Innovare e diversificare nel nome della sostenibilità

Giuseppe Lovati
Giuseppe Lovati
Da quindici anni a questa parte l’azienda Agrienergia La Brussa a Caorle (Ve) investe significativamente in nuove attività e macchine all’avanguardia. Come quelle di Maschio Gaspardo

Quando, circa 30 anni fa, Giuseppe Lovati ha cominciato a lavorare per l’azienda agricola che il nonno Giuseppe aveva creato ormai 100 anni fa a Caorle (Ve), si è ritrovato a gestire una grande azienda agricola veneta vocata soprattutto ai cereali, alle oleaginose e alla barbabietola da zucchero.

Avrebbe tranquillamente potuto gestirla come altre realtà di questo tipo nella Pianura Padana e, invece, circa 15 anni fa ha pensato di imprimere una svolta importante nel nome in particolare della sostenibilità e della diversificazione.

Veduta della corte aziendale

«Il mio impegno da quel momento è stato quello di introdurre innanzitutto innovazione per quanto riguarda le macchine e le attrezzature, e per fare questo mi sono dotato di personale giovane, che di per sé assimila meglio le tecnologie più moderne. Dopo di che, vista l’ubicazione particolare dell’azienda (siamo nell’oasi naturalistica Vallevecchia in località Brussa, a soli 3 km dal mare, ndr), sto lavorando anche a strutture ricettive per il turismo (c’è già un agriturismo operativo, presto se ne aggiungerà un altro e sarà inserito anche un maneggio), perché la zona offre davvero tante opportunità in questo senso».

Il mais è la coltura principale dell’Agrienergia La Brussa (in questa foto)
ma una piccola parte è ancora destinata a barbabietola da zucchero

Non solo. Lovati nel 2012 ha installato un impianto di biogas da 1 MB per la produzione di energia rinnovabile, con l’idea di creare un percorso a ciclo chiuso sia per gli ammendanti sia per l’energia destinata alla movimentazione delle macchine (e un domani allo spostamento all’interno dell’Oasi) e nel 2014 ha dato vita a un birrificio a Bibione, che nel 2017 è stato poi trasferito a Brussa, diventando una vera e propria  azienda di filiera, legata anche alla promozione dell’azienda agricola (vedi box pagina successiva).

Da sinistra Giuseppe Tramontin (Product Specialist Maschio Gaspardo), Alessandro Calzavara, Giuseppe Lovati, Enrico Gottardi, Davide Casarin, Caterina Zambianchi e Paolo Nascimben (Area Manager Maschio Gaspardo)

700 ettari di estensione

Tornando all’azienda agricola, si estende su circa 700 ettari, il 50% dei quali è rappresentato da mais e il resto da cereali vernini (frumento e orzo, parte del quale viene coltivato per la produzione di birra), soia e barbabietola da zucchero, che ancora garantisce un buon reddito, grazie anche alla presenza dello zuccherificio di Pontelongo (Pd). Inoltre, circa venti ettari sono destinati a vigneti, per la produzione di vino con il marchio Oasi La Brussa.

Seminatrice Magica 8-12 Isotronic (sullo sfondo la villa dell’azienda)

Per quanto riguarda le macchine innovative su cui sta puntando Lovati, l’acquisto più recente dell’azienda agricola ha riguardato due seminatrici Maschio Gaspardo, che fanno appunto parte del percorso di innovazione iniziato anni fa e che attualmente sta continuando grazie anche all’opportunità offerta dal credito d’imposta 4.0. «Abbiamo cominciato a lavorare con i sistemi satellitari più di dieci anni fa e oggi l’agricoltura di precisione è integrata a pieno titolo in azienda – continua Lovati –. Abbiamo mappato tutta l’azienda, collegato trattori e relative attrezzature e adesso l’ultima rivoluzione che stiamo introducendo è il monitoraggio da remoto quantitativo e qualitativo delle lavorazioni. Per introdurre queste tecnologie, ovviamente è necessario fare formazione e in questo senso siamo affiancati da Maschio Gaspardo e dal concessionario Agri Ravagnolo, con i quali stiamo facendo un lavoro molto interessante. Il rapporto con Maschio Gaspardo è storico e ultimamente è tornato di nuovo strategico e di interesse, proprio per la crescita qualitativa, provata sul campo, che Maschio Gaspardo ha fatto con le sue macchine».

