Bolsi, da dipendenti a imprenditori

Da sinistra, Cristian, Luigi e Simone Bolsi
La Nuova Terzi nel Piacentino è nata quando i lavoratori di un’azienda agromeccanica sono subentrati nella gestione della stessa

Da zero a cento. Prendiamo a prestito il titolo di una nota canzone per teenager (tutt’altro che irresistibile, a dire il vero) per riassumere in tre parole la storia della Nuova Terzi, azienda di contoterzismo pensata, voluta e infine creata dalla famiglia Bolsi. Una realtà nata meno di 20 anni fa, ma che partendo da una mietitrebbia, una seminatrice e poco altro è arrivata, oggi, ad avere una ventina di trattori, quattro macchine da raccolta e decine di attrezzature di ogni tipo, oltre a una motrice per autotrasporti. Al vertice di tutto ci sono loro: Luigi, Simone e Cristian Bolsi da Villanova sull’Arda (Pc).

Nel 2005 i Bolsi erano dipendenti di Francesco Toscani, contoterzista della provincia di Piacenza. Il quale, tuttavia, decise di abbandonare per limiti di età. Luigi e i figli, allora, subentrarono nell’attività, avviando un’impresa nuova di zecca: La Nuova Terzi, per l’appunto. «Quando iniziammo non avevamo niente: una mietitrebbia, una seminatrice e qualche trattore», ricorda Simone, il primogenito, che a quei tempi aveva meno di 25 anni. Come sede della ditta scelsero la loro abitazione, a Villanova sull’Arda, estremo lembo orientale della provincia di Piacenza, incuneata tra Parma e Cremona. «Qualche anno dopo, al crescere del parco macchine, ci spostammo in un’azienda che avevamo rilevato a San Martino in Olza, a pochi chilometri da qui. Anche quella, tuttavia, era una sistemazione un po’ di fortuna: avevamo attrezzi sotto alla cascina, nel fienile, ovunque ci fosse un buco».

Crescita esponenziale

Cinque anni fa, pertanto, la scelta di acquistare una sede dedicata interamente al contoterzismo: un’ex impresa edile a Besenzone (Pc), con migliaia di metri quadrati di capannoni e un piccolo fabbricato, che pochi mesi fa è stato ristrutturato e trasformato in un punto di ristoro e sede staccata della ditta, con cucina, bagni e una piccola sala da pranzo. «È uno spazio molto utile, dal momento che la nostra abitazione è a Villanova. Qui prepariamo i pasti, mangiamo assieme ai dipendenti e possiamo fare una doccia prima di andare a casa».

Quella dei Bolsi è la storia di un piccolo successo imprenditoriale. Partiti con pochissimi mezzi, sono oggi una delle realtà principali del territorio. «In realtà siamo rimasti in pochi: qui nella nostra zona siamo ancora in tre e nei comuni limitrofi del parmense ci sono altre due o tre imprese, non di più. Molti hanno abbandonato, altri sono arrivati alla pensione e non avendo eredi hanno chiuso l’attività». Il brusco calo della concorrenza ha permesso ai Bolsi di crescere. Oggi la loro attività conta tre dipendenti fissi, alcuni stagionali e ovviamente i tre titolari: una decina di persone che fa tutti i lavori agricoli, dall’aratura alla raccolta, ma anche autotrasporti di cereali e mezzi pesanti: «Abbiamo una trattrice stradale con un pianale: li usiamo ovviamente per le nostre macchine, ma anche per trasporti in conto terzi, per i quali abbiamo regolare licenza», ci spiega ancora Simone, che è uno dei due conducenti abilitati alla guida del Tir.

