Detto (nel 2013) fatto (nel 2017). Dopo la scissione del 2004 con conseguente nascita di Confai e dopo il protocollo Cai (Coordinamento Agromeccanici Italiani) avviato nel 2013, si è concluso lo scorso 27 maggio in quel di Milano Marittima (Ra) il percorso di riunificazione tra Unima e Confai che ha dato origine a una nuova associazione delle imprese agromeccaniche italiane. La sigla è rimasta la stessa, Cai, ma le iniziali sono significativamente diverse e bisognerà leggerla al femminile: Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani.
«Si tratta di un passo storico per due diversi aspetti – ha esordito l’ormai ex-presidente di Unima Silvano Ramadori –: da un lato, l’agognata ricostituzione dell’unità della categoria; dall’altro perché la nostra stessa denominazione inserisce un preciso riferimento all’agricoltura, attività nella quale oltre due terzi degli associati sono impegnati da anni, spesso con imprese di alto profilo professionale». E proprio questa è probabilmente la novità più eclatante di questa neonata associazione, un chiaro messaggio al mondo politico di come si sentono oggi i contoterzisti che operano in agricoltura.
«Non è esagerato affermare che ci troviamo oggi di fronte ad un risultato straordinario per il nostro settore – ha ripreso Leonardo Bolis, ex-presidente Confai –: la creazione di una forte organizzazione unitaria del mondo agromeccanico e agricolo. Si tratta di un obiettivo che Confai e Unima hanno perseguito da alcuni anni a questa parte e che finalmente oggi viene suggellato sotto ogni profilo. Oggigiorno l’agricoltura si confronta con un quadro economico e politico profondamente mutato rispetto ad alcuni anni fa. Per favorire nei propri associati una piena coscienza di questi processi indispensabili per il futuro dell’agricoltura, Confai e Unima hanno inteso dare il buon esempio, dimostrandosi reciprocamente aperte a crescenti forme di collaborazione, fino alla creazione di una compagine comune».
Dopo le relazioni dei due presidenti uscenti, è seguita la firma ufficiale del verbale che ha sancito la nascita della nuova associazione sindacale con la nomina di Gianni Dalla Bernardina come presidente e di Sandro Cappellini come vicepresidente, oltre alla formazione del Consiglio. «La presenza della parola agricoltori nella nostra sigla non è una sfida – ha subito chiarito nel suo primo intervento da presidente Dalla Bernardina – ma vuole rimarcare un ruolo che oggi non ci viene riconosciuto. Le nostre due associazioni, non lo nascondiamo, per diversi anni si sono trovate a sviluppare linee sindacali parzialmente distinte, ancorché non necessariamente conflittuali. Con questo nuovo corso danno ora prova di una notevole maturità organizzativa, generando un soggetto unitario in grado di rispondere sempre più professionalmente alle esigenze dei soci imprenditori. Fin dalle prossime settimane la Confederazione intensificherà i propri contatti istituzionali e azioni pubbliche in vista della richiesta di un’urgente correzione di taluni indirizzi strategici da parte dei governi nazionale e regionali: il nostro auspicio è che si possano riorientare, almeno parzialmente, le politiche di settore verso le richieste concrete avanzate dalle imprese che producono per il mercato e contribuiscono in maniera determinante a sostenere l’economia del Paese. Non voglio nascondere peraltro una segreta speranza che accomuna tutti coloro che hanno lavorato per l’unificazione di Confai e Unima: ovvero che la fusione oggi portata a buon fine possa rappresentare una premessa per ulteriori processi di integrazione del mondo agricolo. Confidiamo di poter avanzare tutti insieme verso obiettivi di vera sostenibilità e competitività e, per questo, siamo pronti a fare la nostra parte al fianco delle istituzioni. Tre sono i passaggi fondamentali che curerò in particolare nel corso del mio mandato: il rispetto della nostra categoria, inteso come considerazione (che è fatta di non solo pacche sulle spalle), la collaborazione e la condivisione degli obiettivi. Alla politica – ha chiuso con una battuta il presidente – dico che noi non portiamo voti, per cui chiedo di non guardare meramente ai numeri e alle bandiere: anche perché quando in strada sventolano le bandiere, noi siamo a lavorare sui loro campi».
I commenti
Gli interventi seguiti alle relazioni ufficiali sono stati improntati ovviamente alle congratulazioni per il traguardo raggiunto, ma non solo. A partire dal videomessaggio da Strasburgo di Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo, che ha invitato il mondo agromeccanico a guardare le novità introdotte con il regolamento Omnibus. «Si tratta di una vera e propria riforma di metà percorso della Pac – ha spiegato De Castro – all’interno della quale, se riusciremo a portare a casa quanto approvato dal Parlamento europeo lo scorso 3 maggio, ci saranno novità anche nell’accesso ai fondi Pac per gli agromeccanici, soprattutto per chi ha un ruolo in agricoltura e in particolare peri il contributo alla modernizzazione delle aziende agricole italiane».
«Oggi l’agricoltura richiede investimenti non solo in tecnologie, ma anche in professionalità – ha quindi detto Sandro Liberatori, direttore di Enama – perché le tecnologie bisogna saperle usare, e la professionalità, così come la specializzazione, può essere fornita soprattutto dall’agromeccanico. Dunque, costi certi e professionalità certa sono importanti, perché liberano l’impresa agricola da tutta una serie di difficoltà, in quanto il vero problema dell’agricoltura oggi è il reddito delle imprese, senza il quale è tutto inutile, e il ruolo dell’agromeccanico in questo senso è oggi fondamentale. Possiamo quindi lavorare insieme nel migliore dei modi nell’ottica di tutta l’agricoltura italiana».
