Il Contoterzista Day, un botta e risposta appassionato

Pubblichiamo due lettere che ci sono arrivate a seguito della ottava edizione del nostro evento

Alcune considerazioni riguardo alla presentazione del professor Angelo Frascarelli. Ritengo di poter dire che sia stato puntuale come sempre per la trattazione tecnica degli argomenti sperimentati dal suo staff. Al contrario, invece, per quanto riguarda le considerazioni a proposito della nostra categoria, credo che non abbia fornito un quadro aderente alla realtà. Sono due, infatti, le dichiarazioni (che a convegno ultimato ha cercato di far passare per “provocatorie”) che non possiamo accettare:

  1. non rispettiamo il suolo con lavorazioni impattanti, ecc.
  2. nonsiamo disposti ainvestire in tecnologia perché ne vediamo eccessivo il costo.

La prima è facilmente smentita dalla realtà dei fatti. Spesso il contoterzista investe in nuove attrezzature proponendo, in alternativa alla conduzione convenzionale, la minima lavorazione e/o la semina su sodo. Purtroppo, i costi di conduzione in minima lavorazione – come evidenziato pure dalla presentazione di Frascarelli – sono inferiori di poco rispetto alla lavorazione convenzionale e pertanto l’agricoltore, dato che la differenza dei costi è minima, preferisce vedere “il terreno arato”. Quanto alla semina su sodo, sebbene di gran lunga meno impattante sull’ambiente o meglio ancora, migliorativa per il suolo e l’ambiente stesso, in realtà comporta un cambio di mentalità da parte di tutti i soggetti coinvolti nella filiera agricola, che spesso avviene con fatica o in ritardo… Succede così cha l’azienda agromeccanica, seguendo il proprio istinto di innovazione, investa in attrezzature dedicate alla minima lavorazione / semina sodo e che poi faccia fatica a “convincere” gli agricoltori ad apprezzarne la bontà – che non si limita al solo conteggio colturale.

Sempre riguardo al primo punto ci sarebbero altre considerazioni da fare. Il fatto che utilizziamo intensamente le nostre macchine portando il numero di ore / anno a valori piuttosto elevati (almeno 1.000 – 1.500 ore/anno/macchina) fa si che l’impatto ambientale che si è avuto per la costruzione stessa della macchina venga ripartito su una più ampia superficie lavorata rispetto a quello che capita quando la stessa macchina viene utilizzata da un agricoltore, che si limita a utilizzarla per molte meno ore/anno (circa un quarto). Da questo deriva che l’impatto ambientale per unità di superficie lavorata risulta molto maggiore quando la trattrice è utilizzata dall’agricoltore rispetto al terzista. Questo già basta per poterci definire garanzia di sostenibilità.

Il secondo punto è altrettanto facile da smentire. Basta fare un giro nelle nostre aziende per riscontrare l’impiego di tecnologia. Sempre guidati dall’istinto innovatore e alla ricerca di soluzioni che possano rendere più agevole il lavoro nonché l’efficienza delle macchine, abbiamo investito sin da subito in acquisto di soluzioni come le guide automatiche che, fosse solo per l’eliminazione delle sovrapposizioni, già offrono vantaggi in termini di costo della lavorazione nonché riduzione di impatto ambientale. Non mancano macchine da raccolta allestite con sistemi di mappatura delle rese, nonché attrezzature in grado di distribuire i mezzi tecnici a dose variabile. Solo a titolo di esempio, perché il terzista ha acquistato già da tempo uno spandiconcime nuovo preferendo il modello predisposto per eseguire le mappe di prescrizione? Intanto da subito ha approfittato della possibilità di distribuire la dose prefissata pur variando la velocità di lavoro, così da rendere al cliente un lavoro fatto meglio (distribuzione costante) impiegando meno tempo e quindi a condizioni più competitive. Resta inoltre il vantaggio di essere già pronti per le mappe a dose variabile…

Matteo Tamburrelli (Apima Foggia)


 

