Più forti del terremoto

Nonostante il tragico evento sismico di tre anni fa, la Barbanti Macchine di Cavezzo (Mo), specializzata in irrigazione, non si è mai fermata. E oggi è (quasi) tornata alla normalità

Quasi tre anni dopo quel tragico maggio 2012 torniamo in uno dei luoghi simbolo del terremoto in Emilia-Romagna e facciamo visita a una delle aziende di lavorazioni agricole che furono, all'epoca, più colpite. Siamo a Cavezzo, nell'epicentro del sisma che il 29 maggio sconvolse il Modenese. Qui, a poche centinaia di metri dal centro urbano, ha sede la Barbanti Macchine, che alle bizze della terra pagò, al tempo, un prezzo salato: «Furono distrutti due capannoni e soprattutto una trinciacaricatrice, schiacciata da una trave del tetto. Spiace per i capannoni, ma il problema vero fu la trincia, perché senza quella non potevamo lavorare, l'estate successiva» ricorda Silvio Barbanti, che con la moglie Gloria Ganzerli gestisce la società agromeccanica nella quale troviamo impegnate tre generazioni di Barbanti: oltre a Silvio, infatti, ci sono il padre Paolo, da cui Silvio ha ereditato l'attività, e il figlio Jacopo, 21 anni e mezzo; fiscalmente inquadrato come dipendente, ma, ovviamente, membro a pieno titolo del tavolo decisionale. «Dopo il diploma, Jacopo ha deciso di impegnarsi nell'attività di famiglia e devo dire che per noi è un grosso incentivo», ci spiega Gloria. Che ricorda, anche, come dopo il terremoto il figlio fu quello che, più di tutti, credette nel futuro. «Nei momenti di maggior sconforto di tutti noi, in particolare di suo nonno, era lui a dirci che ci saremmo risollevati e che ce la potevamo fare. Fu un grosso sostegno. Soprattutto per mio suocero, che nel giro di una settimana vide ridurre in macerie tutto ciò che aveva costruito nel corso di una vita».

Ditta nuova, tradizione antica

L'attività di contoterzismo della famiglia Barbanti inizia con il nonno di Silvio, che lasciò a Paolo e ai suoi due fratelli una ditta di trasporti e lavori agricoli. I figli continuarono per un certo periodo in società, poi, nel 1987, si divisero. A Paolo toccò la parte agricola e fu lui a realizzare i due capannoni in cemento armato che le scosse sono portati via in pochi istanti. Quando andò in pensione, pochi anni fa, gli subentrarono nella gestione amministrativa della Barbanti Macchine Silvio e Gloria, gli attuali titolari.

Più o meno nello stesso periodo iniziò un’importante collaborazione con una società che realizzava impianti di irrigazione a goccia. I Barbanti si occupavano della messa in opera concreta dell'impianto e nel 2007 rilevarono anche lo studio che seguiva la parte progettuale e commerciale. Il lavoro aumentò e successivamente arrivò anche l'incarico di responsabile di zona per la Netafim, uno dei colossi dell'irrigazione a goccia. Oggi, sebbene i Barbanti coprano tutto lo spettro delle attività agricole (escluso il ciclo della barbabietola) e siano particolarmente impegnati sulla trinciatura, con due macchine, non c'è dubbio che ciò che li caratterizza siano appunto gli impianti di irrigazione. «Ne facciamo di ogni tipo: per frutteti, pomodoro, vigneti e – da qualche anno – anche mais. Il settore sta sicuramente crescendo: soprattutto su pomodoro e vigneti», ci spiega Silvio.

Oltre all'irrigazione, i Barbanti realizzano anche livellamenti e drenaggi. «Lo facciamo anche attraverso rilievi topografici con rielaborazione al computer per sapere, in anteprima, quanto terreno dobbiamo asportare da ogni punto del campo. Un lavoro ad alta tecnologia che dà i suoi frutti», spiega Gloria. Al punto che la ditta è stata chiamata fino in Romagna. «Abbiamo avuto una richiesta da Gatteo a Mare – precisa il marito – per un grosso livellamento con unificazione di vari appezzamenti e realizzazione di impianto di irrigazione interrato su 20 ettari di superficie. Un lavoro impegnativo, ma che non ci spaventa di certo, avendone già realizzati diversi altri».

I Barbanti si occupano dell'impianto dalla A alla Z: interrano le condutture, preparano i punti di aggancio completi di elettrovalvole e posano le canaline secondarie interrandole nel vigneto o nel frutteto grazie a un attrezzo realizzato da loro stessi. Da buoni emiliani, hanno la meccanica nel sangue: costruiscono in azienda, infatti, anche tutta la raccorderia e persino i terminali per l'irrigazione a pioggia. «Siamo ben attrezzati: abbiamo tornio, saldatrice in grado di lavorare su ferro o acciaio inox e anche una filettatrice che opera su tubi fino a due pollici», ci spiega Silvio, mostrandoci un'officina degna di un fabbro, sebbene collocata, causa terremoto, sotto ricoveri di fortuna.

