L’edizione 2025 della manifestazione mostra di avere ormai recuperato l’antico prestigio che ne faceva e ne fa l’evento fieristico più importante per l’agricoltura del Mediterraneo, con un ulteriore incremento degli espositori e, come è lecito attendersi, dei visitatori.
Ma le luci si accendono anche quando è buio e quest’anno il tunnel è rappresentato dall’ulteriore ribasso dei prezzi agricoli: il grano duro, fiore all’occhiello della nostra agricoltura e materia prima fondamentale per la filiera della pasta, ha raggiunto quotazioni miserevoli e non più redditizie. Una tendenza che coinvolge altri prodotti italiani, dalla frutta alle orticole, che svaluta il ruolo dei nostri agricoltori ad esclusivo vantaggio della catena distributiva, anche se i consumatori stanno iniziando a chiedersi perché un’arancia costa 5 centesimi in campo e 50 nella reticella.
Basta farsi un giro in qualunque supermercato per rendersi conto dei reali obiettivi della nostra distribuzione: quasi metà delle referenze (molto di più nei discount...) è di provenienza estera, anche nei periodi in cui la nostra produzione è nella fase di massimo sviluppo. Sta sorgendo il sospetto che, poiché gran parte del valore aggiunto è realizzato dagli intermediari, il ricorso alle importazioni nasconda un duplice scopo: acquistare prodotti fatti apposta per gli scaffali (sacrificando la qualità) e sostituirsi a chi, nella filiera, realizza i maggiori profitti. Una situazione insostenibile che sta rendendo sempre più povera la nostra agricoltura e che si somma alle difficoltà climatiche, che proprio quest’anno hanno messo in ginocchio le regioni del Sud, con una siccità che si prolunga ormai da vari anni.
A questo si aggiungono i ritardi nell’esecuzione delle opere di difesa – invasi di superficie – che potrebbero aiutare a mantenere il sistema in equilibrio: il ricorso alle acque sotterranee comporta un continuo abbassamento delle falde, mostrandoci che le risorse naturali non sono infinite. Non siamo ancora arrivati allo sfruttamento delle acque fossili, come si sta facendo in altri continenti, ma i segnali che giungono dai consorzi di bonifica (almeno da quelli che funzionano) ci mostrano che bisogna invertire la tendenza. Il settore del pomodoro da industria, per esempio, ha subito una contrazione proprio a causa della carenza idrica, e non è inutile allarmismo la constatazione che, se non si tornerà al riequilibrio, fra precipitazioni e utilizzi vi saranno ulteriori contrazioni produttive.
Alcune (poche) colture si mantengono tuttora redditizie, come il settore olivicolo, ma solo per effetto della domanda sostenuta, anche se la tutela del “made in Italy” deve fare i conti (come in altre filiere) con una produzione nazionale che non riesce a coprire il consumo interno. L’insieme dei fattori esaminati si traduce in un drenaggio di risorse che rischia di compromettere la capacità di investire, una prospettiva non molto favorevole per una manifestazione espositiva. Eppure, è proprio nei momenti di crisi che si deve riflettere sulla vocazione produttiva, dal singolo appezzamento all’intera azienda, oltre che sulle strategie da adottare: quale occasione migliore può offrire la visita a un fiera internazionale?

La presenza di Cai Agromec
Come nelle passate edizioni saranno presenti le soluzioni più innovative, premiate da un’autorevole commissione di esperti di tecnologie agrarie, per l’agricoltura mediterranea, un settore a cui la fiera dedica da sempre la propria attenzione. Nei quattro giorni della manifestazione sarà presente uno stand di Cai Agromec che vedrà alternarsi varie figure tecniche e istituzionali, fra cui il presidente Gianni Dalla Bernardina e i vicepresidenti Gianluca Ravizza e Michele Pedriali, oltre al consueto “Info Point” sull’attività agromeccanica. La Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani organizza, insieme a Edagricole e a Federunacoma, diverse manifestazioni, dalle gare di abilità nella guida delle macchine agricole al convegno sui nuovi ruoli assunti dagli agromeccanici.
