Alessandro Anzolla, essere agromeccanici a diciotto anni

Alessandro Anzolla
Alessandro Anzolla a Sorbolo (Pr) si è ritrovato appena maggiorenne a gestire l’azienda che fu di suo padre. Sfatato il mito dei giovani svogliati

Ascoltando quel che fa durante il giorno Alessandro Anzolla diventa davvero difficile condividere i giudizi sui giovani “Choosy”, sdraiati o fannulloni che dir si voglia. Diciotto anni compiuti da poco, orfano dall’età di 12, ha interrotto gli studi al terzo anno delle superiori per rilevare l’azienda che fu di suo padre e di cui si prepara a diventare unico titolare, dal momento che il socio storico, Claudio Tarrachini, ha ormai raggiunto l’età della pensione. A 18 anni Alessandro gestisce così una ditta tutta da riorganizzare, con quattro dipendenti fissi e una decina di stagionali, sta sulla mietitrebbia fino all’una di notte e si prepara a subentrare ad alcuni colleghi del Parmense che pensano di abbandonare l’attività. Siamo lontani anni luce dallo stereotipo pessimistico e denigratorio che siamo abituati a incollare sui ventenni di oggi.

Claas Trion, nuovissima tanto da essere arrivata in azienda prima ancora di finire sul mercato. Ha completato la prima stagione di lavoro senza problemi particolari

Una storia di famiglia

«Questa attività fu fondata da mio padre e da Claudio Tarrachini nel 1971. Ai tempi erano due agricoltori che avevano prima lavorato sui loro terreni e poi avevano costituito una società agricola. Siccome facevano lavori per gli altri produttori della zona, all’inizio degli anni Settanta decisero di creare una ditta agromeccanica, la Anzolla e Tarrachini. Partirono con la cavatura delle bietole, cui successivamente aggiunsero aratura, trebbiatura eccetera». Alessandro racconta così la nascita dell’azienda che oggi si trova a guidare, per un tragico caso che ha portato alla prematura morte del padre, scomparso a soli 65 anni. «Quando morì continuò il suo socio, ma appena compiuti i 18 anni sono entrato nell’azienda e penso che presto la porterò avanti da solo, perché Tarrachini sembra intenzionato a lasciare per l’età», ci spiega. La sede della ditta è a Sorbolo, nella periferia di Parma. Terra di grano e, un tempo, bietole. «Anche noi ne facevamo tante; ora è rimasto pochissimo, gestibile con un cantiere trainato dal trattore». Restano, invece, sia il frumento tenero sia il mais: in ritirata, ma pronto alla riscossa grazie alle quotazioni crescenti. A questi cereali si aggiungono coltivazioni un tempo poco diffuse, come la soia, e altre che invece sono in qualche modo parte della storia, vedi i pomodori. «Li trattavamo già decenni fa, poi abbiamo abbandonato l’attività. Ora la sto riprendendo, almeno nei miei terreni. Per gli altri, si vedrà». La ditta, ci spiega il giovanissimo contoterzista, ha infatti 20 ettari di proprietà e altri 200 in affitto, su cui semina le classiche colture del territorio. Per l’appunto grano, mais e pomodori.

Agricoltura e movimento terra

Ciò nonostante, il lavoro in conto terzi è la vera attività della Anzolla e Tarrachini. «Ci chiedono molte arature – circa 900 ettari a stagione – e trattamenti, che realizziamo con un semovente. Quest’anno abbiamo sfiorato i 1.500 ettari. Poi c’è la trebbiatura, altri 900 ettari circa, per la quale abbiamo tre macchine: una Laverda e due Claas, tra cui la Trion, avuta in preserie e che è, assieme a una pressa Quadrant, l’ultimo acquisto in azienda. Ultimo per il momento, perché un po’ tutto il parco macchine ha bisogno di essere svecchiato. Abbiamo in programma un trattore di alta potenza, per esempio, e poi forse una mietitrebbia in sostituzione di una delle due più vecchie».

Accanto ai lavori agricoli c’è il comparto del movimento terra e delle attività municipali. «Abbiamo due escavatori grandi più un mini-escavatore per lavorare nei cortili, un apripista e una livella. Per la municipalità di Sorbolo facciamo il servizio neve e sale e la pulizia delle banchine in estate. Stiamo inoltre puntando ad allargarci sul territorio provinciale, prendendo in appalto altri tratti di strade da gestire, per avere lavoro d’inverno». La manodopera, del resto, non manca: in azienda vi sono quattro assunti a tempo pieno, oltre ai titolari, e una decina di stagionali per il periodo della raccolta.

Seminatrice combinata della Celli, già ampiamente ammortizzata ma, secondo il proprietario, ancora efficientissima

«È un bel gruppo, ma comunque in estate c’è da correre. In zona il lavoro non manca mai, quello non è un problema. Ci sono anzi alcuni terzisti che pensano di lasciare, per cui ci sarebbe anche spazio di crescita e credo che in futuro ci allargheremo. Abbiamo però, come ovunque, la concorrenza di alcune ditte che escono a prezzi stracciati. Noi non accettiamo di fare aratura a 100 euro per ettaro, piuttosto non usciamo. Abbiamo anche noi i nostri clienti affezionati a cui facciamo un po’ di sconto, ma non svendiamo il lavoro».

Questo, continua Alessandro, nonostante l’obiettivo della sua prima fase di gestione sia di prendere nuovi lavori. «Al momento non rifiuto nulla. Al giusto prezzo, però. Cerchiamo di allargare l’attività in diversi settori. Quello municipale, appunto, ma anche dei lavori agricoli: arature, semine, distribuzione di letame e liquami. Vogliamo strutturarci, anche per avere i fondi con cui rinnovare il parco macchine e fare nuovi investimenti».

Challenger: presenza irrinunciabile sui terreni del Parmense

Vita sociale ridotta

Molti contoterzisti lamentano difficoltà nel trovare personale a causa dei tempi di lavoro che certamente non attirano i giovani: picco dell’attività che coincide con i mesi estivi o comunque caldi, impegno che comprende anche i weekend ad agosto e settembre, orari che spesso si protraggono alle ore notturne. Che pensa di tutto questo un diciottenne che non è soltanto dipendente, ma titolare di un’impresa agromeccanica? «Purtroppo, le cose sono così. Quest’anno è successo di stare sulla mietitrebbia fino all’una di notte, per dare il cambio a qualche dipendente, e anche la pressatura dei foraggi, come si sa, va fatta alla sera e nella prima parte della notte. Il risultato è che ci va di mezzo la vita sociale. Uscire con gli amici diventa molto difficile». Il che per un diciottenne significa molto. «Non mi pesa lavorare, quello no. Ma certamente dover rinunciare a tante serate in compagnia non è piacevole. Purtroppo, questo è il lavoro e questo si deve fare».

Alessandro Anzolla, essere agromeccanici a diciotto anni - Ultima modifica: 2021-10-12T12:02:31+02:00 da Roberta Ponci

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