Sulla scia dell’assemblea Fimav organizzata presso la Storti a maggio 2017, anche a Fieragricola è stato approfondito il tema della possibilità per le imprese agromeccaniche di fornire i propri servizi alle aziende zootecniche anche in Italia.
«Tecnologia e innovazione sono gli aspetti principali cui puntiamo con Fieragricola – ha riferito Luciano Rizzi, area manager di VeronaFiere – e Storti, azienda con cui collaboriamo da anni, ha l’innovazione nel suo Dna». L’obiettivo del convegno è stato quello di iniziare a insinuare nel mondo del contoterzismo la possibilità di rivolgersi molto di più all’allevamento. «In altri paesi si utilizza molto il carro miscelatore nel contoterzismo per l’allevamento e l’alimentazione bovina, mentre in Italia solo adesso comincia a essere nei pensieri di qualcuno – ha spiegato Francesca Storti, presidente e amministratore delegato dell’azienda veronese –. L’interesse sta crescendo, perciò abbiamo deciso di intraprendere un progetto pilota mettendo a disposizione una nostra macchina a un contoterzista e coinvolgendo una decina di allevatori dell’area veronese». «Noi viviamo un’agricoltura che richiede sempre più professionalità – ha aggiunto Sandro Liberatori, direttore di Enama – che a mio avviso può essere garantita da un solo soggetto, soprattutto nelle aziende di dimensioni medio-piccole, che è l’agromeccanico. Bisogna cominciare ad affidare le operazioni a un soggetto esterno che abbia professionalità, peraltro a un costo certo, e che va oltre la mera lavorazione, perché entra anche nel merito delle scelte aziendali».
L’esempio dell’Olanda
Il paese preso come esempio di realtà dove il contoterzismo è già inserito a pieno titolo nei servizi agli allevatori è stato l’Olanda. E i numeri sono stati riportati da Enrico Storti, project manager di Storti. «In Olanda operano 40 terzisti dedicati all’alimentazione di vacche e capre, 20 dei quali lavorano con un semovente Storti Dobermann di alta gamma. Tra questi ci sono i fratelli Van Der Broek, secondo i quali l’alimentazione è un lavoro che gli allevatori effettuano direttamente e che non cedono facilmente a terzi, ma è anche un lavoro che richiede molto tempo e deve essere svolto velocemente. Inoltre, l’allevatore deve scontrarsi con costi di acquisto dei macchinari, prezzi del gasolio e costi di manutenzione e di manodopera alti. Per questo il terzismo può rappresentare un’alternativa. I fratelli Van Der Broek hanno iniziato la loro attività nel 2008, facendo 30 km al giorno per 5 clienti e un totale di 400 vacche. Oggi hanno 20 clienti, per 2.600 vacche e 1.040 giovenche, e percorrono 135 km al giorno. A fronte di un costo medio per il contoterzista di 32mila euro/anno, i ricavi medi, lavorando 4.197 ore/anno ovvero circa 2,5 stalle/ora, sono di 38,00 euro/stalla/giorno, pari a 1.092,00 euro/giorno, ossia indicativamente 95,00 euro/ora e quindi 400.000 euro/anno per ogni macchina». «I costi operativi della macchina sono di 33 euro/ora – ha aggiunto Matteo Borsaro, product manager di Storti sui carri miscelatori, presentando la serie Dobermann HS – formati da 15 euro/h di costi operativi (gasolio, manutenzioni ordinarie) + 18 euro di ammortamento (3 anni)». Dunque, sembrano esserci gli estremi per un business interessante per i contoterzisti.
