Sollevatori telescopici novità e restyling

Merlo
Il mercato langue, ma i costruttori sono sempre prodighi di innovazioni

La crisi del mercato non ha purtroppo risparmiato i sollevatori telescopici, le cui immatricolazioni si sono quasi dimezzate nel 2013: dagli oltre 850 esemplari del 2012 si è infatti scesi a poco più di 500 macchine l’anno successivo. I dati del 2014, fortunatamente, ci dicono che il calo dovrebbe essersi arrestato, ma segnalano anche che non vi sono stati, lo scorso anno, segnali di vera ripresa.

Ciò nonostante, negli allevamenti si vedono sempre più telescopici, se non altro perché la vita media di queste macchine è piuttosto lunga. E dunque se calcoliamo tutti i mezzi venduti negli ultimi dieci anni, arriviamo a qualche migliaio di esemplari oggi in attività, a vario titolo, tra stalle, granai e – soprattutto – biogas.

La ripresa del mercato, almeno per l’Italia, ha un nome che è anche una sigla: Psr. Soltanto con i programmi di sviluppo rurale e i loro fondi per il rinnovamento del parco macchine, infatti, gli agricoltori torneranno a spendere in meccanica. D’altra parte, chi investirebbe 50mila euro in un attrezzo sapendo che dopo pochi mesi potrà avere una parte di quei soldi con un prestito a basso interesse o come contributo a fondo perduto? In attesa dunque che i Psr ridiano fiato al mercato, cominciamo a vedere cosa hanno proposto i costruttori alle ultime Eima e Sima, sempre prodighi di novità e restyling. Soprattutto perché, se è vero che in Italia il mercato langue, all’estero il settore dei telescopici è sano e vitale come sempre, nonché molto più consistente che nel nostro paese.

Merlo cambia tutto

Cominciamo da un marchio italiano che non ha bisogno di presentazioni. I cambiamenti in casa Merlo sono stati, nel 2014, davvero consistenti, dal momento che hanno riguardato non soltanto una gamma, ma un intero modello produttivo. Il gruppo di San Defendente di Cervasca (Cn), infatti, ha introdotto per la prima volta il concetto di produzione modulare, abbinandolo, per ora, alla nuova gamma Turbofarmer; tuttavia il principio sarà esteso, nei prossimi mesi, a tutte le nuove serie di macchine, fino a riguardare l’intera produzione. Che significa modularità della linea? In pratica che le componenti della macchina – motore, assali, braccio, cabina – sono intercambiabili tra i diversi modelli, che sono pertanto composti quasi come fossero un puzzle tridimensionale. In questo modo Merlo risparmia – e molto – su logistica e pezzi di ricambio, i clienti hanno maggiori possibilità di personalizzare la propria macchina, per esempio richiedendo l’esclusiva cabina sospesa anche su un modello con un’idraulica e una trasmissione di poco costo. Parliamo però del Turbofarmer II, che è, alla fine, la vera novità della stagione. Come abbiamo visto non si tratta soltanto di un restyling, ma di una macchina rinnovata negli aspetti fondamentali. Restano, però, alcuni capisaldi, come la possibilità di avere la trasmissione a variazione continua CVTronic (brevetto Merlo) oppure la già citata cabina sospesa, altro brevetto Merlo e dunque esclusiva assoluta nel settore. Non mancano comunque interessanti novità, soprattutto legate all’elettronica. L’Epd (Eco power drive), per esempio, è un sistema che mette in dialogo il motore e la trasmissione. Grazie a esso si arriva a risparmiare il 18% del carburante, sostengono i progettisti piemontesi, ottenendo al tempo stesso una marcia più fluida e omogenea. Con l’Epd il pedale dell’acceleratore controlla ora soltanto l’avanzamento, mentre il regime è regolato da un potenziometro posto vicino alla postazione di guida. Così è possibile, per esempio, procedere a bassa velocità, ma con tanti giri del motore, per alzare carichi pesanti. Se si usa il joystick elettronico, inoltre, c’è anche la possibilità di automatizzare l’adeguamento del regime motore ai movimenti del braccio. I motori del Turbofarmer II sono Deutz: abbiamo infatti il tre cilindri da 3,6 litri (per un totale di 122 cv) oppure il 4 cilindri da 4,1 litri che arriva a ben 156 cv: la più alta potenza del mercato per la categoria. Alzando il cofano troviamo una sorpresa: una grande massa radiante suddivisa in quattro settori e ribattezzata Fan Drive. Abbiamo così, nell’ordine, il radiatore dell’intercooler, quello per il raffreddamento del motore e poi due radiatori dell’olio: uno per l’elettrostatica e l’altro per l’idraulica del braccio. Ovviamente sui Turbofarmer di nuova generazione troveremo ancora una trasmissione d’avanguardia come quella a variazione continua CVTronic. Si basa su due motori idraulici che lavorano assieme quando si fanno i lavori impegnativi, per avere più coppia, mentre all’aumentare della velocità è attivo soltanto il motore principale, così da garantire un’accelerazione più fluida e minori consumi.

