Fendt Ideal fu presentata all’Agritechnica 2017 e subito fu circondata di interesse e curiosità, unita a qualche perplessità per le performance di lavoro promesse dal costruttore. A incuriosire in maniera particolare fu però soprattutto l’opzione Ideal Drive, vale a dire la possibilità di avere la mietitrebbia senza volante e conseguente piantone di sterzo: sostituiti da un joystick fissato al bracciolo sinistro della postazione di lavoro. Questo per liberare l’area di fronte al conducente da ogni ostacolo, assicurando così la massima visibilità sulla testata di raccolta.
A sei anni dal suo lancio, per la prima volta è stata immatricolata in Italia una macchina con guida Ideal Drive ed era quindi d’obbligo, per noi, andare a vedere come si è comportata nella sua prima campagna di lavoro.
Location: Cremona e le sue pianure
Decisione che comporta un trasferimento fino alla pianura cremonese, per l’esattezza a Pozzaglio, dove ha sede l’azienda della famiglia Anselmi. Renato Anselmi, e da qualche tempo il figlio Matteo, sono contoterzisti vecchio stampo, nel senso che fanno tutti i lavori agricoli, dall’aratura alla raccolta; che sia con la trincia o, come nel caso della Ideal, con una trebbia. «Abbiamo Fendt da molti anni, ormai siamo a 25 trattori e due trinciacaricatrici. Ci mancava ancora la mietitrebbia… e or abbiamo colmato la lacuna», ci dice Matteo. «Di Fendt ci fidiamo, la qualità delle sue macchine è indiscutibile e ci fidiamo anche della concessionaria, la Casella di Carpaneto Piacentino (Pc). Volendo appunto passare a Fendt per la trebbiatura, abbiamo scelto la Ideal, che è il top del loro listino. Mi dispiace soltanto una cosa. Il colore: l’avrei voluta verde-Fendt», aggiunge il padre.
Ideal, dunque, ma quale? Chi conosce l’offerta Fendt per questo settore sa che la gamma è formata da quattro modelli, dalla Ideal 7 alla 10. Gli Anselmi hanno scelto la più piccola a due rotori, dunque la Ideal 8 con motore Man. «È una macchina da 538 cavalli e un motore da 12,4 litri. Soprattutto ha 17mila litri di serbatoio del cereale, che si vuota in meno di un minuto e mezzo, impressionante». Avere tanto spazio per il cereale aiuta a ridurre i tempi morti, ma anche a organizzare meglio il lavoro. Sentiamo ancora Renato Anselmi: «Quando si lavora in un campo grande, l’apertura del campo diventa un problema, perché prima di aver finito il perimetro si deve vuotare. Si deve quindi tornare a inizio campo, perché il carro non ha spazio per affiancarsi alla trebbia. Con la Ideal, invece, si fa il giro completo anche se il campo è molto esteso; è una differenza non da poco».
Caricare oltre 100 quintali (120, nel caso del grano) su una mietitrebbia che già ne stazza quasi 260 (a vuoto e senza barra) pone però il problema del peso complessivo e della conseguente pressione esercitata sul terreno. Per evitare danni al fondo di coltivazione, Fendt su richiesta monta sulla Ideal cingoli triangolari, che distribuiscono le tonnellate soprastanti su una superficie molto superiore rispetto a quella occupata dalle ruote. «Sicuramente la macchina cingolata galleggia molto di più rispetto a una gommata, inoltre ammortizza bene buche e cunette. La cingolatura scelta da Fendt, tra l’altro, a mio parere è superiore a quella di altri marchi, sia per ammortizzamento sia per la stabilità su strada. Anche a 40 km orari la mietitrebbia è sempre perfettamente gestibile».