Ma quali sono i vantaggi per l’allevatore secondo i fratelli Van Der Broek? «Innanzitutto dispongono di più tempo per aumentare ulteriormente l’efficienza dell’azienda, riducendo i costi degli alimenti e i costi veterinari. Poi hanno più tempo da dedicare alle vacche e alla famiglia, l’alimentazione è più accurata e tutti i capi mangiano lo stesso prodotto e in maniera costante, sempre alla stessa ora del giorno. Per non parlare dei vantaggi in termini di costi d’ammortamento del carro miscelatore trainato/semovente, del trattore e del caricatore, costi di manutenzione e riparazione annuali, manodopera ecc.
Gli ostacoli allo sviluppo
E allora perché in Italia non è ancora decollato? A parte l’individualismo che spesso porta a volere una macchina di proprietà, gli allevatori avanzano motivazioni di ordine sanitario per un miscelatore che va in più aziende e poi caratteristiche strutturali delle stalle molto diverse le une dalle altre, oltre alle “gelosie” nei confronti delle proprie razioni alimentari. Ma forse il grande scoglio nasce dall’ordine in cui gli allevatori vengono serviti, cioè chi è il primo e chi l’ultimo della giornata.
In rappresentanza degli allevatori è intervenuto Claudio Destro, vicepresidente Aia (Associazione italiana allevatori), che ha spiegato i vantaggi della zootecnia di precisione. «Mentre l’agricoltura di precisione presenta dei limiti nelle dimensioni aziendali e nei grossi investimenti iniziali, in zootecnia queste tecnologie sono di più facile applicazione. E oggi è ormai indispensabile ricorrere alle analisi Nir per determinare la giusta razione, conoscere la temperatura e i tempi di ruminazione degli animali, oltre a quello dedicato alla mangiatoia, ai fini di un maggior benessere, sapere se un animale è malato o no... tutte attività che vanno nella direzione del miglioramento dello stato di salute degli animali e dell’aumento della sicurezza alimentare, sempre più richiesta dal consumatore».
«Come anticipato da Francesca Storti – ha concluso il presidente Cai Gianni Dalla Bernardina – nelle prossime settimane partiremo con un progetto pilota della durata di sei mesi che coinvolgerà in provincia di Verona dieci stalle per oltre 10mila bovini da carne e alcuni contoterzisti, per avviare un servizio di distribuzione della razione alimentare gestito da imprenditori agromeccanici. Con una crescita che ha avvicinato il comparto dei servizi per l’agricoltura ai 5 miliardi di euro, il contoterzismo guarda oltre ed esplora nuove opportunità di reddito, coniugando la sostenibilità a un aspetto spesso trascurato, che è il benessere dell’allevatore. Oggi, infatti, bisogna sempre più considerare e fare entrare nel nostro dna il concetto di responsabilità sociale d’impresa, ovvero quanto facciamo nella nostra impresa per produrre meglio».
Insilamento ad alta densità
Al termine del convegno è stata presentata un’insilatrice ad alta densità della norvegese Orkel, distribuita in Italia dalla Barale e Olivero srl in collaborazione con Storti, disponibile in vari modelli, di diverse dimensioni, che si basa sul concetto appunto di insilamento ad alta densità del ballone, che consente di escludere la presenza di ossigeno in eccesso e ottimizzare la fermentazione (quindi non calano i valori del foraggio) e i valori nutrizionali (con conseguenti ottime performance produttive basate sul benessere animale), il tutto per un miglioramento generale del profitto aziendale (minor mortalità, meno malattie, più produzione e più tempo libero).
In Italia qualche contoterzista lo sta usando e ha consentito ad alcuni clienti addirittura di eliminare le trincee. In fiera era esposto il modello Dens-X, sviluppato nel 2015, che offre la massima capacità in termini di balle/ora e densità balle (t/m3). Ha un bunker di volume di 25 m3 brevettato che permette di ricevere grandi carichi dal rimorchio (fino a 40-50 m3) ed è dotato di sistema di tracciabilità basato su tecnologia Nir, che rileva diversi parametri: peso della balla, % sostanza secca (o umidità), amido, proteine crude, Adf, Ndf, ceneri, grasso crudo, contenuto energetico.