Un protocollo per rilanciare la maiscoltura

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l gruppo di lavoro del progetto Mais in Italy, di cui fanno parte Agricola Sant’Ilario, Syngenta, Cifo, Plastic Puglia e Università di Padova.
Risultati positivi dal progetto “Mais in Italy”, giunto al suo secondo anno di vita

Il progetto “Mais in Italy” nasce dalla volontà di Syngenta, Cifo e Plastic Puglia di collaborare alla messa a punto di un modello colturale virtuoso in grado di rivitalizzare la produzione maidicola italiana. L’incontro con la vivace realtà dell’azienda Agricola Sant’Ilario di Mira (Ve), da sempre impegnata in percorsi agronomici innovativi, ha quindi permesso di formare un team, guidato nelle operazioni in campo da Ivan Furlanetto, agronomo dell’azienda ospitante, all’interno del quale la condivisione di competenze e professionalità ha consentito la definizione di un solido protocollo, frutto ormai di due anni di sperimentazioni in campo, perfettamente adattabile sia alle necessità dei produttori di biogas che a quelli di trinciato per l’alimentazione bovina o di granella, e in grado di tracciare la strada per una produzione intensiva, ma al contempo sostenibile sia dal punto di vista socio-ambientale sia economico.

Dettagliato, ma flessibile
Sebbene si tratti di un protocollo articolato in 12 punti, «questo fatto non deve spaventare – spiegano Ivan Furlanetto e Francesco Scrano, head marketing di Syngenta –. Ciascun maiscoltore, infatti, una volta definiti i propri obiettivi produttivi e la destinazione finale del prodotto coltivato, ha la possibilità di costruire il proprio percorso agronomico su misura, a seconda della specifica realtà aziendale, seguendo in maniera differenziata i vari punti del protocollo Mais in Italy, che funge pertanto da modello virtuoso nel quale sono racchiuse tutte le migliori tecniche colturali in grado di eliminare la componente legata al caso».

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La superficie del campo prova è stata suddivisa in tre diverse zone omogenee, ciascuna delle quali interessata da una differente dose di seme, crescente all’aumentare della fertilità del suolo.

Una ricetta accessibile a chiunque, la cui validità era stata certificata già a seguito del primo anno di prove. Raggiunto e superato, infatti, l’obiettivo prefissato alla partenza del progetto nel 2017, ovvero riuscire ad aumentare la produttività del mais trinciato destinato agli impianti di biogas, realizzando di conseguenza una resa in metano superiore del 25% rispetto alla media di zona (pari a 4.300-4.400 m3/ha), il team di lavoro si è posto come traguardo per il secondo anno l’ulteriore incremento di resa metanigena del mais trinciato, alzando l’asticella fino a 6.500 m3/ha di CH4 prodotto (+33% rispetto alla media di zona e +3% rispetto al 2017).

La definizione di un così ambizioso risultato ha quindi richiesto il perfezionamento del protocollo testato attraverso l’introduzione di soluzioni agronomiche di precision farming, con la collaborazione del dipartimento TeSAF dell’Università di Padova.

La “ricetta”
Il punto di partenza di qualsiasi coltivazione è racchiuso nel terreno ed è da qui che prende avvio il protocollo Mais in Italy. Un’analisi approfondita delle proprietà chimico-fisiche del terreno comporta, infatti, benefici in grado di compensare l’investimento sostenuto, avendo peraltro una valenza pluriennale, ed è per queste ragioni che nei due appezzamenti sperimentali nei quali sono state realizzate le prove del progetto (campi 26 e 29), di circa 10 ha ciascuno, si sono indagate le proprietà del suolo realizzando una mappa della conducibilità elettrica per mezzo di un sensore geoelettrico a induzione elettromagnetica (modello TSM Top Soil Mapper). A ciò ha fatto seguito un campionamento selettivo, che ha permesso di integrare le informazioni ottenute dall’interpretazione delle mappe di conducibilità con i dati provenienti dalle analisi di laboratorio effettuate da Cifo.

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Grazie alla trincia impiegata durante le operazioni di raccolta, dotata di sensore Nir, oltre alla mappa di produzione è stato possibile collezionare ogni 5 secondi e in maniera puntuale su tutta la superficie i parametri qualitativi del prodotto raccolto.

Le indicazioni ricavate non solo hanno guidato la concimazione di fondo correttiva, resasi necessaria solo nella parcella testimone, ma hanno anche evidenziato la presenza di zone a diversa fertilità, elemento che ha quindi suggerito di ricorrere a una semina a dose variabile. In questo modo la disomogeneità di campo è stata trasformata in una risorsa attraverso la quale poter valorizzare al meglio le potenzialità del materiale genetico utilizzato, in questo caso l’ibrido Syngenta Hydro (classe Fao 600), caratterizzato dalla capacità di sfruttare al meglio la risorsa idrica e di produrre granella ricca di amido. Basandosi quindi sulla mappa di prescrizione elaborata a partire da quella di conducibilità del terreno e dalle informazioni derivanti dalle analisi di laboratorio, la superficie del campo prova (campo 26) è stata suddivisa in tre diverse zone omogenee, ciascuna delle quali interessata da una differente dose di seme, crescente all’aumentare della fertilità del suolo. In particolare sono stati deposti 7,5 semi/m2 laddove il terreno si presentava più povero, 8,5 semi/m2 nelle aree mediamente fertili e 10 semi/m2 nelle zone a maggior fertilità. Nell’appezzamento testimone (campo 29), invece, l’intera superficie è stata seminata omogeneamente ad una densità di 9 semi/m2.

