Se fino a qualche anno fa in numerose situazioni dopo interventi preventivi era possibile giungere all’epoca di trebbiatura anche con sole lavorazioni meccaniche degli spazi interfilari, al momento attuale la gestione dei variabili inerbimenti del mais deve prevedere quasi obbligatoriamente un’integrazione fra trattamenti di pre-emergenza o post-emergenza precoce e interventi di post-emergenza classica.
Questa situazione è stata determinata da numerosi fattori, tra cui i sempre più imprevedibili andamenti stagionali, che frequentemente non permettono di centrare al meglio le più performanti epoche applicative, la diffusione di popolazioni di infestanti resistenti, la costante espansione delle aree colonizzate da nuove malerbe, quali le differenti specie di Cyperus e soprattutto per la preoccupante diminuzione dei principi attivi utilizzabili. A questo proposito è da ricordare che non si potrà più sfruttare l’ottima efficacia di s-metolaclor, specifico sulle infestanti graminacee, ma caratterizzato anche da un più o meno spiccata azione di contenimento delle emergenze di amarantacee e ciperacee. Considerando poi che siamo in attesa delle decisioni che saranno prese a livello europeo per il flufenacet, con prospettive non proprio ottimistiche, le armi a disposizione per il controllo preventivo delle più pericolose infestanti graminacee del mais potrebbero essere limitate a dimetenamide-P e petoxamide. Fortunatamente al momento non vengono segnalate criticità per quanto concerne la disponibilità di formulati efficaci nei confronti delle malerbe a foglia larga.
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Infestazioni variabili
Le infestazioni dei seminativi di mais variano sostanzialmente in relazione all’areale di coltivazione, alle differenti rotazioni aziendali, all’epoca di semina e anche in base alla natura del terreno in cui si opera. Iniziando dalle graminacee, se Echinochloa crus-galli risulta indubbiamente la specie più comune in tutte le zone di coltivazione, si registra un aumento delle emergenze delle differenti specie di Setaria, sempre maggiori segnalazioni di presenze, seppur non ancora preoccupanti, di Panicum dichotomiflorum mentre, in particolare nei terreni più sabbiosi e in quelli organici, sono da gestire le infestazioni della più difficile Digitaria sanguinalis. Discorso a parte merita Sorghum halepense da rizoma, sempre più difficile da controllare sia per la sua estrema scalarità di nascita, ma anche per i non pochi casi di non sufficiente sensibilità alle storicamente efficaci solfoniluree graminicide, senza dimenticare i problemi di gestione anche nelle colture dicotiledoni in rotazione con l’impiego degli specifici formulati graminicidi ad azione specifica.
Passando alle malerbe a foglia larga, saranno da considerare le tipiche infestazioni di Solanum, Chenopodium e amarantacee, ponendo una particolare attenzione su queste ultime nelle sempre più ampie zone dove è stata accertata la presenza di popolazioni resistenti al meccanismo d’azione ALS (solfoniluree e triazolopirimidine). Un aggravamento della situazione generalmente si verifica a seguito di semine molto anticipate, dovendo considerare anche le code delle emergenze di specie crucifere (Sinapis, Rapistrum ecc.) e pressoché tutte le poligonacee, partendo da Polygonum aviculare e Fallopia convolvulus per terminare con le più relativamente tardive Polygonum persicaria e lapathifolium. Ammi majus risulta endemico in tutta Pianura Padana orientale, mentre nelle aree più vocate a nord del Po preoccupano anche infestanti ruderali di sostituzioni, quali Abutilon theophrasti, Datura stramonium, Xanthium spp., Acalypha virginica, Ambrosia artemisiifolia, Bidens e, limitatamente alle zone golenali, anche Sicyos angulatus ed Helianthus tuberosus (topinambur). Le invasive presenze di specie ciperacee, Cyperus esculentus in particolare, sono diffuse in tutte le aree caratterizzate da terreni sabbiosi e anche nei suoli organici, mentre sempre più problematiche appaiono le presenze malerbe a ciclo perennante, quali Convolvulus arvensis ed Equisetum.
