Agricoltura conservativa e di precisione come strumenti principali per realizzare gli ambiziosi obiettivi contenuti nel Green Deal europeo e nella strategia A farm to fork. E per aumentare la quota di superfici coltivate gestita in maniera più rispettosa dell’ambiente e rendere le lavorazioni agricole sempre più tecnologiche i contoterzisti saranno indispensabili.
Questo il messaggio più forte lanciato durante la nona edizione del Contoterzista Day, manifestazione organizzata da Edagricole e dalla rivista “il Contoterzista” in collaborazione con Cai (Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani) e Ibf Servizi (società nata dalla partnership tra Ismea e Bonifiche Ferraresi), quest’anno svoltasi in diretta web per via delle restrizioni imposte per contrastare la pandemia da Coronavirus. Altro tema centrale del dibattito la formazione, alla quale Cai sta lavorando con l’iniziativa Cai Academy, e il lancio di un albo nazionale dei contoterzisti.
Supportare gli investimenti dei contoterzisti
«Oggi sono state dette cose fondamentali − ha detto in conclusione del dibattito il presidente di Cai Gianni Dalla Bernardina − ma di certo fino al 2023 i contoterzisti non vedranno un euro. Poi si vedrà. Tutti ci danno pacche sulle spalle e ci dicono «bravi», ma poi l›attività agromeccanica non viene sostenuta. Si è parlato di rottamazione per rinnovare il parco macchine, ma un giovane che deve acquistare attrezzature che costano 3-400mila euro come lo aiutiamo?».
Dalla Bernardina è tornato sul nodo più difficile da sciogliere per il settore agromeccanico ormai da anni: il riconoscimento della categoria a livello legislativo. «Il mondo è cambiato e sta cambiando in fretta − ha sottolineato il presidente di Cai − la categoria degli agromeccanici deve entrare nei tavoli dove si decidono le sorti dell’agricoltura italiana. Penso alla certificazione dei prodotti. Oggi inquadrando il Qr code su un pacco di pasta con lo smartphone posso sapere tutto di come è stata prodotta. Bene, l’attività dei contoterzisti rappresenta già oggi un 60% di questo processo di lavorazione. Dobbiamo smettere di pensare che gli agromeccanici siano qualcosa di estraneo al mondo agricolo».
Il presidente di Cai ha citato le associazioni di categoria e soprattutto Coldiretti, chiedendo che si faccia portavoce di questa richiesta di riconoscimento. «Non vogliamo poltrone o fette di torta − ha ribadito Dalla Bernardina − ma condividere un percorso per far sì che l’agricoltura italiana sia la migliore del mondo».
E poi la formazione. «Come categoria ci batteremo affinché i nostri associati abbiano le competenze tecniche per utilizzare al meglio gli strumenti tecnologici oggi disponibili − ha concluso − poi faremo in modo che gli agricoltori ci riconoscano economicamente queste competenze».
Albo professionale nazionale
«Stiamo valutando l’istituzione di un albo nazionale degli agromeccanici per promuovere la professionalità della categoria − ha annunciato il vicepresidente di Cai Sandro Cappellini − perché se abbiamo degli operatori professionali riconosciuti, aziende agricole, istituzioni e privati possono attingere a dati oggettivi per poter valutare a chi assegnare i servizi. Sarebbe un elemento di qualificazione per i contoterzisti ma anche per rendere ancora più trasparente un mondo che per le regole fiscali particolari a cui è soggetto, a volte può presentare delle criticità. Inoltre, questo chiuderebbe il cerchio della tracciabilità dei prodotti agricoli e agroalimentari».
Un esempio pionieristico in questo senso è stato realizzato in Lombardia. Assieme alla Regione, Cai ha fatto un percorso che ha portato al riconoscimento dell’attività professionale dei contoterzisti attraverso l’iscrizione a un albo. La Regione ha fatto in modo di convogliare agli iscritti alcuni sostegni per l’acquisto di macchine innovative al settore agromeccanico, che, come noto, non ha accesso ad altri contributi pubblici, quindi deve esporsi in proprio per dotarsi di queste macchine. «Non basta − ha concluso Cappellini − ma è un segnale».
Nuova Pac e Next GenEu, tanti soldi in arrivo ma...
