Impossibile emanciparsi da un efficace pre-emergenza

Il primo passo dell’intera strategia di diserbo è una razione gestione del letto di semina
In aumento le problematiche causate da malerbe invasive, in diminuzione le possibilità per contrastarle

La coltivazione del mais da anni si concentra prevalentemente nelle regioni dell’Italia settentrionale (Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna,) interessando circa 600.000 ettari. Il controllo delle infestanti è demandato prevalentemente ai classici trattamenti di pre-emergenza con miscele più o meno complesse di principi attivi ad azione complementare in grado, in favorevoli condizioni pluviometriche, di limitare gli effetti di competizione delle malerbe durante il più delicato primo periodo di sviluppo della coltura.

Le miscele contenenti terbutilazina esercitano una costante e persistente efficacia anche nelle semine più anticipate

Tuttavia a volte sono necessari applicazioni con erbicidi di post-emergenza quando si debbano eliminare infestazioni di specie perenni sia graminacee (Sorghum halepense) che dicotiledoni (Cirsium, Convolvulus, ecc.) ed anche Equisetum. Come ormai assodato l’efficacia di questi interventi preventivi è strettamente condizionata dall’andamento pluviometrico nei giorni immediatamente successivi all’applicazione, con risultati meno completi in caso di ridotta piovosità.

Situazione infestazioni

Il tipo ed il grado delle infestazioni in maniera generale varia in relazione all’epoca di semina, soprattutto per quanto concerne le specie a foglia larga.

Considerando che le infestanti microterme ad emergenza prettamente invernale dovrebbero essere state eliminate con le ultime lavorazioni di affinamento dei terreni o con applicazioni di glifosate, nelle semine più anticipate presumibilmente si dovranno considerare anche le specie poligonacee comprese, oltre alle più comuni Polygonum persicaria e lapathifolium, le più precoci emergenze di Polygonum aviculare e Fallopia convolvulus senza dimenticare anche le cosiddette grandi crucifere (Sinapis arvensis, Rapistrum rugosum, ecc.).

Rimangono inalterate le problematiche determinate dalla presenza di Amaranthus, Chenopodium, Solanum e delle malerbe di sostituzione, quali Abutilon, Datura, Acalypha, Galinsoga, Bidens, Sicyos, Ammi majus, Sylibum marianum, ecc.. Ancora in aumento le emergenze di specie ciperacee, di non semplice gestione con gli erbicidi attualmente disponibili, mentre fra le infestanti a ciclo perenne è frequente imbattersi in Convolvulus arvensis, Calystegia sepium, Cirsium arvense e nel sempre più invasivo Equisetum. Per quanto concerne le specie graminacee, le maggiori attenzioni devono essere rivolte ad Echinochloa crus-galli, senza sottovalutare le differenti specie di Setaria e la più difficile Digitaria sanguinalis.

Effetto di “richiamo” di clomazone su Abutilon theophrasti in terreno sabbioso

Non è raro trovarsi di fronte ad emergenze di Panicum dichotomiflorum, mentre le maggiori preoccupazioni sono determinate dalle sempre più diffuse presenze di Sorghum halepense da rizoma.

Miscele a due o tre vie

Considerando unicamente le situazioni che si devono gestire nei terreni normali, escludendo gli areali caratterizzati da suoli con elevato contenuto di sostanza organica, dove gli erbicidi residuali vengono rapidamente inattivati, i trattamenti di pre-emergenza sono effettuati dopo la definitiva preparazione del letto di semina mediante mezzi meccanici o con l’azzeramento delle infestanti eventualmente già nate con applicazione di formulati a base di glifosate. Per quanto concerne la definizione delle varie linee di intervento, le combinazioni di trattamento risultano pressoché infinite ed adatte ogni situazione di inerbimento.

 

Storicamente il principio attivo basilare rimane la terbutilazina, garantendo una più che sufficiente efficacia anche in non ottimali condizioni applicative ed un ampio spettro d‘azione sulle specie a foglia larga. Il derivato triazinico può essere commercializzato solo in miscela già formulata con altre materie attive ad azione complementare sulle specie graminacee, quali s-metolaclor (Primagram Gold, ecc.), flufenacet (Aspect), petoxamide (Mojang TX) e dimetenamide-P (Akris). Anche nella scorsa primavera si è confermata l’ottima efficacia e la più che sufficiente selettività anche della miscela ad ampio spettro d’azione a base di tiencarbazone, isossaflutolo e dell’antidoto agronomico ciprosulfamide commercializzata in una innovativa formulazione (Adengo Xtra).

