Due anni fa - maggio 2011 - scrivevamo: «In tre anni, tre Ministri agricoli. Dall'inizio della (scorsa) legislatura - maggio 2008 - in Via XX Settembre si sono succeduti tre responsabili: due veneti, il leghista Zaia e il pidiellino Galan, e un siciliano, il centrista 'responsabile' Saverio Romano». Oggi - maggio 2013 - aggiungiamo altri due nomi: Mario Catania, prima tecnico e poi politico montiano, da poco uscito dal Dicastero, e la new entry Nunzia De Girolamo, pdl, campana di Benevento.
Dunque, aggiungendo due nomi e due anni la media non cambia e si arriva a cinque ministri in cinque anni.
La continuità in campo agricolo appare sempre più una chimera.
Così come permane l'impressione che il ministero agricolo rappresenti la classica 'merce di scambio' di instabili equilibri politici.
Ora ci si affida alla De Girolamo, sulla quale almeno nel settore primario si può dire poco, sia nel bene che nel male.
Chi pensa che Catania, di solida storia ministeriale agricola, non abbia operato positivamente per il settore, ha un atteggiamento laico e tendenzialmente aperto nei confronti del nuovo inquilino ministeriale.
Un esempio. In un recente convegno il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, ha sottolineato: «Non rimpiangiamo chi ha aumentato in maniera così forte il carico fiscale in agricoltura. Nè chi ha avuto costantemente un atteggiamento interlocutorio, senza prendere decisioni. Il caso del settore bieticolo-saccarifero è eloquente: nonostante la stragrande maggioranza chieda un impegno per il prolungamento delle quote zucchero comunitarie al 2020, fino all'ultimo il ministro ha preso tempo, tanto che la posizione ufficiale italiana è ancora oggi da definire».
Che la De Girolamo possa essere meglio di Catania è tutto da verificare. La competenza agricola appare modesta ma, se il Governo durerà - cosa niente affatto scontata - è probabile che le conoscenze si affinino e il modus operandi diventi gradito dal mondo agricolo.
Del resto, lo abbiamo ricordato a più riprese, nel Dopoguerra, in via XX Settembre sono approdati solamente tre ministri davvero 'agricoli': Marcora, Diana e De Castro, ai quali (forse) aggiungere lo stesso Catania.
A contorno il filosofo Filippo Maria Pandolfi, l'avvocato Michele Pinto, l'ingegnere Gianni Alemanno.
La De Girolamo, anche lei avvocato, è la seconda donna, dopo la salentina Poli Bortone, e ha almeno dalla sua la vitalità giovanile, essendo under 40.
Sarà sufficiente? A Bruxelles, dove si gioca la partita della politica agricola comunitaria gli squali abbondano e tutelare un settore multiforme come quello italiano sarà davvero difficile.
Solo con buoni dossier e con una forza negoziale tutta da costruire (o meglio, da ricostruire) la De Girolamo potrà contare qualcosa.
Davanti le sfide non mancano: la Pac 2014-2020 (o forse, visti ritardi e problemi, 2015-2020), le modifiche al sistema di tassazione in agricoltura, articoli, come il 62 sui pagamenti, da aggiustare o gestire. E, soprattutto, una programmazione agricola che continua a latitare da anni e francamente non si riesce nemmeno a scalettare (e non si sta parlando di piani quinquennali, modello Pcus anni '70).
Un vantaggio competitivo la De Girolamo l'ha: difficile far peggio di molti dei suoi predecessori.
Altro giro di giostra
al Ministero
Al Dicastero arriva la campana Nunzia De Girolamo (pdl). È il quinto ministro in cinque anni