In apertura di convegno Angelo Frascarelli, dell’Università di Perugia, ha illustrato le novità della nuova Pac e i contenuti di Green Deal e Farm to Fork. Per l’agricoltura europea sono stati stanziati 1.824 miliardi, di cui 1.074 per il QFP (Quadro Finanziario Plueriennale, dal 2021-2027) e 750 per il Next GenEu (2021-2023, dei quali 7,5 sono previsti per lo sviluppo rurale). All’Italia andranno 925,1 milioni di euro, a cui si somma il cofinanziamento nazionale. Il 37% delle risorse deve essere utilizzato per le seguenti misure:
- agricoltura biologica;
- mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, compresa la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dall’agricoltura;
- conservazione del suolo, compreso il miglioramento della fertilità del suolo attraverso il sequestro del carbonio;
- miglioramento dell’uso e della gestione dell’acqua, compresi il risparmio idrico e il drenaggio;
- creazione, conservazione e ripristino di habitat favorevoli alla biodiversità;
- riduzione dei rischi e degli impatti dell’uso di pesticidi e antimicrobici;
- salute e benessere degli animali;
- h. attività di cooperazione Leader.
Il 55% delle risorse deve essere utilizzato per le seguenti misure:
- Giovani agricoltori: sostegno aiuti avviamento aziende agricole che contribuiscono a una ripresa resiliente, sostenibile e digitale
- Investimenti: l’uso condizionato per programmi di sviluppo rurale che promuova lo sviluppo economico e sociale nelle zone rurali e contribuisca a una ripresa economica resiliente, sostenibile e digitale in linea, tra l'altro, con gli obiettivi agro-climatici, e in particolare:
- filiere corte e mercati locali;
- efficienza delle risorse, comprese agricoltura intelligente e di precisione, innovazione, digitalizzazione e modernizzazione dei macchinari e delle attrezzature di produzione;
- condizioni di sicurezza sul lavoro;
- energie rinnovabili, circolare e bioeconomia;
- accesso a tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) di alta qualità nelle zone rurali.
In pratica, agli agricoltori si chiede di ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici entro il 2030, ridurre del 50% l’uso di pesticidi più pericolosi entro il 2030, ridurre almeno del 50% le perdite di nutrienti, ridurre almeno del 20% l’uso di fertilizzanti entro il 2030, ridurre del 50% le vendite di sostanze antimicrobiche. Infine, il 25% del totale dei terreni agricoli dovrà essere dedicato all’agricoltura biologica entro il 2030».
Regolamento transitorio Frascarelli è entrato anche nel merito del regolamento transitorio. «Nel 2021 e 2022 rimangono confermati pagamento di base, pagamento greening, pagamento giovani agricoltori, pagamento accoppiato e pagamento piccoli agricoltori.
Il regolamento transitorio contiene le norme per garantire la transizione tra due periodi di programmazione pluriennale, per cui gli attuali Psr sono prorogati fino al 31 dicembre 2022, sono previsti misure vecchie e soldi nuovi del QFP 2021-2027 e le Regioni possono aprire nuovi bandi».
Per quanto riguarda la nuova Pac, ha spiegato Frascarelli, sono confermati i tre strumenti della Pac attuale: pagamenti diretti, misure di mercato e sviluppo rurale. Sui pagamenti diretti la vera novità è che scompare il greening, che viene inglobato nel pagamento di base (fig. 1): poi ci saranno un pagamento nuovo detto redistributivo per le piccole aziende, un pagamento per i giovani agricoltori e infine un nuovo pagamento ambientale detto ecoschema (fig. 2, di entità compresa tra il 20 e 30% della Pac) e il pagamento accoppiato.
Il sostegno di base per la sostenibilità potrà essere erogato secondo tre possibilità:
- pagamento annuale uniforme, senza titoli;
- i titoli attuali scadranno il 31 dicembre 2022;
- pagamento annuale uniforme differenziato per territorio, ma uniforme per gli agricoltori dello stesso territorio;
- i titoli attuali scadranno il 31 dicembre 2022;
- attribuzione del sostegno sulla base di titoli all’aiuto;
- i titoli attuali saranno ricalcolati nel 2023.
«Questa nuova Pac va verso una nuova agricoltura, verso una nuova economia, verso un nuovo contoterzismo e verso una nuova filiera agroalimentare – ha concluso Frascarelli – in altre parole un’agricoltura smart, che vuole portare alimenti sicuri ed essere sostenibile. E per essere sostenibili è indispensabile l’innovazione, ovvero agricoltura di precisione, robotica, genetica, biocontrollo, blockchain e innovazione organizzativa».
Conservativa per ridurre l’impatto sull’ambiente
Aumento della sostanza organica dei terreni e quindi della fertilità. Riduzione dell’erosione. Diminuzione dei gas effetto serra prodotti. Aumento della resilienza dei sistemi colturali ai cambiamenti climatici. Sono i principali benefici apportati dall’agricoltura conservativa. Oggi in Italia l’agricoltura blu, compresa la minima lavorazione, si pratica su circa 400mila ettari. Una superficie ancora insufficiente se si considera che nel mondo sono 180 milioni di ettari (fig. 3).
