L’agricoltura digitale migliora il rapporto tra contoterzista e agricoltore, aumentando il grado di fiducia tra proprietà e impresa. Non ci credete? Chiedete ai cugini Paolo e Damiano Cazzola.
Gestiscono direttamente 1.000 ettari di proprietà (e 330 capi bovini da lattazione e da rimonta) nell’azienda omonima a Salizzole, nella bassa Veronese, più circa 4.000 come contoterzisti, per un totale di oltre 5.000 ettari in provincia di Verona. Un compito che negli ultimi anni è stato facilitato dalla nuova piattaforma digitale Climate FieldView, la più utilizzata al mondo, che con la loro esperienza hanno contribuito ad ottimizzare anche per un’agricoltura diversificata e spezzettata come quella del nostro Paese. L’azienda di Salizzole è stata di recente la sede dell’evento di lancio della piattaforma in Italia.
Accessibilità e facilità d’uso
«FieldView – afferma Marc Aupetitgendre, Amministratore Delegato di Bayer Crop Science Italia – ci permette di fornire ai professionisti dell’agricoltura soluzioni personalizzate, caratterizzate da costi decisamente accessibili e facilità d’uso, per migliorare i raccolti ottimizzando gli input e tutelando risorse non rinnovabili quali acqua e suolo».
«L’applicazione del digital farming in Italia – stima Roberto Confalonieri, fondatore e presidente di Cassandra Tech - supera oggi di poco l’1% della sau, ma il trend è positivo grazie sia al ricambio generazionale che alla maggiore connettività e alla diffusione di sensori e sistemi smart». Fieldview, ad esempio, è collegato con il sistema di satelliti Sentinel.
«Ne migliora la fruibilità – spiega Nikolas Mitroulias di Climate FieldView – aumentando la definizione delle immagini satellitari. E oltre alle classiche mappe NDVI con gli indici di copertura e di attività fotosintetica, FieldView fornisce altre due tipologie che mettono in luce l’evapotraspirazione e lo stato sanitario delle colture». Negli esempi illustrati da Mitroulias a Salizzole, le mappe satellitari hanno consentito di individuare, con mesi di anticipo rispetto alle raccolte, le zone con più problemi, permettendo di intervenire con tempestività nella gestione delle fertilizzazioni o individuando problemi localizzati di attacchi di elateridi e di malattie fungine.
Mappe di prescrizione “automatiche”
Servizi certamente utili, ma in fondo non molto diversi rispetto a quanto è oggi a disposizione dei produttori e soprattutto dei contoterzisti, già abituati a lavorare in sistemi di precision farming, ma spesso “bombardati” da una miriade di dati, non sempre di facile lettura e interpretazione. Difficoltà che non permettono di sfruttare in pieno le peculiarità delle macchine operatrici di nuova generazione che rischiano così di rimanere nelle rimesse aziendali. «FieldView però – spiega Fabio Roverso, Climate Business Lead in Italia per The Climate Corporation –, nella versione “Plus”, fa molto di più: è in grado di elaborare in maniera automatica (ma consentendo anche l’intervento manuale dell’operatore) le mappe di prescrizione, fino ad oggi vero punto debole per la diffusione del digital farming in Italia, e di trasferire le indicazioni direttamente alle operatrici a rateo variabile, ovvero seminatrici, spandiconcime e irroratrici».
Un cilindro magico
Tutto ruota attorno a FieldView drive, il device messo a punto da The Climate Corporation, consociata di Bayer Crop Science e tra i leader nell’innovazione digitale per l’agricoltura: un piccolo cilindro “magico” in grado di risolvere molti dei problemi che devono affrontare i produttori alle prese con il passaggio da agricoltura 2.0 a 4.0. Può connettersi alle cpu e gestire i sensori di macchine agricole come trattrici, seminatrici, irroratici e mietitrebbie attraverso lo standard isobus, superando i problemi di diversità di linguaggio e consentendo ai produttori di raccogliere e integrare tutti i dati su semina, irrorazione, raccolta, monitoraggio e suolo in un’unica piattaforma digitale accessibile da smartphone, tablet o pc.
Sfogliare i campi su smartphone
«Sono oltre mille – informa Roverso – gli imprenditori italiani che hanno usato la nostra piattaforma nel 2019: la metà sono terzisti». La categoria che, di fatto, può apprezzare meglio la possibilità assicurata da FieldView di memorizzare e “sfogliare” sul proprio smartphone o tablet tutte le mappe tematiche degli appezzamenti gestiti per ottenere rapporti sulle diverse performance in tempo reale. Un “superpotere” che consente di individuare in poco tempo le zone più “problematiche” e di intervenire dosando sapientemente varietà e densità di semina, fertilizzanti e agrofarmaci o di analizzare con i produttori i risultati ottenuti grazie alla propria gestione, confrontandoli con i dati storici di resa. «In questo modo – testimonia Paolo Cazzola – siamo in grado di migliorare il nostro servizio, assicurando più efficacia e tempestività su colture estensive come mais e pomodoro da industria, con applicazioni anche su orticole di pieno campo come patata e cipolla».
Servizi differenziati
«FieldView – osserva Roverso – sta consentendo alle imprese agromeccaniche di sviluppare un rapporto più articolato con i proprietari dei terreni che gestiscono». Le esperienze raccolte nei primi anni di utilizzo nel nostro Paese mostrano infatti che il sistema messo a punto da The Climate FieldView si adatta a diverse visioni e a diverse esigenze, consentendo agli operatori di aumentare la qualità dei servizi offerti, differenziandosi dalla concorrenza.