I contoterzisti continuino a essere all'avanguardia

Sono ben contento di leggere il rimprovero della categoria dei contoterzisti contro le mie osservazioni. La contestazione afferma che “il contoterzista investe in nuove attrezzature proponendo, in alternativa alla conduzione convenzionale, la minima lavorazione e/o la semina su sodo”; questa evoluzione tecnica è quanto di più desiderabile, sia dal punto di vista economico che ambientale.
La mia conoscenza empirica della realtà agricola mi porta a concludere, tuttavia, che la minima lavorazione e/o la semina su sodo si sono diffuse solamente negli ultimi anni e interessano ancora un limitato numero di aziende agricole. È pur vero – come afferma la lettera – che il contoterzista deve rispondere alla domanda degli agricoltori che sono ancora troppo “innamorati” dell’aratura. Ripeto, sono contento di leggere che c’è un cambiamento verso una gestione più razionale del suolo. Il punto principale non è solamente l’antitesi tra l’aratura e le altre tecniche di lavorazione, ma il rispetto del suolo, come corpo vivente, e il fondamentale rapporto “suolo-pianta”.Un’altra affermazione della lettera mi fa molto piacere: “…abbiamo investito sin da subito in acquisto di soluzioni come le guide automatiche che già offrono vantaggi in termini di costo della lavorazione nonché riduzione di impatto ambientale”. Idem per “…macchine da raccolta allestite con sistemi di mappatura delle rese, nonché attrezzature in grado di distribuire i mezzi tecnici a dose variabile”. Anche in questo caso, la mia conoscenza empirica della realtà agricola mi porta a dire che la penetrazione dell’agricoltura di precisione riguarda ancora un numero molto limitato di aziende agricole. Sono contento tuttavia di leggere che i contoterzisti sono all’avanguardia nell’utilizzo e nella diffusione dell’agricoltura di precisione; questa direzione innovativa è la strada giusta per il futuro dell’agricoltura.             

Angelo Frascarelli  


                            

Il CT Day è giunto all’ottava edizione e sembra essere evento consolidato per gli agromeccanici, che anche all’edizione recentemente conclusa sono intervenuti numerosi; un momento nel quale bisognerebbe fare il punto su quello che è il mondo reale del settore, naturalmente con un occhio al futuro, ma restando con i piedi ben piantati per terra. Inoltre, anche per rispettare l’orgoglio di appartenenza alla categoria, parrebbe opportuno non rivolgersi alla platea con critiche pesanti (per usare un eufemismo) sulle capacità e professionalità dei presenti, usando termini come “stupratore della terra” ecc. Non si pretende piaggeria o adulazione, ma rispetto.

Anche la scelta dei relatori dovrebbe essere tale da garantire un coinvolgimento della platea, evitando gli “ipse dixit” o il punto di vista di settori non direttamente coinvolti nella filiera. In parole povere, un agromeccanico dovrebbe sentirsi partecipe e fortemente interessato agli argomenti trattati. Ora, tutto questo non è accaduto il 13 dicembre a Concordia sulla Secchia. Dal palco sono piovute accuse che un’azienda agromeccanica, storicamente costretta a pesanti investimenti non sempre “riconosciuti” dalla clientela, rassegnata a una serie di incrementi burocratici e facente funzione di banca, nel senso di essere costretta ad anticipare per (almeno) un anno, costi e spese per conto delle aziende agricole, fatica a digerire. Ma analizziamo quanto sentito venerdì 13 (un caso?): dopo gli stimolanti contributi dei colleghi pionieri dell’innovazione, gli interventi che sono seguiti, oltre a dimostrare scarso rispetto per il nostro lavoro, ci hanno “spiegato” che tutti dovremmo buttare le vecchie attrezzature, il know-how di qualche generazione, licenziare metà dei dipendenti e assumere numerosi agronomi e informatici. Naturalmente precipitarci a investire qualche milione di euro e imporre il “nuovo vangelo” ad aziende che non lo richiedono e, ovviamente, non sono disposte a riconoscere, in un momento di grande crisi, l’incremento di costo. Siamo tutti consci che la precision farming rappresenta una consistente parte di futuro, ma oggi, dati alla mano, in Europa meno del 10% della Sau viene coltivata con queste tecniche. E in Italia? Udite, udite, l’1%... Forse è meglio introdurre queste innovazioni con gradualità, in modo da consentire un ricambio “economicamente e culturalmente sostenibile”. La distanza tra mondo accademico e realtà appare in questo momento incolmabile e soprattutto inaccettabile. Siamo pronti e consapevoli del presente e del futuro dell’agricoltura italiana, ma non siamo disposti a rovinarci in nome di tecniche sperimentali, che non sono applicabili in tutte le realtà a causa della varietà della natura dei terreni, del clima e della dimensione poderale. Anche i costruttori di macchine dovrebbero pensare, oltre a vendere, ad aiutarci a capire come utilizzare al meglio i mezzi di ultima generazione.