Il grado di chiusura del solco è gestibile grazie a 7 regolazioni

Il percorso parallelo di affiancamento viene utilizzato dalla stessa Maschio Gaspardo per sviluppare nuovi macchinari e tecnologie, andando un po’ incontro a quelle che sono le richieste e le necessità dei clienti, le aziende agricole in questo caso. «Sicuramente è importante avere clienti come Giuseppe Lovati – spiega Caterina Zambianchi, Operation Marketing Director di Maschio Gaspardo – perché per noi significa confrontarci con aziende che forniscono input importanti sulle nostre attrezzature, sulla dimensione del mercato e su come anche noi dobbiamo evolvere per riuscire a servire sempre meglio i nostri clienti. Le parole citate da Lovati, come innovazione, diversificazione, formazione e sostenibilità, sono driver di sviluppo che noi stessi cerchiamo di portare avanti in azienda. Ed è soprattutto per clienti come questi che non ci limitiamo alla vendita, ma insieme al concessionario curiamo la messa in campo delle attrezzature e facciamo formazione, il che permette a loro di acquisire tutte le informazioni necessarie per sfruttare al meglio le attrezzature e a noi di avere dei feedback sul funzionamento delle attrezzature stesse».

Come detto, il rapporto con la casa di Campodarsego (Pd) risale a molti anni fa, tanto che oggi Maschio Gaspardo è diventato il fornitore principale dell’azienda Agrienergia La Brussa (dove troviamo anche un erpice rotante, un rompicrosta, un trincia e un ripuntatore di Maschio Gaspardo). «Siamo contenti per la vendita e soprattutto per il post-vendita – conferma Lovati – che rappresenta il 60% della nostra soddisfazione, perché a noi interessa la capacità di risolvere i problemi, che oggi sono diversi da quelli del passato, da quando la componente elettronica e digitale è diventata preponderante nelle macchine agricole. Occorre, infatti, personale preparato e anche in questo ambito Maschio Gaspardo per ora ha dato tutte le risposte che ci attendevamo».

Nell’elemento di semina MTR la molla di carico del parallelogramma è garanzia di aderenza costante al profilo del terreno (pressione regolabile fino a 150 kg)
Il puntale anteriore dritto facilita la rottura del terreno, mentre il deflettore spartizolle libera la linea di semina da corpi grossolani

Magica 8-12 Isotronic

Torniamo alle due seminatrici acquistate lo scorso anno, ovvero Magica 8-12 Isotronic e Chrono 708. «La scelta di due modelli nuovi nasce soprattutto dalla necessità di intervenire tempestivamente – un’esigenza imposta anche da un andamento climatico sempre più imprevedibile. Poter seminare 300-350 ettari di mais in 8-9 giorni anziché in 20, comporta per noi dal punto di vista agronomico vantaggi importanti. L’acquisto è stato effettuato sfruttando il credito d’imposta 4.0, che ha decisamente accelerato il processo di innovazione e cambiamento delle aziende. Sarebbe opportuno rendere più continuative nel tempo queste agevolazioni di carattere fiscale, perché in modalità “una tantum” esauriscono la loro efficacia al solo anno di applicazione».

