Agromeccanica Bursi, familiare e redditizia

Tiziano Bursi (a sinistra) con il figlio Fabio e la moglie Jole

Spesso su questa rivista ci troviamo a raccontare la storia di imprese agromeccaniche di una certa dimensione, che sono sicuramente da esempio e da stimolo per tutte le altre. Ma diamo anche spazio a piccole aziende, a dimostrazione che anche le piccole aziende se ben condotte possono funzionare.

Veduta di una parte del parco macchine di Bursi

È proprio il caso del “Contoterzista del mese” di questo numero. Tiziano Bursi, in quel di Baggiovara, alle porte di Modena, ha fondato la sua azienda nel lontano 1980, dopo aver lavorato per cinque anni con suo padre agricoltore. «Sono stato io ad avviare l’attività agromeccanica. Mi sono iscritto come artigiano 41 anni fa e con il Fendt da 80 cavalli che mi aveva comprato mio padre ho cominciato a lavorare per piccole aziende della zona. Adesso in azienda lavorano anche mio figlio Fabio e, per la parte amministrativa, mia moglie Jole, con il supporto di due, massimo tre, stagionali. Insomma, siamo una piccola impresa agromeccanica, ma ogni anno portiamo a casa il nostro risultato».

L’ultimo trattore acquistato da Bursi (nel 2016) è un John Deere 6155R
La T560i di John Deere è l’ultimo acquisto in assoluto di Bursi (nel 2019)

Bursi incarna il personaggio del classico agromeccanico, che ha sempre effettuato esclusivamente lavorazioni agricole, dalla preparazione del terreno alla raccolta, fatta eccezione per il diserbo. E giusto per le annate in cui nevica (sempre meno, a dire il vero, negli ultimi anni), ha una lama per svolgere qualche lavoro di spalatura. Bursi gestisce circa 250 ettari in affitto, tutte aziende per le quali lavorava come terzista e che hanno poi finito per affittare il terreno, ai quali si aggiungono altri 700 ettari in conto terzi. Di questi 700, almeno 400 riguardano la trebbiatura, fondamentalmente di frumento e mais, anche se quest’anno si è aggiunto un po’ di sorgo. Per la trebbiatura si affida a due mietitrebbie, una Laverda M 306 e una John Deere T560i, l’ultimo acquisto in casa Bursi nel 2019, equipaggiata con sistema satellitare. «Ha insistito molto mio figlio per questo “accessorio” e io l’ho appoggiato, perché, anche se al momento i clienti non pagano questo servizio aggiuntivo, è la strada del futuro. Al di là dell’equipaggiamento satellitare, nelle due campagne che ha fatto si è dimostrata una gran macchina, soprattutto perché tratta bene la paglia, che oggi vale oro. Il sistema trebbiante, infatti, non è aggressivo, lavora come una trebbia convenzionale, ma molto più velocemente».

Nel parco mietitrebbie di Bursi è presente anche una Laverda M 306

Agricoltura conservativa e di precisione

Altri settori importanti per Bursi sono quelli della fienagione e della lavorazione del terreno. «Facciamo molta minima lavorazione e semina su sodo, in parte perché ce la chiedono i clienti, in parte perché la proponiamo noi. Nel 2020 abbiamo avuto ottimi risultati con la semina su sodo, ma tutta la stagione è stata positiva. La pandemia da Covid-19 non ci ha fermati e, nonostante la perdita di un cliente molto importante, ce la siamo cavata lo stesso, lavorando di più come trebbiatura e fienagione con le piccole aziende, per cui i risultati economici sono stati soddisfacenti». Nel 2019, invece, le cose nel Modenese non erano andate bene, a causa di una violenta grandinata che ha rovinato molti raccolti. «Per chi lavora in campagna – sottolinea Bursi – credo sia fondamentale l’assicurazione. Non si può sperare che vada sempre tutto bene».

Il TG 285 di New Holland in fase di manutenzione
New Holland T8.390

Anche se piccola, l’azienda di Bursi guarda comunque alle nuove tecnologie, come dimostra l’acquisto della mietitrebbia con sistema satellitare.

