Se fino a pochi anni fa la gestione degli inerbimenti della soia era demandata a uniche applicazioni di post-emergenza, attualmente questa strategia è diventata ad altissimo rischio, a causa delle sempre più numerose segnalazioni di popolazioni di differenti specie di Amaranthus non più sensibili anche ai più diffusi e collaudati erbicidi, quali imazamox e tifensulfuron-metile. Le problematiche più preoccupanti attualmente sono segnalate nei seminativi di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna nord orientale, zone particolarmente vocate alla coltivazione della leguminosa, unitamente a Lombardia e in parte Piemonte. Come diretta conseguenza di questa situazione diventa pressoché obbligatorio focalizzare l’attenzione sulle pericolosissime infestazioni delle specie amarantacee, facendo affidamento quanto più possibile ai tradizionali trattamenti di pre-emergenza.
Ricordando che fino a poco tempo fa lo “spauracchio” della soia era rappresentato da Chenopodium album, di non agevole controllo controllo anche con le più consolidate ed energiche linee di intervento di post-emergenza, ora i problemi sono rappresentati da almeno quattro specie di Amaranthus. Oltre i più conosciuti A. retroflexus e A. hybridus, sempre più frequentemente si stanno rinvenendo forti infestazioni di A. tuberculatus o rudis, con inoltre le prime segnalazioni in Veneto anche di A. palmeri. Le piante di A. tuberculatus e A. palmeri sono caratterizzate da un portamento nettamente differente da quelle del conosciuto A. retroflexus, con variabili colorazioni e forme delle infiorescenze anche nello stesso appezzamento e dimensione eccezionali, con altezza a volte vicina ai 3 metri. La loro rapida diffusione è favorita dalla eccezionale produzione di semi da parte di ogni singola pianta non controllata, dal loro trasporto attraverso le acque di irrigazione e anche dallo spostamento delle mietitrebbie, di difficile se non impossibile pulizia a seguito delle piccolissime dimensioni degli organi di disseminazione.
Pulizia letto di semina
La prima tappa da affrontare per una successiva semplificazione dell’intera strategia di controllo delle infestanti deve considerare una ottimale preparazione dei terreni, sfruttando l’epoca medio-tradiva della semina della leguminosa, effettuata orientativamente non prima dell’ultima decade di aprile, eliminando le prime ondate di emergenza delle malerbe o con le ultime lavorazioni di affinamento dei terreni o con applicazione dell’ancora efficace glifosate.
Subito dopo la semina sono diventati ormai indispensabili trattamenti di pre-emergenza con erbicidi ad azione residuale, utilizzando i principi attivi più efficaci contro le amarantacee, quali metribuzin (Feinzin 70 DF, Sencor 600 ecc.), metobromuron (Proman Flow), bifenox (Bifenix) e al limite anche con s-metolaclor (Dual Gold, Antigram Gold). Per allargare lo spettro d’azione anche sulle altre infestanti sono consigliabili miscele complesse, addizionando ai prodotti specifici su amarantacee anche altri formulati integrativi, quali pendimetalin (Stomp Aqua, Most Micro ecc.), clomazone (Command 36 CS ecc.), dovendo quindi spesso ricorrere ad associazioni di 3 e anche più principi attivi. Ricordando che per il controllo delle specie graminacee sono utilizzabili il già ricordato s-metolaclor, la petoxamide (Mojang 600, Successor 600) e anche flufenacet, disponibile solo in miscela pronta con metribuzin (Fedor), sono poi commercializzate anche numerose miscele formulate di più principi attivi, quali pendimetalin + clomazone (Bismark, Stallion IT Sintec, Alcance Sintec) e anche sempre più numerose combinazioni combi-pack. È bene tuttavia ricordare che l’attività degli interventi di pre-emergenza risulta fortemente condizionata dalle condizioni pluviometriche nei giorni immediatamente successivi all’applicazione, con la necessità di sufficiente piovosità per esplicare i risultati più completi. In ogni modo nella maggior parte delle situazioni risulta alquanto difficile giungere alle operazioni di trebbiatura senza ulteriori interventi di post-emergenza per completare l’eliminazione sia specie graminacee che di malerbe a foglia larga.
Interventi di post-emergenza
La definizione delle linee più idonee per il controllo delle infestanti con trattamenti di post-emergenza risulta estremamente diversificata in relazione a numerosi fattori, tra cui ad esempio:
- reale efficacia dei trattamenti preventivi;
eventuale o presumibile presenza di popolazioni di Amaranthus resistenti;
- natura del terreno.
