Similmente a quanto accaduto nel 2022, la ridottissima piovosità dei mesi di fine estate ha determinato non poche difficoltà nella preparazione dei terreni destinati alle semine dei cereali vernini. Fortunatamente le piogge verificatesi nella seconda metà di ottobre e nei primi giorni di novembre hanno permesso un sufficiente affinamento dei terreni e il completamento delle operazioni di semina terminate, nella generalità delle situazioni, nelle epoche canoniche, con qualche difficoltà in più nelle regioni dell’Italia centrale. In considerazione poi della sufficiente umidità dei terreni e dei livelli termici nettamente al di sopra della norma del mese di dicembre, con particolare riferimento alle semine più anticipate, è stata osservata una rapida e uniforme germinazione nonché un veloce primo sviluppo delle colture, che hanno raggiunto in tempi molto brevi lo stadio di 2°-3° foglia e in alcuni casi anche l’inizio dell’accestimento.
Tale anomalo andamento climatico si è interrotto solo alla fine della prima decade di gennaio 2024, con la ripresa delle precipitazioni e con un netto abbassamento termico. Per quanto riguarda la situazione delle infestazioni al momento non vengono segnalate particolari problematiche, se non le tipiche precoci emergenze delle specie dicotiledoni microterme, quali ad esempio Veronica hederifolia, crucifere (Sinapis ecc.) e le ovvie rinascite di colture in precessione ai cereali, quali ad esempio colza, radicchio da seme ed altre composite, ravanelli da seme ecc.
Il solito dilemma: quando diserbare?
Centrare al meglio l’epoca ottimale in cui iniziare la lotta chimica alle infestanti dei cereali è ormai diventato un punto chiave per ottenere i migliori risultati finali. Per assurdo trattare nell’epoca migliore anche con il prodotto non proprio più indicato, in molti casi permette di ottenere risultati più soddisfacenti di un’applicazione nel momento sbagliato anche con il più performante formulato disponibile. Ovviamente si dovranno considerare numerosi importanti fattori, quali l’andamento termopluviometrico del periodo tardo invernale, che andrà a influenzare le dinamiche di emergenza e di sviluppo delle infestanti, la conoscenza storica dei propri livelli e tipi di infestazione, ricordando che on ogni caso prima si elimina l’azione concorrenziale delle infestanti più saranno elevate le potenzialità produttive dei seminativi.
Nell’ottica di massimizzare le potenzialità degli oramai innumerevoli formulati disponibili per il diserbo dei cereali a paglia, in primo luogo diventa indispensabile procedere a un precoce e attento monitoraggio dei seminativi, allo scopo di rendersi conto della reale infestazione, potendo quindi definire nel miglior modo la migliore strategia di diserbo da attuare. In linea generale la tendenza è quella di anticipare il più possibile gli interventi diserbanti, in particolare in caso di infestazioni rilevanti, con il rischio tuttavia di andare incontro a successive nascite dopo l’esecuzione dei trattamenti erbicidi, in particolare per quanto concerne le malerbe a ciclo perennante (Convolvulus arvensis ecc.) e, per quanto concerne le graminacee, le più tardive comparse delle differenti specie di Phalaris. Per contro, nelle situazioni di normali o ridotte infestazioni o al fine di completare l’efficacia di trattamenti di pre-emergenza, è possibile ritardare leggermente le applicazioni, con la possibilità di centrare meglio gli interventi dei frequentemente necessari formulati efficaci contro le più precoci patologie fungine fogliari (Septoria in primis).
Unico trattamento con miscele più o meno complesse
Nella stragrande maggioranza dei seminativi diventa obbligatorio procedere alla lotta contro più o meno complesse situazioni di inerbimento di specie a foglia larga, mentre non sempre vi è la necessità di utilizzare preparati specifici per l’eliminazione di malerbe graminacee. Considerando la necessità di dover effettuare un unico intervento nella fase di pieno accestimento dei cereali, è indispensabile individuare miscele di più formulati adatti risolvere tutte le problematiche di inerbimento o, in alternativa, ricorrere ai sempre più numerosi prodotti cosiddetti “cross-spectrum”, efficaci contemporaneamente sia sulle specie a foglia larga sia su quelle graminacee.