«Cerchiamo di applicare anche noi le tecnologie di agricoltura di precisione – spiega Fabio Bursi – sia perché qualche cliente ha cominciato a chiederci le mappe, ma non hanno poi le macchine per sfruttarle, sia per utilizzarle sui terreni in affitto. Questi ultimi li abbiamo mappati tutti e piano piano stiamo pensando di dotarci di seminatrici e spandiconcime a rateo variabile per usufruire delle informazioni generate dalle mappe. È un lavoro che richiede tempo, anche perché gli appezzamenti qui sono piccoli e soprattutto frammentati». Nel frattempo, si godono, in tutte le operazioni colturali, la semplice guida satellitare «che si impara facilmente e rispetto alla guida manuale è fantastica» aggiunge Tiziano.

Bursi lavora molto con l’agricoltura conservativa: in questa foto la seminatrice da sodo DP 300 di Maschio Gaspardo e, nell afoto sotto, il ripuntatore Craker di Alpego
Ii ripuntatore Craker di Alpego

Il ruolo in associazione

Bursi è socio dell’Apima di Modena dal 1980 e da 15 anni è anche consigliere. «Credo fermamente nel contoterzismo e nella sua strategicità, per cui anche il ruolo delle associazioni è importante. Vorrei che le associazioni riuscissero ad esempio a far sì che operazioni come la trebbiatura fossero assegnate solo a noi agromeccanici, una sorta di licenza di trebbiatura, per cui l’agricoltore è obbligato a rivolgersi a noi. Anche la certificazione delle imprese agromeccaniche sarebbe uno strumento valido, in modo che il prodotto ottenuto tramite lavorazioni di agromeccanici certificati possa spuntare un prezzo superiore per gli agricoltori».

La fienagione è un settore importante per Bursi. Nella foto il ranghinatore Swadro della Krone
Rotopressa Feraboli 265 Extreme. Bursi ne possiede due, preferite alle big baler

I problemi di Bursi sono quelli tipici delle imprese agromeccaniche, soprattutto i prezzi. «Molto spesso ci si deve arrendere perché c’è chi si offre a prezzi stracciati, ma al momento non ho avuto bisogno di svendermi per trovare da lavorare. E poi c’è il problema dei privilegi concessi agli agricoltori, ma non a noi agromeccanici. Per questo ci siamo dovuti “inventare” i terreni in affitto, per far lavorare le macchine il numero sufficiente di ore. Tra l’altro gestire dei terreni in affitto ci consente di programmare meglio il nostro lavoro e di non dover correre dietro alle emergenze dei clienti».

Rimorchio Zaccaria per i trasporti
Seminatrice combinata Amazone AD-P Super

Il futuro non spaventa Bursi, consapevole che l’agricoltura alterna fasi positive a fasi negative. «L’importante è avere sempre a disposizione macchine valide e innovative per essere pronti a lavorare. E non montarsi la testa. Il mio motto è: in inverno bisogna fermarsi. Cioè, dedicarsi alla manutenzione ordinaria delle macchine in modo che siano sempre efficienti quando devono lavorare. E finché i risultati mi danno ragione, vado avanti così».

Tiziano e Fabio Bursi (al centro) con i due operatori stagionali Matteo Manni (a destra) e Mauro Cavani (a sinistra)

Parco macchine multicolore

Bursi non è uno di quei contoterzisti innamorati di un marchio. Tutt’altro, tanto che nella sua azienda se ne contano almeno una quindicina. Oltre alle due mietitrebbie (Laverda e John Deere) descritte nell’articolo, tra i 7 trattori spiccano due John Deere e due New Holland, e come attrezzature si segnalano Maschio Gaspardo (seminatrici ed erpice rotante), Alpego (ripuntatore), Aldo Annovi (aratro), Maag (coltivatore), Claas (voltafieno), Krone (falciacondizionatrice e ranghinatore), Feraboli (rotopresse), Agrimaster (trincia) e Amazone (seminatrice e spandiconcime), oltre ai numerosi rimorchi (Zaccaria, Silver Car ecc.). Il prossimo acquisto dovrebbe servire a sostituire il TG 285 di New Holland da utilizzare con erpice rotante e nei trasporti.

Agromeccanica Bursi, familiare e redditizia - Ultima modifica: 2021-02-01T07:07:51+01:00 da Francesco Bartolozzi

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