Irroratrici, scarsa adesione alle verifiche previste dal Pan

Le regioni più virtuose in fatto di verifiche funzionali sono state Emilia Romagna e Piemonte
A cinque anni dall’entrata in vigore del Pan (per i terzisti), solo il 40% delle macchine è stato controllato. Ma nel caso delle imprese agromeccaniche la percentuale sale a quasi il 90%

Sono trascorsi ormai 5 anni dalla prima scadenza utile per l’esecuzione dei controlli su efficienza e funzionalità delle irroratrici, prevista dal Piano d’azione nazionale per l’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari (Pan) entrato in vigore, per i contoterzisti, il 26/11/2014. L’adesione al programma di verifiche sembra tuttavia essere stata piuttosto scarsa, dato che non ha superato il 40% delle irroratrici che – si stima – esistano sul territorio nazionale, con forti differenze territoriali: in testa Emilia Romagna e Piemonte, in coda le regioni del Mezzogiorno.

Se gli agricoltori sembrano non curarsi troppo dell’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari, come del resto le rispettive rappresentanze sindacali, le imprese agromeccaniche hanno dimostrato una sensibilità ben diversa, con una quota di irroratrici verificate che sfiora il 90%. Una situazione del tutto singolare, perché la valorizzazione del “made in Italy” passa anche attraverso i comportamenti virtuosi: per il Paese del buon cibo, l’attenzione all’ambiente ed ai residui dovrebbe anticipare le norme e non faticare a seguirle.

Maggiore sensibilizzazione

Il Pan, in questi cinque anni, ha comunque avuto effetti significativi, perché ha indotto una maggiore attenzione alle abilitazioni per l’acquisto dei prodotti fitosanitari; sono stati classificati i prodotti per impiego non professionale e le relative regole; le verifiche sulla condizionalità hanno riguardato abilitazioni e deleghe, controlli funzionali e corretta tenuta del registro dei trattamenti.

Il Pan, in questi cinque anni, ha avuto effetti significativi, perché ha indotto una maggiore attenzione alle abilitazioni per l’acquisto dei prodotti fitosanitari

Nelle regioni più avanzate, anche sul piano organizzativo, i controlli sugli adempimenti documentali sono andati di pari passo con le verifiche alle attrezzature, senza che i primi fossero stati interpretati come vessatori; il contrario è invece avvenuto nelle aree dove l’applicazione del Pan ha dovuto fare i conti con i ritardi delle amministrazioni pubbliche.

Il parco macchine effettivamente utilizzato e destinato a essere controllato si è probabilmente ridotto (da 600.000 a 200.000 circa), ma il numero di macchine da verificare rimane sterminato

Il bilancio di questi primi 5 anni, che in qualche regione si riducono a 2 o 3, mostra un quadro assai variegato; a questo si aggiungono le iniziative dei Comuni, che in taluni casi hanno imposto forti limitazioni ai trattamenti con atomizzatori privi di sistemi di recupero. In un certo senso, queste prese di posizione si sono rivelate favorevoli alle imprese agromeccaniche, che hanno potuto espandere i propri servizi; tuttavia, dove è minore la resa economica della coltura specializzata, i vincoli all’impiego degli agrofarmaci hanno portato a chiudere molte aziende, con la conseguente messa sul mercato dei relativi terreni. Sulle colture a basso reddito, come le erbacee e le ortive di pieno campo, molti agricoltori hanno preferito delegare tutta la difesa al contoterzista, anche a motivo del ridotto impegno temporale che sconsiglia di investire sulle attrezzature, sui depositi di fitofarmaci e sulla propria formazione.

Parco macchine coinvolto sterminato

Come conseguenza di questa tendenza alla dismissione, forse già in corso, ma certamente accelerata dall’applicazione del Pan, il parco macchine effettivamente utilizzato e destinato a essere controllato si è probabilmente ridotto: i 600.000 “pezzi” ipotizzati in sede di impostazione del Pan sembrano essere destinati a ridursi di almeno un terzo. Nonostante tutto, però, il numero di macchine da verificare è sterminato, anche considerando le oltre 200.000 che si ritiene possano già avere subito la prima verifica; le irroratrici soggette al Pan sono quelle a cui è applicabile la Direttiva Macchine, e cioè quelle azionate da una fonte di energia diversa da quella muscolare dell’operatore.

La verifica deve essere eseguita ogni due anni per le irroratrici impiegate per conto terzi e ogni cinque anni per gli agricoltori; per questi ultimi, a partire dalla prima verifica eseguita quest’anno, la frequenza dei controlli scende a tre anni

Rientrano quindi tutte le irroratrici azionate da un motore:

- montate su barre ad andamento orizzontale o verticale, in cui il liquido viene nebulizzato a  a pressione o per effetto centrifugo,  di tipo  semovente, trainato, portato o semi-portato;

- quelle in cui il liquido viene polverizzato e trasportato da una corrente d’aria, come i così detti “cannoni” e macchine con manica ad aria;

- gli atomizzatori a nebulizzazione pneumatica: dai tipi tradizionali a quelli elettrostatici, fino a quelli con telaio scavallatore, con o senza recupero;

- le irroratrici a carrello o a zaino, se motorizzate.