Le macchine

Il parco macchine della Nuova Terzi è parecchio variegato se si guarda ai trattori, quasi mono-marca per macchine da raccolta e attrezzature. Partiamo allora dai primi, dove il verde di Fendt vince sulla concorrenza, ma non a mani così basse. Sotto ai capienti capannoni dell’azienda troviamo infatti anche altri due verdi: quello chiaro di Claas e quello brillante di John Deere (presente soltanto con un piccolo 4066 a dire il vero). In aggiunta abbiamo il blu intenso di New Holland, marchio ben rappresentato in tutte le classi di potenza, dai 75 ai 270 cavalli. Per giunta, sono di questo colore gli ultimi acquisti della famiglia. «Stiamo però aspettando la consegna di un 718 Vario nuovo di zecca», precisa Cristian. Fendt è ben rappresentato, dal momento che si spazia dal 211 al 930, con molti modelli nella serie 700 Vario. Sempre per il gruppo Agco abbiamo poi due Challenger, ovviamente riservati ai lavori più pesanti, come aratura e preparazione del terreno con erpici da 6 e 7 metri. Pratiche che, come nel resto d’Italia, anche in provincia di Piacenza appaiono in declino: «Hanno costi troppo alti in rapporto ai ricavi, per cui la gente tende a chiedere l’aratura soltanto quando è indispensabile. Preferiscono un passaggio con il dissodatore, per esempio, oppure con un ripuntatore, che in certe condizioni sostituisce bene sia l’aratro sia la vangatrice».

Attrezzo, quest’ultimo, ancora parecchio usato in zona. Stavamo però trattando di marchi. Gli aratri, ci dice Simone, sono Ermo e Angeloni (nuovo, quest’ultimo), mentre i ripuntatori hanno i colori ancora di Ermo e poi di Maschio Gaspardo. Ed è in effetti il rosso del costruttore veneto a dominare nel parco-attrezzi, sia per la preparazione del terreno sia per le semine. Qui a Besenzone troviamo infatti, accanto al ripuntatore Artiglio, quattro erpici rotanti (un Falco di 18 anni, un’Aquila e due Toro, tutti con aggancio rapido dei denti) e diverse sarchiatrici. Ci sono poi le seminatrici Gaspardo, una decina in tutto: si parte da quelle a file: Nina e la combinata Dama, una Primavera con tramoggia frontale e una nuovissima Pinta Isobus, per arrivare a quelle per mais e soia. In questo caso troviamo due telescopiche a sei file e una Chrono con serbatoio per il concime e, ovviamente, collegamento Isobus. «Maschio Gaspardo è con noi fin dal primo momento e non ci ha mai deluso. Le sue macchine sono affidabili, robuste e fanno un lavoro di qualità, sia nella preparazione del terreno, sia nella semina».

Grano e mais

Non mancano comunque, in azienda, alcune seminatrici Matermacc, altro marchio di cui i Bolsi hanno stima. Concludiamo la panoramica con la raccolta, settore in cui i Bolsi sono quasi monocolore: ben quattro delle cinque macchine presenti sono infatti Claas. «Abbiamo tre mietitrebbie e una Jaguar 960. Con Claas ci troviamo bene soprattutto per ragioni legate al concessionario: la Agrifutura per noi c’è sempre, hanno un ottimo servizio di assistenza e sono rapidi nelle risposte. Non a caso abbiamo acquistato da loro anche tutte le macchine per la fienagione e diverse attrezzature di Maschio Gaspardo». Le altre, al pari dei trattori Fendt, provengono soprattutto dalla Casella di Carpaneto Piacentino (Pc), come pure la mietitrebbia 6275L. I trattori New Holland, per finire, portano l’adesivo di Terrepadane. «Usiamo la Fendt soprattutto per il mais, con una barra da otto file. Fa un buon lavoro, ma le migliori per resa sono a nostro avviso le ibride Claas. Abbiamo avuto per anni due 570 e ora abbiamo una 7500 nuova. Anche la 6800, una convenzionale a sei scuotipaglia, si difende molto bene».

L’elenco delle mietitrebbie ci dice che in zona dominano gli appezzamenti di dimensioni medie o piccole e che le colture si dividono tra cereali a paglia e mais. «Siamo in un territorio tipicamente da grano – conferma Simone Bolsi – ma essendo vicini a Cremona anche il mais viene molto bene. Lo seminiamo a 70 cm, tranne quello dolce, che ha un’interfila di 75 cm. Il 2023 è stata tra l’altro un’ottima stagione, con rese elevate. Come colture alternative abbiamo poi sorgo, girasole e soprattutto soia, che stiamo provando a seminare a 70 cm. In zona fa forte anche il pomodoro, che però non trattiamo. La nostra azienda, per finire, raccoglie molto orzo, a causa di un cliente che, avendo un allevamento di suini, ne semina parecchi ettari».

Bolsi, da dipendenti a imprenditori - Ultima modifica: 2024-05-24T10:45:57+02:00 da K4

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