Cosa ci sia dietro ai cambiamenti climatici è tuttora oggetto di dibattito, anche se sembra certo il coinvolgimento delle attività umane: l’effetto serra dovuto all’abuso dei combustibili fossili è infatti considerato dalla scienza come il primo responsabile dell’innalzamento delle temperature. Da qui in poi, però, ci sono assai meno certezze: nonostante i grandi progressi della meteorologia e dei computer (i cui epigoni furono inventati anche per questo scopo), è ancora difficile prevedere uno scenario “normale”, figuriamoci poi uno determinato dallo sconvolgimento del clima.
E non c’è solo questo a preoccuparci, perché la facilità e rapidità dei trasporti, insieme a strategie commerciali spregiudicate, hanno diffuso in tutto il mondo parassiti che non c’erano: dalla Xylella alla cimice asiatica, dalla Drosophila alle “nuove” malattie delle banane.
Come proteggersi dinanzi agli innumerevoli rischi che si stanno aggiungendo a quelli con cui, in qualche modo, eravamo abituati a convivere? Il metodo più semplice è quello di suddividere il rischio nel numero massimo di soggetti possibile. Quando iniziò l’epoca dei commerci transoceanici, il danno economico per una nave che affondasse con tutto il suo carico poteva venire ridotto grazie alle assicurazioni, facendo pagare a 100 navi qualche centesimo del loro valore. Da notare che una parte dei premi pagati deve coprire le spese di funzionamento; se una compagnia ha meno sinistri del previsto e investe gli avanzi di gestione, diventa sempre più forte e affidabile, perché ha un capitale dietro le spalle che protegge lei e l’assicurato.
Che cos’è un rischio?
Ma che cos’è un rischio? È la probabilità che un certo pericolo possa provocare un danno; in pratica somiglia ad un gioco d’azzardo, nel quale l’assicurato è il giocatore; ma se questo fa saltare il banco (l’assicuratore) perché non ha fatto bene i conti, sono guai per entrambi.
Le regole del mercato hanno portato all’instaurazione di un certo equilibrio fra i premi pagati per le polizze e i danni pagati dalle compagnie; se si verifica uno sbilanciamento troppo forte da una parte rispetto all’altra, il primo effetto di verifica sui prezzi.
Se dovesse valere la sola probabilità, chi dovesse assicurare una moltitudine di beni sparsi in una vasta area territoriale potrebbe pensare di assicurarsi in proprio, cioè accantonare il costo di ogni singola polizza, da impiegare poi per coprire i danni futuri. Chi gestisce molti terreni in affitto, sparsi su un’ampia area, coltivati a prodotti “poveri” come i cereali, talvolta ricorre a questo sistema rispetto al rischio grandine, che di solito si limita a colpire aree ben definite. Tuttavia, l’assicurazione in proprio è sempre meno diffusa: per esempio, una grande società di noleggio che possiede 100.000 veicoli avrà una certa percentuale di rischio (per quanto bassa), ma se decide di rivolgersi a una società che ne assicura altri 100.000, la percentuale diminuisce e con essa il rischio di danni e quindi il costo di assicurazione.
La polizza aziendale
La polizza aziendale deve offrire la tutela più ampia possibile, rispetto ai rischi ragionevolmente prevedibili, e precisamente:
- il furto: i trattori di media potenza (80-150 hp) sono i più appetiti dai ladri perché facilmente trasportabili con un semplice autocarro centinato;
- l’incendio: le macchine agricole hanno una miriade di componenti elettroniche che determinano un certo assorbimento di corrente, basta un corto circuito e un po’ di residui vegetali per innescare un incendio, con conseguenze quasi sempre disastrose;
- le calamità naturali: oltre a quelle più note, come frane, inondazioni, terremoti e trombe d’aria, bisogna cominciare a fare i conti con grandinate eccezionali, come quelle che hanno colpito un po’ tutta l’Europa.
Per i danni di tipo patrimoniale, non tutte le polizze coprono il reale valore della macchina e non consentono pertanto di reintegrare esattamente la perdita subita dall’azienda; di norma non coprono i danni indiretti, dovuti alla sospensione del lavoro e alla ricerca di un modello analogo. In caso di furto o incendio totale, spesso l’indennizzo viene calcolato sul valore del modello base, privo degli accessori preferiti dai contoterzisti (e dai ladri...); inoltre la svalutazione per l’età non sempre segue l’andamento del valore di mercato.
