Pietro Fumi, dalla Snam al letame

Pietro Fumi, eletto per la seconda volta presidente dei contoterzisti di Piacenza
Pietro Fumi nel Piacentino nel lontano 1981 ha ceduto al richiamo della terra, cambiando lavoro e aprendo una Partita Iva come contoterzista

Il nostro viaggio tra i contoterzisti italiani fa tappa a Piacenza, per incontrare un’azienda di taglio assolutamente famigliare e anche, potremmo dire, tradizionale. Cosa che però non ha impedito al titolare di diventare, per ben due volte, presidente della locale Apima. Chi conosce il territorio ha già capito che stiamo parlando di Pietro Fumi, agromeccanico di Vigolzone. La sua azienda ha sede nella striscia di terra tra la statale della Valnure e, appunto, il torrente che dà nome alla valle.

Carri e spandiletame opportunamente modificati consentono di svolgere attività che i normali agricoltori non riescono a coprire

«La strada che arriva a casa mia non porta da nessuna parte e fu proprio questa particolarità a farmi scegliere questa tenuta, nel 1981. Quando la vidi, incastonata tra il torrente e una comunale percorsa da pochissime persone, scattò la scintilla e pensai che qui avrei voluto vivere e lavorare», ci spiega il proprietario. Che, da quanto capiamo passando qualche ora in sua compagnia, non è nuovo a scelte guidate più dalla passione che da quello che potrebbe sembrare un pensiero razionale.
Esemplare è, per esempio, il percorso che lo ha portato a fare questo lavoro. «Non sono figlio di contoterzisti. I miei avevano una piccola azienda agricola, a pochi chilometri da qui, ma mi fecero studiare tutt’altro. Mia madre non voleva assolutamente che facessi l’agricoltore, così diventai geometra e fui assunto alla Snam Progetti. In pratica progettavo raffinerie. Quasi tutte quelle che ci sono oggi in Iran, Iraq e dintorni portano la nostra firma».

Lexion 520: è la mietitrebbia attualmente utilizzata per la raccolta presso i clienti

A trent’anni compiuti da poco, Fumi aveva un ottimo lavoro, per quei tempi, con buone possibilità di carriera. Ma il richiamo della campagna era ancora forte. «Diciamo che riuscii a controllarlo finché non ci trasferirono a San Donato, nella nuova sede. Un palazzo tutto di vetro, da cui si dominavano le campagne: Milano, allora, era ancora lontana. Ero lì alla scrivania, ma con la testa ero in mezzo ai campi. Appena vedevo un trattore mi attaccavo al vetro e nella pausa pranzo andavo a vedere se aveva lavorato bene o male. Per farla breve, quando mi proposero questa azienda a Borgo di Sotto, frazione di Vigolzone, ci pensai un po’ su e decisi di cambiare vita, contro il consiglio di tutti quanti. Con i miei fratelli l’acquistammo e mentre loro continuarono a fare gli agricoltori, io aprii una partita Iva individuale come contoterzista. Già da tempo, del resto, facevamo lavori per le aziende della zona. Per esempio, eravamo stati i primi ad avere il caricatore – lo chiamavano ragno – per il letame e le barbabietole. Lo usavo già a 15 anni: mio padre mi portava sul posto, facevo il lavoro e poi mi veniva a prendere, perché non potevo guidare per strada».

Crescita e stabilizzazione

Per i trattori Fumi si affida in larga parte a Same

Negli anni seguenti l’azienda crebbe. «Avevamo già una mietitrebbia; ne acquistammo un’altra, una Laverda che ancora usiamo sui nostri terreni. Poi vennero i cingolati per fare l’aratura: prima il Caterpillar D5, poi il Challenger con i colori Claas. Fu il secondo acquistato in provincia di Piacenza e anch’esso è ancora in azienda. Ha novemila ore, ma fa ancora il suo lavoro».
Fumi, per tutti gli anni Novanta, amplia e diversifica l’attività, ma al tempo stesso si specializza. «Mi ero formato in un settore totalmente diverso e vedevo le cose con un’altra mentalità. Più moderna rispetto alla media del periodo, forse. Pensai di diversificare andando a occupare quelle nicchie non trattate da altri e al tempo stesso di rendermi interessante, sui lavori più comuni, offrendo una qualità che la normale azienda agricola non poteva ottenere con i propri mezzi. Per esempio studiammo come distribuire il compost senza fare polvere, cosa molto importante quando si lavora a ridosso dei centri abitati. Inoltre spandevamo fanghi e letame lavorando subito dopo il terreno, per ridurre i cattivi odori; cose del genere, insomma, che ci facevano apprezzare e aumentavano la domanda».