I primi modelli messi sul mercato sono il TF 42.7, l’unico telescopico del mercato in grado di sollevare 42 quintali fino a 7 metri d’altezza, sostiene Merlo, e poi il TF 38.7, modello d’ingresso, meno tecnologico e anche meno costoso, e il TF 38.10, che solleva 3,8 tonnellate a 10 metri.

Faresin e la Vpse

Attraversiamo l’Italia per il largo e spostiamoci in Veneto, dove si costruiscono i telescopici di Faresin. All’Eima quest’ultimo ha presentato un’interessante trasmissione a variazione continua: è la Vps (Variable power system), disponibile anche nella variante Vpse, dove la “e” sta per electronic. Non si tratta, dunque, di un nuovo modello quanto di un nuovo cambio, montato su più modelli. Quindici, per l’esattezza, con portata da 3 a 4,5 tonnellate, altezza del braccio da 6 a 11 metri e motori da 122 a 156 cv, turbo common rail. La Vps permette a queste macchine di andare da 0 a 40 km orari senza soluzione di continuità, a tutto beneficio del comfort di lavoro, ma anche della stabilità del carico. Nella versione Vpse, in aggiunta, la trasmissione è dotata di una gestione elettronica della trazione, in costante dialogo con il motore. Come già si è visto per Merlo, si possono ottenere interessanti risparmi di carburante ottimizzando al tempo stesso il funzionamento sia del motore sia del cambio, con possibilità di scelta tra lavori pesanti, a velocità costante oppure trasferimenti su strada.

Altra innovazione interessante è la valvola Ecofast applicata sul braccio. Grazie a essa si possono ottenere alta velocità di discesa con motore ai regimi minimi; BumpLess Control per assorbire lo shock dell’arresto improvviso; Slow Motion che rallenta automaticamente i movimenti in caso di preallarme-ribaltamento. Per quanto riguarda le gamme, segnaliamo il rinnovamento della serie Compact (6.30, 7.30, 9.30) che ha, anche, una nuova testata con brandeggio di 155°.

Dieci e l’alta fascia

Restiamo in ambito italiano con Dieci e il suo Agripivot T80: motore quadricilindrico Fpt da 4.500 cc per 140 cavalli di potenza con tecnologia Euro 4, trasmissione idrostatica, telaio articolato e una capacità di sollevamento di 62 quintali per un’altezza massima di 5 metri e mezzo. Presentato all’Eima, appartiene alla categoria dei movimentatori di alta fascia. Al Sima, invece, sono state presentate altre due novità: la prima è l’Agri Farmer VS, dotato del sistema P-Ecs, che regola automaticamente il regime del motore in funzione della potenza idraulica necessaria, con un maggiore comfort per l’operatore, una minore emissione acustica in cabina e un risparmio di carburante maggiore del 18%. Agri Farmer VS P-Ecs viene prodotto in quattro modelli, 28.7, 28.9, 30.7 e 30.9, con altezze di sollevamento dai 5,95 agli 8,70 m. La seconda è l’Agri Star 40.7 EVO2, potente e compatto telescopico prodotto in 8 versioni, studiato per trovare alloggiamento nei container senza la necessità di essere smontato. Agri Star è omologato come trattrice agricola per il traino su strada di rimorchi fino a 20 tonnellate con una velocità massima fino a 40 Km/h.