A partire da inizio accestimento delle colture, anche se si verificano ancora gelate notturne, possono iniziare i trattamenti con gli erbicidi termoindipendenti, quali le solfoniluree tribenuron-metile, tifensulfuron-metile, metsulfuron-metile, bensulfuron-metile, tritosulfuron e anche con la simile triazolopirimidina florasulam. Tutti questi diffusissimi principi attivi sono commercializzati sia da soli sia in più o meno complesse miscele tra loro e con altri erbicidi ad azione complementare e sono in grado di controllare la maggior parte delle infestanti dicotiledoni a ciclo annuale, quali Papaver rhoeas, crucifere (Sinapis, Rapistrum, Myagrum), composite (Matricaria chamomilla ecc.), ombrellifere (Daucus, Ammi majus ecc.) ed altre specie. Punti deboli risultano Veronica hederifolia, a esclusione di tritosulfuron, Galium aparine, sensibile a florasulam, e Fumaria officinalis. Con livelli termici notturni che si sono stabilizzati al di sopra dello zero, in un’epoca che orientativamente coincide con la prima metà del mese di marzo, trovano un valido impiego le miscele di diclorprop-p + MCPP-P + MCPA (Duplosan Super), florasulam + 2,4-D (Zenith, Elegant 2 FD), clopiralid + fluroxipir + florasulam (Columbus), fluroxipir + clopiralid (Zenith Gold, Polar), florasulam + fluroxipir (Kicker, Cleave), florasulam + 2,4-D + aminopiralid (Zenith Trio), metsulfuron-metile + fluroxipir (Croupier OD), metsulfuron-metile + tifensulfuron-metile + fluroxipir (Omnera LQM).
Per quanto riguarda poi gli interventi medio-tardivi, quando si ha la certezza di non essere più soggetti a forti escursioni termiche e con livelli termici diurni miti, per il controllo di infestazioni miste di dicotiledoni annuali e anche perenni sono particolarmente indicate le energiche miscele di fluroxipir + clopiralid + MCPA (Manta Gold, Ariane II). Nei seminativi con bassi livelli di infestazione, per esempio dopo trattamenti di pre o post-emergenza precoce o quando sono prevalenti infestanti a ciclo perenne (Convolvulus arvensis, Cirsium, Equisetum), possono risultare sufficienti applicazioni dei classici composti ormonici a base di 2,4-D + MCPA e dicamba + MCPA, mentre i tradizionali composti ormonici MCPA, MCPP-P e 2,4-D nella generalità dei casi si prestano a integrare l’azione di altri principi attivi, quali solfoniluree e triazolopirimidine.
Con contemporanea presenza di specie graminacee, nella scelta dei differenti formulati occorre innanzitutto individuare esattamente le specie da eliminare. Gli ormai datati formulati a base di clodinafop-propargile e anche fenoxaprop-p-etile (Starprop) possono trovare ancora un valido impiego per il controllo di specifiche infestazioni di Avena e Alopecurus, risultando molto efficaci anche con interventi tardivi. Con infestazioni miste di Avena, Alopecurus, Phalaris e anche Lolium sono più giustificate le applicazioni di clodinafop-propagile + pinoxaden (Traxos Pronto 60, Lironas) o anche del solo pinoxaden (Axial Pronto 60). Il solo pinoxaden e il fenoxaprop-p-etile sono gli unici formulati ad azione specifica autorizzati e selettivi sulla coltura dell’orzo.