«L’agricoltura conservativa comporta dei benefici che corrispondono perfettamente agli obiettivi del Green Deal − ha affermato Michele Pisante, dell’Università di Teramo −. Quindici regioni su venti in Italia hanno declinato in modo diverso (fig. 4)i tre pilastri dell’agricoltura conservativa (semina diretta o minima lavorazione del suolo, copertura permanente del suolo e diversificazione colturale).
Una rivisitazione di queste tecniche in chiave digitale potrebbe non solo far crescere queste superfici, ma rendere più tangibili i risultati di questo sistema conveniente e sostenibile dal punto di vista economico e in linea con la nuova strategia europea. L’obiettivo è integrare agricoltura conservativa e di precisione, soprattutto adesso che la politica comunitaria chiede di mitigare l’impatto ambientale dell’agricoltura, stoccare carbonio atmosferico e aumentare la produttività della biomassa. Agricoltura conservativa e agricoltura di precisione hanno nel loro dna le caratteristiche di innovazione e sostenibilità. L’agricoltura italiana, anche grazie al ruolo degli agromeccanici, è l’unica via per invertire la tendenza delle programmazioni precedenti per gli investimenti tecnologici, che vanno fatti anche in sintonia con le linee di indirizzo ministeriale. I dati ricavati dall’agricoltura di precisione rappresentano un valore straordinario per rispondere ad alcuni degli obiettivi della nuova Pac, in particolare cambiamento climatico, cura dell’ambiente e preservazione del paesaggio e della biodiversità. Il valore aggiunto all’agricoltura conservativa deriva in sostanza proprio dalle tecnologie di precision farming. Le aziende che non hanno la tecnologia e soprattutto la formazione professionale adeguata, possono avvalersi dei servizi agromeccanici perché tutto questo genera dati, che sono un indicatore di risultato importante nella nuova programmazione. E se oggi gli agromeccanici non sono elegibili nelle misure dello sviluppo rurale, lo sono indirettamente come è avvenuto per l’agricoltura conservativa attraverso l’erogazione dei servizi e la loro certificazione».
Agricoltura blu e glifosate
Quando si parla di agricoltura conservativa non si può fare a meno di pensare al glifosate, mezzo tecnico fino a oggi indispensabile per tenere a bada le infestanti, ma prossimo a essere vietato. Esiste un’alternativa?
«Nei Paesi dove questo tipo di agricoltura si fa da tempo l’uso del glifosate è stato via via sostituito dall’effetto anti germinello dei residui colturali e dalla riduzione della carica delle infestanti grazie alla non movimentazione del terreno − ha spiegato Pisante −. In Italia non siamo ancora in queste condizioni, ma dobbiamo arrivarci. Per ora dobbiamo negoziare l’utilizzo del glifosate per uso professionale prima delle semine o dei trapianti per evitare delle false interpretazioni sui residui che, è scientificamente dimostrato, non si trovano nelle produzioni finali. Mi auguro che la riforma del piano nazionale sull’utilizzo dei fitofarmaci ci dia una mano in questa direzione. Ci sono già delle proposte. È evidente che serve un cambio di approccio – ha concluso Pisante – l’uso di tecnologie di precisione per applicazioni sito-specifiche è un passaggio obbligatorio a cui ci dobbiamo preparare con urgenza, perché diserbanti chimici alternativi al glifosate non ce ne sono e le altre soluzioni hanno costi troppo elevati».
Pochi e chiari obiettivi cui destinare le risorse Pac
«L’architettura della nuova Pac si basa sul «new delivery model», cioè l’individuazione di una serie di obiettivi chiari e della descrizione di come fare per raggiungerli. I soldi saranno da concentrare su poche azioni utili a realizzare quegli obiettivi − ha fatto notare il capo Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Mipaaf Giuseppe Blasi − ma se poi non arrivano i risultati, si perderanno gli aiuti. Per la prima volta bisognerà veramente fare le cose, perché chi non le farà avrà un danno finanziario».
Blasi ha fatto l’esempio della riduzione dell’uso dei fitofarmaci, uno degli obiettivi più discussi del A Farm to Fork. In Italia il Pan (Piano nazionale sull’uso sostenibile dei fitofarmaci), è in fase di revisione. «Sono arrivate 23mila osservazioni − ha spiegato − servirebbe un ministero che lavori solo per quello. E poi come si misura la riduzione? Nel nostro Paese abbiamo cinque basi statistiche, cioè cinque banche dati: Istat, Ispra, Ministero della Salute (etichette e residui) e Crea. Bisogna unificare e semplificare».
Per la riduzione dell’uso dei fitofarmaci secondo Blasi le strade sono due. Una sono le nuove tecniche di breeding che permettono di coltivare varietà resistenti, l’altra è l’agricoltura di precisione, che grazie al dosaggio controllato e mirato permette di trattare solo dove e quando serve.