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La preparazione del letto di semina è avvenuta eseguendo dapprima una ripuntatura, seguita da una minima lavorazione superficiale con erpice a dischi. Questa scelta è stata dettata dalla volontà di rendere il più possibile sostenibile la fase di lavorazione del terreno, sia dal punto di vista ambientale che economico. Il concetto di agricoltura di precisione è stato successivamente declinato anche in ambito di nutrizione della coltura, attraverso la diversa modulazione degli apporti nutrizionali in relazione alla densità di semina. Avendo infatti la possibilità di dividere il campo prova tra la superficie maggiormente fertile, con una densità colturale media superiore a quella dell’appezzamento testimone, e quella a fertilità minore, presentante densità mediamente inferiore a 9 piante/m2, sono state realizzate due sotto-parcelle (26a e 26b) nelle quali l’apporto minerale è stato somministrato in maniera differenziata impiegando concimi e biostimolanti specifici forniti da Cifo. A tale scopo sono state posizionate e interrate ad una profondità di 3-5 cm le ali gocciolanti modello “AquaTape” di Plastic Puglia, con gocciolatore a labirinto continuo, per mezzo delle quali è stato possibile realizzare in maniera ottimale la tecnica di fertirrigazione. Quest’ultima, in particolare, consente di fornire i nutrienti di cui la coltura necessita in maniera frazionata e più costante durante tutto il ciclo colturale.
Per quanto riguarda la protezione della coltura dalle avversità biotiche, il trattamento anti piralide, a base di Chlorantraniliprole e Lambda-cialotrina, è stato effettuato seguendo l’andamento del ciclo biologico del parassita per mezzo del modello previsionale di Syngenta, mentre per il controllo dei patogeni fungini si è fatto ricorso a una miscela contenente due principi attivi, Propiconazolo e Azoxystrobin, appartenenti rispettivamente alle famiglie dei triazoli e delle strobilurine. Queste ultime, in particolare, oltre a svolgere un’azione fungicida, sono anche in grado di contribuire al sostegno della fisiologia della coltura, aumentandone la resistenza agli stress ambientali e di conseguenza il vigore e la produttività.


L’impegno a sviluppare un modello produttivo intensivo, ma sostenibile, ha portato inoltre, nell’ambito del progetto Operation Pollinator che Syngenta sostiene ormai da anni, a realizzare delle fasce di rispetto lungo i bordi degli appezzamenti, seminate con un mix di leguminose e altre essenze mellifere, con l’obiettivo di aumentare la biodiversità dell’agroecosistema favorendone il ripopolamento da parte di pronubi e piccoli mammiferi.
Per la scelta del momento più opportuno in cui effettuare la trinciatura il team di lavoro si è avvalso, infine, della piattaforma “Farmshots”, di proprietà Syngenta, la quale elabora e fornisce foto provenienti dal satellite Landsat 8. Quest’ultimo restituisce immagini dalle quali è possibile ricavare informazioni relative a una stessa area ogni 16 giorni. Il ricorso a sensori prossimali o satellitari consente pertanto di monitorare costantemente le condizioni della propria coltura, garantendo informazioni preziose per il supporto alle decisioni.

I risultati del 2018
Grazie alla trincia impiegata durante le operazioni di raccolta, dotata di sensore Nir, oltre alla mappa di produzione è stato possibile collezionare ogni 5 secondi e in maniera puntuale su tutta la superficie i parametri qualitativi del prodotto raccolto. Dai dati ottenuti è quindi emerso che nel campo prova il protocollo applicato ha consentito di esaltare l’efficienza di produzione di amido da parte della coltura: l’analisi della moda (quindi dei valori più ricorrenti di amido, espresso in percentuale sulla sostanza secca, rilevati punto per punto alla raccolta) ha evidenziato una maggior frequenza dei valori più alti, accompagnata dal restringimento del campo di variazione (ovvero la differenza tra il valore massimo e il minimo) e dalla tendenza della media allo spostamento verso contenuti in amido più elevati. Questo miglioramento qualitativo rappresenta un risultato significativo non solo per la produzione di biogas, come evidenziato dall’incremento della resa in metano di oltre il 60% rispetto al testimone per la parcella 26a e del 100% per la parcella 26b (quindi superando abbondantemente l’obiettivo prefissato, ovvero 6.500 m3/ha di metano), ma anche per chi produce trinciato destinato all’alimentazione bovina.
Tutto ciò, inoltre, si traduce evidentemente anche in un aumento della produzione lorda vendibile tale per cui, nonostante gli alti costi delle tecniche colturali, il profitto conseguito compensa gli investimenti. Infatti, il ritorno economico è stato circa il doppio rispetto al testimone nella parcella 26a e del 152% più alto nel caso della parcella 26b. In conclusione, come affermato da Furlanetto, «genetica, protezione, fertirrigazione e precision farming sono una ricetta potente, che può portare a risultati eccellenti quando gestita grazie al supporto degli specialisti in agricoltura».

Un protocollo per rilanciare la maiscoltura - Ultima modifica: 2018-12-06T09:09:05+01:00 da Lucia Berti

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