Diserbo soia sempre più complicato

Nella generalità dei casi per massimizzare il potenziale produttivo sono necessari interventi di pre-emergenza, applicazioni di completamento in post-emergenza e sarchiatura degli spazi interfilari
Dalla prossima campagna saranno ammessi solo tre interventi con erbicidi candidati alla sostituzione

Come se non bastassero le problematiche derivanti dai sempre più anomali e imprevedibili andamenti climatici e la preoccupante diffusione di infestanti resistenti agli erbicidi di post-emergenza, con particolare riferimento alle differenti specie di Amaranthus, a complicare la situazione sono intervenuti ulteriori vincoli applicativi contemplati nella totalità delle regioni italiane vocate alla coltivazione della soia. Le aziende che devono rispettare le norme tecniche dei disciplinari di produzione integrata e anche nei casi in cui si ha aderito all’eco-schema 4 della nuova Pac, oltre ai quantitativi contingentati di glifosate utilizzabili per anno e ai vincoli temporali di applicazione di formulati a base di s-metolaclor, bentazone e bifenox, dalla prossima campagna saranno ammessi solo tre interventi con erbicidi candidati alla sostituzione (Tab. 1). Sarà quindi molto importate definire con anticipo le linee di intervento partendo dal pre-emergenza, per non correre il rischio di vedersi limitare le armi a disposizione nei necessari interventi di post-emergenza.

Partire su terreno pulito e pre-emergenza “obbligatorio”

Il primo passo per semplificare l’interra strategia di gestione delle infestanti è partire su terreno possibilmente pulito, mediante le ultime lavorazioni di affinamento dei terreni o con l’esecuzione dei più risolutivi interventi con formulati a base di glifosate. Escludendo i terreni fortemente organici, dove la loro efficacia è alquanto parziale, rimangono determinanti gli interventi di pre-emergenza con erbicidi ad azione residuale, concentrando l’attenzione nelle sempre più diffuse aree dove si prevedono infestazioni di popolazioni di Amaranthus non più pienamente sensibili o addirittura resistenti agli erbicidi di post-emergenza caratterizzati dal meccanismo d’azione ALS (imazamox e tifensulfuron-metile). In questo caso metribuzin (Song 70 WDG, Feinzin 70 DF, Sencor 600, ecc.) ed anche metobromuron (Proman Flow, Praxim) risultano le armi più affidabili. Quando preoccupano anche malerbe graminacee a ciclo annuale (Echinochloa, Setaria, Digitaria), a metribuzin o a metobromuron si possono addizionare s-metolaclor (Dual Gold, Antigram Gold), caratterizzato anche di azione collaterale su Amaranthus, petoxamide (Mojang 600) o flufenacet, quest’ultimo disponibile in formulazione pronta con metribuzin (Fedor). Nelle aree storicamente infestate da solanacee e chenopodiacee si valorizzano le applicazioni dei differenti formulati a base di pendimetalin, mentre per limitare le prime ondate di nascita di Abutilon theophrasti diventa conveniente inserire ulteriormente anche il clomazone, disponibile sia da solo (Command 36 CS, Sirtaki, ecc.) che in formulazione pronta con pendimetalin (Alcance Syntec, Bismark, Stallion IT Syntec) ed anche in diversificate confezioni compi-pack. E’ bene ricordare che tutti gli erbicidi utilizzabili subito dopo la semina della soia risultano più o meno fortemente condizionati dalle precipitazioni nei 10 giorni successivi alla loro applicazione, necessitando di almeno 10-15 cm di pioggia o eventuali irrigazioni.

