Gianni Dalla Bernardina è stato rieletto presidente di Cai (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani), settore che rappresenta 18.000 aziende, per una fatturato di circa 4,5 miliardi di euro (fonte: Crea-Mipaaf). L’imprenditore veronese resterà in carica fino al 2024. Durante l'assemblea annuale è stato rinnovato anche il consiglio nazionale di Cai che ora è composto da: Gianni Dalla Bernardina, Sandro Cappellini, Fabrizio Zuccali, Roberto Ferrari, Rossella Guizzardi, Michele Pedriali, Gianfranco Pini, Lido Calugi, Gianfranco Tirabasso, Carlo Feletto, Andrea Morroni, Rolando Esposto Pirani, Gianluca Ravizza, Matteo Tamburrelli. Revisori dei conti: Paolo Lucherini, Marco Perletti, Claudio Sesani (effettivi); Riccardo Tabasso, Luca Vallone (supplenti).
Contoterzisti protagonisti di un nuovo modello di sviluppo
«Nell’ambizioso disegno del Green Deal e delle strategie Farm to Fork e Biodiversity – ha detto Dalla Bernardina nel corso dell’assemblea – l’agricoltura di domani sarà sempre più multifunzionale, con un minore numero di imprese attive, ma fortemente specializzate e integrate, chiamate a garantire produzioni adeguate in quantità e qualità non soltanto in ambito locale, ma con uno sguardo al mondo intero».
«Allo stesso tempo – ha proseguito – il settore primario è chiamato a interpretare un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla tecnologia più che sull’ideologia, senza favoritismi né arbitrarie esclusioni. Il mancato coinvolgimento del contoterzismo agricolo non porterà ad un’agricoltura più verde. Un recente studio dell’Università di Milano a chiarito infatti che il ricorso all’impresa agromeccanica può ridurre l’impatto ambientale di oltre il 50% rispetto alla gestione in proprio».
De Castro: «L'Europa ha impresso una spinta all'innovazione»
All’assemblea è intervenuto in collegamento Paolo De Castro, componente della commissione Agricoltura al Parlamento europeo. «Fra Recovery Plan e Next Generation EU – ha dichiarato De Castro – l’Europa ha impresso una spinta all’innovazione, alla digitalizzazione e a un’agricoltura più sostenibile, un disegno che intercetta il ruolo dell’agromeccanico, che ha una propensione ad investire per agevolare quelle economie di scala che consentono di migliorare la competitività e ridurre i costi».
Nella riforma della Politica agricola comune, relativamente alla quale un accordo potrebbe essere raggiunto entro il primo semestre di quest’anno sotto la presidenza portoghese, «sarà garantita agli Stati membri una maggiore flessibilità, senza per questo derogare a regole condivise e proiettate a garantire all’agricoltura un equilibrio fra le dimensioni ambientali, economiche e sociali».
Prandini: «Continuiamo il percorso di confronto»
«Per troppi anni abbiamo percorso strade separate – ha detto il presidente Coldiretti Ettore Prandini, anche lui intervenuto con un videomessaggio – che ci portavano più a distinguerci che non a unire le possibilità di crescita e di sviluppo delle nostre e vostre imprese. Ancora una volta ci impegneremo nel prossimo futuro per quanto riguarda per esempio la questione del gasolio agevolato, perché non cambi in termini di possibilità di utilizzo sia per i contoterzisti sia per le imprese agricole.
Abbiamo poi lavorato sugli incentivi previsti dall’Agricoltura 4.0, assieme all’allora ministro per lo Sviluppo Economico Patuanelli, oggi ministro dell’Agricoltura, in modo che la copertura di questi fondi avesse durata triennale e consentisse alle nostre imprese di pianificare gli investimenti. E ancora molto dobbiamo fare sul tema dello stoccaggio dei cereali, che deve essere una grande opportunità per aumentare le capacità di stoccaggio all’interno del nostro paese.
E poi dobbiamo lavorare a un piano di ammodernamento della meccanizzazione: le aziende agricole hanno bisogno di appoggiarsi a professionisti che ci possano accompagnare in termini di utilizzo di tecnologie sempre più evolute, che a noi interessa poi tradurre tramite la block chain in informazioni per i cittadini. Mi auguro che il percorso di confronto iniziato negli ultimi anni possa continuare con soddisfazioni e per le imprese agricole e per quelle agromeccaniche».
Servono misure per gli agromeccanici nelle politiche agricole nazionali
Per Cai serve una politica di visione, in grado di difendere le filiere agricole e, contemporaneamente, di «tutelare il ruolo delle imprese agromeccaniche, che hanno investito oltre 100 milioni di euro nelle attrezzature per l’agricoltura di precisione, sostenendo da sole la ripresa delle immatricolazioni di trattori nel 2020, nonostante la pandemia».
Ciò nonostante, pur essendo le imprese agromeccaniche il vero motore dell’agricoltura moderna, tecnologica e improntata alla sostenibilità, con un fatturato del settore di circa 4,5 miliardi di euro, «nelle politiche agricole nazionali non vi è traccia di provvedimenti mirati a sostenere una crescita inclusiva dell’agricoltura, peraltro senza alcun onere per lo Stato. Quali timori incutono le imprese agromeccaniche, senza le quali l’agricoltura italiana è destinata a regredire?» ha provocatoriamente chiesto Dalla Bernardina.
Anche di fronte alle sfide della rivoluzione verde e delle innovazioni in agricoltura che le risorse del Recovery Fund possono agevolare, serve per il numero uno di Cai “un disegno politico che premi la specializzazione e la professionalità, abbandonando soluzioni di comodo come i finanziamenti a pioggia, che hanno dominato la politica agricola nazionale degli ultimi trent’anni, con i risultati che tutti possiamo vedere».
Le battaglie sindacali
Sul fronte sindacale, la nascita di Cai nel 2017 ha portato l’integrazione fra Unima e Confai, completando a livello europeo il processo di integrazione nel Ceettaar. Cai è intervenuta anche a sventare il disegno inserito nel “Decreto clima”, volto a eliminare le agevolazioni sul gasolio agricolo, che avrebbe comportato un aumento dei costi di produzione per oltre 1,2 miliardi di euro.
«Battaglie vinte sui depositi di gasolio denaturato e relativamente a fantasiose interpretazioni delle normative legate alla circolazione stradale dei mezzi agricoli – ha sottolineato Dalla Bernardina – premiano l’impegno di Cai, ma denunciano allo stesso tempo il problema interpretativo delle norme e il rischio di penalizzare intere categorie produttive con nuovi oneri burocratici, amministrativi e finanziari».
Tra gli obiettivi sindacali a breve termine di Cai c’è il conseguimento dell’Albo delle imprese agromeccaniche, che potrebbe finalmente dare alla categoria la dignità che merita.