Stanziati 225 milioni per l’innovazione

Un terzo delle risorse andrà alle aziende con sede nei territori alluvionati di Emilia-Romagna, Marche e Toscana

Fra le centinaia di norme contenute nella legge di bilancio (n. 197/2022), i commi da 428 a 431 prevedono lo stanziamento di ben 225 milioni destinati a finanziare l’innovazione nel settore agroalimentare (agricoltura e pesca). Il decreto firmato prima di Ferragosto dai ministri Lollobrigida e Giorgetti stabilisce infatti che per ciascun anno, dal 2023 al 2025, vengano erogati ben 75 milioni di euro; un terzo delle risorse complessive è riservato di diritto alle aree colpite dalle recenti calamità, appositamente delimitate.

I fondi devono finanziare la digitalizzazione nell’uso delle macchine, l’impiego di robot, sensori, piattaforme e infrastrutture 4.0, nonché le soluzioni per il risparmio idrico, la riduzione dell’uso di prodotti chimici e il riutilizzo dei sottoprodotti.

Per le aziende con sede nei territori alluvionati, delimitati dalle delibere del Consiglio dei ministri del 04/05/23, 23/05/23 e 25/05/23 è stato riservato un terzo delle risorse, suddivise in 10 milioni per il 2023, 30 milioni per il 2024 e 35 milioni per il 2025. Tale “rateazione” è davvero discutibile: chi ha perso tutto ha bisogno di ricostituire al più presto il capitale aziendale, e dover aspettare fino al 2025 per veder esaudite le proprie richieste, sorte con la calamità e non con la presentazione della domanda di aiuto, ha il sapore di una presa in giro. La delimitazione delle aree interessate non poteva che essere che quella delle dichiarazioni dello stato di emergenza del maggio scorso, per evitare di disperdere le risorse su una platea ancor più ampia e trasformare i contributi per l’innovazione in una sorta di elemosina.

Espressamente ammesse le imprese agromeccaniche

Il decreto ammette espressamente le imprese agromeccaniche, con pari dignità rispetto alle altre Pmi destinatarie degli incentivi: un risultato positivo che è stato conseguito solo grazie al determinante lavoro sviluppato fin dall’inizio da Cai Agromec, a ogni livello decisionale. I contributi possono essere concessi solo alle aziende che rispettano i seguenti requisiti:

  1. iscrizione al registro delle imprese, da almeno due anni alla data della domanda, “impresa agricola”, “impresa ittica” o “impresa agromeccanica”;
  2. sede operativa sul territorio nazionale;
  3. la richiedente non deve essere qualificata come “impresa in difficoltà”, né aver ricevuto o rimborsato fondi illegali o incompatibili con le norme comunitarie;
  4. l’importo minimo dell’investimento è di 70.000 euro (ridotti a 10.000 per la pesca), quello massimo è di 500.000 euro;
  5. l’impresa deve essere in regola con la disciplina antimafia.

La percentuale di aiuto può arrivare al 75% per gli agricoltori e al 100% per gli agromeccanici, per acquisti fino a 100.000 euro; all’aumentare dell’importo la percentuale diminuisce scendendo, fra 300.000 e 500.000 euro, rispettivamente al 45% ed al 70%. Ai contributi percepiti dagli agromeccanici si applicano, come per il Pnrr, i limiti del Regolamento “de minimis”: il totale degli aiuti Stato ricevuti nel triennio non può superare i 200.000 euro; l’aiuto è cumulabile con altri contributi, secondo il Regolamento Gber. Il vincolo per le imprese delle zone alluvionate sembra quanto meno improprio, perché sopprime l’intento risarcitorio stabilito dal “decreto Alluvione”: al massimo si riduce a una privativa per le aziende danneggiate, ma sempre a condizione che investano.