Ultima cosa: se la platea è formata da agromeccanici, si trattino argomenti che interessano la categoria, non come gestire un’azienda agricola…. Una sola eccezione: grazie Presidente!

Numerosi contoterzisti aderenti a Feria


 

L'agricoltura di precisione è un dovere

La lettera sottolinea l’orgoglio dell’appartenenza alla categoria dei contoterzisti e una reazione ad alcune mie affermazioni durante il Contoterzista Day; questa lettera è un segnale positivo importante, che dimostra una categoria viva e fiera del proprio lavoro. Le mie osservazioni, che hanno portato a definire i contoterzisti come “stupratori della terra”, si basano sulle mie conoscenze della realtà agricola, dove la potenza motrice delle macchine ha prevalso sul rispetto dei principi agronomici della gestione del terreno. Sono ben contento di leggere dai contoterzisti che questa situazione non è più presente nella realtà agricola italiana. Devo però rilevare che i dati sull’erosione del suolo e sulla presenza della sostanza organica nel terreno sono molto preoccupanti in Italia. Sia gli agricoltori che i contoterzisti devono prestare molta più attenzione alla gestione del suolo, per evitare l’impoverimento del terreno agrario con le relative conseguenze sul piano economico e ambientale. Sottolineo inoltre la difficoltà dell’impresa agromeccanica che è stata denunciata, “... storicamente costretta a pesanti investimenti non sempre “riconosciuti” dalla clientela, rassegnata a una serie di incrementi burocratici e facente funzione di banca...”. L’impresa agromeccanica svolge un ruolo economico e sociale importante e soggiace alle difficoltà economiche di molte aziende agricole. Questi argomenti devono essere portati all’attenzione della manifestazione “Il Contoterzista Day”, con l’esposizione di casi di successo e di insuccesso, rendendo maggiormente partecipe la categoria dei contoterzisti. Inoltre, vorrei commentare l’affermazione della lettera “… dovremmo buttare le vecchie attrezzature, il know-how di qualche generazione, licenziare metà dei dipendenti e assumere numerosi agronomi e informatici…”. I contoterzisti indicano questa strada come un percorso negativo. In realtà questo è il percorso inevitabile del progresso tecnologico. Le imprese dell’industria hanno già effettuato questa evoluzione: hanno sostituito molti operai con i robot, i magazzini con mulettisti manuali sono stati sostituiti con i magazzini con i muletti robotizzati. Nelle imprese industriali ci sono meno operai e più dipendenti dediti al “controllo qualità” e alla gestione informatica. Quindi, la deprecata evoluzione di sostituire le vecchie attrezzature ed evolvere verso nuove professionalità è, in realtà, un percorso obbligato dall’innovazione tecnologica, che offre occasioni di progresso interessantissime per i contoterzisti.

Sottolineo, quanto già detto al Contoterzista Day: le nuove tecnologie dell’agricoltura di precisione hanno costi contenuti; in sostanza le soluzioni informatiche hanno un costo inferiore alle soluzioni meccaniche. L’opposizione all’agricoltura di precisione non è il costo di investimento, ma la difficoltà “culturale” a confrontarsi con innovazioni informatiche e digitali.

Vorrei inoltre sottolineare un’asserzione della lettera “Siamo pronti e consapevoli del presente e del futuro dell’agricoltura italiana, ma non siamo disposti a rovinarci in nome di tecniche sperimentali, che non sono applicabili in tutte le realtà a causa della varietà della natura dei terreni, del clima e della dimensione poderale”. Questa affermazione interpreta proprio l’importanza dell’agricoltura di precisione, che ha l’obiettivo di tener conto della varietà della natura dei terreni e del clima ed è proprio negli appezzamenti piccoli e irregolari dell’agricoltura italiana che trovano i maggiori vantaggi.

In ultimo, vorrei rassicurare che l’innovazione non ha mai “rovinato” nessuno; invece la resistenza all’innovazione è un grande pericolo per il mantenimento della vitalità economica delle imprese nel futuro. Sono d’accordissimo che “… è meglio introdurre queste innovazioni con gradualità, in modo da consentire un ricambio “economicamente e culturalmente sostenibile”. Ma la gradualità non vuol dire reticenza. E l’Università ha proprio il ruolo di proiettare verso l’orizzonte delle innovazioni.

Angelo Frascarelli

Il Contoterzista Day, un botta e risposta appassionato - Ultima modifica: 2020-01-20T22:22:43+01:00 da Il Contoterzista

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