Seminatrice Chrono 708

Le seminatrici hanno fatto praticamente una stagione e con Enrico Gottardi, operatore dell’azienda veneziana, vediamo come si sono comportate. «Con la Magica 8-12 abbiamo seminato 130 ettari di soia a 45 cm di interfila e poi semineremo 50 ettari a barbabietola – spiega Gottardi – ma, se necessario, la usiamo anche per il mais. Ha sostituito un altro modello Maschio Gaspardo (Manta), in particolare perchè è dotata di telaio pieghevole, è molto pratica nel passaggio da soia a mais ed è elettronica (Isotronic). La trasmissione elettrica è meglio di quella meccanica, perché ci consente di seminare a una velocità di 10 km/h (contro i 7 km/h della Manta) con un’ottima precisione, per cui nel complesso abbiamo diminuito i tempi per la semina. Il pregio principale è sicuramente la semplicità di utilizzo  e la qualità di semina migliorata, perché l’elemento di semina MTR tiene la costanza di semina meglio rispetto al vecchio elemento MT».

ll distributore Chrono ha un’inclinazione di 15° in modo da ottimizzare la caduta del seme nel tubo dritto

«Rispetto all’elemento di semina precedente l’MTR è un elemento più pesante (Heavy Duty) – spiega Davide Casarin (Product Specialist Maschio Gaspardo) – grazie a un robusto parallelogramma con carico variabile dell’unità fino a 150 kg. La macchina è molto più stabile e la tecnologia Isotronic la rende più precisa e più veloce. Altre caratteristiche tecniche importanti da evidenziare sono il distributore innovativo gestito da un motorino elettrico e la semplicità di regolazione, per cui grazie alle mappe di prescrizione precedentemente caricate si riesce a fare sia la semina a rateo variabile sia il controllo delle sezioni. Inoltre, è una macchina versatile, che consente di seminare a 12 elementi (a 45 cm o 50 cm a seconda delle esigenze) colture come soia, barbabietola da zucchero, girasole e colza; in poco tempo, poi, l’operatore può sganciare gli elementi e trasformarla da 12 a 8 file (a 75 o 70 cm sempre in base alle esigenze). Rispetto alla concorrenza i 4 elementi sono esclusi attraverso un sistema a sgancio rapido, per cui la macchina è anche più leggera (basta un trattore da 140 cavalli)».

Per collegare la seminatrice a una trattrice Isobus è sufficiente attaccare il cavo a nove poli e configurare la macchina, dopo di che si può tranquillamente usare solo il monitor del trattore

Chrono 708

Passando alla seconda seminatrice, la Chrono 708, «abbiamo seminato 350 ettari di mais – spiega Gottardi – e avevamo l’esigenza di farlo in poco tempo. Con Chrono 708 abbiamo seminato in 6 giorni quello che prima seminavamo in 10-12 giorni, raggiungendo anche i 18 km/h in condizioni ottimali. La Chrono 708 ha sostituito una macchina trainata della concorrenza a trasmissione meccanica, meno precisa e meno veloce. La macchina si comporta bene, la precisione c’è, la costanza di semina anche, quindi promozione a pieni voti».

Da notare l’altezza massima di soli 115 cm da terra dei serbatoi per agevolare il carico del seme, con i microgranulatori posizionati subito dietro

«Chrono è una seminatrice trainata con ali ripiegabili anteriormente – aggiunge Casarin – con un ingombro stradale limitato a 3 m e una richiesta minima di potenza di soli 130 cavalli. L’elemento di semina Chrono rappresenta l’evoluzione dell’MTR per la semina di precisione ad alta velocità ed è comunque robusto, consentendo un carico massimo di 300 kg (contro i 150 kg dell’MTR). La macchina è totalmente elettrica, grazie a un motorino brushless da 12 V, e tutte le regolazioni si effettuano dalla cabina. Chrono ha rivoluzionato il sistema di aspirazione del seme grazie a un evoluto selettore micrometrico. Lasciato il distributore, il seme entra nel nuovo sistema di trasporto pneumatico che lo trasporta a terra ad alta velocità, evitando l’effetto dannoso delle vibrazioni. La fotocellula, integrata nel tubo di discesa, controlla la frequenza di caduta, mentre il ruotino premiseme in gomma morbida ed autopulente ferma il seme nel solco, garantendo la massima precisione di semina e un’ottima profondità. La depressione nel distributore generata dalla soffiante per far aderire il seme al disco di semina, permette di garantire la massima precisione nel selezionare un solo seme alla volta. La pressione nel tubo di trasporto del seme generata dal compressore a lobi che alimenta l’eiettore interposto nel tubo di discesa del seme, generando un flusso costante, regolarizza la precisione di deposizione del seme».

