Di trattore si muore, e troppo

Una recente analisi dell’Università degli Studi di Milano dimostra che il numero di incidenti mortali dovuti al ribaltamento del trattore agricolo è ancora elevato. Messa a norma del parco macchine e rispetto delle regole potrebbero ridurlo drasticamente

Gli infortuni sul lavoro sono un fenomeno di grande rilevanza ed attualità, tanto che nel campo della ricerca, nonché nello sviluppo di nuove macchine, attrezzature e processi, si cerca sempre di sviluppare soluzioni innovative che portino, attivamente o passivamente, alla limitazione dei rischi che i lavoratori hanno nello svolgimento dei loro compiti. In Italia, l’Inail è l’ente ufficialmente deputato a raccogliere i dati relativi agli infortuni sul lavoro, e i report da loro formulati negli ultimi anni ci mostrano come vengano dichiarati ogni anno circa 500 000 infortuni dichiarati, di cui circa 700 con esito fatale.

L’ambito agricolo, pur avendo un numero di addetti piuttosto esiguo, è da sempre tra i settori che presentano i numeri assoluti più alti, ma i valori ufficiali risultano essere sottostimanti, soprattutto per il fatto che una buona parte dell’attività agricola svolta nel nostro paese è condotta a livello hobbistico o famigliare. Le statistiche ufficiali mostrano che a partire dagli anni 70 fino alla fine degli anni 80, gli infortuni in ambito agricolo hanno avuto una continua crescita fino a raggiungere oltre 200.000 casi all’anno (Fig. 1), mentre a partire dagli anni 90 si è assistito ad un sostanziale decremento.

Il problema è che questo rapido decremento registrato dalle statistiche fatte dall’Inail (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) deriva dall’introduzione della legge 243 del 1993, che dispone di censire come “agricoli” soltanto gli infortuni a carico dei lavoratori per i quali l’attività agricola risulta la prevalente, e non contemplando quindi tutti gli incidenti che avvengono ai danni di persone che svolgono l’attività agricola come lavoro secondario, gli hobbisti, i pensionati, nonchè tutti coloro che non risultano essere degli operatori professionali.

Prima causa di morte in agricoltura

Ad ogni modo, le statistiche ufficiali nazionali e internazionali degli ultimi 40 anni evidenziano che la prima causa di infortunio mortale in agricoltura è sempre la stessa ed è il ribaltamento del trattore agricolo, a cui si devono mediamente circa il 70% degli infortuni con esito fatale del comparto agricolo.

A partire dal 2008, all’interno del gruppo di lavoro dell’Università degli Studi di Milano che fa riferimento a Domenico Pessina e all’autore di questo articolo, è nata quindi l’idea di monitorare l’andamento degli incidenti mortali dovuti a ribaltamento del trattore, esaminando sistematicamente moltissimi portali di news e informazione e cercando di ricavare il massimo dei dettagli per ogni evento, per poi elaborare statistiche utili per un monitoraggio veritiero, efficace e tempestivo del fenomeno. Pur soffrendo sicuramente di alcuni limiti intrinseci, dato che l’analisi così svolta non può essere esaustiva, poiché le statistiche ricavate restituiscono sicuramente valori per difetto; non può essere sistematica, perché gli eventi resi noti riportano dettagli non totalmente congrui tra loro; e può risentire di alcune imprecisioni nella cronaca, tale metodo permette comunque di monitorare efficacemente il fenomeno con buona approssimazione, e soprattutto con la massima tempestività e con un ridotto dispendio di energie.

Ebbene nel periodo che va dal 2008 al 2019 sono stati registrati ben 1.414 incidenti con esito fatale dovuti al ribaltamento di un trattore agricolo, ovvero una media di circa 120 incidenti all’anno e con un picco nel 2011 con 145 casi e un minimo nel 2008 con 107 (Fig. 2). Nel periodo analizzato il 98% dei soggetti coinvolti sono risultati essere di sesso maschile e il restante 2% di sesso femminile.

La maggior parte degli eventi mortali (1.361) ha visto coinvolti cittadini di nazionalità italiana, 23 erano rumeni, mentre le restanti vittime provenivano in 6 casi dall’Ue e in altri 19 casi da paesi extra Ue. In soli 5 casi non è stato invece possibile risalire alla nazionalità delle persone coinvolte.