Percorso di filiera
Oggi è il mercato a guidare i cambiamenti e i consumatori chiedono sempre più requisiti. «Da questo punto di vista il ruolo dei contoterzisti è centrale – ha puntualizzato Francesco Pugliese, direttore di Ibf Servizi – anche perché oggi sempre più vediamo una richiesta da parte del mondo agroindustriale di prodotti con caratteristiche che prima non chiedeva (per esempio la tracciabilità). Di conseguenza, serve un percorso di filiera che accompagni questa richiesta, ma la singola azienda agricola non riesce a soddisfarla, mentre l’agromeccanico è un perno capace di coniugare le esigenze di mercato e la possibilità di produrre in modo da soddisfare queste esigenze. Sostenibilità e tracciabilità sono un tutt’uno: se io utilizzo strumenti digitali per le mie pratiche agronomiche, è chiaro che sto facendo sostenibilità ambientale, perché ottimizzo l’uso dei mezzi tecnici e nello stesso tempo ho il dato già tracciato».
Ma tutto questo per arrivare dove? «A dimostrare i benefici economici: da nostri test comparativi (fig. 5) abbiamo visto che nel frumento il delta tra agricoltura di precisione e tradizionale è di 110 euro/ha, nel mais di 150 euro/ha, nel riso 180 euro/ha fino a 453,77 euro/ha nel pomodoro da industria».
Mancano poi figure professionali in grado di insegnare come utilizzare al meglio le macchine moderne. «Occorrono operatori che accompagnino questo percorso – ha aggiunto Pugliese – tramite aziende come la nostra e tramite la formazione a più livelli, dai diplomi ai dottorati di ricerca, che consentano di coprire il gap esistente, altrimenti ci ritroviamo con mezzi molto evoluti, ma che non sappiamo sfruttare in pieno».
Infine, la sinergia con le aziende agromeccaniche. «Puoi essere grande quanto vuoi – ha concluso Pugliese – ma se vuoi ottimizzare i fattori produttivi, in certe operazioni colturali devi farti aiutare da operatori del settore in grado di gestire in modo oculato il processo produttivo.
Per noi è fondamentale avere interlocutori come i contoterzisti, che ci accompagnano seguendo questo approccio e ci consentono di tracciare il prodotto in ogni operazione effettuata sul campo. E il campo deve essere stato gestito in un certo modo che solo le imprese agromeccaniche possono garantire».
Gruppo Pea, con la precisione i risultati si vedono
«Per l’agricoltura di oggi i contoterzisti sono fondamentali. Un’azienda agricola di medie dimensioni non può ammortizzare da sola i costi delle macchine più evolute. E poi nell’arco di tre-quattro anni le macchine invecchiano e di certo un agricoltore singolo non riesce a stare al passo. Già è difficile per noi».
Parola di Michele Pea, rappresentante del Gruppo Pea, azienda di Verolavecchia (Bs), area prevalentemente zootecnica, che lavora 150 ettari di proprietà e 5.000 in contoterzi grazie a un parco macchine composto da quaranta trattori, più 12 tra trince e trebbie. Da dieci anni utilizzano tecnologie di agricoltura di precisione. Hanno cominciato con le guide satellitari per poi passare a semine, concimazioni e trattamenti a rateo variabile.
«Grazie alla semina a rateo variabile si ottiene un buon risparmio sui costi della semente e si riesce a effettuare un lavoro decisamente migliore − ha spiegato Pea −. Nei primi anni non la proponevamo perché non conoscevamo ancora i risultati, ora la proponiamo, ma anche gli agricoltori cominciano a chiederla. Cerchiamo anche di fare agricoltura conservativa: se il terreno è gestito bene, infatti, le produzioni sono buone e si risparmia nelle lavorazioni».
L’accademia del contoterzista per la formazione
Per stimolare la crescita culturale dei propri associati su un argomento specifico come l’agricoltura digitale, avvalendosi della conoscenza scientifica, tecnica e pratica di Ibf Servizi Cai ha creato l’Accademia del contoterzista. Tra le prime attività seminari digitali:
1) Agricoltura digitale e cereali. Applicazioni pratiche: analisi dei suoli, mappe e semina a rateo variabile (27 gennaio 2021 – ore 10)
2) Agricoltura digitale e cereali. Applicazioni pratiche: monitoraggio dello stato vegetativo delle colture e applicazione di piani di fertilizzazione e difesa a rateo variabile. Mappe di raccolta. (15 febbraio 2021 – ore 10)
3) Olivicoltura digitale: una strada per la salvaguardia della tipicità (18 marzo 2021 – ore 10).
La partecipazione a tutti i webinar darà diritto a ricevere le guide pratiche di Ibf sull’agricoltura di precisione e digitale.