Con Air Spring di Chrono la pressione a terra è data da molle ad aria compressa a regolazione centralizzata, direttamente dal terminale Isobus
Chrono si presta a tutte le semine e grazie all’allestimento spartiresiduo rotativo e coltro a disco anteriore può essere utilizzata anche per la semina su sodo

«Il vantaggio più evidente – riprende Gottardi – è che si riducono i tempi in campo, per cui si possono superare i 60 ettari al giorno (noi siamo arrivati a 68 su appezzamenti grandi). Inoltre, il seme viene proprio piantato e non depositato nel terreno, con conseguente nascite anticipate ed emergenze più omogenee rispetto a macchine della concorrenza».

I progetti futuri

La chiusura la lasciamo al titolare Giuseppe Lovati sui progetti futuri. «L’idea che ho è quella di creare in villa una sorta di reception centralizzata che smisterà poi le persone all’interno dell’azienda. Dietro la villa si trova un parco di 3 ettari dove ho in mente di sistemare una piscina, sfruttando l’acqua calda termale presente in azienda, e una dozzina di casette in legno. Un vero e proprio sogno, infine, riguarda Vallevecchia: mi piacerebbe limitare il traffico, fermando le macchine in entrata e fornendo solo mezzi sostenibili (macchine e bici elettriche, cavalli…) per spostarsi all’interno dell’oasi. Di sicuro per l’azienda agricola acquisterò due macchine elettriche, perché l’innovazione tecnologica deve andare a braccetto con la sostenibilità economica e ambientale ed è bene ribadire che le macchine innovative, anche in agricoltura, aiutano la sostenibilità ambientale».


Il birrificio

Il birrificio è stato ottenuto convertendo la vecchia barchessa agricola e la birra, ricavata da prodotti a km zero, reca il marchio B2O. È attivo in tutto il nord Est e recentemente gli è stata affiancata la birreria. La birra viene venduta in questa birreria e tramite agenti distributori in tutto il Nord Est, oltre a una piccola parte on line.

«La particolarità della nostra birra – spiega Lovati – è che nasce nell’ambito di un percorso di filiera aziendale e all’interno di un’oasi naturale; inoltre, possiamo definirla una birra di mare, perché le nostre coltivazioni sono accarezzate da un‘aria che arriva dal mare, distante dall’azienda solo 2-3 km. Da non trascurare, poi, il tocco del nostro mastro birraio e la genetica completamente italiana (varietà Eraclea), di cui siamo molto contenti, tanto che stiamo entrando in una filiera completamente italiana, che comprende anche luppoli esclusivamente italiani».

La capacità produttiva è di 200mila litri e oggi il birrificio è al 50% di questa capacità, ma nel giro di due anni dovrebbe raggiungere il massimo della capacità. Ultimo aspetto da evidenziare è che da una barchessa cadente è stata creata una struttura in cui oggi lavorano 10 ragazzi giovani, tutti abitanti in questo territorio.


Il parere del concessionario

«L’azienda Lovati è nostro cliente storico, da oltre 10 anni, uno tra i più importanti, e siamo uno dei fornitori principali per quanto riguarda la lavorazione del terreno, la semina e la protezione delle colture estensive – sottolinea Alessandro Calzavara di Agri Ravagnolo di Pasiano di Pordenone (Pn) –. Siamo contenti di aver fornito queste nuove seminatrici ad Agrienergia La Brussa, perché crediamo anche noi come loro che l’agricoltura di precisione sia il pilastro dell’agricoltura del futuro. Nostro compito prioritario oggi è fornire un’assistenza ben organizzata, tanto che siamo in grado di fornire anche assistenza da remoto tramite telemetria e telediagnosi».


Leggi la versione integrale dell’articolo dedicato da Il Contoterzista all’azienda Agrienergia La Brussa

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Innovare e diversificare nel nome della sostenibilità - Ultima modifica: 2021-09-16T08:47:22+02:00 da Francesco Bartolozzi

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