Interventi di pre-semina e di pre-emergenza
Alla stregua di tutte le altre colture una razionale preparazione del letto di semina è il primo passo determinante per semplificare tutta la successiva gestione delle infestazioni. Nonostante si abbiano a disposizione armi in grado di gestire soddisfacentemente tutte le variabili situazioni di inerbimento, è consigliabile procedere a un primo azzeramento delle emergenze con le ultime lavorazioni di affinamento dei terreni o in alternativa con l’applicazione dei più energici e risolutivi formulati a base di glifosate. Su mais, come lo scorso anno, è stato richiesto l’uso eccezionale per emergenze fitosanitaria di piraflufen-etile, per impieghi in pre-semina al fine di integrare l’efficacia del glifosate in presenza di infestanti non pienamente sensibili, quali ad esempio Convolvulus arvensis.
Per quanto concerne la scelta dei preparati ad azione residuale, la prima distinzione è tra formulati contenenti terbutilazina o linee terbutilazina free, ricordando che questo efficace derivato triazinico è di possibile impiego sullo stesso terreno solo ogni tre anni. Per chi opta per l’utilizzo di terbutilazina sono disponibili formulati ad ampio spetto, considerando miscele pronte con dimetenamide-p (Akris, Terdim) e petoxamide (Mojang TX), mentre l’associazione con flufenacet (Aspect) è commercializzata in combi-pack con isossaflutolo (Merlin Flexx Xtra). Le miscele di terbutilazina con clomazone + mesotrione (Tonale), sulcotrione (Sudoku Ultra OD), mesotrione (Calaris Pro) e pendimetalin (Clivis Duo), al fine di completare l’efficacia graminicida, necessitano dell’ulteriore addizione di preparati ad azione specifica, quali dimetenamide-p (Spectrum) o petoxamide (Mojang 600).
Se per scelta aziendale, a seguito di vincoli legislativi, si optasse per escludere la terbutilazina, un ampio spettro d’azione preventivo è esercitato dalla miscela di isossaflutolo + tiencarbazone (Adengo Xtra), con ottimi risultati sia dal punto di vista dell’efficacia e della selettività forniti anche dalle associazioni in combi-pack di dimetenamide-p e mesotrione (Lumestra Pack ecc.). Sono poi identificabili altre numerose miscele, che tuttavia risultano tendenzialmente più condizionate dai sempre più anomali andamenti stagionali, in particolare per quanto concerne la piovosità immediatamente successiva alla loro applicazione. Isossaflutolo (Merlin Flexx Xtra), sulcotrione (Sudoku Ultra OD), gli oramai innumerevoli formulati a base di mesotrione e clomazone (Command 36 CS ecc.) presentano tutti una spiccata attività sulle malerbe dicotiledoni e risultano particolarmente efficaci nei confronti di Abutilon theophrasti. Ricordiamo inoltre i formulati a base di pendimetalin (Stomp Acqua, Most Micro ecc.), aclonifen (Challenge, Aclon, Mercato), le miscele già formulate di pendimetalin + clomazone (Bismark, Alcance Syntech, ecc.) e clomazone + mesotrione (Iseran). Anche in questo caso per allargare lo spettro alle specie graminacee diventa necessario addizionare preparati ad azione specifica (dimetenamide-p o petoxamide).
Pre-emergenza o post-emergenza precoce?
Ricordando che gli interventi preventivi con erbicidi ad azione residuale sono fortemente condizionati dalle piogge che si verificano orientativamente nei 10 giorni successivi all’applicazione, un attento esame delle previsioni metereologiche può permettere un migliore posizionamento dei trattamenti. Se dopo le operazioni di semina non sono previste piogge significative a breve periodo, la soluzione più razionale prevede il posticipo degli interventi in post-emergenza precoce della coltura, preferibilmente in assenza di infestanti emerse o quando le stesse si trovano nei primissimi stadi sviluppo, considerando 1-2 foglie per le specie graminacee e le 2-4 foglie per le dicotiledoni.