 

“Solo post” strategia rischiosa

Diserbare la soia con unici trattamenti di post-emergenza, strategia in auge fino a pochi anni fa, al limite può risultare ancora risolutiva limitatamente alle poche zone in cui non sono mai state segnalati casi di ecotipi di Amaranthus resistente. Tali interventi comunque sono quasi sempre necessari per integrare la non sempre sufficiente attività delle applicazioni preventive. In caso di normali infestazioni delle tipiche infestanti a ciclo primaverile estivo trova ancora validità la classica miscela a base di imazamox (Tuareg New, Pulsar Evo, Davai) e tifensulfuron-metile (Harmony 50 SX, ecc.), in grado di controllare amarantacee non resistenti, poligonacee, solanacee, crucifere, composite ed ombrellifere, nonché Abutilon theophrasti, Ammi majus ed altre specie ruderali. Il bentazone, disponibile sia da solo (Basagran SG, ecc.) che in miscela formulata con imazamox (Corum) presenta una sufficiente efficacia nei confronti di plantule di Amaranthus resistente nei primissimi stadi di crescita (2-4 foglie vere) dell’infestante) e un ottimo controllo di Polygonum persicaria e lapathifolium, Chenopodium, Portulaca, Abutilon ed è in grado di limitare temporaneamente lo sviluppo di Cyperus. Nel malaugurato caso di debbano gestire emergenze di popolazioni di Amaranthus resistente, soprattutto il più difficile Amaranthus tuberculatus, risultano fondamentali applicazioni molto anticipate con bifenox (Valley), attivo anche nei confronti di Portulaca e Abutilon. Anche con questo prodotto sono indispensabili interventi molto anticipati, con la consapevolezza di andare incontro ad evidenti, ma transitori fenomeni fitotossici. Nelle aree più complicate dal punto di vista delle infestazioni questi trattamenti molto anticipati molto frequentemente comportano poi la necessità di una ulteriore applicazione di post-emergenza per eliminare le eventuali nascite successive.

La strategia ideale di controllo delle popolazioni di Amaranthus resistenti al meccanismo d’azione Als prevede, dopo applicazioni preventive con i più efficaci metribuzin e metobromuron, interventi di post-emergenza molto anticipati con bentazone o bifenox
Un temporaneo controllo dello sviluppo di Cyperus esculentus è fornito solo da applicazioni con formulati a base di bentazone

 

Graminacee annuali e perenni

Quando ci si trova in presenza di infestazioni di graminacee annuali e a ciclo perennante sono disponibili numerosi formulati regolarmente autorizzati. Il consiglio è di non intervenire su piante eccessivamente sviluppate evitando di utilizzare le dosi minime riportate nelle etichette. Propaquizafop, quizalofop-etile isomero D+, quizalofop-p-etile, quizalofop-p-tefurile e fluazifop-p-butile risultano generalmente particolarmente efficaci su Echinochloa e Sorghum halepense da rizoma, mentre se oltre a queste sono presenti anche Digitaria e Setaria risultati più completi sono forniti da ciclossidim e cletodim. In linea teorica I migliori risultati si ottengono con applicazioni svincolate dagli interventi indirizzati al controllo delle specie dicotiledoni, con garanzia di massima efficacia e ottima selettività sulla coltura oleaginosa. È prassi comunque, anche il relazione ad una ottimizzazione dei costi, procedere ad un unico trattamento contro la generalità delle infestanti. In questi casi il consiglio è di utilizzare dosi di graminicidi specifici leggermente maggiori, per ovviare ai possibili decrementi di efficacia che a volte si possono riscontrare.

Tra le infestanti graminacee stanno iniziando i problemi di controllo di Digitaria sanguinalis, in particolare nei terreni fortemente organici dove non si utilizzano erbicidi specifici ad azione residuale
Al momento attuale non esiste alcuna soluzione in caso di emergenze delle differenti specie di Equisetum

Problematiche insolute

Oltre a considerare le sempre più evidenti problematiche di controllo di popolazioni di malerbe resistenti ai classici trattamenti di post-emergenza, rimangono poi alcuni casi di difficile ser non impossibile soluzione. Le difficoltà maggiori sono rappresentate dalle infestanti a ciclo perennate, quali Convolvulus arvensis, Calystegia sepium, Cirsium arvense e anche Cyperus esculentus, verso le quali i risultati sono alquanto parziali e temporanei. Attualmente senza soluzione risultano le infestazioni di Equisetum spp. che, al pari delle altre specie sopra elencate, sono da gestire nei periodi intercolturali o nelle colture poste in rotazione con la soia.

Diserbo soia sempre più complicato - Ultima modifica: 2023-04-20T11:22:38+02:00 da Roberta Ponci

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