Poiché la direttiva comunitaria si occupa sia della sicurezza dell’operatore, sia della salvaguardia ambientale, la verifica funzionale comprende il controllo dello stato della macchina e della sua funzionalità, intesa come efficienza nello svolgimento del lavoro.

Accanto al controllo obbligatorio, il Pan dà molta importanza anche alla corretta taratura della macchina, un’operazione facoltativa ma estremamente utile, specialmente per le irroratrici più semplici, prive di una centralina elettronica di controllo. In queste macchine la corretta regolazione di portata e pressione è fondamentale per eseguire un buon lavoro, per cui una taratura effettuata da personale esperto può aiutare a migliorare l’efficacia del trattamento e ridurre sprechi di prodotto e impatto ambientale. Per esempio, un operatore poco esperto potrebbe pensare che una nebulizzazione spinta sia la base per un trattamento efficace, ma questo non è sempre vero: gocce troppo piccole possono infatti essere facilmente trasportate dal vento e ricadere fuori bersaglio, con possibili danni ambientali. La giusta taratura dell’impianto consente inoltre di economizzare sul prodotto distribuito e di rendere massima l’efficienza della distribuzione, oltre a consentire di rimettere a punto la macchina, soggetta ad innumerevoli fattori di instabilità (corrosione, agenti atmosferici, vibrazioni ecc.).

I costi: tra 100 e 250 euro

Il costo della verifica funzionale (obbligatoria) può subire variazioni da una regione all’altra, in relazione alle politiche da questa adottate; per esempio, dove è stato imposto un numero massimo di verifiche giornaliere (con il nobile scopo di elevarne la qualità), il controllo costerà di più.

Il costo della verifica funzionale (obbligatoria) può subire variazioni da una regione all’altra, in relazione alle politiche da questa adottate

Altrove sono stati imposti prezzi “politici”, nell’intento di invogliare gli agricoltori a far fare i collaudi, che non sempre vengono rispettati, a meno di non “tirare via”; in altre regioni, più saggiamente, ogni centro di verifica può fare il suo prezzo, in regime di libera concorrenza.

I prezzi più frequenti oscillano fra 100 e 250 euro (più Iva) per la verifica obbligatoria, a cui bisogna aggiungere il costo della sostituzione di parti usurate o inefficienti, come manometro, valvole ed ugelli. Fra gli inconvenienti più frequenti si segnalano la tenuta di tubi e raccordi (in corrispondenza degli snodi delle barre ripiegabili), le valvole di sezionamento che non chiudono bene, gli ugelli usurati, danneggiati o privi di sistema antigoccia. Sulle macchine più vecchie si riscontra assai spesso la presenza di manometri inadatti alla pressione di esercizio dell’impianto, probabile frutto di riparazioni affrettate: la massima precisione si ha infatti entro un intervallo compreso fra il 10% ed il 40% della scala.

Si ricorda infine che la verifica deve essere eseguita ogni due anni per le irroratrici impiegate per conto terzi, e ogni cinque anni per gli agricoltori; per questi ultimi, a partire dalla prima verifica eseguita quest’anno, la frequenza dei controlli scende a tre anni.


LA DIRETTIVA EUROPEA

In un momento storico caratterizzato da spinte nazionaliste e da un diffuso sentimento di avversione alle norme comunitarie, viene da chiedersi se queste siano davvero tanto vessatorie nei confronti dei cittadini comunitari o se siano soltanto percepite come tali.

Complice la scarsa conoscenza delle lingue straniere e le relative difficoltà di comunicazione, siamo portati a dare la colpa al legislatore europeo; tuttavia le leggi vengono scritte in modo che se un paese membro se sente danneggiato – e lo fa presente a tempo debito – se ne tiene sempre conto.

Questa è la base della convivenza fra tante idee e tante nazioni: l’importante però è che la questione venga trattata nella sede opportuna, perché la legge, una volta scritta e approvata da tutti (da tutti) non può più essere cambiata tanto facilmente. Se una direttiva, regolamento o decisione sembra danneggiare l’Italia, devono essere i nostri politici a segnalarlo al momento giusto, cosa che non viene sempre fatta, soprattutto per quelle norme che hanno un contenuto tecnico molto specifico, tale da richiedere competenze particolari. Le accuse all’Europa mascherano spesso l’incapacità del nostro Paese di entrare nel processo legislativo: perché la Mother Regulation, per esempio, ci ha favorito? Perché al momento opportuno i nostri costruttori di macchine agricole si sono fatti valere; ed insieme a loro, l’Organizzazione europea degli agromeccanici ha esaminato la bozza al momento opportuno, in tempo utile per correggere qualcosa, se ce ne fosse stato bisogno.

