Trinciacaricatrici, dalla guida automatica al laboratorio portatile

Con le ultime tecnologie l’elettronica ha decisamente “invaso” queste macchine da raccolta

Nella strategia dell’agricoltura di precisione le macchine da raccolta hanno un ruolo di primo piano. Senza un’efficiente e accurata misurazione delle rese in campo, infatti, vengono a mancare le basi su cui si sorregge il principio del dosaggio variabile, dal momento che non si avrebbe più il fondamentale dato della produzione con cui realizzare le mappe di prescrizione. Per le quali non sono sufficienti, sebbene siano di grande aiuto, informazioni come la vigoria vegetativa e la composizione del terreno. È di capitale interesse, insomma, sapere quanto ha prodotto ogni frazione di campo e più è accurato il dato, più saranno efficaci le correzioni ai dosaggi di seme, fertilizzanti e anche fitofarmaci.

Trincia John Deere 8000i.
Trincia John Deere 8000i.
Nel riquadro, dettaglio del laboratorio di ultima generazione (HarvestLab) Nir installato sul tubo di scarico.
Dettaglio del laboratorio di ultima generazione (HarvestLab) Nir installato sul tubo di scarico.

La tecnologia per ottenere questa informazione è presente da tempo sulle mietitrebbie: è sufficiente un collegamento satellitare affidabile e un sistema di pesatura del prodotto raccolto. Se parliamo di mais, tuttavia, una fetta importante della superficie non finisce nella mietitrebbia, ma tra i rulli della trinciacaricatrice. È quindi necessario, sia per conoscenza specifica sia per non avere buchi nel database storico dell’azienda, avere dati anche sulla resa frazionata del trinciato.

Accanto a questo, ancora in fase embrionale, vi sono altri requisiti tecnologici che sono invece comuni sulle macchine da trinciatura. Per esempio, i dispositivi che facilitano la guida o riducono il carico di lavoro per l’operatore. Raccogliere mais o sorgo alto tre metri, facendo attenzione a eventuali pali o pozzetti nascosti tra le piante e al tempo stesso controllando che il prodotto finisca nel carro e non in terra è una delle attività più stressanti dell’agricoltura meccanizzata e dunque qualsiasi soluzione che riduca questo carico di lavoro è assai gradita a chi deve passare ore alla guida. Vediamo allora in che modo e in che aree la tecnologia arriva in soccorso dell’uomo su una moderna trinciacaricatrice.

 

Guida e scarico

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Krone Big X 700.
Dettaglio del sistema Auto Scan, telecamera installata sulla barra di taglio.
Dettaglio del sistema Auto Scan, telecamera installata
sulla barra di taglio.

Una delle prime mansioni a essere state automatizzate è la guida. Che, come noto, sulle trincaricatrici può essere una era sfida, quando il prodotto è così alto da ostacolare la visuale. Su ormai tutti i modelli, tuttavia, sono disponibili sistemi di guida automatica basati su satellite o dispositivi meccanici: i primi usano la geo-localizzazione per lavorare in linea retta, i secondi leggono la presenza della pianta di mais attraverso sensori a molla e allineano barra e macchina alle file.

Un altro compito alquanto stressante è il controllo dello scarico. A differenza della mietitrebbia, la trinciacaricatrice scarica di continuo e uno dei principali impegni per il conducente è coordinarsi costantemente con l’autista del trattore che lo affianca per non mandare il prodotto fuori dal carro. Questo incarico può essere assunto dal sistema di riempimento automatico. Il quale, grazie a una telecamera installata sul tubo di lancio, mantiene il medesimo all’interno del perimetro delle sponde. Da quest’anno, peraltro, è stato fatto un ulteriore passo avanti, con l’auto-riempimento posteriore. Vale a dire che l’automatismo funziona anche quando il carro si trova dietro alla trincia, situazione che si verifica regolarmente all’apertura di un nuovo campo e che complica ulteriormente le cose, dal momento che si deve centrare il carro non nel senso della lunghezza, ma della larghezza. Sia John Deere sia Claas hanno così annunciato l’implementazione dei loro sistemi – rispettivamente Active Fill Control e Auto Fill – ora in grado di gestire autonomamente il tubo di lancio anche in questa situazione, liberando il conducente da un incarico oggettivamente complesso.

 

Assistenza al taglio

New Holland FR 780.
New Holland FR 780.
Primo piano del dispositivo montato sulle trince in giallo blu prodotto da Dinamica Generale.
Primo piano del dispositivo montato sulle trince in giallo blu prodotto
da Dinamica Generale.

Ancor più della semplicità d’uso, su una trinciacaricatrice conta la qualità del trinciato che si ottiene. Anche in questo caso, la tecnologia è di grande aiuto. Per esempio con l’adeguamento automatico della velocità di avanzamento alla quantità di prodotto presente in campo, un’opzione che permette di lavorare sempre a pieno regime ma senza sprechi di carburante. Più legati alla qualità del prodotto, invece, dispositivi come l’Active Loc di New Holland o il corrispondente di Claas, che variano automaticamente la lunghezza di taglio in base all’umidità della pianta. In sostanza, un rilevatore legge il tenore di sostanza secca del mais e aumenta la lunghezza del trinciato quando è più umido, mentre la riduce in caso di mais secco. Concetto simile ma funzionamento diverso per l’Auto Scan di Krone: in questo caso, al posto del sensore di umidità abbiamo una telecamera sulla barra di taglio. La stima dell’umidità è dunque fatta direttamente sulla pianta ancora in piedi e non sul trinciato.

