Nuova Pac, tante novità ma con meno soldi

Tra primo e secondo pilastro, almeno il 60% delle risorse della nuova Pac saranno dedicate a una nuova architettura verde, con il 25% dei fondi del primo pilastro da destinare agli eco-schemi
Da Bruxelles via libera alla riforma per il periodo 2023-2027. Il nodo degli eco-schemi, la condizionalità sociale e i piani strategici nazionali

Dopo tre anni di negoziati, con momenti di scontro anche molto aspro, le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo complessivo sulla riforma della Pac. La nuova programmazione entrerà in vigore il primo gennaio 2023 e sarà valida per 5 anni. L’importo stanziato è di 386,7 miliardi di euro a prezzi correnti, compresi anche i due anni di transizione 2021 e 2022 (il 31,95% del budget totale dell’Unione per il periodo 2021-2027). Il budget è suddiviso in 291 miliardi di euro per il primo pilastro (pagamenti diretti+misure di mercato) e 95,6 miliardi per il secondo pilastro (sviluppo rurale), a prezzi correnti. L’agricoltura italiana riceverà da Bruxelles 34 miliardi di euro (che diventano 50 considerando anche il cofinanziamento nazionale dei fondi per lo sviluppo rurale). Il 15% in meno in termini reali rispetto alla passata programmazione (6,2 miliardi), secondo le stime di Confagricoltura, a fronte di un taglio medio Ue del 10%. Ora la bozza dovrà essere sottoposta, in autunno, al voto della Commissione Agricoltura e della plenaria del Parlamento europeo. Inoltre, entro l’anno l’Italia dovrà preparare il Piano strategico nazionale per l’attuazione della riforma, che dovrà includere anche i Psr finora di esclusiva competenza delle Regioni.

Le principali novità

La principale novità della riforma è la programmazione nazionale, con piani per ogni Paese su come spendere le risorse per gli aiuti agli agricoltori e lo sviluppo rurale secondo gli obiettivi comuni Ue su economia, ambiente e società.

I piani includeranno dei meccanismi per rendere più equa la distribuzione dei sussidi e misure per l’agricoltura sostenibile con flessibilità molto ampia. Aspetto inedito è l’introduzione del principio di condizionalità sociale, facoltativa dal 2023 e obbligatoria dal 2025, che vincola l’erogazione degli aiuti al rispetto della legislazione europea sul lavoro. Le aziende non in regola saranno sanzionate e dovranno restituire i fondi ricevuti.

Sugli eco-schemi si è giocata la partita più difficile al tavolo dei negoziati, quella che aveva portato alla fumata nera di fine maggio e al rinvio del trilogo a fine giugno. Europarlamento, Consiglio Ue e Commissione hanno raggiunto un compromesso sulla destinazione - con flessibilità - a pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente del 25% delle dotazioni nazionali per i pagamenti diretti 2023-27, quasi 49 miliardi in 5 anni. L’Europarlamento chiedeva il 30%, gli Stati il 20%. Nei primi due anni di applicazione del nuovo sistema la percentuale potrà scendere di cinque punti percentuali, ma sono stati fissati rigidi criteri per l’utilizzo a livello nazionale delle somme non richieste dagli agricoltori.

Il 15% degli aiuti potrà essere destinato al sostegno di singole produzioni con pagamenti accoppiati. Inoltre, gli Stati membri dovranno varare un pagamento redistributivo in favore delle aziende più piccole di almeno il 10% della dotazione complessiva per gli aiuti diretti salvo deroghe specifiche. Il livello di convergenza interna dei pagamenti diretti sarà almeno l’85% del livello medio dei pagamenti diretti entro il 2026. Per gli aiuti accoppiati è stato mantenuto lo stesso livello del 13%+2% dei pagamenti diretti.

Capitolo polizze assicurative: gli strumenti di gestione del rischio potranno utilizzare fino al 3% dei pagamenti diretti e dei fondi dello sviluppo rurale. La riforma prevede anche l’obbligo di definire la  figura di agricoltore attivo.

Poteva andare peggio

Per il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli quello raggiunto a Bruxelles è stato «un importante punto di incontro. I motivi di soddisfazione dell’architettura generale del pacchetto di compromesso sulla Pac sono superiori ai punti su cui si potevano trovare soluzioni migliori – ha sottolineato – soprattutto sul piano della semplificazione e della competitività dell’intero settore agricolo. Il prossimo passo sarà costruire i piani strategici nazionali che dovranno essere incentrati sulla semplicità: non incrementare la burocrazia sarà il valore aggiunto per l’Italia».

«Si chiude una trattativa serrata che abbiamo condotto sul dossier forse più delicato e che sancisce la nascita di un terzo pilastro della Pac, perché accanto alla dimensione economica e ambientale la nuova Politica agricola prevederà anche quella della condizionalità sociale, con il rafforzamento dei diritti dei lavoratori». Questo il commento sull’accordo dell’eurodeputato Paolo De Castro.