Cross-spectrum sempre più in auge
L’aumento delle superfici interessate a unici trattamenti erbicidi di post-emergenza con formulati a spettro d’azione completa è determinata, oltre che dalle ottimali potenzialità, dalla semplicità d’impiego, evitando più o meno complesse associazioni di più prodotti ad azione complementare, fattore molto apprezzato dal mondo del contoterzismo e anche dalle grandi aziende cerealicole. Alle miscele mesosulfuron + iodosulfuron (Atlantis Pro, Hussar Max Pro), che possono essere considerate i capostipiti della serie, si sono via via affiancate mesosulfuron + propoxicarbazone (Atlantis Flex), pyroxsulam + florasulam (Floramix, Broadway), clodinafop-propargile + pinoxaden + florasulam (Timeline Trio), clodinafop-propargile + pyroxsulam (Serrate), diflufenican + florasulam + iodosulfuron (Joystick) e più recentemente mesosulfuron + iodosulfuron + tiencarbazone (Atlantis Activ) e pinoxaden + florasulam (Axial One).
Le numerose miscele contenenti mesosulfuron generalmente consentono di gestire la totalità delle infestanti graminacee e dicotiledoni annuali nell’ambito di una più che sufficiente selettività colturale, mentre le miscele di pyroxsulam + florasulam e clodinafop-propargile + pyroxsulam, caratterizzate da un’ottima efficacia su Lolium, Alopecurus e Bromus, non sempre sono sufficienti a garantire un controllo totale di Avena e Phalaris in interventi posticipati, conservando comunque un ampio spettro d’azione sulle specie a foglia larga a ciclo annuale, compresa Veronica hederifolia. Pressoché completa è l’attività fornita dalle miscele di clodinafop-propargile + pinoxaden + florasulam e pinoxaden + florasulam, in grado di controllare Avena, Alopecurus, Phalaris, Lolium e la maggior parte delle infestanti annuali, Galium compreso.
Per quanto riguarda infine la miscela di diflufenican + florasulam + iodosulfuron, per le sue caratteristiche intrinseche è particolarmente adatta a interventi molto precoci su infestanti nei primi stadi di sviluppo, al fine di sfruttare al meglio anche l’azione residuale del diflufenican.
Resistenze preoccupanti
Impiego per almeno una trentina d’anni degli stessi meccanismi d’azione (magari sottodosando il quantitativo minimo riportato nelle etichette), unici trattamenti di post-emergenza di fine inverno o di inizio primavera con abbandono delle applicazioni preventive di pre-emergenza e post-emergenza precoce, rotazioni colturali molto strette (o addirittura monosuccessione) hanno portato alla pericolosa diffusione di popolazioni di infestanti resistenti anche ai più efficaci e collaudati erbicidi. Tra le graminacee il problema è partito da Lolium, seguito a ruota da Avena e con sempre più casi registrati anche per Alopecurus myosuroides. Nella problematica sono coinvolti entrambi i meccanismi d’azione efficaci sulle specie graminacee (Accasi e ALS). Per rallentare la diffusione di tali popolazioni o, meglio, per prevenirne la comparsa, limitatamente a Lolium e Alopecurus, è consigliabile riesumare le vecchie applicazioni autunnali con erbicidi ad azione residuale. Più complicata è la gestione delle infestazioni di Avena verso cui, oltre a una parziale efficacia preventiva esercitata da triallate, diventa obbligatorio alternare i due meccanismi d’azione disponibili e, nei casi più gravi, posticipare al massimo le semine in modo da poter per azzerare le infestazioni eventualmente già presenti.
Per quanto riguarda le infestanti dicotiledoni, le maggiori preoccupazioni sono determinate dalla diffusione di popolazione resistenti di Papaver rhoeas al meccanismo d’azione ALS (solfoniluree e triazolopirimidine), con inoltre le prime segnalazioni di parziale controllo anche di Sinapis arvensis. Per fortuna le infestazioni di queste diffuse ed endemiche infestanti risultano estremamente sensibili all’azione della maggior parte degli erbicidi ad azione preventiva regolarmente registrati sui cereali a paglia. Inoltre, su Papaver rhoeas sono disponibili anche armi efficaci per la lotta in post-emergenza classica. Ottimi risultati sono forniti dall’applicazione di halauxifen-metile, disponibile sia in miscela con florasulam (Zypar) sia con fluroxipir (Tekken, Pixxaro) e anche con aminopiralid (Trezac). Oltre a queste recenti formulati buoni risultati sono forniti anche dai classici composti ormonici MCPA, MCPP-P e anche 2,4-D