Più reflui meno concimi di sintesi

Oggi più che mai è necessario impiegare al meglio le risorse presenti nei liquami zootecnici e urbani

Spandimento o distribuzione? Se guardiamo solo alla quantità, le due parole sono somiglianti, per quanto lo spandimento possa suggerire un’operazione più rapida e certamente più efficace se il nostro obiettivo è solo quello di vuotare il contenitore del “qualcosa” di cui vogliamo o dobbiamo liberarci. Dal punto di vista dell’allevatore, infatti, quando le vasche sono piene bisogna vuotarle prima possibile, per non creare problemi agli animali, che sono i suoi “impianti” di produzione. Ma a pensarci con qualche giorno di anticipo, la velocità con cui verranno svuotate le vasche conta un po’ meno e può venire in mente di utilizzare meglio la preziosa risorsa di cui si dispone. Per esempio, per sostituire in tutto o in parte i fertilizzanti di sintesi, dal nitrato all’urea.

Integrare con i reflui fa bene al terreno

Gli studi universitari condotti in varie epoche hanno infatti mostrato che integrare la “razione” di azoto e fosforo con i reflui zootecnici fa molto bene al terreno, oltre che al bilancio aziendale.

Fino a poco tempo fa, erano stati assai pochi a porsi il problema delle risorse naturali e del loro possibile esaurimento o apprezzamento: il picco dei costi energetici verificatosi alla fine degli anni Duemila ci aveva fatto capire quanto i fertilizzanti azotati dipendessero dall’energia. Se i concimi fosfatici richiedono meno energia, i giacimenti di fosfati sono spesso distanti dai mercati e, per quanto le riserve siano abbondanti, prima o poi sono destinati a esaurirsi. Bisogna quindi cercare di ridurre la dipendenza dai concimi di sintesi e impiegare al meglio le risorse presenti nei reflui zootecnici e urbani.

Nei cantieri complessi la macchina specializzata per la distribuzione è dotata di sistemi per l’applicazione del fluido in profondità (5-15 cm) nello spazio fra le file, in superficie (con tubi flosci) o con lievissimo interramento (tramite dischi) per prati o colture seminate a righe

Nell’Unione Europea, ormai da decenni sono stati presi provvedimenti legislativi per ridurre le quantità di nitrati e di altri nutrienti prodotti dalle attività umane, che possono inquinare le acque superficiali e profonde (eutrofizzazione). Le norme hanno portato a vere e proprie aberrazioni, a partire dall’impossibilità di utilizzare liberamente le sostanze organiche e gli elementi nutrienti in esse contenuti. Non è possibile che esistano territori a rischio di desertificazione per scarsità di sostanza organica (sotto l’1%) e che a soli 100 km di distanza vi sia il problema opposto, in cui la produzione di liquame e letame è eccessiva rispetto alla capacità di assorbimento dei suoli. Vero è che trasportare il liquame su strada è costoso, a causa del ridotto contenuto percentuale in nutrienti, ma ci sono sistemi efficaci per ridurre il contenuto di acqua e aumentare la concentrazione di elementi utili, onde diminuire il costo del trasporto.

Dai cantieri complessi…

Una soluzione ancora poco praticata nel nostro Paese è quella di utilizzare cantieri complessi, in cui la fase di trasporto è affidata a veicoli veloci e con grande portata che a bordo campo riforniscono la macchina specializzata per la distribuzione. Sono macchine, trainate o semoventi, dotate di sistemi per l’applicazione del fluido in profondità (5-15 cm) nello spazio fra le file, in superficie (con tubi flosci) o con lievissimo interramento (tramite dischi) per prati o colture seminate a righe. Lo scopo è quello di disturbare il meno possibile la coltura in atto, alleggerendo il più possibile il mezzo, che per le soluzioni trainate privilegia il monoasse munito di pneumatici ultra larghi e per il semovente la struttura a triciclo (o trike), per evitare il doppio passaggio sulla stessa traccia.