L’ultracompatto di Jcb

Jcb, al contrario di Dieci, ha scommesso sul piccolo. Il suo 525.60 Agri è infatti un ultra-compatto, grande bene o male quanto un Suv: 4 metri di lunghezza totale (3,5 se contiamo dal posteriore alle ruote), 1,9 di larghezza e un’altezza inferiore ai due metri. Ciò nonostante, può alzare 2,5 tonnellate a 6 metri di altezza, come indica il suo nome. La macchina monta un motore Kohler 4 cilindri da 2.500 cc, per 75 cavalli di potenza massima. A cosa serve una macchina di queste dimensioni? Naturalmente, per entrare dove un altro telescopico resterebbe fuori dalla porta. Nelle stalle di montagna, per esempio, che sono ancora basse e strette, per ragioni climatiche prima che architettoniche. E poi per lavorare negli allevamenti avicoli.

Al Sima è stata la volta anche del nuovo 560-80 Agri, che affianca il 550-80 Agri, dispone di una capacità ancora maggiore (sei tonnellate) e si rivolge a grandi aziende agricole e a imprese di stoccaggio che richiedono una produttività ancora più elevata per le operazioni di stoccaggio e di scarico dai camion, e del nuovo 516-40 Agri, che si basa sul successo del modello precedente (il 515-40 Agri), caratterizzandosi però per le dimensioni e l’agilità di una minipala. Alimentato da un motore diesel da 2,2 litri Jcb Diesel by Kohler che eroga 37,5 kW (51 CV), questo nuovo modello è in grado di sollevare 1,6 t a 4 metri di altezza, avendo una larghezza di soli 1,56 metri e un’altezza pari a 1,8 metri.

I loader Manitou

Manitou è un altro dei grandi marchi internazionali specializzati in bracci telescopici e affini. Che ha giocato le sue ultime novità in casa, al Sima di Parigi, presentando due nuove macchine di grandi capacità, l’MLT 960 e l’MLT 1040. Con un’altezza di lavoro di 9 metri, l’MLT 960 dispone di un carico nominale di 6 tonnellate. Dotata di un motore John Deere Stage IIIB / Interim IV – con una potenza di 141 cv, la MLT 960 è la miglior risposta alle tante applicazioni che richiedono forza di trazione (10 000 daN) e cicli ripetitivi e intensivi. La MLT 960 è capace di sollevare 4 tonnellate di carico fino a 9 metri di altezza.

L’MLT 1040 è la nuova nata della gamma e riprende le caratteristiche della MLT 840, con in più un’altezza di sollevamento di 10 metri. La MLT 1040 risponde ai bisogni di polivalenza in azienda, che si tratti di un’attività cerealicola o di policoltura-allevamento. Particolarmente adatta per applicazioni «paglia», la MLT 1040 può sollevare 2.000 kg (l’equivalente di 3 balle di paglia) a 10 metri di altezza. Manipolazione di balle di paglia o di fieno, stoccaggio in altezza, riempimento piattaforme di paglia in tempo record, guida su strada in modalità automatica, la MLT 1040 è adatta a un uso stagionale intensivo, ma anche a un uso preciso all’interno di un edificio.

Una new entry

Case IH è un marchio noto nel mondo dell’agricoltura. Finora, però, non costruiva telescopici. Con il 2015 colma la lacuna, presentando la sua gamma di Farmlift, che è poi identica a quella dei telescopici New Holland. Sei i modelli (ma in Italia, probabilmente, ne vedremo solo cinque): 525, 632 e 635, 735 e 742 e infine il più performante 935, capace di sollevare 35 q fino a 9 m di altezza. Il motore è, per tutti, un Fpt 4 cilindri da 4,5 litri, che sviluppa 120 o 143 cv di potenza massima con ventola reversibile optional. Da notare soprattutto, la trasmissione: in un settore in cui il 90% dei mezzi è mosso da motori idrostatici, Case IH ha scelto invece una trasmissione meccanica con cambio powershift, 4x3 o 6x3 (a seconda dei modelli). Passando al braccio di sollevamento, troviamo che è alimentato da una pompa con 120 l/min di portata e offre un’altezza massima di alzata fino a 9 m (sul 935). Aspetto interessante è la testa molto allungata, utile ad esempio per riuscire a mettere balle di fieno sulla seconda fila.

Gli “ibridi”

Completiamo il quadro con quattro marchi noti per i trattori, ma che hanno nei loro listini anche sollevatori telescopici.

