Mais in Italy, un progetto che esalta anche le rese in biogas

Il team del protocollo “Mais in Italy, energia dal trinciato”. Da sinistra: Francesco Scrano (Syngenta), Mirko D’Angelo (Cifo), Ivan Furlanetto (Agricola Sant’Ilario), Enzo Barbujani (Cifo), Massimo Andreotti (Cifo) e, in basso, Emanuele Zanetti (Syngenta).
L’esperienza in un’annata difficile del protocollo messo a punto da Syngenta mette in evidenza l’importanza delle scelte agronomiche e dell’adozione di tecnologie digitali anche per le bioenergie

Dai record produttivi al dimezzamento delle superfici coltivate, fino alla sempre più forte dipendenza dalle importazioni. E il tutto in meno di vent’anni. Il mais italiano, il motore che fa girare una larga fetta delle filiere Dop del Belpaese, è “sull’orlo di una crisi di nervi”. Per reagire a questa frustrante situazione Syngenta si è rimboccata le maniche per dimostrare che le aziende maidicole possono continuare a essere competitive anche nel nostro Paese, producendo in modo intensivo e sostenibile.

“Mais in Italy” è il brand che riassume questo sforzo. «Un protocollo di produzione – testimonia Francesco Scrano, Head of Marketing di Syngenta Italia – in continuo miglioramento, che fa affidamento sulle migliori risorse genetiche e su soluzioni agronomiche di ultima generazione, modulabile in base agli andamenti climatici delle diverse annate e ai diversi obiettivi aziendali». Applicato con successo da sei anni nella filiera food e poi in quella del mais per utilizzo zootecnico, da tre anni il protocollo è stato sviluppato anche per gli utilizzi bioenergetici. I risultati ottenuti nel 2019 sono stati di recente illustrati presso l’Agricola Sant’Ilario a Mira (Ve), un’azienda con un’esperienza consolidata nella produzione di trinciato da biogas.

Meglio dello standard aziendale

Mappa di prescrizione per la semina

La cessione in rete di energia elettrica da biogas è oggi, paradossalmente, l’utilizzo che valorizza maggiormente il mais italiano, assicurando alle aziende specializzate la migliore performance in termini di produzione lorda vendibile. «Occorre però – puntualizza Ivan Furlanetto, direttore tecnico di questa importante realtà produttiva – sapere applicare il massimo grado possibile di innovazione tecnologica». Una strada che Furlanetto pratica con costanza presso l’Agricola Sant’Ilario, con il ricorso ad esempio a soluzioni di agricoltura di precisione che mirano ad assicurare il vantaggio di competitivo di poter bilanciare investimenti e costi attraverso il costante monitoraggio delle performance e dei fabbisogni della coltura. Uno standard tecnico aziendale decisamente “alto” ma che quest’anno è stato abbondantemente superato dalle performance ottenute con il protocollo Mais in Italy. Il tutto nonostante l’andamento climatico particolarmente penalizzante, con la siccità a marzo, le elevate piogge di maggio e le temperature caldissime a giugno, luglio e agosto.

«Le difficoltà meteorologiche – ricorda Scrano – registrate quest’anno, in particolare per la perdurante piovosità registrata in maggio, facevano temere effetti negativi sulle performance produttive, invece i riscontri dopo le trinciature hanno registrato livelli produttivi alti, in linea con quelli ottenuti lo scorso anno (tab. 1)». «L’annata difficile – continua Scrano – ha però amplificato le differenze tra il protocollo Mais in Italy, che ha consentito raccolti fino a 630 q/ha tal quale, e lo standard aziendale, 520 q/ha».

Un differenziale pari circa al 20%, ancora più vistoso se riferito in termini di metri cubi di metano prodotti per ettaro (8.570 contro 5.212, +60% circa), come è possibile?

Semina a rateo variabile

Sono 12 gli step che compongono il percorso agronomico del protocollo Mais in Italy (vedi riquadro). Le novità rispetto all’anno precedente riguardano in modo particolare la nutrizione di copertura in fertirrigazione, con apporti nutrizionali modulati in base alla densità di semina. Una scelta che ha consentito di ridurre a circa 200 le unità di azoto distribuite rispetto alle 280 pianificate, anche per le limitazioni imposte dall’andamento climatico. E soprattutto l’applicazione di semine di precisione, tramite mappe di prescrizione per variare la densità di semina in base alla vigoria attesa nelle diverse zone degli appezzamenti.

