«Iniziammo tanti anni fa, con una seminatrice per orticole: una 9 file presa per seminare cipolle. La teniamo sempre in ordine e la usiamo ancora oggi»: così Simone Bolsi, contoterzista della provincia di Piacenza, ricorda il suo primo incontro con Gaspardo. Non è da meno la prima volta con Maschio: «Acquistammo il primo erpice rotante, un Falco, nel 2005, appena costituita l’azienda. E anch’esso è ancora con noi. Anzi, non dimostra certamente di avere gli anni che ha: ormai sono 20...».
Fedeli al rosso
Con premesse simili, non stupisce che i colori di Maschio Gaspardo occupino praticamente tutto il capannone degli attrezzi; perlomeno quelli dedicati alla lavorazione del terreno e alla semina. Fanno eccezione gli aratri e qualche seminatrice di precisione di altri marchi. Ma sono una goccia nel mare rosso che troviamo qui a Besenzone, ultimo comune della provincia di Piacenza, già proiettato nel Parmense. Terra di grano – con il duro, ormai, stabilmente affiancato al tenero – ma anche di mais, che in questa terra così vicina anche al Cremonese ha buone produzioni. Non mancano poi la soia, il girasole e naturalmente i foraggi, a iniziare dalla medica. Ogni prodotto ha la sua seminatrice e quasi tutte sono Gaspardo. Ma andiamo con ordine.
L’azienda
La famiglia Bolsi si dedica ai lavori in conto terzi da 18 anni esatti. Avviò l’attività Luigi, padre di Simone e Cristian, nel 2005. Allora i figli erano poco più che ventenni, ma fin da subito si misero al lavoro in quella che era l’azienda di famiglia.
«Partimmo con una mietitrebbia, un paio di trattori e una seminatrice», ci dicono. Oggi le mietitrebbie sono quattro, le seminatrici una decina. Vediamole nel dettaglio e nella loro evoluzione. «Subito dopo la 9 file da orticole acquistammo due 4 file da mais, una delle quali con microgranulatore e serbatoio per il concime. Seguì la Monica, sei file trainata e telescopica, regolabile tra 45 e 75 cm. La usiamo per la soia e per il mais, che qui da noi si semina per la maggior parte a 70 cm. Abbiamo poi un’altra telescopica, una MT, con interfila 70-75 cm».
L’ultima arrivata, per quanto riguarda la semina di precisione, è la Chrono da 6 file, praticamente il top della tecnologia Gaspardo. «Macchina completa, con serbatoio per il concime e microgranulatore, completamente automatica. Davvero una gran macchina. Fa da sola la chiusura delle file in caso di sovrapposizione, è controllata dal satellite e si collega al trattore con l’Isobus. La cosa migliore, però, a nostro avviso è l’elemento di semina: pesante, con una buona pressione sul terreno, tanto che può fare minima lavorazione e, in condizioni favorevoli, anche sodo. Per esso l’abbiamo usata una sola volta, per seminare soia su un terreno abbastanza sciolto. Abbiamo ottenuto buoni risultati, con una germinazione uniforme».
L’uniformità di germinazione e di crescita è, secondo Simone Bolsi, un altro pregio della Chrono. «Il mais nasce e cresce tutto uguale, in quanto l’elemento, proprio perché è pesante, mantiene costante la profondità di semina. In più ha la ruota premi-seme che fa un lavoro eccellente, schiacciando i semi nel terreno prima che le due ruote a V chiudano il solco». Promossa anche l’elettronica, semplice ma completa. E soprattutto affidabile. «In genere – aggiunge Bolsi – tutte le macchine Gaspardo sono affidabili: abbiamo avuto pochissime rotture e i pezzi di ricambio sono sempre disponibili, anche quando si tratta di macchine datate. Per la Chrono, poi, Gaspardo assicura assistenza diretta, senza passare dal concessionario».
Semina a file
Nutrita anche la famiglia delle seminatrici a file; del resto, siamo in zona di grano e fienagione. Troviamo così una Nina, una Pinta, ma anche una combinata, composta da una Dama e un rotante da tre metri con denti da sodo. «Si tratta di denti particolari, con punta a uncino, che lavorano molto bene il terreno e permettono di fare preparazione e semina con una sola passata», spiega il contoterzista emiliano. C’è poi una barra di semina Primavera, con elemento PA1 (serbatoio frontale, ndr), altamente versatile: «Fa tutti i cereali, ma anche medica e foraggere varie. Inoltre, cambiando il distributore, si può usare per la concimazione localizzata. Proprio come l’ultima seminatrice di precisione che abbiamo preso, ma che non abbiamo ancora in azienda: una Magica MTR da 8 file con microgranulatore e serbatoio del concime».
In materia di semina a file, l’ultimo acquisto è una Pinta Isobus da 5 metri. «È una macchina da 40 file, con chiusura automatica su ogni singolo assolcatore e dosatore elettrico. Tecnologie ormai indispensabili per risparmiare prodotto. Con quel che costano concime e sementi, evitare sprechi è diventato un obbligo.
Gamma erpici quasi al completo
Anche in provincia di Piacenza si tende a limitare l’aratura ai casi veramente indispensabili, sostituendola con le lavorazioni alternative. Per le quali è prezioso un dissodatore come Artiglio, qui in versione da 3 metri. «Per le macchine che abbiamo oggi è forse un po’ piccolo, ma, d’altra parte, ha il pregio di essere molto versatile, perché lo possiamo usare sia con i Challenger – ne abbiamo due, in azienda – sia con i trattori gommati», spiega Bolsi. Il suo impiego, come si può immaginare, è in crescita. «Lo usiamo al posto dell’aratro, ma anche di due vangatrici, in quanto fa un buon lavoro con meno costi di gasolio».
Sono però gli erpici rotanti a far la parte del leone, se si parla di preparazione del terreno. Qui a Besenzone troviamo la gamma Maschio quasi al completo. Lasciamo ancora a Bolsi la descrizione delle sue macchine. «Il primo, come ho già detto, è stato un Falco da 4 metri, che ha 18 anni. Siamo poi passati agli Aquila, da 5 e 6 metri. Con il tempo e l’aumento delle potenze, tuttavia, queste larghezze non bastavano più, così sono arrivati i Toro da 6 e 7 metri, che usiamo con i due Challenger». Quasi tutti, aggiunge il contoterzista, sono in versione Rapido, ovvero con i denti fissati senza l’uso di bulloni. «Alcuni hanno anche l’opzione Plus, ovvero un parasassi che evita problemi ai denti. In effetti i terreni sassosi non ci hanno mai creato difficoltà».
Le caratteristiche che fanno preferire gli erpici della Maschio sono l’affidabilità e la qualità del lavoro. «Per la prima posso soltanto dire che non se n’è mai rotto uno. Per quanto riguarda il lavoro, hanno senza dubbio una gran coppia conica e sminuzzano il terreno in modo quasi perfetto. Negli anni abbiamo provato anche altri marchi ma i Maschio, secondo noi, restano i migliori».
LEGGI L'ESTRATTO DALLA RIVISTA
Il Contoterzista