Gli agromeccanici? Oggi rappresentano la soluzione più sostenibile per l’agricoltura. E a confermarlo sono specifici studi con tanto di numeri, divulgati nel corso di un convegno che si è svolto ieri, 10 novembre 2022, a Eima 2022, salone internazionale delle macchine agricole. L’evento è stato organizzato da New Business Media in collaborazione con Cai Agromec, Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani.
Il workshop, moderato da Edagricole, ha visto come relatori Jacopo Bacenetti dell’Università degli Studi di Milano, Rossella Guizzardi presidente di Feria (Federazione Emilia Romagna Imprese Agromeccaniche) e Lorenzo Benvenuti, agronomo e rivista direttore tecnico della rivista “Macchine Agricole”.
Bacenetti ha affrontato il tema della sostenibilità degli agromeccanici, presentando i risultati di uno studio condotto su 22 aziende di contoterzisti della Pianura Padana. “Sono diversi – ha rilevato tra l’altro Bacenetti – i fattori che producono l’impatto ambientale: ci sono ad esempio il gasolio, i lubrificanti, le polveri, le emissioni legate alla distribuzione di fitofarmaci e di fertilizzanti”. Nello studio condotto da Unimi, insomma, è risultato che l’impatto della meccanizzazione non è mai trascurabile.
Tuttavia, il ricorso all’agromeccanico si rivela spesso determinante per ridurre in modo sensibile tanti di questi fattori, rispetto a quanto può fare in autonomia un coltivatore diretto. “Per 7 indicatori di impatto ambientale su 10 – ha proseguito Bacenetti – l’agromeccanico incide meno del coltivatore diretto, da un minimo del 24% fino al 75%, come nel caso dell’eutrofizzazione delle acque marine, o al 70%, come nel caso della formazione delle polveri sottili. Del resto, il contoterzista utilizza normalmente macchine più performanti, più recenti e che quindi rispettano appieno le sempre più stringenti normative del settore. Tutto ciò, comporta grandi vantaggi e il prodotto generato da diverse coltivazioni ha un impatto ambientale più basso”.
Rossella Guizzardi ha evidenziato il ruolo sempre più fondamentale che hanno gli agromeccanici nel settore primario. Innanzitutto i numeri: in Italia conterzisti sono organizzati in 18.000 imprese, di cui 2/3 professionali, per un giro d’affari che supera i 4 miliardi di euro. La superficie lavorata arriva a 7,8 milioni di ettari e, attualmente, 7 agricoltori su 10 si rivolgono ai contoterzisti per effettuare lavorazioni nelle loro aziende. Una situazione, peraltro, che rappresenta un vero e proprio punto di forza per l’agricoltura italiana. “In altri contesti, specie extra europei – ha ricordato Guizzardi - la mancanza di imprese di servizi diffuse e organizzate ha reso impossibile la sopravvivenza dei “piccoli”, che sono stati costretti a vendere, passando dalle fattorie alle “favelas”. Il contoterzismo ha quindi assunto una funzione di stabilizzazione della società e dell'economia rurale. Un ruolo che la politica sta cominciando a riconoscere, con gli albi regionali delle imprese agromeccaniche (in Lombardia e in Emilia Romagna) e con sostegni specifici a chi fa innovazione”. Anche nel difficile contesto odierno, i contoterzisti hanno peraltro dimostrato ancora una volta di capire il momento, senza aumentare i costi come la situazione avrebbe consentito. “Gli ultimi dodici mesi – ha detto ancora Guizzardi - hanno visto un inatteso aggravio dei costi della meccanizzazione. Bisogna correre ai ripari per evitare la crisi del settore: gli agromeccanici vivono e lavorano al servizio dell'agricoltura; non intendono approfittare degli aumenti ma solo recuperare il maggior costo di produzione; per questo hanno adeguato i prezzi con spirito di sacrificio e di solidarietà con le filiere che sostengono ogni giorno”.
Cos’è la sostenibilità agronomica e come ottenerla è stato infine il tema affrontato da Benvenuti. “Si può affermare – ha affermato tra l’altro il direttore tecnico di Macchine Agricole - che un’attrezzatura o una tecnica migliora la sostenibilità agronomica del processo produttivo quando agisce positivamente sull’ambiente dove si svolge la produzione, innescando una serie di trasformazioni che, nel tempo, portano a produrre di più con minor dispendio di prodotti e di energia. Quindi la sostenibilità agronomica è una parte della sostenibilità complessiva del processo produttivo agricolo ed è generata da tutte le azioni che hanno effetti positivi sull’ambiente di produzione, quindi su terreno, acqua, flora, fauna, funghi, etc. Il contoterzista in molte occasioni fa scelte tecnologiche che si dimostrano significativamente più sostenibili sotto il profilo agronomico rispetto a quelle di una comune azienda agricola.
In alcuni casi tali scelte sono cercate e volute, cioè l’impresa di meccanizzazione persegue consapevolmente l’obiettivo della sostenibilità agronomica e per questo costruisce un parco macchine idoneo a questo scopo. In altri casi la scelta tecnologica è guidata da motivazioni diverse, fra le quali l’obiettivo della sostenibilità è poco (o per nulla) considerato. Nondimeno, ad una analisi oggettiva, emerge come tali scelte siano comunque capaci di migliorare la compatibilità del sistema produttivo anche attraverso un miglioramento agronomico ed ecologico dell’ambiente produttivo”.
Benvenuti ha sottolineato inoltre l’importanza dell’adozione di tecniche agronomiche rispettose del suolo e alternative all’aratura profonda (cioè non oltre i 18 centimetri di profondità). Le lavorazioni conservative e la semina su sodo, ad esempio, evitano il disturbo alla componente biologica del suolo e sono favoriti la trasformazione del residuo colturale e l’umificazione della sostanza organica. Importante, inoltre, è lavorare per la riduzione del carico di agrochimici sull’ambiente di produzione (azoto e pesticidi).
Per approfondimenti:
l'intervento di Jacopo Bacenetti
l'intervento di Rossella Guizzardi
l'intervento di Lorenzo Benvenuti