Partiamo da Claas, che ha da poco rinnovato la linea Scorpion, introducendo l’ultimo modello Scorpion 7050, a metà tra i modelli già esistenti 7044 e 7055, che si distingue per un nuovo sistema di comunicazione trasmissione-motore, che verrà adottato su tutta la gamma. In altre parole Claas ha migliorato la guida Varipower incorporando un sistema di comunicazione CAN-bus fra trasmissione e motore. Ciò assicura una costante, automatica ed efficiente capacità operativa del motore e si traduce in forte risparmio di carburante e minor rumore, pur mantenendo inalterate le prestazioni. Il nuovo 7050 ha una capacità di sollevamento di 4,8 t e un’altezza di 7,0 m.

Macchine assai recenti anche per Deutz-Fahr. L’ultimo arrivato si chiama Agrovector 25.5 e solleva 25 quintali a 5,6 metri di altezza. Si tratta, evidentemente, di un mezzo agile e di dimensioni ridotte. A seguire, in ordine di arrivo sul mercato, abbiamo gli Agrovector 37.6 e 37.7, che si aggiungono ai già precedenti 29.6, 35.7 e 29.6 LP. Il motore è, per tutti, un Deutz da 3,6 litri con potenze da 102 a 123 cv. Per quanto riguarda il cambio, il 25.5 ha una trasmissione idrostatica da 27 km/h, mentre i 37.6 e 37.7 montano un powershift con 4 marce avanti e 3 retromarce (6 + 3 come optional) per una velocità massima di 40 km/h. Questi ultimi hanno un’idraulica potenziata, con pompa load sensing da 150 l/min in luogo dei 102 dei vecchi modelli.

Massey Ferguson ha presentato proprio al Sima il nuovo MF 9305 Xtra, dotato di una capacità di sollevamento pari a 3.000 kg e di un’altezza di sollevamento massima pari a 5,8 m. Può essere usato in molteplici situazioni presso allevamenti e aziende miste: il suo telaio compatto, largo solo 2,1 m e alto 2,1 m su ruote da 20 pollici, e il suo formato con cabina ribassata permettono un facile accesso a edifici tradizionali per le operazioni di alimentazione e pulizia. L’impianto idraulico a centro aperto da 100 l/min, come sui più grandi MF 9306 e MF 9407, è l’ideale per accessori impegnativi come presse per balle o spazzatrici. Lo Smart Handling System (SHS - sistema di gestione avanzato) è una nuova caratteristica che sfrutta il menu del display per impostare il massimo flusso idraulico disponibile.

Concludiamo con New Holland: il suo LM è simile ai Farmlift Case IH. Dunque, motore Fpt da 4.500 cc, trasmissione powershift a sei rapporti con convertitore di coppia e altezza massima di sollevamento da 6 a 9 m. La nuova gamma, che sostituisce i precedenti LM5040, LM5060 e LM5080, è composta da 5 modelli, LM 6.32, LM 6.35 Elite, LM 7.35, LM 7.42 Elite e LM 9.35. Le prestazioni massime si raggiungono con capacità di sollevamento fino a 4.200 kg e altezza di sollevamento di 9,1 m. La gamma è stata interamente progettata e costruita negli stabilimenti New Holland. di Ottavio Repetti

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L’arrivo di Bobcat

 Al Sima 2015 lo stand Bobcat ha costituito la piattaforma di lancio per un telescopico progettato appositamente per applicazioni e impieghi gravosi in ambito agricolo. Punto di forza del nuovo modello TL358+ Agri è la sua estrema versatilità, con tre diverse dimensioni per la massima compattezza laddove necessario e prestazioni sempre ai massimi livelli in ogni situazione.

fotoBox

Azionato da un motore Deutz da 100 cv (o Perkins per i paesi con normative meno rigide), il TL358+ offre una capacità di carico di 3 t fino a un’altezza di 5,8 m in spazi molto angusti e a velocità elevata. L’impianto idraulico è controllato da un unico joystick Bobcat all’interno della cabina collegato a un distributore con sensore di carico, che consente la ripartizione del flusso in base alla scelta dell’operatore e alle esigenze dell’applicazione. Il TL358+ è provvisto di una trasmissione idrostatica completamente automatica che gli permette di raggiungere una velocità massima di 40 km/h. Con un’altezza e una larghezza di soli 2,1 m, il TL358+ è un modello compatto che assicura prestazioni, comfort e visibilità straordinari per una macchina di queste dimensioni.   

Sollevatori telescopici novità e restyling - Ultima modifica: 2015-07-13T12:38:53+02:00 da Il Contoterzista

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