Gianni Di Nardo, segretario generale di Unacma (Unione nazionale commercianti di macchine agricole), ha portato il messaggio del presidente Roberto Rinaldin, secondo il quale «la tecnologia sta accelerando i processi di sviluppo e noi avremo presto nelle nostre concessionarie figure professionali altamente qualificate nel comparto elettronico e meccatronico, in grado di presentare, installare e assistere tutti i dispositivi che rientrano nell’ambito dell’agricoltura di precisione (e come sappiamo i primi a investire in queste tecnologie sono proprio i contoterzisti). Concessionari qualificati che guardano con attenzione al futuro e contoterzisti evoluti attenti alle innovazioni tecnologiche sono il vero plus dell’agricoltura italiana. A livello politico, con i contoterzisti portiamo avanti da tempo progetti comuni anche presso le Istituzioni e continueremo a farlo con ancora maggiore convinzione con la neonata Cai, perché un’organizzazione forte e coesa è la migliore garanzia per la categoria che la compone per presentarsi ai tavoli di lavoro della filiera».
Passando alla rappresentanza del mondo agricolo, «il lavoro da fare in agricoltura è quello di continuare a crescere e nella traiettoria di sviluppo in cui ci troviamo – ha detto Albano Agabiti, presidente Coldiretti Umbria –. Se è vero, infatti, che i prezzi di tanti prodotti ci stanno deprimendo, è anche vero che siamo l’unico settore in positivo del paese (+3,1% come Pil nel 2016, occupazione ed export altrettanto in crescita), pur nelle mille difficoltà che stiamo attraversando, anche nel mondo della rappresentanza. Ci sono ancora opportunità da cogliere e penso ad esempio alle filiere: è proprio qui che si colloca la nostra sfida e che si possono costruire nuove e vere alleanze. Se non creiamo valore aggiunto nel settore e non rafforziamo le filiere, diventa una guerra tra poveri, senza più spazio per nessuno. E noi come sempre rimaniamo aperti a tutti i confronti, in particolare sulle nuove tecnologie come quelle dell’agricoltura di precisione».
Sul versante Confagricoltura, Claudio Canali, vicepresidente Confagricoltura Emilia Romagna, ha applaudito a questo traguardo «altrimenti diamo alibi alla politica che non ci accontenta perché non siamo d’accordo. Avete un posto di riguardo nel cuore di Confagricoltura e sono d’accordo che con le pacche sulle spalle non si vada da nessuna parte. La parola d’ordine che aggiungiamo noi è competitività, per cui faremo di tutto per accompagnare le aziende nel loro percorso di competitività. Percorso che si sposa benissimo con gli agromeccanici, senza i quali le aziende agricole non potrebbero investire in tutte le tecnologie di cui necessitano. Dobbiamo fare squadra, capire le nostre priorità e fare scelte importanti riguardo a dove si vogliono collocare le risorse. La vostra visione di casa comune, più grande, aperta a tutti, non potrà che apportare benefici a tutte le aziende agricole».
L’ultimo intervento, quello di Marco Carra, componente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati, era forse il più atteso. «Ho un debito di riconoscenza verso di voi – ha esordito Carra – e questo che celebrate oggi è un fatto storico. E lo dico con giusta enfasi, considerato il pregresso che ha caratterizzato l’evento odierno. Voi rappresentate un ottimo esempio per il mondo dell’associazionismo in generale e della politica, che ha buon gioco con chi si presenta diviso. Nel caso vostro, esiste un problema da anni a cui stiamo lavorando insieme e che va ancora portato a casa, cioè quell’unità sul riconoscimento della figura professionale dell’agromeccanico. Oggi, a fronte di una proposta unitaria, non ci sono alibi nemmeno per noi, perciò mi metto a disposizione per gli incontri che chiederete, sperando che ci sia un’attenzione diversa verso di voi rispetto a prima, dato che questa unità può consentire di fare massa critica. La disponibilità delle rappresentanze agricole non è mai venuta meno, ma oggi l’ho sentita particolarmente forte. Mancano pochi mesi alla fine di questa legislatura e io proseguo l’impegno degli anni passati perché penso che le vostre battaglie siano giuste, che il riconoscimento della vostra professionalità debba esserci e che voi facciate parte a pieno titolo del mondo dell’agricoltura e dell’agroalimentare. Serve una maggior consapevolezza da parte della politica e il mio impegno andrà in questa direzione».
Gli interventi tecnici di Syngenta e Würth, main sponsor dell’evento e storici partner degli agromeccanici italiani, hanno concluso questa storica assise.
IL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO
Gianni Dalla Bernardina (Presidente - Verona)
Sandro Cappellini (Vice Presidente - Mantova)
Silvano Ramadori (Consigliere - Macerata)
Leonardo Bolis (Consigliere - Bergamo)
Massimo Alberghini Maltoni (Consigliere - Modena)
Marco Speziali (Consigliere - Mantova)
Licia Gambini (Consigliere - Pisa)
Giancarlo Ballerini (Consigliere - Grosseto)
Michele Pedriali (Consigliere - Ferrara)
Gianluca Ravizza (Consigliere - Asti)
Carlo Feletto (Consigliere - Treviso)
Fabrizio Zuccali (Consigliere - Brescia)
IL COLLEGIO DEI SINDACI REVISORI
Paolo Lucherini (Presidente - Firenze)
Clemente Ballarini (Sindaco effettivo - Verona)
Marco Perletti (Sindaco effettivo - Bergamo)
Enzo Cattaneo (Sindaco supplente - Bergamo)
Massimo Modenesi (Sindaco supplente - Piacenza)