Impianti che prevedono investimenti dai 3 ai 7,5 milioni di euro non possono essere presi sotto gamba dagli agricoltori che sempre più numerosi, credono nelle bioenergie. Parliamo di biogas, «un’opportunità reale di integrazione al reddito che deve essere colta al volo dagli agricoltori ».
Ad affermarlo è uno di loro, Stefano Anti Arrigoni, un imprenditore veronese che ha costruito un impianto da 1 MW, intervenuto al convegno sul biogas organizzato dall’ordine provinciale dei dottori Agronomi e forestali di Bologna, ad Eima Energy 2010. Un’opportunità confermata anche da Emanuele Canessi, agricoltore del rodigino, che, vista «la redditività reale fornita da questi digestori» ha un solo rimpianto: «di averne costruito uno troppo “piccolo” (500 kW)». Agricoltori soddisfatti dunque, anche se gli inizi non sono stati facili: se Anti Arrigoni ha aspettato 5 mesi l’autorizzazione regionale, per Canessi i mesi di attesa sono stati addirittura 16 e, prima dell’allacciamento dell’Enel, ha dovuto lasciare fermo l’impianto altri 3 mesi. E questi sono solo due dei tanti casi presentati alla platea di agricoltori e tecnici intervenuti.
Forse andrà meglio d’ora in poi grazie alle linee guida nazionali, in vigore dal 3 ottobre, e alla legge 129/2010. «Se le linee guida – ha riferito Alessandro Ragazzoni della facoltà di Agraria di Bologna semplificano in maniera significativa i procedimenti attuativi, la legge 129/2010 modifica la definizione di sottoprodotti da scarti organici rendendo determinante la destinazione “certa” del materiale di risulta del processo produttivo.
Se c’è accordo tra le parti per l’impiego dello scarto, questo sarà sottoprodotto».
Redditività spinta senza dubbio dagli incentivi alla produzione di energia da rinnovabili (Fer) destinati a crescere ancora nei prossimi anni: «in base alle stime dell’Autorità per l’energia l’incentivazione dell’energia elettrica da Fer passerà, da meno di 3 miliardi di € nel 2009 a 7 nel 2020, anche se di questi circa la metà andranno al fotovoltaico» ha detto Marco Caliceti (Beta ). Anche se l’attuale sistema incentivante verrà modificato nel 2012 e, dalle anticipazioni circolate, fa sapere Rocco Zanetti (Bioelettra) sembra che «si arriverà a remunerare con 18-22 €cent l’energia elettrica prodotta, ai quali saranno aggiunti 8-10 €cent per l’energia termica e 2-4 €cent per il sequestro del carbonio. La sfida vera è se nel 2012 verrà premiato chi contribuirà a risolvere un problema grave come quello dell’emissione di CO2, o invece, sarà mantenuto ancora un conto energia fisso».
Gli impianti a biogas, però, non rendono tutti allo stesso modo, complice la tecnologia impiegata e l’attenzione prestata a questi veri e propri “allevamenti di batteri”.
«La produzione del biogas – secondo l’agronomo Walther Simonini dipende dalla biochimica del processo, perché per produrre molto, bisogna digerire molto la materia prima. Indispensabili, oltre a pH e temperatura ottimali, miscelazione costante e triturazione per aumentare la superficie d’attacco dei batteri».
Fondamentali per questo, ha aggiunto l’agronomo Alberto Bertini «la separazione in due fermentatori, idrolisi e digestore primario, la prima con pH acido, la seconda in ambiente neutro e il ricircolo della massa microbica al termine del processo in modo da mantenere alta la concentrazione batterica».
Gli approfondimenti sul numero di "Bioenergie e agricoltura"
allegato a Terra e Vita n. 49/2010