Ci sono dei nuovi mezzi che si aggirano per l’Europa e per tutto il mondo: sono i droni, un termine impiegato per indicare i Sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto (Sapr) o, per dirla in Inglese, gli Unmanned Aircraft Systems (Uav). Mezzi aerei senza pilota, inferiori a 25 kg, in grado di trasportare sensori (fotocamere e videocamere normali, multispettrali o iperspettrali, a infrarossi, sistemi per l’analisi dell’aria e altri ancora) attraverso i quali è possibile raccogliere immagini del territorio che elaborate con appositi software, sono in grado di fornirci informazioni utili su una svariata quantità di ambiti.
Per rispondere alla diffusione di questi mezzi, dal 2012 le autorità aeronautiche nazionali, che nei paesi europei sono competenti sui velivoli di peso inferiore a 150 kg, hanno emanato dei regolamenti per regolarne l’utilizzo e controllare sia i rischi di interferenza con il traffico aereo sia la sicurezza per le persone e le cose. In Italia il regolamento è giunto alla versione n. 2, entrata in vigore il 15 settembre 2015.
Secondo numerose indagini compiute tra i produttori, tra cui in Italia quella realizzata da Dronitaly, l’evento italiano dedicato ai droni per uso professionale, in collaborazione con Doxa, presentata nel corso della manifestazione il 25 settembre, l’agricoltura è l’ambito di maggior sviluppo per questi mezzi. Questa valutazione dipende da più fattori: la necessità di controllare i costi in un settore a prezzi calanti, la quantità di informazioni reperibili mediante questi mezzi, la maggiore facilità a realizzare operazioni in aree che non richiedono particolari autorizzazioni (aree non critiche). I droni sono cioè un partner fondamentale per realizzare la cosiddetta agricoltura di precisione, la strategia gestionale che, utilizzando tecnologie informatiche per raccogliere informazioni da fonti multiple, mira a ottenere il miglioramento del prodotto e della resa in campo, mediante un uso razionale delle lavorazioni e dei prodotti ove è necessario.
I vantaggi
I droni non sono l’unico mezzo per la realizzazione dell’agricoltura di precisione. Il telerilevamento mediante satelliti o aerei e il ground sensing offrono molte possibilità, ma, rispetto a queste tecniche, i droni offrono dei vantaggi in più, in primis con la possibilità di monitorare l’intera coltura realizzando mappe di vigore a costi contenuti e con maggiore frequenza, con minori limiti derivanti dal clima (nuvole).
Grazie alle rilevazioni effettuate con droni è possibile realizzare molti interventi: attività di lotta biologica come nel caso della lotta alla piralide del mais con il Trichogramma brassicae; rilevazione dello stress delle piante e la realizzazione di mappe di vigore per realizzare attività sito-specifica di concimazione, distribuzione di agrofarmaci, diserbo, irrigazione; valutazione dei danni causati dal vento e dagli animali selvatici. Da non escludere poi l’impiego promozionale per realizzare foto dell’azienda e del campo molto importanti per gli agriturismi.
Le sperimentazioni e le applicazioni specifiche sono ormai tante nelle risaie, nei vigneti, nella coltivazione del mais, del pomodoro e nell’arboricoltura. Certo, con i droni non si effettua l’attività di coltivazione in senso stretto. I droni non arano, non raccolgono, non spargono, non si sostituiscono ad altre macchine né all’uomo, ma raccolgono informazioni elaborabili, divenendo il presupposto di un’agricoltura informatizzata. L’elevata attenzione ai droni è del resto testimoniata dalla partecipazione di centinaia di agronomi ai seminari organizzati nell’ambito di Dronitaly 2015 dove si sono svolti ben due convegni dedicati a questo tema. Il contoterzismo quindi non può fare a meno dei droni. Proprio per adempiere pienamente alla sua mission di voler rendere redditizia la maggior parte delle colture sostituendosi all’imprenditore agricolo, i contoterzisti dovrebbero introdurre tra i mezzi che impiegano anche i droni per ottenere informazioni più aggiornate e poter effettuare attività mirate.
Esclusi dai Psr
Alla luce di tutto ciò appare non comprensibile l’atteggiamento della Ue che al momento sembra non voglia riconoscere i droni tra le innovazioni finanziabili dai Psr. Non è chiaro quale sia il motivo di questa decisione che rinvia l’introduzione di questi mezzi sine die. Si tratta certamente di un atteggiamento contraddittorio della Ue che, se da un lato chiede ai paesi di omogeneizzare le regole di volo e di non introdurre regolamenti vessatori, dall’altro non riconosce valide le richieste di finanziamento.
Speriamo inoltre che questo atteggiamento non dipenda dall’azione di lobbying di chi teme che dall’impiego dei droni possa derivarne una riduzione del consumo dei propri prodotti, perché dimostrerebbe di avere la vista corta. Non sempre del resto le innovazioni ottengono subito il riconoscimento dovuto dalle istituzioni. Sta agli imprenditori affermarle e renderle fruibili sul campo dimostrando la loro utilità economica.
L'autore è Amministratore Unico di Dronitaly