Mantenere esenti da infestanti i seminativi dei cereali a paglia nelle prime delicate fasi di sviluppo in linea teorica è la base di partenza per ottenere le massime rese produttive e una soddisfacente reddittività per gli agricoltori. In questo ambito la chimica mette a disposizione armi più o meno efficaci, ma non in grado, nella stragrande maggioranze delle situazioni, a risolvere da sole tutte le problematiche, dovendosi quindi affidare anche a tutte le altre tecniche agronomiche in grado di eliminare o perlomeno rallentare i danni provocati da precoci e rilevanti emergenze delle malerbe sia graminacee che dicotiledoni. La prima tappa per mantenere le infestazioni su livelli accettabili prevede la razionalizzare le tecniche di gestione delle malerbe nel periodo che intercorre tra la raccolta della coltura precedente e la semina del cereale, mediante l’eliminazione delle stesse o con applicazione di erbicidi ad azione totale o con lavorazioni meccaniche del terreno. Determinante risulta la definizione della rotazione colturale, che per esercitare i migliori benefici dovrebbe prevedere l’inserimento di specie agrarie a differente ciclo di coltivazione. Diventa quindi importante non solo alternare colture graminacee con specie dicotiledoni, ma anche sfasare il ciclo di coltivazione, inserendo nella rotazione specie a semina autunno-invernale con altre a ciclo primaverile in modo da “disturbare” anche tutte le dinamiche di emergenza delle malerbe. A questo punto anche la chimica può dare il suo contributo con la rivalutazione degli ormai abbandonati trattamenti di pre-emergenza o con i più mirati interventi di post-emergenza precoce. Questo “ritorno al passato” potrebbe essere un percorso lungo e molto graduale, in quanto sia direttamente gli agricoltori che il mondo del contoterzismo, dovranno cambiare drasticamente le preferenziali e ormai assodate strategie di diserbo dei cereali messe a punto negli ultimi vent’anni e che prevedono tuttora unici trattamenti di post-emergenza alla fine dei freddi invernali. Tuttavia in sempre più numerose situazioni questi interventi preventivi rappresentano una delle poche armi in grado di garantire la coltivazione dei cereali, e cioè in tutti quegli areali in cui si sono selezionate popolazioni di infestanti resistenti ai collaudati meccanismi d’azione dei più utilizzati erbicidi di post-emergenza ad azione fogliare. La strategia più razionale prevede non solo di ritornare al pre-emergenza o al post-emergenza precoce dove si sono già manifestati questi problemi, ma un allargamento del loro utilizzo anche in areali “tranquilli” in funzione preventiva.
Erbicidi ad azione residuale: pro e contro
I trattamenti di pre o post-emergenza precoce con erbicidi ad azione residuale in linea di massima trovano una giustificazione in numerose situazioni, quali:
– terreni caratterizzati da infestazioni di specie annuali medio-ridotte e dove, con favorevole andamento pluviometrico autunnale possono esercitare un’attività risolutiva;
– nella generalità delle situazioni in modo da alleggerire la pressione di infestazione iniziale, con tuttavia la necessità, nella maggior parte dei casi, di successivi trattamenti di post-emergenza primaverile per eliminare le eventuali presenze di Avena, Galium, emergenze tardive di altre malerbe annuali e soprattutto le perennanti;
– negli areali con accertata presenza di popolazioni di infestanti resistenti agli erbicidi di post-emergenza, con particolare riferimento a Lolium e Alopecurus tra le graminacee e Papaver rhoeas e specie crucifere tra le dicotiledoni.
Ribadendo che il ritorno a questa tecnica diventa utile in funzione preventiva prima che la problematica resistenza sfugga di mano, la possibilità di ritardare i necessari trattamenti di completamento in post-emergenza primaverile consente anche di centrare meglio anche l’epoca di applicazione dei fungicidi per il controllo delle sempre più anticipate presenze di septoriosi, frequentemente utilizzati in abbinamento con i trattamenti erbicidi.
* Ricerca & Sviluppo Terremerse Soc. Coop. (Bagnacavallo (Ra)
Leggi l’articolo completo su Terra e Vita 37/2015 L’Edicola di Terra e Vita