«Alcuni terzisti– continua Roverso – sfruttano tutte le possibilità offerte dalla piattaforma digitale per fornire prestazioni di agricoltura di precisione a tutto tondo, con tanto di applicazioni di mezzi tecnici a rateo variabile. Altri offrono servizi apparentemente più basic, assicurando ai clienti l’immagine della mappa dei campi, con il dettaglio di tutti gli interventi e dei risultati ottenuti. In mezzo ci sono tutte le altre possibili soluzioni che avvicinano il ruolo del terzista a quello di un vero e proprio consulente globale».
A parità di servizio offerto, la possibilità di fornire queste mappe satellitari è certamente un modo per vedersi riconoscere il valore aggiunto delle proprie prestazioni, ma c’è di più. La mappa satellitare è più precisa rispetto al riferimento catastale consentendo di mettere in evidenza gli ettari effettivamente lavorati e fatturati, evitando così contestazioni.
Competitività, valorizzazione e... fiducia
L’immagine satellitare consente di registrare con precisione gli interventi, dalla distribuzione di concimi (o digestato), diserbo o altro, evitando di ripassare sopra le stesse aree nel caso in cui lo stesso appezzamento sia servito da due professionisti diversi.
Consente di tracciare le distribuzioni di principio attivo e di aggiornare facilmente i quaderni di campagna. Costituisce un prezioso documento di appoggio anche nei confronti delle assicurazioni o delle istituzioni in caso di danni causati da grandine o da altri eventi climatici, un riferimento spesso decisivo per ottenere i giusti indennizzi. La precision farming non rimane così solo una dimensione tecnica, ma anche economica e il digitale, con Climate FieldView, trova i giusti strumenti per diffondere competitività, valorizzazione e anche un clima di fiducia. Ingredienti di cui si sente una particolare carenza in questa fase storica in agricoltura.
Quattro tipi di funzionalità
FieldView è uno strumento a supporto dell’attività di contoterzisti e agricoltori a 360°. Disponibile in due diverse versioni: “Prime” con un costo fisso di accesso annuale destinato a tutti i produttori che vogliono monitorare l’andamento delle proprie colture e “Plus” per le aziende più dinamiche e i contoterzisti, con un costo variabile in base alla superficie servita e con diverse funzionalità che possono essere raggruppate in quattro diverse tipologie:
- connettività dei dati, con la possibilità di raccogliere e archiviare in un’unica piattaforma digitale i dati raccolti dalle diverse operatrici in campo e i dati inseriti manualmente per poi consultarli accedendo al proprio account Climate FieldView. L’agricoltore può decidere liberamente se trasferire i dati ad altri sistemi attraverso cloud;
- strumenti di analisi del rendimento, per comprendere meglio la variabilità dei diversi appezzamenti;
- prescrizione di semina, difesa e fertilità, ovvero la possibilità di creare mappe di prescrizione per gestire semine, irrorazioni e fertilizzazione con rateo variabile in base ad obiettivi personalizzati;
- immagini avanzate per il monitoraggio dei campi, FieldView è collegato con il sistema di satelliti Sentinel in grado di rilevare circa due volte alla settimana gli stessi appezzamenti. FieldView è in grado di processare le immagini ad alta risoluzione migliorandone la qualità e consentendo di memorizzare note di campo geolocalizzate per favorire la successiva elaborazione.
Obiettivo: omogeneità
Climate FieldView, la digitalizzazione non è mai stata così accessibile per i contoterzisti e gli agricoltori grazie alla capacità di raccogliere dati da qualsiasi macchina operatrice e di gestire con il proprio smartphone o tablet la variabilità spazio-temporale dei campi che si coltivano. In che modo? Fabio Roverso di Climate FieldView ricorda come il rateo variabile sia diventato una soluzione ampiamente diffusa in particolare nella fertilizzazione di colture come il frumento per il costo relativamente contenuto degli spandiconcime di nuova generazione e dell’evidenza di risultati di efficacia che su questa coltura si possono apprezzare ad occhio nudo.
Le esperienze accumulate in tutto il mondo (36 milioni gli ettari oggi serviti da questa piattaforma digital) hanno però consentito ai tecnici di Climate FieldView di ottimizzare anche il concetto di semina di precisione. «Su grano duro ad esempio – commenta Roverso – c’è necessità di portare a molini e pastifici un prodotto il più possibile omogeneo per evitare onerose attività di cernita e separazione dei lotti in magazzino». Un risultato ottenibile variando la densità di semina: più alta nelle zone a più bassa vigoria, più bassa nelle altre».
Una “sintonizzazione” che con FieldView viene portata al massimo livello grazie alla capacità di rilevare anche le minime differenze altimetriche. È infatti negli avvallamenti e nelle zone più basse dei campi che si accumulano i problemi sanitari e di resa nelle colture a semina invernale. In queste zone la densità di semina viene quindi abbassata, così come la distribuzione di concime. Tutto il contrario di come occorre gestire i cereali a semina primaverile e a basso accestimento come il mais. Qui occorre abbassare la densità di semina proprio nelle zone a più bassa vigoria, mentre negli avvallamenti la possibilità di trovare più risorse idriche rappresenta per queste colture non più un problema bensì un vantaggio.