Incidenti per lo più in campo

In 1.240 casi (l’87,7% del totale), l’attività svolta al momento dell’incidente è stata accertata: il 71,4% (885) è avvenuto in campo, il 18,9% (234) su strade interpoderali, e il restante 9,7% (121) si è verificato su strade pubbliche. La maggior parte dei trattori coinvolti (585 casi) in incidenti mortali erano gommati (83,5%), mentre per il restante 16,5% (116 casi) i trattori erano dotati di cingoli. Il risultato è coerente con quanto atteso, tenuto conto della minore diffusione dei veicoli cingolati e loro maggiore stabilità strutturale. Va specificato altresì che in circa la metà (713) degli infortuni registrati, non è stato possibile rilevare tali dati, per mancanza di dettagli nelle notizie pubblicate sul web.

Tra i dati più importanti rilevati da questa statistica c’è però l’età dei soggetti coinvolti (Fig. 3), che denota un’elevatissima incidenza di incidenti mortali ai danni di soggetti in età pensionabile. Tale dato, correlato con il fatto che si rilevino molti più incidenti con esito fatale rispetto a quelli censiti dall’Inail, denota chiaramente il fatto che molti di questi eventi luttuosi si siano verificati coinvolgendo persone che non risultano essere effettivamente impiegate a titolo principale nell’ambito agricolo.

Per quanto riguarda la suddivisione degli incidenti mortali nell’arco dell’annata, appare ovvio riscontrare come nel complesso i mesi più colpiti risultino quelli primaverili ed estivi, con giugno che registra il numero massimo di decessi nei dodici anni esaminati (Fig. 4).

Per quanto riguarda i giorni della settimana si è rilevato un maggior numero di incidenti mortali il martedì, con 222 eventi e il venerdì con 217. Nonostante ciò, molti sono stati anche i casi registrati nel corso del week-end, con 208 casi avvenuti di sabato e 158 di domenica. Si tratta di un trend ben differente rispetto agli altri settori, come quello dell’edilizia, dell’industria e del terziario, dove nel corso week-end gli infortuni mortali risultano essere quasi azzerati. Ciò dimostra due cose, la prima è che per gli agricoltori il fine settimana raramente si tramuta in “tempo libero”, soprattutto quando le attività urgenti devono essere completate il prima possibile a causa di condizioni climatiche incerte. E la seconda è che nel fine settimana si accentua la presenza in ambito agricolo di ha la sua attività principale in altri settori e si dedica all’agricoltura proprio nel week-end.

Le regioni più coinvolte

Le regioni dove si sono registrati più decessi sono Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Abruzzo (Fig. 5). Questo dipende probabilmente dall’estensione del territorio, dall’orografia del territorio e dal tipo di colture praticate, anche se purtroppo tutto il territorio nazionale risulta colpito da infortuni mortali da ribaltamento.

Per meglio chiarire la situazione, i dati ottenuti sono stati confrontati con i dati Istat relativi al numero di impiegati nel comparto agricolo. Se ne desume che dal rapporto tra eventi mortali e numero di dipendenti in agricoltura il Molise e l’Abruzzo appaiono essere le regioni più pericolose, a cui bisogna però aggiungere anche la Valle d’Aosta, la Liguria e Toscana (Fig. 6).

Se si considera invece la Superficie Agricola Utile (Sau), è la Liguria a mostrare un trend molto elevato, con quasi 55 casi ogni 100.000 ha, ben al di sopra della media nazionale (Fig. 7). Questo andamento potrebbe essere giustificato dalle numerose piccole aziende dedicate alla coltivazione di frutta, verdura e fiori presenti in questa regione, che presenta tra l’altro una notevole quantità di zone collinari e montuose.

I dati rilevati sono stati poi confrontati anche con il numero di trattori operanti nelle varie regioni italiane, grazie ai dati forniti da FederUnacoma (Federazione Nazionale Costruttori Macchine Agricole). Contro una media nazionale di 0,71 morti/10.000 trattori, le regioni con i rapporti più elevati sono risultate essere l’Abruzzo (con 1,47 vittime ogni 10.000 trattori), la Liguria (con 1,21) e la Calabria (con 1,17), mentre in tutte le altre regioni il dato si attestava sempre vicino a 1 evento luttuoso all’anno ogni 10.000 trattori.