La maggior parte dei formulati autorizzati in pre-emergenza possono essere regolarmente utilizzati anche nelle primissime fasi di crescita della coltura, ad eccezione dei formulati a base di sola petoxamide, clomazone e aclonifen, di alcune associazioni di pendimetalin + aclonifen e la miscela di pendimetalin + terbutilazina. Infine, è bene ricordare che nelle aziende che devono sottostare ai vincoli dei Disciplinari di produzione Integrata delle differenti regioni, con norme allineate in quelle a maggiore vocazione maidicola, gli interventi di pre-emergenza devono essere effettuati in localizzazione sulla fila o in via subalterna interessando al massimo il 50% della superficie aziendale investita a mais. Al momento nessuna limitazione è prevista per i trattamenti di post-emergenza precoce.
Post-emergenza, situazione ancora sotto controllo
Al pari di tutte le altre colture estensive anche nel mais la massimizzazione del potenziale produttivo si ottiene mantenendo i seminativi il più possibile liberi dalle infestanti nelle prime fasi di sviluppo e quindi in linea di massima con l’applicazione di erbicidi ad azione residuale subito dopo le operazioni di semina o in post-emergenza precoce. Nonostante ciò, non deve essere sminuita la valenza dei quasi sempre necessari trattamenti di post-emergenza, che rimangono determinanti per completare l’eventuale parziale attività di precedenti applicazioni preventive, in caso di rilevanti infestazioni delle specie a ciclo perenne e soprattutto nelle aree maidicole caratterizzate da terreni ad alto contenuto di sostanza organica, dove gli erbicidi ad azione residuale raramente vengono utilizzati causa la loro rapida inattivazione.
Nelle aziende più professionali e razionalmente organizzate, dove si conoscono perfettamente la tipologia degli inerbimenti e la transitabilità dei terreni anche con andamenti stagionali avversi, l’eliminazione delle malerbe con soli interventi di post-emergenza è adottata anche come unica strategia applicativa, in particolare nelle semine più tardive. In queste situazioni comunque occorre essere consapevoli dei rischi che si possono correre, tra cui il ritardo dei trattamenti causa impraticabilità dei campi, con conseguente aumento della competizione idrica e nutrizionale, la possibile accentuazione dei fenomeni fitotossici ed efficacia non ottimale in concomitanza di periodi fortemente siccitosi causa più o meno accentuate difficoltà di assorbimento degli erbicidi da parte delle infestanti “stressate”.
Altra problematica emergente, forse la più importante, determinata dalle strategie “solo post” è il rischio di selezione di popolazioni di infestanti resistenti, con particolare riferimento alle segnalazioni di insufficiente efficacia su Echinochloa crus-galli con l’impiego di tutte le solfoniluree a specifica azione graminicida (rimsulfuron, nicosulfuron, foramsulfuron).
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Solito dilemma: quando diserbare?
