Non necessariamente le parole innovazione e agricoltura di precisione vanno di pari passo, ma nel caso della TMA, impresa conto terzi di Castagnaro (Vr), è proprio così. «Per me innovazione significa installare i sistemi satellitari sul trattore, adottare la guida automatica, mappare le produzioni e arrivare alla gestione a rateo variabile di tutti gli input tecnici – ci risponde subito il titolare Alessandro Tegazzin –.
All’inizio ero scettico, perchè quando ho comperato il cingolato per lavorare con un pentavomere semiportato, mi sembrava di essere perfetto. Poi ho provato la semplice guida parallela e ho fatto un po’ di conti: se il satellitare mi fa risparmiare il 10% di gasolio in un anno, perché elimina tutte le sovrapposizioni nei passaggi, alla fine me lo sono già pagato in quello stesso anno. Sono 4 anni che ho deciso di lavorare con il satellitare e adesso ho due impianti con la guida automatica, di cui uno lo utilizzo su più macchine, e altri con la guida parallela, che sfrutto nei diserbi e nelle concimazioni, per essere più preciso e sprecare meno prodotto».
Tegazzin, però, non si è fermato alla guida automatica, perché ricorre anche alla mappatura di produzione. «Alcune aziende la chiedono, altre no. Comunque, io nei miei terreni la faccio, così l’anno successivo posso differenziare i diserbi o le concimazioni, distribuendo i prodotti solo dove serve e quando serve». Tegazzin parla di “miei terreni”, il che fa capire che anche lui, come tanti altri, non è un contoterzista puro. «Dal 2003 ho associato una linea parallela alla mia azienda – ci spiega – se non altro per dare continuità di lavoro ai dipendenti lungo tutto il corso dell’anno. Il fatto è che ci sono clienti che vanno in pensione e altri dove non c’è continuità generazionale, per cui finisci per prendere in carico quei terreni che ti daranno gli stessi soldi di quando li lavoravi come conto terzi. Solo che hai un po’ più di certezza di lavorarli ogni anno».
Specializzati in piralide
Dal 2003, anno in cui ha rilevato l’azienda del padre, Tegazzin ha sempre lavorato esclusivamente in ambito agricolo, coprendo tutto il ciclo stagionale e portando l’azienda a un’evoluzione continua, in termini di investimenti e di attività in settori innovativi. «Quando ho cominciato – spiega Tegazzin – la bieticoltura la faceva da padrona, ma nel 2005 è praticamente scomparsa.
Il primo “salvagente” a cui mi sono aggrappato è stata la difesa dalla piralide, tanto che nel giro di pochi anni siamo diventati dei veri e propri specialisti di questi trattamenti. Poi, qualche anno dopo sono rientrato sulla bietola e da tre anni ormai seguo il settore delle bietole da seme, che sta dando davvero grandi soddisfazioni. La richiesta di bietola da seme, infatti, arriva dall’estero e l’Italia è la nazione per eccellenza nella produzione di seme per tutta l’Europa, perché praticamente priva di contaminazione. Perché sia pura e rimanga tale, infatti, la bietola deve essere prodotta a una certa distanza da quella normale, quindi la nostra zona piace perché la bieticoltura tradizionale è stata abbandonata da anni, con conseguente rischio di contaminazione molto basso».
Oggi la TMA ha un dipendente fisso e altri quattro stagionali, complessivamente lavora su circa 1.500 ettari all’anno come trebbiatura (con due macchine), circa 800 ettari come aratura e 2.000 ettari di trattamenti, di cui 800 solo per quelli anti-piralide. «Purtroppo anche i trattamenti contro la piralide stanno diminuendo, anche se come raggio d’azione arrivo fino a Bottrighe vicino a Chioggia (Ve), semplicemente a causa del basso prezzo che oggi il mais riesce a spuntare (in particolare quello da granella, dove appunto i trattamenti anti-piralide sono necessari). Del resto, a 18 euro/q non c’è più tornaconto economico nel mais, anzi si fa fatica addirittura a seminarlo».
