Nel Salento con il contoterzista esperto in pellettizzazione

Fernando Sicuro con il figlio Roberto
Fernando Sicuro nel Leccese ha avviato questa attività nove anni fa. E oggi la strage di oliveti a causa della Xylella le ha dato ulteriore linfa

Qualche mese fa abbiamo raccontato la vicenda aziendale di Carmine Sicuro, contoterzista del Leccese cui la Xylella sta togliendo la principale attività. Ma che, lungi dallo stare a lamentarsi, prova a reagire. Da una parte impegnandosi maggiormente sulla cerealicoltura, dall’altra, dando vita a un nuovo servizio: la cippatura delle ramaglie di olivo. E, in prospettiva, dei tronchi disseccati e che saranno presto eradicati.

Le ramaglie di potatura sono state il primo materiale recuperato grazie all’impianto di pellettizzazione

Oggi prendiamo in esame il secondo step di quel progetto. Che non riguarda Carmine, ma il fratello Fernando. Il quale, da ormai nove anni, ha aperto un’attività di pellettizzazione per recuperare le potature di olivo. Sia le proprie sia quelle dei clienti che intendono conferirgliele.

L’enorme quantità di ulivi disseccati spinge i Sicuro a potenziare l’impianto

Un servizio ormai ben avviato e che ora Sicuro vuol ampliare, in vista dell’enorme disponibilità di legname secco dovuto alla Xylella.

Un ciclo completo

«Abbiamo aperto l’impianto per la realizzazione del pellet nel 2011 e fu, allora, il primo di tutta la Puglia», ci spiega Fernando Sicuro.

Impianto di pellettizzazione della famiglia Sicuro

«Prima – continua – le ramaglie rappresentavano per noi un costo: dovevamo smaltirle o bruciarle in campo, come fanno tanti, creando però un danno ambientale. Da questa constatazione nacque l’idea di trovare un utilizzo alternativo. Ci informammo un po’ e scoprimmo la pellettizzazione. Facemmo alcune prove, inviando legno di olivo al nord, in quanto dalle nostre parti non c’era nessun esempio di questo tipo. Avemmo così conferma che ha un ottimo potere calorico e presenta un solo inconveniente: una produzione di ceneri un po’ più alta rispetto a essenze come abete e pino. L’eccellente resa calorica era comunque tale da giustificare l’investimento. Fu così che acquistammo le macchine e iniziammo a lavorare».

Utilizzando, spiega Fernando, dapprima le potature aziendali e successivamente quelle dei vicini.

La griglia che produce materialmente il pellet

Come è facile immaginare, Fernando lavora in sinergia con il fratello Carmine: quest’ultimo – lo si ricorderà dall’articolo che gli abbiamo dedicato – dispone di una cippatrice professionale con cui tritura ramaglie ma anche tronchi malati di Xylella. Ovviamente il prodotto arriva a casa del fratello. «Lo stocchiamo nel piazzale, suddividendolo tra ramaglie e legno massiccio, e pian piano lo trasformiamo in pellet. Per farlo, lo maciniamo nuovamente e poi lo scarichiamo in un silo, da cui la pellettatrice pesca, tramite coclea, il materiale da ricomporre», ci spiega Roberto, figlio di Fernando e attivo nell’azienda di famiglia. Il processo prevede la macinatura fine e successivamente la compressione della segatura, tramite una pressa con vaglio forato.

Il pellet in uscita al termine della lavorazione

«Da qui, dopo un processo di semplice compressione, esce il pellet già formato, che finisce da ultimo nell’insaccatrice». I sacchetti, marchiati con il brand di Fiamma del Salento, sono stoccati su bancali, pronti per la vendita.

Silo per la conservazione del materiale già triturato e in attesa di compressione

«I clienti sono quasi tutti della zona e ritirano il prodotto direttamente presso la sede aziendale. Questo, almeno, per la gran parte della produzione. Abbiamo avuto richieste anche da alcuni rivenditori, ma vista la produzione attuale non ci sembra il caso di ricorrere a intermediari», spiega ancora Fernando.

Prospettive di ampliamento

La produzione attuale, tuttavia, è in procinto di crescere, anche in modo vistoso. Prevedendo un’impennata della domanda causa Xylella, i Sicuro hanno presentato un progetto di ampliamento dell’impianto e sono in attesa di un finanziamento regionale che, secondo chi segue la pratica, non dovrebbe tardare.

Pressa per la produzione del pellet

«L’enorme abbondanza di legno secco ci ha spinti a presentare questa richiesta. Speriamo, nel nostro piccolo, di essere utili nel processo di espianto, necessario per poter poi ripartire con l’olivicoltura». Accanto all’ampia disponibilità di materia prima, a spingere verso l’ampliamento dell’attività è anche la domanda di pellet, in costante crescita. «È una risorsa energetica rinnovabile, facile da gestire e anche meno costosa del metano. Per questo motivo tanti la stanno utilizzando».

Il pellet di ulivo ha un eccellente potere calorico. La produzione, al momento, è venduta tutta in loco

Lavorando i primi tronchi, i Sicuro si sono anche resi conto che il risultato alla combustione è migliore rispetto alle ramaglie. «Il pellet fatto coi tronchi produce meno cenere, perché non contiene le foglie, e dunque è adatto anche alle stufe di piccola dimensione, che potevano avere problemi con il pellet da potature».

Ripensare il territorio

L’impianto di pellettizzazione potrà essere utile nella fase di rimozione degli uliveti disseccati, ma resta il problema di un settore produttivo ormai scomparso. «Fortunatamente una parte dei nostri impianti sono di Leccino, varietà resistente alla Xylella. Per il resto, abbiamo avviato una pratica per il reimpianto. Anche per gli alberi ancora vivi, dal momento che sono destinati a seccare presto o tardi. Burocrazia permettendo, dovremmo iniziare proprio in questi mesi».

Cippato di legno d’ulivo: buon potere calorico e minor produzione di ceneri rispetto alle ramaglie

Questo per quanto riguarda i terreni dei Sicuro. Non è ancora chiaro, però, che ne sarà dell’ormai ex uliveto salentino. «Difficile fare previsioni. Personalmente credo che non tornerà alle produzioni pre-Xylella. Per un fatto molto semplice: la proprietà nel Leccese è fortemente frammentata e chi ha meno di un ettaro di superficie difficilmente lo ripristinerà. È un peccato, perché questo territorio è vocato per l’ulivo, mentre si presta poco ad altre colture».

Cumuli di cippato in attesa del trattamento

Quel che è certo – conclude Fernando Sicuro – è che il territorio è tutto da ripensare. «L’entità della superficie reimpiantata definirà il futuro del Salento. Se sarà molto inferiore alla precedente, per esempio, credo che i frantoi industriali avranno grossi problemi e forse nascerà una nuova rete di frantoi di piccole dimensioni, più adatti a fare qualità. Noi, per esempio, stiamo ragionando in questo senso. Credo ci sia spazio per impianti di questo tipo, nel futuro del Salento, e non vogliamo farci trovare impreparati». Un buon contoterzista, come sappiamo, quando vede un’opportunità di lavoro non se la lascia sfuggire.

Nel Salento con il contoterzista esperto in pellettizzazione - Ultima modifica: 2020-01-17T17:11:52+01:00 da Roberta Ponci

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