Nel caso dell’impiego sostenibile degli agrofarmaci, tutto scaturisce dalla Direttiva 2009/128/UE, che – oltre 10 anni fa – ha obbligato i paesi membri a rispettare principi comuni per la tutela degli operatori (con riferimento alla sicurezza sul lavoro) e dell’ambiente. In Italia la Direttiva è stata recepita con il decreto legislativo n. 150/2012, il cui regolamento di applicazione è costituito dal Piano d’azione nazionale, meglio noto con la sigla Pan. Anche in questo caso il Piano ha dovuto mettere d’accordo esigenze molto diverse, dall’ambiente all’agricoltura, dalla tutela del lavoro alla sicurezza alimentare; tutte le rappresentanze sindacali hanno visionato la bozza, e chi ha poi gridato allo scandalo lo ha fatto solo nel tentativo (tardivo) di nascondere le sue colpe. Detto questo, la norma non è stata applicata nello stesso modo in tutta Europa: mentre l’Italia ha avuto il massimo rigore, anche per dimostrare la salubrità dei nostri prodotti (la migliore risposta ai “carrelli” televisivi), altrove le norme sono state assai più permissive. Proprio in questi giorni l’agricoltura francese si sta confrontando con la questione delle distanze di sicurezza rispetto ad abitazioni e corsi d’acqua (con i trattori in piazza!), norme che da noi esistono dal 2014: quindi, prima di dare la colpa all’Europa, proviamo a guardare nelle nostre carte...


QUALI VERIFICHE

Una sessione di verifica deve riguardare i componenti funzionali dell’irroratrice, con riferimento ai due obiettivi principali della norma europea e nazionale: la salvaguardia ambientale e la sicurezza per l’operatore.

Gli elementi sono almeno i seguenti:

- le trasmissioni meccaniche (albero cardanico) e le relative protezioni: non dimentichiamoci che la direttiva 2009/128 completa la Direttiva Macchine,

- le pompe e i circuiti in pressione non devono presentare perdite visibili, gocciolamenti e difetti di tenuta, riscontrabili alla normale pressione di esercizio.

- Il serbatoio deve essere integro e dotato di coperchi a tenuta stagna; il premiscelatore (se presente) ed il sistema di lavaggio del contenitore devono essere in perfetta efficienza, così come l’agitatore; l’indicatore di livello deve essere preciso e facilmente leggibile.

- Per i manometri la prova (al banco) deve verificare la compatibilità con la pressione di esercizio e la precisione; in presenza di un computer di bordo, i valori indicati dal display devono corrispondere a quelli rilevati sul circuito.

- Il tubo di carico dell’acqua, se consente il prelievo da vasche, fossi e canali, deve essere dotato di una valvola di non ritorno a perfetta tenuta; i filtri devono essere in ottimo stato, come pure il dispositivo lavamani, se presente.

- La barra deve essere perfettamente orizzontale con la possibilità di controllarne la quota rispetto al suolo; ci deve deve essere un sistema di protezione dal contatto col terreno; l’apertura e la chiusura non devono richiedere interventi manuali; deve essere possibile la chiusura per sezioni, per rispettare eventuali distanze di sicurezza.

- Gli ugelli devono essere efficienti, in buone condizioni d’uso e possibilmente antigoccia.

- Negli atomizzatori il controllo riguarda la ventola, lo stato e l’efficienza dei deflettori, l’integrità dei condotti dell’aria, con particolare attenzione alle maniche flessibili.

Terminati i controlli sull’integrità della macchina segue quello sull’efficienza e sulla qualità della distribuzione: viene misurata la portata dei singoli ugelli e l’uniformità delle quantità erogate, con l’ausilio di un banco di prova. Questo è concettualmente molto semplice ed è costituito da una serie di captatori montati in linea su un carrello a ruote per poter controllare tutta la lunghezza della barra, collegati ad altrettanti serbatoi di materiale trasparente, con lettura immediata di portata e uniformità. I captatori sono montati verticalmente – ad imitazione della parete vegetale – per gli atomizzatori operanti su colture legnose; in ogni caso i banchi di prova sono facilmente trasportabili su un furgone che può essere impiegato come laboratorio mobile. Esistono centri di prova abilitati a lavorare su singole categorie di irroratrici e altri che possono verificare macchine di tutti i tipi; l’abilitazione conseguita in una regione consente di svolgere le verifiche anche presso aziende situate in altre regioni. Se il collaudo ha esito positivo, viene rilasciata apposita documentazione insieme ad un contrassegno adesivo contenente le informazioni sintetiche del centro di controllo e la data in cui è stato effettuato il collaudo.

Irroratrici, scarsa adesione alle verifiche previste dal Pan - Ultima modifica: 2020-01-10T10:01:06+01:00 da Roberta Ponci

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