Il convegno si svolgerà giovedì 9 ottobre nella Sala 2 del Centro Congressi e tratterà dell’evoluzione dell’attività agromeccanica, che è passata dalla pura e semplice fornitura di servizi alla consulenza alle aziende agricole, sul piano economico e gestionale. Le gare di abilità (Contoterzista Driver Trophy) si terranno tutti i giorni (esclusa domenica 12 ottobre) dalle 11:00 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 16:00 nell’area esterna 89, dinanzi all’ingresso Italo Orientale e saranno accessibili previa iscrizione a trattoristi in possesso di patente B e abilitazione alla conduzione di trattori.
Le prove si articolano su tre sessioni successive, di manovra in retromarcia con rimorchio, gimcana su percorso delimitato e una prova finale di abilità e precisione con caricatore frontale: i contoterzisti associati a Cai Agromec possono iscriversi on line mandando una mail a eventi.edagricole@tecnichenuove.com.
In tema di innovazione, Agrilevante ospita gli incontri informative per gli studenti dell’ultimo biennio delle scuole superiori per orientare i giovani verso le professioni emergenti nei settori della costruzione, della distribuzione e dell’impiego delle macchine agricole. Il format (Mech@grijobs) richiama infatti la meccanica, l’internazionalizzazione, l’agricoltura l’elettronica e il lavoro e si svolge con la partecipazione dei costruttori (Federunacoma), dei concessionari (Federacma) e dei principali utilizzatori di macchine innovative, gli agromeccanici. A partire dalle prime edizioni – tenute proprio in Agrilevante – l’iniziativa è divenuta un importante punto di orientamento per i ragazzi e le ragazze degli istituti tecnici, mostrando che le macchine agricole coinvolgono numerose filiere, tutte accomunate dalla tendenza all’innovazione.
La manifestazione viene a trovarsi in un momento che vede la scomparsa di numerose fonti di finanziamento per gli acquisti di macchine agricole innovative, con una finestra temporale di pochi mesi per prenotare i fondi ancora disponibili. Dal 2026 molti provvedimenti si esauriranno e questo renderà sempre più onerosi gli investimenti, senza che fino a oggi si siano registrate prese di posizione precise da parte del governo, più volte sollecitato ad istituire nuove forme di aiuto realmente fruibili. A partire dal 5.0, infatti, i benefici disponibili sono stati sottoposti a una serie di vincoli ambientali che hanno di fatto limitato la volontà di investire, allargando il fossato esistente fra l’agricoltura e le altre attività economiche.

Il nodo degli incentivi
Agricoltori e agromeccanici hanno manifestato una costante tendenza all’innovazione, impiegando gli incentivi messi a disposizione dai governi che si sono avvicendati nell’ultimo decennio; e sapere che dal prossimo anno sparirà la maggior parte delle risorse lascia un po’ l’amaro in bocca.
Ma il disinteresse da parte dei pubblici poteri non si ferma solo agli incentivi statali, perché dalla maggior parte delle regioni non si rileva alcun interesse a razionalizzare i processi agricoli. Se si eccettuano le regioni Centro Nord, gli unici contributi regionali finora stanziati sono quelli obbligatori per il completamento dei programmi di sviluppo rurale, che sono una parte minoritaria di quelli impegnati dall’Unione europea, che interessano però i soli imprenditori agricoli. Per gli agromeccanici non sono mai stati erogati contributi diretti, se si eccettua il fatto che alcune provvidenze sono state concesse agli agricoltori che potevano dimostrare di avere seguito pratiche virtuose, grazie al supporto del contoterzista. Un’idea valida e decisamente innovativa che ci si augura possa proseguire nei prossimi anni e che trae spunto dal fatto che i fondi comunitari per lo sviluppo rurale sono accessibili solo alle aziende agricole, che possono incassare il contributo solo se l’agromeccanico ha fornito i servizi richiesti. Quest’ultimo non riceve sovvenzioni dirette, a fronte degli investimenti fatti, ma può lavorare in tariffa e recuperare una parte delle somme investite, in una logica di lungo periodo.