Il contributo di Farmshots

«Mais in Italy – riconosce Scrano – è un percorso produttivo che fa ampio ricorso alle soluzioni di digital farming. Rispetto all’anno precedente, nel 2019 abbiamo puntato ad un ricorso più scrupoloso di Farmshots, la piattaforma digitale di Syngenta».

Il ricorso a questo sistema di supporto delle decisioni ha anche consentito di individuare il 28 agosto la finestra più efficace per la raccolta del mais in maturazione cerosa, effettuata con trincia equipaggiata con Nir (sensore all’infrarosso in grado di rilevare in tempo reale alcuni dati qualitativi del mais raccolto). Un’epoca di raccolta che in realtà è risultata ottimale per l’ibrido SY Hydro, mentre è risultata troppo anticipata e quindi penalizzante per il secondo ibrido in prova, SY Gladius. «L’esperienza di quest’anno – conclude Scrano – ha aggiunto alcuni importanti tasselli per migliorare ancora di più il protocollo Mais in Italy».

Tre le cose che l’annata 2019 presso l’Agricola S.Ilario ha infatti messo in evidenza:

- la semina a densità variabile è efficace nel livellare verso l’alto le performance produttive anche in un’annata caratterizzata da vistosi problemi meteo;

- la rivisitazione intelligente della nutrizione non pregiudica le rese, bensì è in grado di salvaguardare il profitto esaltando le caratteristiche qualitative, facendo schizzare verso l’alto le rese in metano;

- i diversi ibridi si comportano in maniera differente nelle diverse condizioni climatiche, il rispetto del loro potenziale genetico consente di aumentare, oltre alle rese, anche il loro output energetico.

Indicazioni preziose che potranno essere vantaggiosamente applicate nelle oltre venti aziende, in rapida crescita, che oggi fanno ricorso al protocollo Mais in Italy.


I partner del progetto

Mais in Italy è un progetto condiviso da una squadra di protagonisti composta da: Cifo, leader nella produzione e commercializzazione di prodotti per la nutrizione delle colture che ha curato i dettagli delle concimazioni di fondo e, novità inserita nel protocollo da quest’anno, la nutrizione in fertirrigazione collaborando con Plastic Puglia, leader nella produzione di sistemi per l’irrigazione a goccia; Syngenta, leader nella ricerca, produzione e commercializzazione di agrofarmaci e sementi che assume il ruolo di coordinatore di Mais in Italy. Il protocollo viene migliorato ogni anno grazie a “prove” agronomiche che impegnano superfici non inferiori ai 20 ettari allestite presso tre partner di riferimento:

- l’azienda Folli di Mario Vigo, nel milanese, dal 2014 punto di riferimento per lo sviluppo di protocolli ad alta qualità e sostenibilità nella produzione di mais destinato al consumo umano;

- l’azienda Maccarese, a nord di Roma, riferimento per la filiera feed, con il mais da pastone e trinciato utilizzato per l’alimentazione di bovine da latte;

- l’Agricola Sant’Ilario di Mira (Ve), punto di riferimento per il mais da bioenergia.

Il protocollo 2019

  1. Definizione dell’appezzamento;
  2. Sostegno alla biodiversità (con l’applicazione delle strisce fiorite di Operation Pollinator);
  3. Mappatura delle caratteristiche chimico-fisiche;
  4. Preparazione del terreno;
  5. Concimazione di fondo;
  6. Scelta degli ibridi, mappe di prescrizione per la densità di semina (novità), protezione da insetti terricoli, nutrizione e difesa dalle malerbe;
  7. Posizionamento delle ali gocciolanti;
  8. Nutrizione in fertirrigazione (novità);
  9. Protezione fungicida e supporto crop enhancement;
  10. Protezione dalla piralide;
  11. Sistema di supporto alle decisioni agronomiche (Piattaforma FarmShots);
  12. Raccolta ed analisi del trinciato e misurazione del potere metanigero.
Mais in Italy, un progetto che esalta anche le rese in biogas - Ultima modifica: 2020-01-13T07:07:25+01:00 da Lorenzo Tosi

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