Sostenibilità economica fattore imprescindibile per qualsiasi impresa

sostenibilità economica
Gianni Dalla Bernardina
La razionalità o sostenibilità economica è un fattore imprescindibile per l’attività imprenditoriale stessa. Un’impresa che non ha margini di guadagno è destinata a chiudere

In quanti modi si può declinare la sostenibilità? È complicato dare una risposta in concreto, perché sono diverse le sfaccettature che il processo di agricoltura “razionale” – espressione che Franco Scaramuzzi, presidente onorario dell’Accademia dei Georgofili, preferisce al termine “sostenibile”, in quanto più rispondente alla finalità stessa dell’attività agricola in un contesto di conservazione e passaggio generazionale rispettoso dell’ambiente, del suolo, del territorio e delle risorse idriche – permette di adottare.
Un po’ più semplice è, invece, definire i campi d’azione della sostenibilità: economica, ambientale e sociale. Un mantra che abbiamo sentito e ripetuto centinaia di volte e che, appunto, può essere interpretato in termini operativi in svariati modi, ma sempre tenendo la barra dritta su principi essenziali inderogabili. Li riassumo brevemente, sottolineando che quando parliamo di razionalità economica, ambientale e sociale, non stiliamo una classifica in cui un obiettivo deve essere privilegiato rispetto agli altri due, ma siamo di fronte a tre totem che devono essere parimenti venerati e tenuti come stella polare per il futuro delle aree rurali, sempre più in difficoltà in confronto con la crescita delle aree urbane.
La razionalità o sostenibilità economica è un fattore imprescindibile per l’attività imprenditoriale stessa. Un’impresa che non ha margini di guadagno è destinata a chiudere, come in parte sta avvenendo in molte aree del pianeta. In Italia la mortalità delle imprese agricole è tutt’altro che una novità e sta colpendo anche aree dove il valore aggiunto delle produzioni è più elevato rispetto ad altri territori. Questo trend è diffuso anche ad altre longitudini. Pensiamo ad esempio agli Stati Uniti. I dati del censimento agricolo americano del 2017, elaborati e diffusi dal Dipartimento Agricoltura (Usda) nei giorni scorsi, evidenziano una riduzione nel giro di un quinquennio del numero delle aziende del 2,3%, superando di poco la cifra di due milioni di imprese, con una dimensione media di oltre 178 ettari. Quello che colpisce Oltreoceano è la grande differenza fra le grandi aziende (circa 77mila), che realizzano fatturati sopra il milione di euro, e i piccoli agricoltori, che sono un esercito di oltre 1,5 milioni di aziende (ma in Italia complessivamente le aziende agricole sono 1,6 milioni, su una superficie molto più contenuta). Piccole realtà, con volumi d’affari inferiori ai 50mila dollari. Sembra di vedere lo stesso film, nell’era della globalizzazione. Addirittura negli Usa – dove non ci sono indicazioni geografiche come in Europa, salvo qualche rarissimo prodotto che ha notorietà e peculiarità specifiche – il valore aggiunto delle materie prime agricole è inferiore rispetto all’Italia.

Meno del 45% delle imprese agricole totali realizza margini positivi e anche al di là dell’Atlantico ci si sta orientando verso la produzione di energia rinnovabile, dando così spazio allo sviluppo della multifunzione che da noi, in Italia, grazie al pressing di Coldiretti, ha potuto contare su una definizione normativa dal lontano 2001 con la legge di Orientamento agricolo (che ha colpevolmente riconosciuto un ruolo “mutilato” alle imprese agromeccaniche). La parentesi sul mondo agricolo americano deve necessariamente portarci a riflettere sull’evoluzione globale del modello agricolo e sulla necessità appunto di fare reddito, per non esporre le imprese a rovesci pericolosi, che potrebbero portare anche alla chiusura dell’attività, qualsiasi siano le dimensioni medie.
L’assemblea 2019 di Cai ci porterà a riflettere anche sulla razionalità o sostenibilità ambientale, con uno studio pilota realizzato dall’Università di Milano, che certifica il ruolo del contoterzismo agricolo anche in chiave di rispetto dell’ambiente e del contenimento delle emissioni. Non riconoscere il ruolo che gli agromeccanici meritano anche in termini ambientali, in futuro sarà null’altro che antistorico. Altra leva per la sopravvivenza dell’agricoltura sarà la razionalità o sostenibilità sociale. La battaglia per ridurre le morti sul lavoro non si combatte a colpi di slogan, ma di innovazione nelle aziende, a partire dal contesto della meccanizzazione. E chi ha la forza di innovare, se non le imprese agromeccaniche? A chi affidare gli appalti di manutenzione del verde, delle strade, dei canali, se non a chi può contare su trattori e mezzi agricoli moderni, efficienti, in linea con le normative sulle emissioni e sulla sicurezza?
Uno sguardo – da sindacato degli agromeccanici – all’Europa. La Commissione europea, giunta ai titoli di coda del quinquennio istituzionale, ha messo a disposizione - grazie a un accordo con Bei - un miliardo di euro per il ricambio generazionale. L’ennesima miopia. Si tende la mano ai giovani agricoltori in ordine sparso, ma si escludono dalle politiche di crescita i giovani imprenditori agromeccanici. Povera Europa.

Sostenibilità economica fattore imprescindibile per qualsiasi impresa - Ultima modifica: 2019-05-07T14:14:52+02:00 da Lucia Berti

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