Parco macchine in giallo-verde
Il parco macchine che Tegazzin ha messo insieme nel tempo è di quelli rilevanti, dove spicca senza dubbio il marchio John Deere: di colore giallo-verde, infatti, troviamo due mietitrebbie (una delle quali assiale), un cingolato da 400 cv, due trattori da 200 cv, uno da 130 cv e uno da 100 cv (il 5100R), usato con le forche per spostare concimi e attrezzature varie.
Unico altro brand presente come trattori è Lamborghini, con qualche vecchio modello ereditato dalla vecchia gestione, utile per gli spostamenti brevi. Per quanto riguarda i trattamenti, Tegazzin si affida a due irroratrici semoventi (una Mazzotti Ibis 2500 e un Airone 2000 della Rimeco), mentre nell’ambito seminatrici troviamo, oltre a Maschio Gaspardo e Amazone, una macchina interessante, ovvero una Sola’ a 12 file completamente elettrica. «Me l’hanno lasciata in prova due anni ed è la prima che sia mai arrivata in Italia – ricorda Tegazzin –: parte da un concetto innovativo di elemento di semina, con motori elettrici che consumano davvero poco, in quanto, a differenza della concorrenza, disco di distribuzione e scatola di aspirazione girano assieme, senza generare alcun attrito».
Per la lavorazione del terreno Tegazzin si affida a un aratro pentavomere Ermo, a erpici rotanti Moreni, ma soprattutto a macchine per la preparazione del letto di semina, ovvero un Vibrocultor Rossetto, un Germinator Kongskilde e un Rollmot Quivogne. Da segnalare, infine, l’ultimo acquisto in assoluto, uno strigliatore dell’austriaca Einböck. «Innovazione significa anche cercare nuovi mercati e affrontare le sfide che ogni volta questi ti portano ad affrontare – conclude Tegazzin –. Visto che sta crescendo la richiesta di macchine per agricoltura biologica, mi sono messo avanti e ho già in gestione 100 ettari a biologico». Il finale lo lasciamo alla questione del passaggio generazionale: la società è di Alessandro Tegazzin e della moglie Michela, ma nonostante la bellezza di ben tre figli (un maschio, Davide, e due figlie, Giulia e Giorgia), nessuno di questi intende, almeno per ora, entrare in azienda, quindi il futuro è ancora tutto da scrivere. Ma non abbiamo dubbi che qualcuno pronto a portarla avanti si troverà.
CONSULENTI A 360 GRADI
Da dieci anni la TMA di Tegazzin è legata all’Associazione provinciale delle imprese di meccanizzazione agricola (Apima) di Verona, che conta qualcosa come 300 soci tra contoterzisti e aziende agricole. Un numero che non ha subito scossoni negli ultimi anni.
«Noi non curiamo solo la contabilità – spiega il direttore Clemente Ballarini – ma anche altri aspetti come l’assegnazione di carburante in funzione dell’apertura dello sportello Unicaa, tutte le questioni relative alla circolazione stradale, il riconoscimento dell’attività dell’agromeccanico in Veneto e abbiamo anche chiesto, senza successo però, la possibilità per le imprese conto terzi di costruire in zona agricola capannoni per la propria attività.
Siamo quindi molto vicini ai nostri soci e stiamo dietro anche ai loro bilanci, per monitorare lo stato di salute economico-finanziario delle aziende e dare loro consigli quando per esempio devono effettuare acquisti importanti. Insomma, offriamo una consulenza a 360 gradi».
La supervisione della situazione economico-finanziaria delle aziende è un aspetto fondamentale, perché se lavorare è importante, lo è anche incassare il denaro dovuto. «La difficoltà a incassare è un forte problema oggettivo – conferma Tegazzin – tanto che ho dovuto fare una discreta scrematura per arrivare ad avere clienti “sani”. E quando entra un cliente nuovo, si cerca di raccogliere più informazioni possibili, confrontandosi anche tra colleghi senza più omertà, perché farsi la guerra porta solo morti e feriti».
Un’ultima attività dell’Apima scaligera da rimarcare sono le riunioni di zona. «Preferiamo incontrare gli associati non solo in assemblea, dove pochi parlano, ma soprattutto in riunioni di zona – conclude Ballarini – perché è in questo contesto che si riesce a parlare di tutto. E soprattutto si amalgamano le persone tra loro, il che porta a comportamenti corretti dal punto di vista professionale. Sono assolutamente convinto dei benefici di queste riunioni».