Il modello adottato potrebbe essere facilmente esportato in tutto il Paese, specialmente per quelle politiche che si prefiggono di diffondere l’innovazione sul territorio e di non limitarla solo ai diretti beneficiari, come le tecniche di agricoltura conservativa e di precisione.

La Regione Puglia e i carburanti agricoli
Le iniziative positive non devono però fare dimenticare gli ostacoli burocratici che ancor oggi mettono in difficoltà le imprese rispetto alle agevolazioni fiscali sui carburanti agricoli. La Regione Puglia si è distinta, a suo tempo, per avere adottato un programma informatico per la gestione delle pratiche, fino ad allora gestite dai comuni (piuttosto che direttamente o tramite le province) che si sperava potesse risolvere tutte le difficoltà. La gestione su base comunale, similmente ad altre amministrazioni regionali, offre il vantaggio della capillarità del servizio rispetto agli utenti di macchine agricole: tuttavia, la cronica carenza di personale degli enti locali ha portato in qualche caso a un forte peggioramento dei servizi.
Sulle procedure per la concessione del gasolio agli agromeccanici pesa, tuttavia, un’impostazione errata, assunta fin dall’inizio dalla Regione: il contoterzista è una figura subalterna rispetto all’agricoltore che “autorizza” il terzista a lavorare per lui. Un’idea che non esiste nella norma nazionale, e che per questo non è stata adottata da nessun’altra regione: l’agricoltore giustifica i propri consumi con il fatto di esistere, mentre quelli del contoterzista devono essere richiesti dall’agricoltore con una domanda preventiva. Se l’agricoltore non ha presentato la domanda – magari perché non ha macchine utilizzabili – il contoterzista si trova sul banco degli imputati quando deve rendicontare il gasolio consumato: con l’attuale procedura informatica il consumo non è giustificabile, anche se tutto è regolare.
Non essendo “scaricabile” nella piattaforma telematica il gasolio deve essere verificato niente meno che dall’agenzia delle Dogane: ma come è possibile farla intervenire? Semplicissimo: il programma invita espressamente il contoterzista a denunciare di avere impiegato il gasolio per scopi illeciti, in modo da avviare la procedura di controllo manuale da parte dell’agenzia delle Dogane, che poi ci penserà! Una procedura chiaramente illegittima: il cittadino (evidentemente di serie B) deve denunciare di essere un delinquente per poter far valere la propria innocenza e la colpa dell’agricoltore, che non aveva richiesto il gasolio che avrebbe dovuto essere impiegato dal contoterzista. La Confederazione ha ripetutamente chiamato in causa la Regione perché risolva l’incongruenza ma, nonostante le promesse, questa non ha finora affrontato la questione, che sembra risolvibile con una semplice modifica al programma informatico.
L’obbligo per l’agricoltore di richiedere l’assegnazione “virtuale” del gasolio che avrebbe poi usato il contoterzista è fuori da ogni previsione normativa e si può giustificare solo come strumento di controllo, tanto che il manuale Uma prevede già una soluzione “pacifica”. Ma il programma non lo consente e obbliga gli agromeccanici a dichiarare il falso, senza alcuna possibilità di difendersi nel successivo accertamento, il cui esito è scontato: il “colpevole” deve versare l’accisa sul gasolio come se lo avesse impiegato per scopi illeciti.
Ci auguriamo che l’amministrazione regionale rimuova questo ostacolo, di natura esclusivamente procedurale e non sostanziale, allineandosi con quanto fanno le altre regioni, che applicano le leggi dello Stato secondo i principi costituzionali. Al di là della mancanza di motivazioni giuridiche, la procedura descritta potrebbe indurre a pensare a un disegno volto a limitare l’attività agromeccanica, incoraggiando l’agricoltore, anche di minime dimensioni, a meccanizzarsi in proprio. Un modello organizzativo superato, che sopravvive nell’agricoltura di sussistenza e, all’opposto, in quella latifondistica: uno schema da cui rifuggono l’agricoltura europea e italiana in particolare.