I rilevatori di umidità, nonché i quantimetri, ovvero i sistemi che permettono di stimare la quantità di prodotto raccolto attraverso il volume di trinciato che passa per il tubo di scarico, tornano utili anche nella gestione degli additivi: vista la tendenza generale alla riduzione dei medesimi, infatti, grazie a questi rilevatori è possibile un dosaggio preciso dei batteri in base a umidità e quantità di insilato. Una delle innovazioni del 2016 per le Fendt Katana è stata proprio l’adozione del quantimetro di serie, in abbinamento al rilevatore di umidità che resta invece optional.

 

Laboratorio su ruote

Nella Fendt Katana (nella foto il modello 85) il quantimetro di serie misura il volume di trinciato scaricato.
Nella Fendt Katana (nella foto il modello 85) il quantimetro di serie misura il volume di trinciato scaricato.

Siamo allo stadio di tecnologia più avanzato, ovvero l’installazione, sulla trinciacaricatrice, di un vero e proprio laboratorio di analisi, in grado di misurare le caratteristiche del trinciato: proteine, grassi, amidi, Ndf e Adf, oltre naturalmente alla sostanza secca. Quest’ultima, come abbiamo visto, ormai rilevata da un po’ tutti i marchi. Discorso diverso per i parametri più strettamente qualitativi. A quanto ci risulta, al momento soltanto due costruttori montano, a richiesta, un impianto Nir in grado di valutarli. Il primo e più noto è John Deere, da sempre molto attento alle tecnologie di ultima generazione e primo assoluto ad adottare questa soluzione. Le sue macchine della serie 7000 e 8000 i (dove la i sta per Intelligente) dispongono sia del Nir sia della possibilità di localizzare i valori raccolti nelle varie aree del campo, grazie alla georeferenziazione satellitare. In questo modo è possibile conoscere, su un terreno raccolto con questa macchina, non soltanto la produzione divisa per micro-aree, ma anche la qualità del prodotto in ogni parcella. Un dato prezioso se si intende correggere la qualità del mais tramite concimazioni a dosaggio variabile, per esempio.

Dalla fine del 2016, anche New Holland offre un dispositivo simile. Lo fa grazie a un accordo con Dinamica Generale, società specializzata in elettronica per l’agricoltura.

Una possibilità simile, infine, è offerta dalle Jaguar Claas, che pur non arrivando ad analizzare proteine e amidi, forniscono peso e umidità del prodotto in tempo reale. I soli valori necessari, nella visione di questo costruttore, a stabilire la resa effettiva di ogni parcella di campo, premessa per il precision farming.

 

Mercato stabile

Stagione all’insegna della stabilità per quanto riguarda le vendite di trince in Italia nel 2016. Ormai l’effetto boom del biogas si è spento e si è tornati sui livelli fisiologici del mercato, pari a poco più di 70 macchine vendute.

Anche a livello di brand, poche le novità da segnalare: perde qualcosa in termini di market share Claas, ma resta indisturbata in vetta alla classifica con il 51% di quota, seguita da John Deere (18%), Krone (14%), New Holland (12%) e Fendt (5%, in crescita).

A livello europeo (vedi grafico nella pagina successiva) trend contrastanti. Mentre la Francia ha messo a segno un +17% rispetto al 2015, Germania e Inghilterra hanno registrato cali rispettivamente dell’11% e del 7,5%. La Germania rimane in ogni caso di gran lunga il mercato più importante per questa tipologia di macchine, con 500 unità vendute. F.B.

Visualizza Quote mercato in Italia (%)

Visualizza Il mercato delle trince in Europa

 

Tutto online

L’ultimo aspetto cui ci dedichiamo è anche uno dei meno conosciuti, perlomeno in tutte le sue potenzialità. Visto che tutte le operazioni della macchina sono gestite e controllate da un computer, è evidente che qualsiasi dato resta memorizzato da qualche parte. Grazie a specifici software, le informazioni possono essere scaricate e trasferite nel computer aziendale o, in caso di contoterzisti, nel computer del cliente.

La raccolta dei dati è il primo passo per fare agricoltura di precisione. Ma al di là dei valori produttivi, vi sono decine di altre informazioni che si possono immagazzinare per una miglior gestione della macchina. Aspetto che interessa, in questo caso, soprattutto il proprietario della trincia. La cosiddetta telemetria, ovvero il collegamento via scheda Sim o wifi tra la macchina e la sede aziendale oppure un’altra trinciacaricatrice è un aspetto spesso sottovalutato, ma può dare grossi benefici in termini di risparmio del combustibile, miglioramento delle prestazioni e prevenzione dei guasti. Se si verifica un’anomalia, infatti, l’operatore più esperto può subito avvisare il collega e fargli interrompere il lavoro, prima che un generico malfunzionamento si trasformi in qualcosa di serio.

Trinciacaricatrici, dalla guida automatica al laboratorio portatile - Ultima modifica: 2017-05-15T06:29:10+02:00 da Roberta Ponci

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