Agromeccanica Gregorio, storia di una rinascita

Moris Bonasio (a sinistra) con il fratello Daniele, ormai pronto a entrare nell’azienda di famiglia
I Bonasionel Bergamasco hanno riavviatosei anni fa la storica attività conto terzidi famiglia.Una scelta azzeccata

«So che noi agromeccanici parliamo perlopiù di macchine, ma il messaggio principale che vorrei trasmettere, raccontando la storia della nostra azienda, è di non rassegnarsi mai, perché con forza di volontà e impegno si può raggiungere qualsiasi obiettivo. E vorrei anche dire ai tanti agricoltori, spesso giovani, che si sentono scoraggiati e disillusi, che questo settore ha ancora un futuro davanti. Basta crederci e impegnarsi». Detto fatto, questo reportage parlerà poco di macchine e molto di sogni, progetti e forza di volontà. Perché accanto al ferro, in ogni azienda è la passione a fare la differenza.

Siamo a Chignolo d’Isola, poco a ovest di Bergamo. Qui, in un’azienda agricola in fase di ristrutturazione, incontriamo Moris Bonasio e la sua famiglia: contoterzisti dal 2017, dopo esserlo stato per tutti gli anni Ottanta e Novanta. La loro, quindi, è un’impresa di ritorno, nel senso che sono tornati a fare questa attività dopo averla abbandonata. Ed è proprio qui che entra in gioco la forza di volontà. Ma partiamo dall’inizio.

«La mia famiglia ha sempre coltivato la terra. Mio nonno giusto 50 anni fa lasciò questa attività a mio zio Gianpietro e mio padre lavorò a lungo con lui, come coadiuvante, dopo aver fatto pratica presso un contoterzista. Negli anni Settanta acquistarono le prime mietitrebbie, anche per seguire la passione di mio padre Gregorio, e l’attività in conto terzi si aggiunse all’azienda agricola». Continuarono così, prosegue Moris, fino all’inizio del millennio, quando il boom della trinciatura – che seguiva a ruota quello del biogas – decimò le superfici da trebbiare. «I miei non vollero lavorare per il biogas, ma la domanda di trebbiatura scese molto e allora chiusero l’azienda di conto terzi mantenendo soltanto l’attività agricola».

La svolta

Agromeccanica Gregorio esegue la trinciatura del mais a servizio quasi esclusivamente delle stalle del territorio

La svolta nacque, purtroppo, da un evento luttuoso: la morte di Gianpietro, che pose la famiglia di fronte a un bivio: continuare o abbandonare? «Provammo a chiedere qualche parere, ma tutti ci dicevano di lasciar perdere: il consiglio era di affittare i terreni, circa 60 ettari, e continuare a fare il nostro lavoro. Noi figli, infatti, avevamo preso altre strade: mio fratello Michele gestiva una pizzeria, io facevo il muratore, Paolo si era diplomato come geometra. Arrivammo a un punto in cui si doveva scegliere che fare, ben sapendo che per nostro padre il lavoro in agricoltura era importante. Allora ci guardammo in faccia e decidemmo di darci due mesi di tempo per provare a ridare fiato all’azienda. Prendemmo un’aspettativa e iniziammo a lavorare a casa, ognuno portando la propria esperienza: il rigore nei conti di Michele, la voglia di fare di un muratore a cottimo com’ero stato io, la pianificazione di Paolo».

Due mesi dopo, i tre fratelli lasciarono la loro attività e iniziarono a fare gli agricoltori a tempo pieno. Era il 2010. Cinque anni dopo, nel 2015, rifecero la società agricola e nel 2017 riattivarono anche la ditta in conto terzi: l’Agromeccanica Gregorio, dal nome del padre. «Dobbiamo molto alla Confai di Bergamo e in particolare ai due direttori: Enzo Cattaneo e il suo successore, Marco Perletti. Pur mettendoci di fronte a tutte le difficoltà che avremmo incontrato, ci hanno seguiti passo passo, dandoci sempre fiducia. Se oggi siamo una realtà piccola ma con le spalle larghe e in crescita costante, è anche per merito loro».

Che l’azienda sia solida lo dimostrano i tanti progetti avviati. Come i lavori, pronti a partire, per rifare la sede, ampliando i capannoni per le macchine e creando uffici e altri locali di servizio. «Quel che voglio dire, senza vantarmene, è che se noi in vent’anni siamo passati da una mietitrebbia e tre trattori a due trebbie, due trince e una dozzina di trattori, significa che questo settore dà ancora delle possibilità a chi ha idee, intraprendenza e non si lascia scoraggiare dalle difficoltà. Il mio è insomma un invito ai giovani: se ci credete, provateci».

Nuove prospettive

Veniamo ai giorni nostri. La famiglia Bonasio fa lavori agricoli nei dintorni di Bergamo. Ha una dozzina di trattori di vari marchi, con predominanza di Case IH, due trinciacaricatrici (Claas Jaguar 960, ndr) e due mietitrebbie: una vecchia TX di New Holland e una 6140 Axial Flow di Case IH. «Quest’ultima, è arrivata perché l’ha fortemente voluta mio padre Gregorio. Lui, da giovane, ha lavorato con le assiali e si è innamorato di quel sistema. Al momento di cambiare una delle mietitrebbie, ha insistito per tornare sull’assiale, anche se noi figli non eravamo del tutto convinti. Alla fine aveva ragione lui: la qualità del lavoro è eccellente, abbiamo rotture inferiori al 3% e una granella bellissima, tanto che diversi clienti vengono da noi proprio perché abbiamo questa macchina».

