Cai Agromec si congratula con la Regione Marche, in primis con il presidente Francesco Acquaroli e con il consigliere regionale Andrea Putzu, per l’istituzione dell’Albo regionale degli agromeccanici.

«Siamo grati alla Regione Marche – commenta Gianni Dalla Bernardina, presidente nazionale di Cai Agromec – per il grande passo in avanti che ieri ha ufficializzato. Si tratta di un provvedimento lungimirante, che guarda in avanti e parla di un’agricoltura sempre più fatta da professionisti formati, aggiornati e all’avanguardia. Una misura, peraltro, che come Cai Agromec sollecitavamo da tempo e che quindi dimostra una volta di più come la collaborazione virtuosa tra parti sindacali e parti politiche possa approdare a traguardi molto lungimiranti. Siamo grati per tutto questo, oltre ai già citati presidente regionale Francesco Acquaroli e consigliere regionale Andrea Putzu, a Luciano Petrini presidente di Frima e di Apima Ancona, ad Andrea Morroni membro di giunta e di consiglio di Cai Agromec, nonché direttore di Apima Fermo e Ascoli Piceno, a Silvano Ramadori presidente di Apimai Macerata. Dopo Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte – aggiunge Dalla Bernardina - le Marche sono la quinta regione in Italia ad avere riconosciuto ufficialmente e formalmente il ruolo degli agromeccanici per il settore primario. Ora, ci attendiamo che le azioni virtuose di singole Regioni sfocino in un provvedimento generalizzato da parte del Governo, con l’istituzione di un albo nazionale».

«Esprimiamo una grande soddisfazione – conferma Andrea Morroni – dopo avere appreso, direttamente dal consigliere regionale Andrea Putzu, dell’approvazione della delibera relativa all’istituzione dell’albo. Assieme ai colleghi Silvano Ramadori di Apimai Macerata e a Luciano Petrini di Apima Ancona, vogliamo esprimere anche noi un sentito ringraziamento al presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, e tutta la sua squadra, per la promessa mantenuta. Le aziende agromeccaniche nella nostra regione superano le 1.200 unità e sono sempre più una parte fondamentale per il futuro dell’agricoltura».