«Fin dall’inizio del dibattito sulla nuova riforma, ho sostenuto l’importanza di una distribuzione più equa dei fondi agricoli – ha scritto in una nota l’eurodeputato altoatesino Herbert Dorfmann – e le aziende più grandi riceveranno il 10% di fondi in meno, che sarà distribuito a quelle più piccole. La riforma fa più attenzione all’ambiente – prosegue il documento – e per la prima volta, ha una dimensione sociale».


La nuova Pac in cifre

> 386,7 miliardi di € il budget della nuova Pac

> 291 miliardi di € i fondi per il primo pilastro

> 95 miliardi di €  stanziati nel secondo pilastro

> 34 i miliardi di €  per l’Italia (50 con il cofinanziamento nazionale)


1Cai, soluzioni condivise e non discriminatorie

«I progressi sul negoziato della Pac rappresentano un passo importante per impostare le politiche agricole degli anni a venire – commenta Gianni Dalla Bernardina, presidente di Cai  (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani) –. L’auspicio è che il Piano strategico nazionale che l’Italia andrà a definire tenga conto dei cambiamenti dell’agricoltura e del ruolo delle imprese agromeccaniche all’interno del sistema agricolo e del percorso di digitalizzazione dell’agricoltura. Se vogliamo salvaguardare il reddito degli agricoltori e portare avanti la rivoluzione verde per una vera sostenibilità, siamo chiamati come operatori a trovare soluzioni condivise e non discriminatorie».

2Coldiretti, serve più chiarezza

«Il compromesso sugli ecoschemi dovrà essere tradotto in misure semplici ed efficaci in termini di innovazione per consentire agli agricoltori di continuare nel percorso di sostenibilità già iniziato – sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini –. Importanti anche i passi avanti sul tema della condizionalità sociale e dei diritti dei lavoratori, ma la riforma potrà portare risultati tangibili solo se si terrà nel debito conto l’impatto delle misure previste rispetto alle strategie europee della Farm to Fork e della biodiversità».

«Un’eventuale proposta di allineare la Pac con il Green Deal – spiega il presidente – dovrà evitare incertezza sul piano normativo e dare valore giuridico a obiettivi che oggi non sono cogenti. Coldiretti continua a sostenere la necessità che la Commissione fornisca uno studio di impatto cumulativo prima di avanzare proposte legislative ulteriori».

3Cia, ora il Piano strategico

«La Pac deve rimanere la politica economica per gli agricoltori – dichiara il presidente di Cia agricoltori italiani Dino Scanavino – e, quindi, costante opportunità di sviluppo imprenditoriale, oltre che strumento utile a rigenerare e valorizzare le aree rurali. Per questo non è più rinviabile la definizione del Piano strategico nazionale che permetta agli agricoltori italiani di essere all’altezza del cambiamento che gli si richiede e al settore primario di restare competitivo».

4Copagri: difendere il reddito

«La priorità della Pac deve continuare a essere la difesa del reddito degli agricoltori, tutelandone l’operato che li rende i primi custodi dell’ambiente e del territorio, con il fondamentale ruolo di salvaguardare e sostenere la biodiversità, mantenendo al contempo vive le tradizioni agricole locali e valorizzandone le produzioni territoriali». Lo ha sottolineato il presidente della Copagri Franco Verrascina, esprimendo soddisfazione per l’accordo.

5Confagricoltura, troppi oneri

«Il lavoro che abbiamo svolto negli ultimi tempi ha dato qualche risultato positivo a tutela dei trasferimenti alle imprese, ma non possiamo dirci soddisfatti». Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti sulla nuova Pac. «È passato il principio che le imprese agricole devono aumentare gli impegni in materia di sostenibilità ambientale, ma a fronte di minori risorse finanziarie destinate alla tutela dei redditi e alla stabilità dei mercati. E il taglio sarà soprattutto a carico delle imprese orientate agli investimenti, alle innovazioni e all’aumento dell’occupazione». «Dalla lettura dei testi – ha aggiunto Giansanti – ci sembra, inoltre, che non sia stato centrato l’obiettivo della semplificazione amministrativa da tutti auspicato. La maggiore sostenibilità ambientale dipende dai livelli di efficienza e competitività delle imprese, per non compromettere il potenziale produttivo».

6Alleanza coop: più aggregazione

Soddisfatto per l’approvazione della riforma il presidente dell’Alleanza delle cooperative agricole Giorgio Mercuri che invita il governo italiano a fare con il Piano strategico scelte che premino l’aggregazione della produzione agricola promuovendo la nascita di nuove Organizzazioni comuni di mercato settoriali, sull’esempio dell’Ocm ortofrutta o destinando aiuti accoppiati ad alcune filiere.

Nuova Pac, tante novità ma con meno soldi - Ultima modifica: 2021-07-08T16:50:19+02:00 da Simone Martarello

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