L’individuazione del periodo ottimale in cui effettuare i trattamenti di post-emergenza, al pari di tutte le altre colture erbacee, è estremamente condizionata dalla tipologia di terreno in cui si opera e dall’andamento termopluviometrico della stagione tardo-primaverile, che va a influenzare le dinamiche di emergenza e il primo sviluppo delle infestanti. Nelle situazioni in cui si opta per adozione di strategie “solo post” si dovrà porre una particolare attenzione nelle semine più anticipate, dove presumibilmente si dovranno gestire infestazioni più complesse, comprese le specie poligonacee a nascita precoce, quali Polygonum aviculare e Fallopia convolvulus. In linea di massima, semplificando al massimo tutte le possibili condizioni applicative, si possono comunque individuare alcune linee operative prevalenti. Nei terreni normali, una strategia “solo post” prevende un unico trattamento relativamente precoce, alle 3-5 foglie del mais utilizzando miscele più o meno complesse di formulati ad azione graminicida e dicotiledonicida. Se invece è necessario integrare l’attività di precedenti interventi di pre-emergenza, con il fine prevalente dell’eliminazione di malerbe a foglia larga ruderali o a ciclo perenne (Abutilon, Xanthium, Ammi majus, Convolvulus, Cirsium ecc.), nonché Equisetum o Sorghum halepense da rizoma, è consigliabile posticipare leggermente i trattamenti alla 5a-6a foglia della coltura e anche oltre, in modo da intercettare anche le ultime ondate di nascita di queste specie, la maggior parte delle quali presenta una più o meno spiccata scalarità di emergenza. Diventa più problematica la gestione degli inerbimenti nei terreni organici dove, oltre a non poter sfruttare l’azione iniziale degli erbicidi residuali, la pressione di infestazione è generalmente alquanto elevata. In questi ultimi casi, consapevoli delle problematiche operative, sarebbe opportuno procedere a una doppia applicazione, la prima alla 2a-4a foglia del mais per il controllo delle infestanti dicotiledoni annuali e il secondo 8-12 giorni dopo, in relazione all’andamento stagionale ed alle eventuali nuove emergenze, per l’eliminazione delle infestanti graminacee annuali e Sorghum halepense da rizoma, delle dicotiledoni perenni o di sostituzione ed anche Equisetum spp.
Tre solfoniluree e tembotrione per le graminacee
Nelle situazioni in cui si debbano gestire infestazioni di specie graminacee sia a ciclo annuale sia perenne la disponibilità di preparati ad azione specifica è ancora relativamente ampia, avendo a disposizione numerosi formulati a base di nicosulfuron e rimsulfuron, miscele dei due principi attivi (Titus Duo) e anche foramsulfuron (Equip), tutti utilizzabili generalmente entro l’8a foglia del mais. La loro efficacia è molto simile e comprende Echinochloa crus-galli, Setaria e Panicum, mentre meno sensibile risulta Digitaria sanguinalis. Nei sempre più frequenti casi in cui vi sia la necessità di controllare infestazioni di Sorghum halepense da rizoma, occorre avere l’avvertenza in primis di utilizzare le dosi massime riportate nelle differenti etichette con trattamenti leggermente posticipati, in modo da non rimanere scoperti sulle emergenze più tardive. Le tre solfoniluree graminicide presentano anche un ampio spettro d’azione su numerose specie a foglia larga, quali Amaranthus (popolazioni non resistenti al meccanismo d’azione ALS) crucifere, composite, ombrellifere e una buona efficacia su Polygonum persicaria e lapathifolium. Per contro meno sensibili risultano Fallopia convolvulus e Polygonum aviculare, Chenopodium album e anche Solanum nigrum, infestante invece controllata dal solo foramsulfuron. Nei casi di presenza accertata di popolazioni resistenti di Echinochloa crus-galli e con forti infestazioni di Digitaria sanguinalis si giustificano gli interventi con tembotrione (Laudis, Capreno), ultimo arrivato della famiglia dei trichetoni caratterizzato anche da un ampio spettro d’azione verso numerose importanti specie a foglia larga.