Ovviamente l’Axial Flow è utilizzata anche sui terreni dell’azienda, che ormai superano i 150 ettari. I Bonasio vi producono soprattutto mais, anche di qualità particolari, adatte al consumo umano. Per gestirlo al meglio, hanno attrezzato un laboratorio di analisi per il controllo delle micotossine. «È ancora in fase embrionale, ma può già rilevare i livelli di aflatossine e fumonisine. Lo usiamo per il nostro prodotto ma in un prossimo futuro potremmo anche offrirlo come servizio ai clienti. Pensiamo che in epoche difficili come questa la collaborazione sia fondamentale. Se possiamo aiutare gli agricoltori ad avere certezze, lo facciamo volentieri. Del resto, ci piace collaborare anche con gli altri contoterzisti. Siamo per la concorrenza, ma con sinergie sugli obiettivi comuni».

Un cerchio che si chiude

L’analisi del prodotto è soltanto una delle idee innovative che i Bonasio stanno portando avanti. Il loro obiettivo, come spiega bene Moris, è arrivare a una filiera completa, che va dall’aratura alla trasformazione del prodotto, per tornare nuovamente al campo. Finora sono a tre quarti della circonferenza: fanno preparazione del terreno, semina, trattamenti e raccolta, che sono parte del bagaglio classico di ogni contoterzista. L’Agromeccanica Gregorio aggiunge però anche l’essiccamento, realizzato con tre impianti mobili. Un quarto, fisso, sarà invece installato prossimamente presso la sede aziendale. «Sappiamo che gli agricoltori che lavorano bene hanno a cuore il proprio prodotto. Per questo il nostro messaggio è: noi veniamo da voi, vi raccogliamo il mais, lo analizziamo per certificare che sia esente da tossine, ve lo essicchiamo e ve lo restituiamo. È un cerchio che va quasi a chiudersi».

Si chiuderà completamente tra pochi mesi, quando entrerà in funzione il progetto più importante che la famiglia sta portando avanti in questo momento, assieme ad altri tre soci: un digestore con produzione di biometano da 150 standard metri cubi (circa 1 mW, ndr). «È un impianto non grande, ma ha il vantaggio di essere completamente sostenibile, oltre che quello di dare un servizio importante agli allevatori. Produrremo infatti metano utilizzando quasi esclusivamente reflui zootecnici e un po’ di sottoprodotti della nostra azienda agricola. Unica eccezione, qualche aggiunta di sorgo per avere respiro nei giorni festivi. Insomma, per non dover essere lì a caricare il digestore anche a Natale e Pasqua...».

La carta vincente del progetto si chiama logistica. L’installazione sorgerà a 100 metri da un metanodotto, per cui avrà costi di allacciamento molto bassi. Allo stesso modo, si troverà tra due grosse stalle – circa 700 capi in lattazione totali – che forniranno i liquami tramite conduttura sotterranea. «Il vantaggio di questa iniziativa è che non soltanto produrrà energia rinnovabile senza sfruttare colture dedicate, ma che ridurrà anche il traffico su strada, eliminando le botti grazie ai liquamodotti. Anche la distribuzione del digestato avverrà principalmente in zona e comunque mai oltre i 20 km dalle vasche di stoccaggio. Abbiamo superato ogni genere di test: ridurremo i movimenti su ruota, i cattivi odori, sfrutteremo i liquami e forniremo fertilizzante di origine organica. In altre parole, sostenibilità totale».

Spazio per ampliarsi

Non è tutto: a fianco del digestore, la società di cui i Bonasio fanno parte costruirà una grande vasca per reflui. Servirà come polmone per l’impianto, ma sarà messa anche a disposizione dei piccoli allevatori. «Sulle colline – spiega ancora Moris – vi sono molte piccole stalle, con una cinquantina di capi o poco più. Per restare sul mercato dovrebbero ingrandirsi, ma non hanno gli stoccaggi sufficienti ed essendo in una zona fortemente urbanizzata, faticano a ottenere i permessi per aprine di nuovi. La nostra vasca risponde a questa esigenza: se qualcuno ha necessità di un extra di stoccaggio, noi glielo possiamo offrire».

Una volta completato, l’impianto di biometano completerà la filiera: oltre a effettuare i lavori agricoli, raccogliere ed essiccare il mais, Agromeccanica Gregorio potrà ritirare i liquami delle stalle, trasformarli in biometano e restituire agli allevatori il digestato con cui concimare i terreni. «E se qualcuno non ha ettari a sufficienza, subentriamo noi, con i nostri terreni e le convenzioni che stiamo stipulando. Questa iniziativa – sottolinea il giovane agromeccanico – nasce dall’esigenza di risolvere il problema dei liquami e della concimazione: negli ultimi due anni è apparso chiaro che affidarsi alla fertilizzazione minerale è un rischio ed è molto costoso.

D’altra parte, come contoterzisti conosciamo bene le difficoltà degli allevatori, che devono chiamare noi per lo smaltimento dei reflui, pagando per distribuire un prodotto che a loro non serve, ma che ha un valore. Abbiamo pensato questo impianto, trovato altri soci e faticato per superare tutti gli ostacoli burocratici non allo scopo di arricchirci, ma per avere i fondi necessari a semplificare la vita di tutti. La nostra, che faremo la distribuzione del digestato con la giusta remunerazione, e quella dei nostri clienti, che ci daranno i reflui e riceveranno un ottimo fertilizzante organico con una minima spesa. Soprattutto, usciremo dal ciclo dei concimi minerali: con il digestato e una parte di letame essiccato produrremo gli stessi quantitativi di mais riducendo di oltre il 90% la fertilizzazione minerale. Tutto questo, aiutando il settore zootecnico a restare sul mercato: aspetto per me fondamentale».

Agromeccanica Gregorio, storia di una rinascita - Ultima modifica: 2023-10-17T12:33:16+02:00 da K4

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