Esistono poi versioni più sofisticate (ma costose) a 5 ruote in cui veicolo ha due assi posteriori, uno dei quali ha la carreggiata estensibile per portare le ruote al di fuori della traccia dell’altro asse, oppure il classico “gator” a due assi, con ruote orientabili in parallelo. Nell’area padana occidentale e centrale, dove la zootecnia è molto sviluppata, il sistema a cantieri separati è in pieno sviluppo, perché consente di distribuire notevoli volumi senza calpestare il suolo, applicando il fertilizzante proprio nel momento in cui la coltura ne ha più bisogno.

Con una catena logistica ben organizzata, è possibile ampliare il raggio d’azione ad alcune decine di chilometri ed eventualmente impiegare veicoli specializzati, come semirimorchi o carri botte agricoli con serbatoio a pressione atmosferica, dotati di maggiore portata legale.

Un cantiere tanto complesso, con un semovente che opera in campo e almeno due trasporti che lo riforniscono, comporta un investimento assai elevato, che tuttavia qualche regione (Lombardia ed Emilia Romagna) ha deciso di incentivare con contributi specifici per le imprese agromeccaniche.

Tab. 1 - Costi di utilizzo di uno spandiliquame con interratore

20 mc 3 assi 30 mc 4 assi
Massa t (assi + occhione) 27+4 40+4
Potenza trattrice (hp) 200 280
Valore di acquisto 90.000 143.000 142.000 208.000
Ore di lavoro (al lordo) 700 1.000 800 1.100
Ammortamento anni 10 10
Costi fissi per ora (trattrice) 15,16 12,80 19,51 17,89
Costi variabili per ora (trattrice) 55,15 55,85 67,16 67,85
Costo orario trattrice 70,00 68,00 86,00 85,00
Costi fissi per ora (spandiliquame) 11,36 8,85 17,09 13,47
Costi variabili per ora (spandiliquame) 2,56 2,85 4,40 4,77
Costo orario spandiliquame 14,35 12,00 24,83 20,66
Costo orario cantiere 84,35 80,00 110,83 105,66
Coefficiente di impiego 86% 90% 88% 91%
Costo reale complessivo del cantiere 98,41 88,89 126,67 116,23
Prezzo orario per fatturazione 109,00 98,00 140,00 129,00

… al classico carro botte

Dove la presenza zootecnica è meno capillare o dove le aziende agricole sono caratterizzate da una più elevata frammentazione, il grande applicatore semovente risulta penalizzato dall’incidenza dei trasferimenti su strada. In tali contesti è preferibile l’impiego del “classico” carro botte, anche se l’aggettivo è improprio perché si tratta di macchine ben diverse dai tradizionali spandiliquame: piuttosto sono mezzi a doppia valenza, capaci di integrare la funzione di distribuzione con quella di trasporto. Il cantiere è caratterizzato da un’elevata mobilità, dovuta – nelle realizzazioni più moderne – a una buona velocità di trasferimento, alla presenza di pneumatici a bassa pressione e alla facilità di impiego anche su appezzamenti di piccole dimensioni.

Dove la presenza zootecnica è meno capillare o dove le aziende agricole sono caratterizzate da una più elevata frammentazione è preferibile l’impiego del “classico” carro botte

Un impulso decisivo al riguardo è stato dato dalle nuove (2018) omologazioni comunitarie, che hanno consentito di aumentare sia i pesi per asse sia quello gravante sul trattore, in modo da rendere il convoglio più manovrabile sui fondi cedevoli. La combinazione più agile è quella che prevede un trattore di circa 200 hp con carro botte da 20 metri cubi con gli assi estremi autosterzanti e dispositivo posteriore per l’interramento o la localizzazione, che può circolare con un peso di 31-34 t, di cui 4 t scaricate sul trattore. Più complessa e problematica appare invece la massima configurazione possibile, a 4 assi in tandem con doppio o triplo asse sterzante e massa complessiva di 44 t, di cui 4 gravanti sul trattore, che in questo caso dovrà avere una potenza prossima ai 300 hp. Il cantiere, assai più impegnativo (vedi tab. 1), consente sì di ridurre il numero dei viaggi, portando ben 30 metri cubi di liquame, ma è penalizzato dal notevole peso complessivo, che comporta l’obbligo di autorizzazione (con vincoli alla mobilità) e oneri per l’indennizzo di usura stradale.

Più reflui meno concimi di sintesi - Ultima modifica: 2022-04-12T08:32:54+02:00 da K4

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