Strutture protettive, un quadro sconvolgente

Ma il dato più allarmante è quello che riguarda la tipologia di Rops, ovvero di dispositivo atto a proteggere il conducente in caso di capovolgimento del trattore, che era presente sul trattore coinvolto nell’evento luttuoso. Sebbene a causa della frequente mancanza di dati certi negli articoli pubblicati sul web solo per 434 ribaltamenti con esito fatale (che sono comunque il 30,7% del totale), sia stato possibile risalire con certezza alla tipologia di Rops montato al momento dell’incidente, quello che emerge dall’analisi è un quadro a dir poco sconvolgente. Infatti, si è riscontrato come la maggior parte degli incidenti fatali (57,6%) erano dovuti a trattori totalmente sprovvisti di Rops, e a questi va aggiunto un ulteriore 19,4% di infortuni mortali che erano connessi all’uso di trattori dotati di roll-bar anteriore abbattile, che risultava però in posizione abbassata al momento dell’incidente (Fig. 8). Ebbene, ben il 77% degli infortuni mortali è quindi da correlare alla mancanza di questi dispositivi che a norma di legge dovrebbero essere installati ormai da moltissimo tempo su tutti i trattori.

Ricordiamo, tuttavia, che sin dal 1974 sui nuovi trattori tradizionali l’installazione dei Rops in Italia è obbligatoria, mentre negli anni ‘80 e ‘90, questo requisito è stato gradualmente esteso ai trattori a carreggiata stretta (trattori specialistici da vigneto e frutteto) e a quelli trattori cingolati. La “messa a norma” dei trattori usati venduti prima del 1974, è stato affrontato per la prima volta nel 1981 e poi definitivamente risolto nel 1996 con la pubblicazione di specifiche linee guida da parte dell’Inail. Occorre poi considerare che l’Italia è caratterizzata da un parco macchine molto vasto, che consta di circa 1,75 milioni di unità, ma anche molto obsoleto, dato che ben il quaranta per cento di loro ha più di 30 anni.

Appare a questo punto di fondamentale importanza l’introduzione effettiva dell’obbligo di revisione anche per i trattori agricoli, che non solo toglierebbe dalla circolazione una buona parte del parco macchine più obsoleto e pericoloso, ma contribuirebbe significativamente a salvare molte vite umane.

Nel dettaglio, inoltre, quasi un incidente mortale su 5 ha visto coinvolti trattori che erano dotati di un roll-bar anteriore a due montanti abbattibile, che era però in posizione orizzontale al momento dell’incidente, e non poteva quindi garantire nessuna protezione all’operatore. Ciò è sostanzialmente dovuto a semplice negligenza o incuria dei conducenti, che non considerano propriamente il suo ruolo di sicurezza, ma a volte anche ad altri effettivi problemi dovuto alla difficoltà nel piegare/sollevare la struttura protettiva, a causa di una progettazione talvolta incoerente con l’antropometria umana, che richiede in certi casi di mantenere posizioni scomode o di effettuare sforzi enormi per riportare il roll-bar in posizione verticale.

Infine, nel 5,1% dei casi, il roll-bar anteriore a due montanti è stato rilevato in una posizione protettiva regolare (verticale) e se a questo si aggiungono il 2,1% dei casi di trattori dotati di roll-bar a 4 montanti e il 14,5% di trattori dotati di cabina, si rileva che nel 21,7% dei casi un roll-bar fosse presente al momento dell’incidente.

Appare però plausibile, anche se non vi è stata la possibilità di rilevare questo dato dagli articoli censiti, che in moltissimi di casi la cintura di sicurezza non era stata debitamente allacciata e che l’esito fatale del ribaltamento era in molti di questi casi attribuibile al fatto che i conducenti siano stati scagliati fuori dalla “zona di sicurezza” garantita dal Rops e in certi casi addirittura siano per questo motivo stati successivamente colpiti a morte da uno o più parti del trattore.


Davide Facchinetti
Dipartimento Scienze Agrarie e ambientali dell’Università degli Studi di Milano

Di trattore si muore, e troppo - Ultima modifica: 2022-02-13T07:07:39+01:00 da Roberta Ponci

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