I problemi maggiori si riscontrano sulle polizze stipulate per garantire il venditore (o locatore) fino alla fine dell’ammortamento finanziario; più complete possono invece essere quelle stipulate direttamente dal proprietario, in quanto utilizzatore del mezzo. Al termine del periodo di finanziamento, sono pochi coloro che assicurano le macchine agricole, nell’errata convinzione che siano meno appetite dai ladri: in realtà sono proprio quelle che più facilmente passano inosservate e, se dotate di accessori qualificanti, sono molto ambite.
Garanzie estese
Quando si parla di assicurazioni, si pensa immediatamente alla responsabilità civile da circolazione stradale, e molto meno alla copertura contro i danni propri; meno ancora sono coloro che pensano a ciò che può accadere dopo l’acquisto della macchina. È vero, c'è la garanzia: tutti i costruttori sono obbligati a dare almeno un anno di garanzia, per quanto si stiano cominciando a diffondere periodi più lunghi, similmente a quanto avviene per gli autoveicoli. In realtà, queste garanzie “estese” sono il frutto di apposite polizze assicurative che il cliente può stipulare all’atto d’acquisto della macchina o, più raramente, prima della fine del periodo ordinario di garanzia.
Al contrario di quanto avviene da tempo in altri paesi, da noi la garanzia estesa ha fatto più fatica a diffondersi, forse nella convinzione che le macchine, una volta avviate senza problemi, non possano più dare luogo a problemi per alcuni anni. Non è sempre così: benché le macchine siano sempre più affidabili – si pensi per esempio agli intervalli di manutenzione – la ricerca del guasto comporta talvolta costi superiori a quelli della materiale riparazione, un effetto anche questo della diffusione dell’elettronica.
Per quanto le componenti siano soggette a test severissimi, può sempre capitare che una centralina dia forfait a garanzia scaduta: chi paga? Spesso, bisogna dirlo, è il concessionario a farsene carico, magari con la sola manodopera a carico del cliente; tuttavia più di un rapporto commerciale si è rotto con questi episodi, al punto che tutti sperano non debbano mai capitare a loro. Perché allora non pensarci prima? Perché non chiedere, almeno sulle macchine più costose, una garanzia estesa, tanto più che i lunghi intervalli di manutenzione non comportano un particolare aggravio di costi se questa viene svolta direttamente dal concessionario?
Se queste forme di limitazione del rischio stentano ancora a decollare, assai più sentita sembra essere la garanzia sull’acquisto di un usato. Sul nuovo, è normale affidarsi alla serietà e al buon nome del costruttore, ma sull’usato? Come essere sicuri che quella macchina non sia “nata male”, non abbia cioè difetti congeniti pronti a manifestarsi alla prima occasione? Un imprenditore accorto e prudente dovrebbe, infatti, preoccuparsi, all’atto dell’acquisto, di garantirsi contro il rischio di un guasto improvviso, grave o irreparabile, tale da costringere l’impresa a interrompere il lavoro. Il cliente – nel caso dell’impresa agromeccanica – potrebbe non essere disposto ad attendere la rimessa in campo; se, come accade di norma, non c’è un contratto di servizio scritto, è un attimo perdere una quota di lavoro.
Chi può coprire questo rischio? Sempre il concessionario che ci ha venduto la macchina? Oltre la scadenza della garanzia, dipende anche dall’entità del guasto; se invece ci fosse la possibilità di coprire anche questo rischio, quanto saremmo disposti a pagare di più la macchina?
In realtà le estensioni di garanzia esistono già, ma non tutti le chiedono, così come non tutti i rivenditori le propongono al cliente finale, probabilmente perché i casi davvero importanti, in termini finanziari, sono relativamente pochi. L’incremento delle potenze sta però acutizzando le criticità: ormai basta una sciocchezza per fare spendere qualche migliaio di euro fra ricerca del guasto, intervento tecnico e costo dei ricambi. Siamo sicuri che, anche dove esiste una estensione di garanzia, questa copra tutto il danno? Non proprio: chi ha fatto questa esperienza ha potuto verificare che spesso la copertura è parziale: al di sotto di un certo limite si rientra nella franchigia, mentre non si sale oltre un dato valore. C’è chi ha avuto grossi problemi alla trasmissione, al punto da dover sostituire un intero modulo: la garanzia ha coperto solo una parte del danno, per il resto il concessionario ha contribuito, ma non del tutto, portando il cliente (un contoterzista) a pensare che forse si sarebbe potuto fare di più.
Anche in altri casi, sotto al limite della franchigia, il rivenditore ha dovuto contribuire per non scontentare il cliente, facendo sorgere il dubbio che tutti questi costi alla fine contribuiscano a rendere le macchine, anche usate, sempre più care. Quanto inciderebbe, sul valore di una macchina, una copertura completa e soddisfacente che ne garantisca la riparazione, senza appesantire il sistema?