Novemila ore e un quarto di secolo di vita, ma il Challenger marchiato Claas è ancora perfettamente efficiente

Come aveva imparato a fare in Snam, Fumi apre un progetto dietro l’altro. Alcuni vanno bene, altri meno, ma il nucleo principale dell’azienda resta solido. «Ben presto acquistammo la terza mietitrebbia e cominciammo a lavorare su scala più ampia. Erano anni d’oro per la trebbiatura, in un anno o poco più si ripagava la macchina e da lì in poi era tutto guadagno. A ripensarci non ci si crede. Oggi la trebbiatura è un lavoro in perdita, lo fai per tenerti il cliente, ma non è con quella che si guadagna».

Rallentare i ritmi

«Avevamo corso parecchio, forse troppo, così piano piano rallentammo il ritmo e ci stabilizzammo. Cominciammo a puntare su un numero di lavori e di clienti limitato, ma sicuri. Facevamo le cose che sapevamo di fare meglio degli altri e per i clienti che sapevamo essere fedeli e solventi. In questo modo forse non siamo cresciuti come altre aziende, ma abbiamo una posizione solida e continuiamo a fare le nostre cose».

Same Iron 210, uno degli ultimi arrivati a Vigolzone

Di fronte all’aumentare delle spese, con un ritmo sicuramente superiore ai ricavi, Fumi inizia una gestione più autarchica: massima cura delle macchine, per farle durare più a lungo, e riparazioni fatte, per quanto possibile, nell’officina aziendale. Una strategia legata anche all’assenza di eredi maschi che possano prendere il suo posto in futuro.

 

Preparatore combinato della Ma-Ag. Da anni in azienda si preferisce la minima lavorazione all’aratura

«C’è mia figlia che mi dà una mano con la fiscalità, ma non seguirà la via del contoterzismo: ha una piccola azienda agricola biologica e in futuro punterà sull’agriturismo. Perciò ora siamo molto attenti nelle spese. Facciamo lavori che gli agricoltori non possono fare, concentrandoci soltanto su alcune attività. Che sono poi quelle che richiedono meno investimenti e hanno maggior produttività. Negli anni ho capito che ci sono lavori, apparentemente secondari, che però pagano anche gli altri. Per esempio la concimazione e la rullatura dei campi seminati: serve pochissimo gasolio e a fine giornata si sono fatti passare tanti ettari. Certamente tutt’altra cosa rispetto, per fare un altro esempio, all’aratura, che ormai abbiamo completamente abbandonato, preferendole una preparazione alternativa, con ripuntatori e simili».

Il ruolo in Apima

Telescopico Manitou, utilizzato soprattutto
nel piazzale

«Nel 2017 venne a trovarmi una delegazione dell’Apima e mi dissero: abbiamo pensato che potresti fare il nostro presidente. Fu una bella soddisfazione, dal momento che non mi ero nemmeno candidato». E il fatto che Fumi sia stato rieletto, nel 2021, lascia capire che ha fatto bene il suo lavoro. «Ho cercato soprattutto di portare le istanze di Piacenza a livello regionale e di capire come si muovono i colleghi delle altre province. Il nostro è un territorio con molta agricoltura e qualche bella azienda, anche tecnologicamente avanzata. Dobbiamo imparare a collaborare maggiormente, ma in generale la concorrenza non è aggressiva».
Guardando al passato, Fumi fa un bilancio della propria vita professionale, chiudendolo in attivo. «Abbiamo fatto molte cose buone. A prezzo, molto spesso, di sacrifici personali. Per anni non ho saputo cosa fosse una festa di paese. Vedevo i fuochi artificiali, di notte, mentre ero nei campi e mi chiedevo: che staranno festeggiando? Oggi vorrei aver fatto qualche cena in piazza in più e qualche notte di irrigazione in meno. Anche per questo abbiamo riorganizzato le coltivazioni: applichiamo la rotazione, scegliamo colture che impongano meno ore di manodopera. Facciamo lavorazioni alternative per avanzare un po’ di tempo per la vita sociale. Per anni ho letto soltanto riviste di settore, confrontato schede tecniche, valutato investimenti. Oggi leggo libri di storia, materia che a scuola disdegnavo. Invece mi rendo conto che conoscere la storia aiuta a capire il presente. E ad attrezzarsi per il futuro».

Pietro Fumi, dalla Snam al letame - Ultima modifica: 2022-06-15T19:09:29+02:00 da Francesco Bartolozzi

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