Iniziato nel 2014 in previsione di Expo 2015, il protocollo ideato dal presidente di Innovagri, Mario Vigo, è arrivato al suo quarto anno di attività. E, come ogni anno, apporta alcune innovazioni rispetto alle stagioni precedenti.
«Il mais italiano necessita di maggiore attenzione e sostegno – ha esordito Vigo nel presentare il quarto anno del progetto all’Associazione Granaria di Milano – come del resto dimostrano i dati, secondo i quali rispetto al censimento del 2000 le aziende maidicole in Italia sono calate del 48% (oggi sono poco meno di 155mila). Combi Mais Idrotechnologies è un progetto che riscuote successo presso partner scientifici e tecnici, anche perché abbiamo riunito aziende leader del settore, ognuna delle quali porta innovazione. E poi lavorare su 28 ettari significa andare oltre la semplice sperimentazione».
Micotossine zero
Come lo scorso anno il coordinamento di tutti gli step delle attività è affidato ad Amedeo Reyneri dell’Università di Torino, che ha ricordato il difficile contesto del mais italiano (il tasso di autoapprovvigionamento è passato dal 100% del 1997 al 52,6% nel 2016, a seguito del forte calo delle superfici e delle produzioni) e la conseguente necessità di produrre con esigenze qualitative crescenti, cercando di far fronte in primis al rischio micotossine. «Tra aflatossine, fumonisine e deossinivalenolo + zearalenone sono poche le annate in cui in Italia ci siamo trovati in situazioni di contaminazione bassa e non diffusa. Quindi, uno degli obiettivi del Combi Mais 4.0 è ridurre questo rischio e produrre mais con le esigenze più elevate (infanzia-alimentare). Lo scorso anno abbiamo centrato in pieno questo obiettivo, dal momento che, mentre i dati della rete nazionale evidenziavano forti contaminazioni, noi abbiamo riscontrato valori estremamente bassi. Per sostenere il ruolo chiave del mais – ha concluso Reyneri – occorre innovare. E perché le innovazioni genetiche e agrotecniche abbiano maggiore successo, occorre combinare razionalmente gli interventi, dalla scelta dell’ibrido all’alta densità, dalla difesa della foglia e dalla piralide alla fertirrigazione».
Arrivano le app
Come sempre Francesco Scrano, responsabile customer marketing di Syngenta, ha descritto nel dettaglio il protocollo per la stagione in corso, evidenziando in particolare i punti nuovi rispetto agli anni precedenti. «Abbiamo aggiunto quattro novità rispetto allo scorso anno, a partire dalla concimazione di fondo, per cui nella parcella con diversi apporti nutrizionali, al momento del diserbo, al Granverde Top Start 8.35 NP di Cifo (20 kg/ha alla semina) è stato addizionato Combiplant (sempre di Cifo) per aiutare lo sviluppo dei tessuti.
Per quanto riguarda la nutrizione in sarchiatura, invece, in una delle due parcelle di subirrigazione è previsto un ulteriore apporto di Super Azotek N32 di Unimer per sostenere la maggiore densità di semina (8,9 piante/mq). La terza novità è rappresentata dal sistema uManage di Netafim, che si basa su una stazione di rilevamento in dialogo con i sensori per la rilevazione dell’umidità del suolo, che avvisa, tramite alert (sms o email), della necessità di intervenire con l’irrigazione rispetto alle soglie personalizzate di intervento predefinite. Infine, l’ultimo “upgrade” riguarda il sistema Opti Mais by ClearAg di Syngenta, che parte dai dati satellitari su meteo, temperatura aria/suolo, piovosità e ventosità, elaborando previsioni a 10 giorni che vengono tradotte in informazioni agrometeo su umidità del terreno, bagnatura fogliare e evoluzione fasi fenologiche della coltura, per pianificare interventi irrigui e di protezione secondo le condizioni di accesso al campo. Come per il sistema uManage, l’accesso alle informazioni è realizzabile via pc, smartphone o tablet, per la massima facilità di consultazione».
La raccolta si posizionerà a cavallo della seconda metà di settembre e sarà preceduta dal campionamento per accertare l’assenza di micotossine. «Combi Mais è veramente diventato grande – ha concluso Vigo – nei contenuti e nell’innovazione portata dai partner. È una case-history che, anche grazie al patrocinio delle istituzioni – deve diventare patrimonio comune dei produttori, per tirarli fuori dalle sabbie mobili della volatilità dei mercati».