistenza d’azione;

- finestra applicativo molto ampia, partendo immediatamente dopo la semina e fino alle 2-3 foglie della coltura;

- attività specifica generalmente molto elevata su alcune infestanti chiave (graminacee annuali, Abutilon, poligonacee, ecc.;

- possibilità di limitare le sempre più diffuse presenze di popolazioni di infestanti resistenti ad alcuni importanti erbicidi di post-emergenza, con particolare riferimento ad Echinochloa crus-galli tra le graminacee e le differenti specie di Amaranthus tra le dicotiledoni.

Ovviamente oltre a questi vantaggi sono da considerare poi alcune criticità, considerando in primo luogo i variabili andamenti pluviometrici, in quanto anche i più efficaci principi attivi utilizzabili forniscono i migliori risultati con sufficiente piovosità entro non più di una decina giorni dalla loro applicazione.

I variabili livelli di infestazione

Come le altre colture a semina primaverile, anche nel mais la composizione ed il livello delle infestazioni varia sensibilmente sia in relazione all’area di coltivazione e di conseguenza alla natura dei terreni che all’epoca di semina, con le problematiche più pressanti negli impianti più anticipati dell’inizio del mese di marzo, per semplificarsi, in linea generale, con il passare delle settimane.

Il successo delle differenti strategie di diserbo non può prescindere da una ottimale pulizia del letto di semina utilizzando uno dei numerosi formulati a base di glifosate

Le applicazioni di pre-emergenza quindi trovano una importanza determinante negli impianti più precoci, in quanto di dovranno considerare tutte le malerbe tipiche del mais, comprese le più anticipate nascite delle specie poligonacee, quali Fallopia convolvulus, Polygonum aviculare, Polygonum persicaria e lapathifolium e anche delle grandi crucifere (Sinapis, Rapistrum, ecc.).

In caso di favorevole andamento stagionale subito dopo gli interventi, con l’attuale disponibilità di principi attivi ad azione residuale si possono ottenere risultati più che sufficienti sulle principali specie graminacee a ciclo annuale (Echinochloa, Setaria, Digitaria) ed anche su quella a foglia larga, partendo dalle poligonacee, crucifere, amarantacee, chenopodiacee, solanacee, composite ed anche Abutilon tra le ruderali di sostituzione. Generalmente meno completo risulta il controllo di alcune specie ruderali, quali Ammi majus, Xanthium ed anche Cyperus, mentre la gestione delle eventuali presenze di infestanti perennanti, quali Sorghum halepense da rizoma tra le graminacee, Cirsium arvense, Convolvulus arvensis ed anche Equisetum sono da gestire obbligatoriamente con applicazioni di post-emergenza.

Miscele per tutte le situazioni

Fortunatamente sul mais la revisione europea dei principi attivi non ha provocato la falcidia di prodotti utilizzabili come successo per numerose altere colture. L’ampia disponibilità di preparati utilizzabili in queste primissime fasi di coltivazione premette di identificare innumerevoli combinazioni di trattamento adatte e risolvere la stragrande maggioranza delle situazioni di inerbimento. In ogni modo a livello pratico una buona fetta delle superfici maidicole è interessata ad applicazioni con una delle numerose miscele a base di terbutilazina con prodotti ad azione specifica su graminacee, quali s-metolaclor (Primagram Gold), petoxamide (Mojang TX), dimetenamide-P (Akris) e flufenacet (Aspect), in grado di contenere per un sufficiente lasso di tempo la maggior parte delle più pericolose infestanti graminacee e dicotiledoni a ciclo annuale anche in condizioni di umidità dei terreni non proprio ottimali. Molto diffuso risulta anche l’impiego dell’energica miscela a base di tiencarbazone + isossaflutolo addizionata dell’antidoto agronomico ciprosulfamide (Adengo Xtra), anch’essa contraddistinta da un ampio spettro d’azione che comprende anche Abutilon theophrasti ed Ammi majus.