Possono essere ammessi ai contributi tutti i tipi di macchine agricole operatrici, comprese le attrezzature portate o semi portate, previsti dai crediti d’imposta 4.0, ma con requisiti tecnici molto più semplici, essendo richiesto il possesso di almeno una delle seguenti caratteristiche:

- presenza o compatibilità con il sistema ISOBUS o equivalente;

- interconnessione “leggera”, come controllo remoto per diagnosi, manutenzione o monitoraggio delle condizioni di lavoro;

- guida automatica o semi automatica;

- soluzioni proprietarie per rateo variabile, controllo sezioni barra e guida parallela;

gestione intelligente dell’irrigazione, programmabile in base ai dati rilevati.

I mezzi ad emissioni zero, che inizialmente avrebbero dovuto essere il principale obiettivo del PNRR ma che poi si sono rivelati difficilmente reperibili, sono ovviamente agevolabili, così come le macchine per la zootecnia, purché in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:

- interconnessione “leggera”, capace cioè di inviare dati per il controllo remoto, per la diagnosi, la manutenzione o il monitoraggio delle condizioni di lavoro;

- sistema di monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo mediante opportuni set di sensori.

Per i trattori, identificati come macchine agricole soggette alla Mother Regulation, vale la stessa semplificazione rispetto alla “4.0”, con l’obbligo di avere almeno una delle caratteristiche sottoindicate:

- presenza di sistema Isobus o equivalente, capace di garantire l’interoperabilità con le attrezzature portate (il trattore deve “dialogare” con la macchina);

- guida automatica o semi automatica assistita da Gps;

- sistema di monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo mediante opportuni set di sensori (la definizione è stata ripresa dalla normativa 4.0).

Gestione fondi affidata a Ismea

A differenza del Pnrr, la cui attuazione è delegata alle regioni e province autonome, questi fondi saranno gestiti dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea), attraverso la creazione di un apposito sportello telematico. L’istituto esamina le domande, accertando l’esistenza dei requisiti attraverso gli archivi della pubblica amministrazione, delle camere di commercio e degli ordini professionali. Se tutto va bene l’istruttoria si conclude nei successivi 30 giorni, il che lascia presumere un esito rapido delle domande e dei pagamenti; l’investimento può essere fatto dopo la conclusione della fase di presentazione della domanda. Il pagamento del contributo avviene in unica soluzione sul conto corrente intestato al beneficiario oppure, su istanza di questo, può essere liquidato da Ismea direttamente al fornitore.

I beni acquisiti devono restare nella disponibilità del beneficiario per almeno 5 anni, che deve mantenere in essere l’attività, nella medesima sede operativa, per lo stesso periodo di tempo. Ismea esegue direttamente i controlli, anche con ispezioni in azienda: in caso di sospette irregolarità l’istituto comunica al beneficiario l’avvio del procedimento e questo deve rispondere entro 30 giorni. Se le irregolarità non vengono sanate, si dà luogo al recupero forzato, che comprende il contributo non dovuto, gli interessi (Tus maggiorato di 5 punti), più gli oneri accessori nella misura del 10% dell’agevolazione indebitamente percepita.

Cai Agromec ha accolto con soddisfazione l’emanazione di questo decreto. «Siamo molto felici per il varo del provvedimento e speriamo che i fondi si rendano disponibili in tempi brevi – ha commentato il presidente Gianni Dalla Bernardina – perché in questo periodo, fra inflazione e alti tassi d’interesse alti investire non è così facile come sembra». «I contributi destinati alle aziende colpite dai recenti eventi calamitosi è una boccata d’ossigeno per gli associati delle regioni interessate che da mesi attendevano un segnale concreto dal governo – ha sottolineato il vicepresidente e direttore di Unima Ferrara Michele Pedriali –; con questo aiuto sarà possibile acquistare i mezzi necessari per continuare a offrire agli agricoltori servizi di qualità».

Stanziati 225 milioni per l’innovazione - Ultima modifica: 2023-09-15T12:37:09+02:00 da Roberta Ponci

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