Partendo dalle situazioni più complicate, con presenza di Amaranthus resistente o presunto tale, le armi a disposizione sono rappresentate da bifenox (Valley) e bentazone (Basagran SG, Rigron SG ecc.), quest’ultimo disponibile anche in miscela formulata con imazamox (Corum). Fattore determinante per ottenere una sufficiente efficacia è la tempestività degli interventi, con una finestra applicativa veramente stretta. Infatti, le plantule di Amaranthus, con particolare riferimento alla specie tuberculatus, risultano sensibili fino alla seconda foglia vera, con una leggera maggiore flessibilità per quanto riguarda bifenox. Ricordando che sia bifenox che bentazone esercitano una ottima efficacia su Abutilon theophrasti e Portulaca oleracea, con eventuale presenza di altre dicotiledoni, quali poligonacee, Chenopodium, Solanum ecc., a bifenox e bentazone può risultare conveniente addizionare una delle differenti formulazioni di imazamox (Tuareg New, Davai, Pulsar 40 SL), con la consapevolezza di un probabile incremento dei fenomeni di fitotossicità, mentre è consigliabile posticipare il controllo di eventuali infestanti graminacee con i numerosi prodotti ad azione specifica. Ancora più difficoltosa è la gestione delle infestanti nei terreni organici, dove l’intero programma di diserbo si basa su esclusivi interventi di post-emergenza. Nei casi non rari di presenza di Amaranthus resistente, sono indispensabili trattamenti precocissimi con bifenox o bentazone, completando successivamente li controllo delle altre malerbe con applicazione di imazamox + tifensulfuron-metile (Harmony 50 SX) o con la miscela pronta di imazamox + bentazone (Corum), sempre di possibile rafforzamento con dosi ridotte del prodotto solfonilueico.
Per quanto concerne l’impiego di bentazone, si ricorda che è possibile utilizzare 1.000 g/ha di principio attivo per anno, potendo incrementare tale quantitativo fino a 1.250 g/ha in caso di conclamata presenza di Amaranthus resistente. Negli areali ancora sotto controllo, possono poi risultare sufficienti le classiche applicazioni di imazamox addizionato di tifensulfuron-metile ed eventualmente anche di bentazone, che grazie all’effetto safener rende la miscela più selettiva sulla coltura o in alternativa dell’associazione imazamox + bentazone, anch’essa di possibile rafforzamento con tifensulfuron-metile. Negli areali caratterizzati da preponderanti emergenze scalari di Abutilon theophrasti si può poi sfruttare la persistenza d’azione del clomazone (Sirtaki), regolarmente autorizzato in post-emergenza della leguminosa, evitandone l’impiego quando lo stesso principio attivo è stato già utilizzato subito dopo la semina. In caso di infestazioni di specie a ciclo perennate, quali Convolvulus arvensis, Calystegia sepium e Cirsium arvense, i risultati generalmente sono alquanto parziali e temporanei, mentre sulle sempre più diffuse presenze di Cyperus un’azione di contenimento può essere esercitata dai formulati contenenti bentazone.
Al momento attuale non esiste soluzione praticabile per il controllo di Equisetum. Ovviamente, al pari delle altre colture a semina primaverile-estivo, alla chimica devono essere affiancate tutte le tradizionali operazioni meccaniche, quali sarchiature e fresature degli spazi interfilari. Nelle aziende in cui la situazione sta diventando preoccupante, potrebbe risultare molto utile procedere anche a un’eliminazione manuale delle piante di Amaranthus eventualmente sopravvissute, in modo da limitare al minimo il potenziale di disseminazione.
Graminicidi specifici
In caso necessiti eliminare infestazioni di specie graminacee con la coltura già emersa, la disponibilità di formulati regolarmente autorizzati e selettivi è ampia, ma purtroppo sono tutti caratterizzati da un unico meccanismo d’azione. I cosiddetti graminicidi “fop” (propaquizafop quizalofop-etile isomero D+, quizalofop-p-etile e fluazifop-p-butile) risultano efficaci su Echinochloa crus-galli, Setaria spp. e Sorghum halepense da seme e da rizoma, mentre i “dim” (ciclossidim e cletodim), oltre ad esercitare un ottimo controllo delle specie prima elencate, garantiscono i risultati più completi nei confronti di Digitaria sanguinalis. Dopo aver considerato i variabili periodi di sicurezza di ogni formulato, i migliori risultati di efficacia a livello generale si ottengono con applicazioni leggermente posticipate e svincolate dai trattamenti contro le specie dicotiledoni, in modo sia da preservare al massimo la selettività, sia per evitare possibili decrementi di efficacia, soprattutto in caso di andamenti stagionali sfavorevoli.