S-metolaclor, petoxamide, dimetenamide-p e flufenacet sono in grado di limitare le emergenze delle più comuni infestanti graminacee a ciclo annuale (Echinochloa, Setaria, Digitaria)

Tutte le miscele a base di terbutilazina poi, in caso di storiche infestazioni di Abutilontheophrasti, possono essere addizionate di formulati ad azione specifica, quali isossaflutolo (Merlin Flexx Xtra), sulcotrione (Sudoku, ecc.), mesotrione (Solis, ecc.) e clomazone (Command 36 CS, ecc.), senza dimenticare la possibilità d’impiego delle formulazioni pronte di s-metolaclor + terbutilazina + mesotrione (Lumax) e clomazone + terbutilazina + mesotrione (Tonale). Con la disponibilità poi anche di singole formulazioni di s-metolaclor (Dual Gold, Antigram Gold) e petoxamide (Mojang 600), si possono poi definire anche analoghe miscele estemporanee ad ampio spetro, addizionando la miscela di sulcotrione + terbutilazina (Sulcotrek).

I formulati contenenti terbutilazina sono particolarmente indicati nelle semine più anticipate, dove più probabile è la presenza anche di specie poligonacee (Fallopia convolvulus)

Nonostante la terbutilazina garantisca in linea di massima un’ottimale efficacia e persistenza nel tempo, il suo impiego è sempre nell’occhio del ciclone in relazione alle note problematiche ambientali.

La questione terbutilazina

Dopo aver subito una drastica riduzione delle dosi massime applicative (850 g/ha di principio attivo) e la possibile commercializzazione esclusivamente in miscela con altri erbicidi ad azione complementare, allo scopo di per evitare usi impropri, la terbutilazina deve poi sottostare ad ulteriori vincoli applicativi. In alcune situazioni viene posto un limite alla superficie maidicola in cui può essere distribuita (esempio Lombardia), mentre in numerose norme tecniche dei Disciplinari di Produzione Integrata regionali sono imposti con vincoli temporali di applicazione (ad esempio uso ad anni o cicli di coltivazione alterni) o come metodo di applicazione (localizzazione alla semina).

Le aziende che devono rispettare eventuali vincoli legislativi o decidano di utilizzare miscele senza terbutilazina per scelta, se si esclude l’impiego della più efficace miscela di tiencarbazone + isossaflutolo, possono comunque ricorrere a numerose linee di intervento, con la consapevolezza tuttavia che i principi attivi alternativi garantiscono risultati sufficienti solo con ottimali condizioni pluviometriche dopo la loro applicazione e nelle settimane successive. Queste linee terbutilazina-free hanno maggiori possibilità di successo nelle semine meno anticipate, in quanto caratterizzate da livelli di persistenza agronomica generalmente inferiori, con la necessità inoltre di “costruire” miscele più complesse, spesso a tre vie. Per definire linee quanto più complete sia nei confronti delle specie graminacee annuali (Echinochloa, Setaria, Digitaria) s-metolaclor (Dual Gold, Antigram Gold) e petoxamide (Mojang 600) possono essere addizionati di pendimetalin (Stomp Aqua, Activus ME, ecc.) ed aclonifen (Challenge) nelle situazioni di classiche presenze delle più comuni dicotiledoni annuali, mentre sulcotrione (Sudoku, ecc.), mesotrione (Kideka 100, ecc.), isossaflutolo (Merlin Flexx Xtra) ed anche clomazone (Command 36 CS) si prestano a risolvere problematiche derivanti da infestazioni più specifiche, con particolare riferimento ad Abutilon theophrasti. Ricordando che sono autorizzate anche miscele formulate di pendimetalin + clomazone (Bismark, Alcance Syntec, ecc.), è poi commercializzata anche una confezione combi-pack di dimetenamide-p (Encarit) + mesotrione (Callisto 480).