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Dicamba, prosulfuron e fluroxipir si prestano a risolvere efficacemente le più anticipate emergenze di Fallopia convolvulus
Dicotiledoni: trichetoni, dicamba e non solo
Se ci troviamo in presenza di esclusive infestazioni di specie dicotiledoni o al fine di integrare l‘efficacia di solfoniluree a prevalente attività graminicida, molto impiegate risultano le linee di intervento che prevedono l’impiego di uno dei tre principi attivi appartenenti alla famiglia dei trichetoni e del collaudatissimo e ancora efficace dicamba. Mesotrione e sulcotrione si caratterizzano per una simile ed elevata efficacia su chenopodiacee, solanacee, Polygonum persicaria e lapathifolium e anche Abutilon theophrasti, con una più o meno spiccata efficacia collaterale su plantule di specie graminacee annuali, in particolare per mesotrione. Entrambi sono commercializzati anche in miscela già formulata con terbutilazina (Calaris, Calaris Pro, Sulcotrek), particolarmente performanti nei terreni organici grazie al sinergismo d’azione, con un incremento dell’efficacia su graminacee annuali e specie meno sensibili ai trichetoni, quali Fallopia convolvulus, Amaranthus, crucifere e Portulaca oleracea. Per quanto riguarda mesotrione, è da ricordare che alle dosi d’impiego maggiori e con rilevante piovosità dopo i trattamenti, si possono ottenere ottimi risultati sulle sempre più pressanti infestazioni di Cyperus. Il tembotrione (Laudis, Capreso), con una analoga attività dicotiledonicida dei due precedenti principi attivi, presenta una più spiccata efficacia graminicida su Echinochloa crus-galli, Digitaria sanguinalis e una buona azione frenante lo sviluppo di Cynodon dactylon.
Il dicamba, disponibile in formulazioni a differente concentrazione di sostanza attiva, è ancora il prodotto cardine nel diserbo di post-emergenza del mais. Caratterizzato da un ampio spetro d’azione, che comprende la maggior parte delle malerbe a foglia larga sia annuali (comprese le più precoci poligonacee) sia a ciclo perennante (Convolvulus arvensis, Cirsium arvense), si presta quindi a integrare perfettamente l’attività dei trichetoni, con possibilità d’impiego di un formulato già formulato con mesotrione (Pyxides Duo).
Nei casi di prevalenti e anche sviluppate infestazioni di poligonacee (Polygonum aviculare compreso), crucifere e anche Ammi majus, situazioni frequenti in particolare nelle semine più anticipate, si valorizzano i trattamenti con prosulfuron (Peak), disponibile anche in miscela già formulata con dicamba (Casper). Per integrare la non sempre perfetta attività su Solanum e chenopodiacee può rendersi necessaria un’ulteriore addizione di dosi medie di mesotrione o sulcotrione. Nel panorama delle solfoniluree a esclusiva attività dicotiledonicida sono poi autorizzati anche tifensulfuron-metile (Harmony 50 SX, Refine SX) e tritosulfuron, quest’ultimo solo in formulazione con dicamba (Algedi). Con rilevanti infestazioni di Fallopia convolvulus, Convolvulus arvensis e Abutilon theophrasti, si può valorizzare anche l’impiego, in addizione a trichetoni o dicamba, di fluroxipir (Starane HD, Tomigan ecc.) o fluroxipir + florasulam (Starane Gold). Rimangono poi da considerare i possibili impieghi del selettivo bentazone (Basagran SG, Bentador ecc.), dotato di elevata selettività e con specifica efficacia su Polygonum persicaria e lapathifolium e di piridate (Lentagran WP, Onyx).
Entrambi i principi attivi, oltre a esercitare una buona efficacia di contatto su alcune importanti dicotiledoni annuali, presentano anche una più o meno spiccata attività su ciperacee. Negli areali particolarmente infestati da queste invasive specie, Cyperus esculentus in particolare, risultati più costanti si ottengono con l’impiego di halosulfuron-metile (Sempra), di possibile utilizzo anche in miscela con gli altri erbicidi di post-emergenza del mais. Le differenti formulazioni di clopiralid (Lontrel 72 G, Cliophar 600 SL) si prestano a risolvere infestazioni molto specifiche, con particolare riferimento alle specie composite, quali Cirsium arvensis e Helianthus tuberosus (topinambur).