Ideal Drive, la guida Ideale
Parlare di stabilità e gestibilità in trasferimento ci porta ovviamente all’argomento che più ci interessa, vale a dire la guida con joystick. Aver preso la prima macchina italiana con questa impostazione è al tempo stesso una scommessa e un gesto di fiducia verso il costruttore. «Lo abbiamo fatto per avere maggior visibilità sulle testate, che nel nostro caso sono una 10,5 metri da grano e una 10 file da mais. La macchina porterebbe anche barre maggiori, ma c’è sempre il problema dei trasferimenti, che sulle strade della zona non sono semplici. Così usiamo testate più piccole e andiamo, al limite, un po’ più veloci. Anche se l’ottimale, per un’assiale come questa, sarebbe andare piano e avere tanto prodotto da lavorare».
Guarda come si usa il joystick
Tornando al joystick, è impossibile non chiedere ad Anselmi come ci si trova a guidare una mietitrebbia attraverso una leva. «Il primo giorno è spiazzante. Poi – ci dice Renato – ci si abitua. Nel giro di mezza giornata o poco più si impara a manovrarla e dopo qualche giorno diventa un giocattolo». A suo dire, la leva non crea problemi di manovrabilità – quest’ultima è anzi elevata, grazie anche alla doppia trazione – né di stabilità. La risposta della trasmissione ai movimenti della mano varia infatti in base alla velocità, come avviene per molti trattori di ultima generazione. La Ideal con Ideal Drive, insomma, si guida bene sia in campo sia sulla strada. «Senz’altro: ha una bella risposta, è stabile in curva e segue molto bene i comandi. Nulla da ridire su questo».
Come del resto non c’è nulla da ridire, secondo i proprietari, sul comfort di lavoro. «La cabina di Fendt è una delle migliori sul mercato per sedile, rumore, climatizzatore. Lo spazio è abbondante, il climatizzatore lavora molto bene e l’insonorizzazione è ottima. Il sedile, poi, oltre che ben ammortizzato è anche ventilato, per cui non si ha mai caldo o freddo».
Perfomance di trebbiatura
Dopo aver tanto parlato di manovrabilità e postazione di guida, dedichiamo un po’ di attenzione al lavoro vero e proprio: come si comporta, sotto questo aspetto, la Ideal? «Per ora l’abbiamo usata su soia e mais. Con la testata da 10 file della Olimac si fanno i 10 km all’ora, in qualsiasi condizione.
I rotori lunghi hanno più tempo per sgranare e trattano più prodotto». «Inoltre – interviene Matteo – è molto semplice da regolare: con due tasti, velocità dei rotori e posizione della griglia, si gestisce la macchina; i crivelli quasi non si toccano. E poi è semplice anche la trasformazione: si passa da mais a soia con una chiave e, ovviamente, cambiando la barra. Che peraltro è ottima: abbiamo una testata a tappeti Dominoni che fa un gran lavoro, non perde granella e mangia molto bene, anche con prodotto sporco come quest’anno, quando abbiamo trovato molta sorghetta e abutilon. Ciò nonostante, avevamo una soia pulita, che in tutta la campagna non ha mai ricevuto una contestazione».
Anche la qualità del lavoro in generale è, per gli Anselmi, eccellente. «Le perdite sono quasi nulle e lo stesso vale per le rotture di granella. Se proprio ve ne dovessero essere, basta aprire un po’ la griglia e si risolve tutto». Buono anche il lavoro del trinciapaglia, come ci confermano. È più che sufficiente a coprire i 10 metri di larghezza della barra.
Chiudiamo con un accenno ai consumi e alle manutenzioni. «Di gasolio un po’ ce ne vuole, ma nemmeno troppo: sui 50 litri l’ora, anche qualcosa meno. Per quanto riguarda le manutenzioni, vi sono soltanto otto ingrassatori, in dieci minuti si riempiono. Purtroppo non c’è l’ingrassaggio automatico, però. Il radiatore invece è autopulente: in 250 ore di lavoro non lo abbiamo mai soffiato. Se proprio devo trovare qualcosa che non va, manca l’avvolgitore per il tubo dell’aria di pulizia».