Con situazioni complesse e contemporanea presenza anche di Abutilon theophrasti, la miscela di s-metolaclor e terbutilazina è disponibile con ulteriore addizione di mesotrione (Lumax), mentre in caso di preponderanti presenze della specie malvacea è da ricordare la più recente introduzione dell’associazione di terbutilazina + mesotrione + clomazone (Tonale) senza dimenticare la miscela di terbutilazina con sulcotrione (Sulcotrek). Quando oltre alle tipiche infestanti graminacee e dicotiledoni annuali si prevedano emergenze di Abutilon theophrasti, occorre prevedere l’impiego preventivo dei preparati specifici contenenti isossaflutolo (Merlin Flexx Xtra), mesotrione (Callisto 480, Solis, ecc.), sulcotrione (Mitigreen, ecc.) e clomazone (Command 36 CS, ecc.).

Terbutilazina sì, o terbutilazina no?

La terbutilazina, utilizzato su larga scala da quasi un trentennio, riveste ancora un ruolo determinante nel controllo delle infestanti del mais grazie ad una serie di indubbi vantaggi, quali la costante efficacia anche a seguito di andamenti stagionali sfavorevoli, il largo spettro d’azione nei confronti di moltissime infestanti dicotiledoni a ciclo annuale e, non ultimo, il favorevolissimo rapporto costo/beneficio. Nonostante la riduzione delle dosi applicative e l’esclusiva commercializzazione solo in miscela con altre materie attive, causa le note problematiche ambientali l’impiego della terbutilazina è limitata in alcune regioni italiane e nella gran parte dei disciplinari di produzione integrata.

Nei terreni normali la maggior parte delle miscee utilizzate in pre o post-emergenza precoce sono efficaci su Amaranthus retroflexus (in questa foto) e Chenopodium album

Queste limitazioni, pur giustificate soprattutto nelle aree maidicole a rotazione molto stretta o addirittura dove viene praticata la monosuccessione, potrebbero però determinare alcune criticità quali:

  • un incremento dei costi colturali nella gestione degli inerbimenti, in quanto senza la terbutilazina è frequentemente necessario procedere ad un completamento della strategia di diserbo con ulteriori applicazioni di post-emergenza;
  • un aggravamento della situazione resistenze, eliminando dalla rotazione un meccanismo d’azione e andando a stressare ulteriormente l’indispensabile famiglia che agisce mediante inibizione dell’enzima ALS, che oltre all’impiego in post-emergenza potrebbe vedere un diffuso utilizzo anche in pre-emergenza della coltura.
  • diversificazione degli inerbimenti, con incremento delle competitive specie poligonacee (Polygonum aviculare e Fallopia convolvulus in particolare) e la diffusione di alcune specie cosiddette minori, come ad esempio Mercurialis annua.
Nei terreni normali la maggior parte delle miscee utilizzate in pre o post-emergenza precoce sono efficaci su Amaranthus retroflexus e Chenopodium album (in questa foto)

In ogni caso, quando non si possa o non si voglia ricorrere all’impiego della terbutilazina sono disponibili numerosi formulati commerciali potendo definire numerose linee applicative. Ricordano ancora la miscela di tiencarbazone + isossaflutolo + ciprosulfamide (Adengo Xtra), vi sarà la necessità di ricorrere ad associazioni complesse di almeno tre principi attivi. Ai preparati ad azione specifica s-metolaclor (Dual Gold, Antigram Gold), dimetenamide-P e petoxamide (Mojang 600, Successor 600) dovranno essere addizionati, in relazione alla flora infestante presunta, pendimetalin (Stomp Aqua, Most Micro, ecc.), aclonifen (Challenge), isossaflutolo (Merlin Flexx Xtra), sulcotrione (Sulcogan, ecc.), mesotrione (Kideka 100 SC, Mitigreen Full, ecc.), clomazone (Command 36 CS, ecc.). Sono poi disponibili anche miscele già formulate di s-metolaclor + mesotrione (Camix) e di pendimetalin + clomazone (Bismark, Alcance Syntec, ecc.). Con lo stesso fine vi è registrate la recente commercializzazione della miscela in confezione combi–pack di dimetenamide-P (Encarit) e mesotrione (Callisto 480) in confezioni sufficienti a trattare tre ettari di mais.

In ottimali condizioni applicative ai trattamenti di pre-emergenza possono sfuggire solo le specie perenni (nella foto Convolvulus arvensis)

La maggior parte delle miscele che escludono l’utilizzo della terbutilazina ovviamente sono caratterizzate da una persistenza d’azione relativamente più ridotta e sono particolarmente indicate nelle semine medie o medio-tardive.

Impossibile emanciparsi da un efficace pre-emergenza - Ultima modifica: 2020-02-21T12:39:59+01:00 da Roberta Ponci

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