Maggio 2012 la scossa

«La mattina del 29 maggio del 2012 eravamo tutti al lavoro nel capannone, leggermente lesionato dalla scossa di una settimana prima. Io, in particolare, ero su una scala per agganciare dei tiranti che avrebbero dovuto mettere in sicurezza la struttura. Mi chiamano al telefono, scendo ed esco un attimo per parlare meglio. In quel momento comincia a ballare tutto: volano gli scaffali, piovono dadi e bulloni dal soppalco, le porte scorrevoli sbattono contro un trattore che stava mezzo dentro e mezzo fuori. Vedo gli operai che non riescono a uscire per paura di essere schiacciati e quelli che ce l'hanno fatta scappare fra i peri». Senza quella telefonata, Silvio Barbanti avrebbe passato, come minimo, qualche settimana in ospedale.
La seconda scossa distrusse, come abbiamo detto, due capannoni e una trinciacaricatrice: una Eston-Fiat vecchia di parecchi anni, ma ancora funzionante e indispensabile per riuscire a coprire la campagna di trinciatura. Soprattutto, c'era un'azienda da reinventare. «Pian piano riuscimmo a tirar fuori gli attrezzi dal capannone. Che per fortuna non crollò del tutto, ma si inclinò soltanto su un lato. La cosa più difficile fu smontare tutto il magazzino dei ricambi e dell'impiantistica per l'irrigazione, che era sul soppalco. Entravamo dalle finestre, attraverso un cestello sul muletto, e portavamo via quel che si riusciva. Di sotto, intanto, raccoglievano palate di bulloni e viti: ci abbiamo messo un anno a dividerle. Pian piano abbiamo spostato tutto in cortile, poi abbiamo abbattuto un pezzo di frutteto e realizzato una struttura provvisoria per ricoverare gli attrezzi».

Porte di capannoni e stalle crollati per il terremoto sono diventati il tetto del magazzino ricambi provvisorio.
Porte di capannoni e stalle crollati per il terremoto sono diventati il tetto del magazzino ricambi provvisorio.

Il capannone è stato successivamente demolito (mostriamo nelle foto ciò che ne resta) e dopo la lunga trafila burocratica, il 24 dicembre dello scorso anno è arrivato il via libera per la ricostruzione. Come si vede dalle foto, i lavori sono a buon punto e termineranno entro fine luglio. Quella dei Barbanti è quindi una storia a lieto fine. «Senz'altro. Nessuno si è fatto male, a parte qualche contusione dovuta alle cadute, e dopo un po' di attesa siamo stati risarciti per i danni più grossi. Di trincia ne abbiamo comprata un'altra, una Claas Jaguar 960, e anche se siamo ancora accampati riusciamo a lavorare abbastanza bene. Abbiamo recuperato quel che si poteva dalle demolizioni che siamo stati chiamati a effettuare come impresa di movimento terra e parte del materiale lo abbiamo impiegato per i ricoveri provvisori. Con il nuovo capannone torneremo a un'organizzazione un po' più razionale, sperando di lasciarci questa storia dietro le spalle».

Come tante altre imprese del Modenese, i Barbanti non sono rimasti ad aspettare gli aiuti pubblici e poche settimane dopo il terremoto erano nuovamente operativi. «Anche grazie ai tanti che ci hanno offerto capannoni e aiuto di vario genere. La solidarietà che abbiamo incontrato è una delle cose più belle di quel periodo», dice Gloria Ganzerli. L'altra è essere stati in grado di farcela e poter nuovamente guardare al futuro con ottimismo. di Ottavio Repetti

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Agricoltura e industria

Tre dipendenti fissi, otto stagionali che lavorano quasi tutto l'anno e poi gli avventizi nel periodo della raccolta. Oltre, naturalmente, ai titolari e al padre di Silvio: è questa la forza lavoro della Barbanti Macchine. Grazie a questa squadra – alcuni dei quali presenti in azienda da ormai trent'anni – la ditta effettua ogni tipo di lavoro agricolo ma anche attività industriali, per tenere impegnati i dipendenti nei mesi morti.

Irroratori per frutteto. Anche questi realizzati in casa dai Barbanti.
Irroratori per frutteto. Anche questi realizzati in casa dai Barbanti.

Tra le altre cose, hanno preso parte alla ricostruzione post-terremoto. Partecipando anche alla realizzazione del nuovo complesso scolastico di Mirandola, completato a tempo di record: «A ottobre del 2012 i ragazzi erano già nelle aule. Questo ci ha reso molto felici», ricorda Gloria Ganzerli. O.R.

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Più forti del terremoto - Ultima modifica: 2015-05-08T10:33:50+02:00 da Il Contoterzista

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