I trattamenti di pre-emergenza diventano fondamentali nelle aree in cui in altre colture (soprattutto soia) sono stati già segnalati problemi di controllo delle differenti specie di Amaranthus

Un occhio alle previsioni del tempo

Considerando che l’intero panorama dei principi attivi ad azione residuale autorizzati su mais è fortemente influenzato dall’andamento pluviometrico dopo la loro applicazione, diventa molto importante dare un attento sguardo alle previsioni del tempo del periodo in cui si intende iniziare le operazioni di semina. Ad esclusione del formulato a base della sola petoxamide, di aclonifen, clomazone e di alcune miscele di pendimetalin + clomazone, tutti gli altri formulati possono essere utilizzati anche nelle prime fasi di sviluppo delle piante di mais, purché le infestanti si trovino nei primissimi stadi di crescita. Quindi, in caso di previsione di lunghi periodi siccitosi dopo la semina e se non è possibile praticare irrigazioni di soccorso, diventa conveniente posticipare gli interventi, in modo andare avvicinarsi il più possibile in prossimità di eventuali favorevoli precipitazioni. Le dosi applicative in queste prime fasi sono praticamente identiche a quelle indicate nella classica pre-emergenza, al limite con leggero decremento delle stesse. In particolare nelle semine più anticipate, dove le temperature ambientali e del terreno dovrebbero essere presumibilmente inferiori, posticipare i trattamenti alle 3-4 foglie del mais permette ovviamente di prolungare la persistenza erbicida di almeno una ventina di giorni.

Problematiche emergenti

Oltre alla gestione delle normali problematiche di diserbo preventivo del mais occorre poi considerare alcune altri importanti fattori che possono complicare ulteriormente la situazione. Per quanto riguarda la diffusione di specie infestanti problematiche sono da segnalare le sempre più invasive presenze di specie ciperacee, compreso il più difficile Cyperus esculentus, con particolare gravità nei terreni estremamente sciolti ed anche in quelli organici. Pur avendo a disposizione qualche arma in post-emergenza della coltura, nelle aree fortemente infestane, un primo controllo delle emergenze è fortemente consigliato, considerando che le maggiori garanzie di efficacia ottengono con l’impiego di formulati a base di s-metolaclor e mesotrione, confidando in una rilevante piovosità dopo i trattamenti.

Le applicazioni di pre-emergenza con s-metolaclor e mesotrione possono limitare le prime ondate di nascita delle sempre più invasive infestazioni di Cyperus

Altra problematica da considerare attentamente riguarda le sempre maggiori popolazioni di specie graminacee (Echinochloa crus-galli e soprattutto Sorghum halepense) e di dicotiledoni (amarantacee) non più perfettamente sensibili o addirittura resistenti al meccanismo d’azione diffusamente utilizzato su mais e che caratterizza tutte le solfoniluree (inibizione dell’enzima acetolattato sintetasi). Con particolare riferimento ai terreni normali, soprattutto nelle aree dove il problema è più pressante (Veneto, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna nord-orientale), aggravato anche dall’inserimento in rotazione con altre colture notoriamente interessate al problema (soia ed anche pomodoro), diventa pressoché obbligatorio non abbandonare le strategie che prevedono interventi preventivi ad azione residuale. Queste applicazioni, utilizzando uno dei prodotti ad azione specifica sulle specie graminacee (s-metolaclor, petoxamide, dimetenamide-P, flufenacet), vanno ad alleggerire la pressione di selezione delle popolazioni di Echinochloa, mentre interventi con la più efficace terbutilazina garantiscono un ottimale controllo delle infestazioni delle differenti specie di Amaranthus.  Discorso a parte merita il Sorghum halepense da rizoma, che deve essere obbligatoriamente gestito nella rotazione e nei periodi intercolturali. Sulle colture dicotiledoni sono disponibili numerosi formulati ad azione specifica che agiscono con differente meccanismo, anche questi comunque già a rischio di resistenza, mentre molto più risolutivo appare l’impiego in post-raccolta delle differenti colture di dosi sostenute di formulati a base di glifosate.

Visualizza le tabelle e le figure

Diserbo mais, partire con il piede giusto - Ultima modifica: 2021-03-09T08:21:40+01:00 da Roberta Ponci

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome