La fiera in campo di Vercelli, pur essendo una manifestazione importante per il territorio, non è quel genere di vetrina che solitamente un costruttore impiega per presentare una novità assoluta.
Ciò nonostante, Kuhn ha scelto proprio la fiera Vercellese per mostrare, per la prima volta in Italia, la Sitera, seminatrice combinata di ottime prospettive, fresca di presentazione al Sima di Parigi. «Lo abbiamo fatto – hanno spiegato gli uomini del marketing italiano – perché crediamo nell'importanza delle esposizioni a carattere territoriale, dove è più diretto il contatto con i produttori, ferma restando la valenza delle manifestazioni internazionali, ovviamente».
Così nel giorno dell'inaugurazione della fiera tradizionalmente dedicata al riso, presso il centro espositivo vercellese, il responsabile marketing Paolo Cera ha alzato il telo per la prima volta in Italia su questa seminatrice dalle caratteristiche assai interessanti. Che è anche una seminatrice che dovrebbe trovarsi a proprio agio fra le risaie, e dunque non è un caso che sia stata portata a Vercelli. «Siamo nel cuore della risicoltura italiana – ha ricordato Cera – oltre a essere nel mezzo del bacino risicolo italiano che parte da Asti e arriva fino a Lodi, dove si produce l’80% del riso italiano. Che, non dimentichiamolo, è il primo paese risicolo d’Europa». E viste le ottime prospettive di crescita nella diffusione di seminatrici in area risicola, la collocazione scelta da Kuhn è quanto mai appropriata.
La macchina nel dettaglio
Vediamo allora qualche particolare della nuova seminatrice di Kuhn. Si tratta di una macchina combinata da 24 file con 12,5 cm di interfila, per una larghezza totale di 3 metri, tramoggia da 780 o 1.080 litri, possibilità di chiusura di mezza macchina di serie. Davanti, troviamo un erpice rotante Hr 304 che può essere usato anche da solo, per la normale preparazione del terreno. A seguire un rullo a dischi in gomma Packliner di grandi dimensioni che rappresenta, secondo il costruttore, uno degli assi nella manica della macchina. Infine, la parte di seminatrice vera e propria, con 24 elementi indipendenti ed erpice copriseme. Gli elementi sono collocati a 35 cm uno dall’altro, per poter lavorare più agevolmente in presenza di residui. Sebbene la Sitera sia pensata per terreno arato, infatti, può operare anche su semi-lavorato, dunque con una certa quantità di residui in superficie. Inoltre, come vedremo più avanti, sui giusti terreni si adatta anche a fare sodo.
L’elemento Seedflex è, per Kuhn, l’altro grande vantaggio della macchina. Non si tratta di una novità, in quanto lo stesso equipaggia altre seminatrici del gruppo; è tuttavia interessante analizzarlo più nel dettaglio. La pressione – 45 kg al massimo – è esercitata dalla classica molla con sistema di regolazione, una per ogni parallelogramma. Nella parte inferiore, il Seedflex è composto da un doppio disco di deposizione, con i due piatti disassati per 4 cm. In questo modo, spiegano i progettisti, l’elemento traccia un solco meglio delineato in cui far cadere i semi e non corre il rischio di essere intasato da paglia o residui. Secondo il costruttore, tra i vantaggi principali della Sitera abbiamo la coerenza nella deposizione del seme. Questo è dovuto sia all'elemento Seedflex, sia al sistema di dosaggio del seme Helica: si tratta di un distributore elicoidale volumetrico in grado di gestire un'ampia varietà di semi, dal grano a quelli minuti come la colza. Per passare da uno all'altro basta agire su una leva a due posizioni che si trova a una estremità della barra di distribuzione. Molto ampia anche la densità: da 1,5 a 450 kg per ettaro.
Il movimento spiraliforme, sostiene Kuhn, fa sì che il seme sia quasi accompagnato nel canale di interramento con una estrema regolarità, indipendentemente dalla sua dimensione. «La Sitera è una macchina a file che si comporta quasi come una seminatrice di precisione», ha concluso Paolo Cera.
Minima lavorazione o sodo?
In quanto seminatrice combinata, la Sitera è adatta per terreni lavorati o semilavorati, come abbiamo visto, ma sui terreni sciolti e sabbiosi della risaia piemontese e lombarda può tranquillamente diventare una macchina da sodo. Basta sostituire i denti dell’erpice rotante per effettuare lavorazione e semina in un solo passaggio. La possibilità di lavorare su sodo o semi-sodo (per esempio, dopo un veloce passaggio con ripuntatore) è fondamentale per quei risicoltori che fanno semina in asciutta e sono costretti a contrastare infestanti e riso crodo con la falsa semina. Dal momento che la finestra di semina è piuttosto ridotta, infatti, la necessità di effettuare due passaggi (il primo per favorire l’emersione delle infestanti, il secondo per la semina vera e propria) riduce notevolmente i giorni di lavoro utili e pertanto una combinata, che permetta di effettuare preparazione e semina contestualmente, diventa preziosa, soprattutto in stagioni piovose.
Non solo alternativo
A Vercelli Kuhn ha portato diverse macchine: dalle botti per i trattamenti allo spandiconcime ad alta tecnologia Axis, adatto al dosaggio variabile. Ha anche ri-presentato, tuttavia, l’aratro Multi Master 113, specifico per la risaia. Si tratta di un attrezzo che riunisce il meglio della tecnologia Kuhn in fatto di aratura, prendendo, tra le centinaia di componenti disponibili, quelli che meglio rispondono alle necessità della risaia: lavoro su terreno pesante o fangoso, alta capacità di interramento dei residui, alto tasso di rottura della zolla ed eccellente rivoltamento anche a profondità non elevate. Il Multi Master può comunque lavorare anche su mais, sempre con validi risultati. «Oggi si va con decisione verso le lavorazioni alternative, ma a nostro avviso ciò non comporta l’abbandono totale dell’aratura. L’imprenditore deve poter scegliere, a seconda dell’annata e delle condizioni del terreno, qual è la lavorazione che massimizza le rese ed è, al tempo stesso, più sostenibile. Dunque, in certi casi, anche l’aratura», ha fatto notare Cera.