Dopo tre anni di produzioni vicine ai 50 quintali per ettaro, nel 2021 la soia è tornata sotto le 4 tonnellate per ettaro. Per ritrovare valori così bassi bisogna tornare indietro di nove anni, quando nel 2012 la resa media fu di 35,4 q/ha. I dati a cui facciamo riferimento sono quelli delle prove di confronto varietale a livello nazionale coordinate dall’Ersa del Friuli Venezia Giulia, in base ai quali la resa media si è fermata a quota 3,98 t/ha.
«Si è verificato un “problema” meteorologico, soprattutto in Friuli Venezia Giulia – riferisce Marco Signor dell’Ersa Fvg, coordinatore delle prove – a seguito di un maggio molto piovoso che, in alcuni casi, ha costretto a semine in ritardo anche di un mese (fine maggio o addirittura giugno) e sappiamo bene che questo comporta inevitabilmente un calo delle rese. Le temperature di giugno nel 2021, poi, sono state particolarmente elevate e superiori alla media del periodo, per cui nel caso di semine tardive la terra si è asciugata proprio in una fase in cui il seme non era ancora completamente imbibito e questo ha determinato nascite irregolari, poco uniformi. Solo chi ha avuto la possibilità di irrigare ha ridotto in parte i danni ; infatti, nel periodo estivo è piovuto poco quasi dappertutto. A settembre e ottobre la situazione meteo è rientrata nella norma e il raccolto è stato comunque portato a casa, anche se le produzioni sono state effettivamente scarse. La situazione come sempre è stata a macchia di leopardo, per cui non in tutte le zone si è verificato questo andamento».
Il ritorno dell’Heterodera glycines
Passando all’aspetto sanitario, questo andamento climatico ha favorito il ragnetto rosso, che è stato riscontrato fondamentalmente nella Bassa Friulana, ma che è stato facilmente contenuto con irrigazioni “rinfrescanti”. Si è, però, poi verificata una novità purtroppo non piacevole, nel senso che, dopo anni di mancate segnalazioni, è ricomparso il nematode Heterodera glycines.
«Il ritorno di questo nematode deve allertare un po’ – spiega Signor – perché provoca decolorazione delle foglie e la pianta stenta a crescere. E il danno ovviamente c’è, perché si riduce la produzione. Le soluzioni per combatterlo sono rappresentate da rotazioni sempre più ampie, sovesci e varietà tolleranti. Questo fenomeno sarà sicuramente oggetto di attenzione nei prossimi anni».
Infine, si è confermata la forte riduzione della presenza della cimice marmorata (o asiatica) in Friuli Venezia Giulia, segno che i parassitoidi stanno lavorando bene, mentre è tornata a presentarsi la cimice verde, senza però creare problemi particolari.
Le varietà migliori
«Sotto l’aspetto varietale – spiega Signor – i tipi a ciclo pieno si confermano i più performanti, mentre quelli precoci, per vari motivi, tra cui la siccità, determinano una chiusura anticipata della coltura e hanno produzioni inferiori, quindi sono da consigliare in secondo raccolto. Si conferma altresì la correlazione varietà-ambiente: ne è un esempio evidente la varietà SY Victorius, che è andata bene in tutti gli areali. Nella soia abbiamo la fortuna di avere a disposizione una decina di materiali con buone prestazioni in tutti gli ambienti e che consentono di scegliere in tranquillità. Il nostro lavoro è cercare di capire prima possibile se una nuova varietà va bene oppure no: per esempio, nel 2021 nessuna novità è entrata nella top ten, quindi il nostro suggerimento agli agricoltori è di usare le varietà consolidate su gran parte della superficie aziendale e magari riservare una piccola parte dell’azienda a qualche novità per una valutazione preliminare».
Chiudiamo con le prospettive per la soia nel 2022. «I prezzi: sono sempre molto alti e interessanti, siamo sui 60 euro/q (dato di fine gennaio), e compensano sicuramente le minori produzioni. Ma lo stesso vale per mais e frumento, quindi l’interrogativo è per quanto si manterranno questi livelli. Il problema concimi (non disponibili o troppo costosi) potrebbe “penalizzare” il mais nelle scelte degli agricoltori a favore della soia».