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Attenzione alle perennanti
Con presenza anche di specie a ciclo perenne, quali Convolvulus arvensis, Calystegia sepium e Cirsium arvense, oltre alle classiche applicazioni di dicamba, trovano una valida giustificazione gli impieghi dei tradizionali composti ormonici a base di MCPA (Fenoxilene 200, U46 M Class ecc.), 2,4-D + MCPA (Dicopur Combi ecc.), dicamba + MCPA (U46 Ultra ecc.) e più recentemente anche del solo 2,4-D (Malerbane Deluxe, U46 D-Max), ricordando che MCPA e 2,4-D rimangono le uniche armi in grado di limitare l’espansione di Equisetum. Con l’impiego di questi datati principi attivi occorre avere avvertenza di porre una particolare attenzione all’andamento delle temperature in prossimità delle applicazioni, preferendole le ore più fresche ed evitando giornate con previsione di repentini innalzamenti termici, in modo da non incorrere in indesiderabili sbandamenti o stroncature delle piante di mais.
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Sono in aumento le problematiche determinate dalle emergenze scalari di Sorghum halepense da rizoma, in molti casi non più sufficientemente sensibili all’azione delle solfoniluree graminicide
Miscele complete anche su mais
Il successo di miscele formulate più o meno complesse caratterizzate da uno spettro d’azione che comprende sia specie graminacee che dicotiledoni, oltre che sui cereali a paglia si sta riscuotendo un buon successo anche su mais semplificando, oltre alla gestione dei magazzini dei prodotti fitosanitari, anche l’operatività dei contoterzisti. Sono regolarmene autorizzate miscele pronte di nicosulfuron + mesotrione (Elumis), nicosulfuron + sulcotrione (Extensor OD), nicosulfuron + rimsulfuron +dicamba (Principal Forte ecc.), rimsulfuron + nicosulfuron + prosulfuron (Diniro ecc.) e nicosulfuron + dicamba (Ghibli Plus). In linea di massima sono grado di esercitare un ottimo controllo di graminacee annuali e anche di Sorghum halepense da rizoma e della maggior parte delle più importanti specie a foglia larga. In ogni modo, per completare al massimo lo spetro di efficacia possono risultare convenienti ulteriori integrazioni. Per esempio, la componente mesotrione o sulcotrione può essere integrata con l’addizione di dicamba o fluroxipir o viceversa, dove sono presenti prosulfuron o dicamba, diventa vantaggioso addizionare un trichetone.
Vincoli legislativi, norme agroambientali e usi eccezionali
Oltre al limite temporale d’impiego dei formulati contenenti terbutilazina, utilizzabili sullo stesso terreno una volta ogni 3 anni, le aziende che devono rispettare le norme contenute nei Disciplinari di Produzione Integrata devono porre molta attenzione al numero massimo di principia attivi candidati alla sostituzione utilizzabili (tab. 6), ricordando che in questo gruppo sono compresi interventi sia di pre che di post-emergenza. In queste norme dovrebbero essere inseriti anche i recenti formulati a base di 2,4-D, però di possibile impiego limitatamente al 10% della superficie aziendale a mais e in alternativa a MCPA. Recentemente sono state revisionate le etichette dei formulati contenenti prosulfuron, che prevedono un solo trattamento all’anno per il formulato contenente il singolo principio attivo (Peak) e una diversificazione del numero delle applicazioni in relazione alla dose d’impiego per quanto riguarda la miscela con dicamba (Casper).
A seguito della revisione europea, che ha sancito il mancato rinnovo di tritosulfuron, il prossimo 7 novembre 2025 sarà l’ultima data utile per l’impiego in campo della suddetta solfonilurea, commercializzata in miscela con dicamba (Algedi). Per quanto riguarda infine le possibili novità della prossima campagna maidicola, in attesa della registrazione definitiva, la società Corteva ha richiesto l’uso eccezionale di Rinskor™ active (principio attivo florpirauxifen-benzil), già autorizzato su riso. Commercializzato con il nome di Lortama, contenente anche nicosulfuron e tifensulfuron-metile, potrebbe essere disponibile nella prossima primavera per un periodo di 120 giorni. Caratterizzato da un ampio spettro d’azione, questa innovativa associazione presenta una ottima efficacia su infestanti di non agevole controllo, quali Abutilon theophrasti, Acalypha, Galinsoga e anche allergeniche, Ambrosia artemisiifolia in particolare.