Mais e climate change: una combinazione che negli ultimi anni ha funzionato male. Si tratta infatti della specie graminacea che, purtroppo, lo scorso anno ha risentito in maniera più vistosa dell’eccezionale e anomalo andamento climatico del periodo primaverile ed estivo. Una circostanza che spinge i produttori alla massima attenzione per eventualmente aggiornare le tecniche colturali, le risorse genetiche su cui fare affidamento, le tempistiche di intervento. Un aggiornamento che tocca solo molto marginalmente la pratica del diserbo. Sulle superfici maidicole trovano infatti ancora un immutato successo gli interventi preventivi con principi attivi ad azione residuale, riservando alle classiche applicazioni di post-emergenza lo scopo di integrare la loro non completa attività. Oppure di eliminare le malerbe e a ciclo perennante. Un successo, quello dell’intervento in pre-emergenza o post-precoce, dovuto numerosi fattori, quali:
- estrema sensibilità della coltura agli elevati livelli di infestazione nel periodo critico che va dall’emergenza alle prime quattro foglie;
ampio spettro d’azione e prolungata persistenza d’azione;
- finestra applicativa relativamente ampia, partendo immediatamente dopo la semina e fino alle 2-3 foglie della coltura;
- attività specifica molto elevata su alcune infestanti chiave (graminacee annuali, Abutilon, poligonacee, ecc.;
- possibilità di limitare le sempre più diffuse presenze di popolazioni di infestanti resistenti ad alcuni importanti erbicidi di post-emergenza, con particolare riferimento ad Echinochloa crus-galli tra le graminacee e le differenti specie di Amaranthus tra le dicotiledoni.
Glifosate decisivo
Pur avendo ancora a disposizione erbicidi efficaci e sufficientemente persistenti il primo passo è partire su terreni il più possibile esenti da infestanti già nate. Fortunatamente, almeno per la prossima campagna maidicola, sarà ancora possibile sfruttare l’innegabile azione rinettante degli energici trattamenti di pre-semina con i numerosi formulati a base di glifosate, la cui scadenza a livello comunitario è stata prorogata al 15 dicembre 2023. Questa possibilità potrebbe risultare particolarmente evidente dalla primavera, in quanto la piovosità dei mesi autunnali e di inizio inverno, dopo un eccezionale andamento siccitoso, ha scatenato l’emergenza di molte infestanti che potrebbero raggiungere dimensioni tali da non essere eliminate con soli interventi meccanici a costi sostenibili (agibilità dei terreni permettendo). Ovviamente le maggiori criticità saranno determinate poi dall’andamento pluviometrico dopo le operazioni di semina e di trattamento, considerando che anche i più efficaci formulati utilizzabili forniscono i migliori risultati con sufficiente piovosità entro non più di una decina giorni dalla loro applicazione.
L’appello delle infestanti
Come le altre colture a semina primaverile, anche nel mais la composizione ed il livello delle infestazioni varia sensibilmente sia in relazione all’area di coltivazione, e di conseguenza alla natura dei terreni, che all’epoca di semina, con le problematiche più evidenti negli impianti più anticipati dell’inizio del mese di marzo, per semplificarsi, in linea generale, con il passare delle settimane. In base a questo le applicazioni preventive rivestono un’importanza determinante nelle semine più precoci e nelle aree storicamente molto infestate, dovendo tenere in considerazione praticamente tutte le malerbe tipiche del mais, partendo dalle più anticipate nascite di poligonacee (Fallopia convolvulus, Polygonum aviculare, P.persicaria e P.lapathifolium), delle grandi crucifere (Sinapis, Rapistrum, ecc.), per proseguire poi con Amaranthus, Chenopodium, Solanum, Abutilon theophrasti ed altre ancora. Tra le graminacee tipiche risultano le infestazioni di Echinochloa crus-galli, Digitaria sanguinalis ed in costante aumento quelle di Setaria e Panicum. Escludendo Abutilon, per il controllo del quale le soluzioni sono molteplici, non ci si può aspettare i miracoli su altre specie ruderali di sostituzione, quali Ammi majus, Xanthium spp. ed anche ciperacee che, unitamente alle perennanti Cirsium arvense, Convolvulus arvensis ed Equisetum sono da gestire obbligatoriamente con applicazioni di post-emergenza.
Vincoli temporali per la terbutilazina
Dopo aver ricordato che fortunatamente per ora su mais la revisione europea dei principi attivi non ha provocato la falcidia di prodotti utilizzabili, come per numerose altre colture, è bene fare il punto anche su un altro importante cardine del diserbo di questa graminacea: la terbutilazina. Le nuove etichette dei numerosi formulati a base di questo collaudato ed efficace derivato triazinico, entrate in vigore lo scorso 14 giugno, ne limitano l’utilizzo una volta ogni tre anni sullo stesso appezzamento, senza alcun vincolo riguardante la dose massima d’impiego. Se da un nato la situazione potrebbe essere gestibile negli areali con ampie rotazioni, è presumibile trovarsi in difficoltà nelle aree particolarmente vocate alla zootecnia o con forte presenza di biodigestori.
Una buona fetta delle superfici maidicole è comunque storicamente interessata ad applicazioni con una delle numerose miscele a base di terbutilazina con prodotti ad azione specifica su graminacee, quali s-metolaclor (Primagram Gold, ecc.), petoxamide (Mojang TX), dimetenamide-P (Akris) e flufenacet (Aspect), in grado di contenere per un sufficiente lasso di tempo la maggior parte delle più pericolose infestanti graminacee e dicotiledoni a ciclo annuale anche in condizioni di umidità dei terreni non proprio ottimali e dalle energiche miscele a base di tiencarbazone + isossaflutolo addizionata dell’antidoto agronomico ciprosulfamide (Adengo Xtra) ed s-metolaclor + terbutilazina + mesotrione (Lumax), efficaci anche su Abutilon theophrasti ed Ammi majus. Tutte le miscele a base di terbutilazina poi, in caso di storiche infestazioni di Abutilon theophrasti, possono essere addizionate di formulati ad azione specifica, quali isossaflutolo (Merlin Flexx Xtra), sulcotrione (Sudoku Ultra OD, ecc.), mesotrione (Solis, ecc.) e clomazone (Command 36 CS, ecc.), senza dimenticare la possibilità d’impiego della formulazione pronta di clomazone + terbutilazina + mesotrione (Tonale).
Miscele pronte o no
Avendo a disposizione anche singole formulazioni di s-metolaclor (Dual Gold, Antigram Gold) e petoxamide (Mojang 600), si possono poi definire ulteriori miscele estemporanee ad ampio spettro, addizionando la miscela di sulcotrione + terbutilazina (Sulcotrek) o pendimetalin + terbutilazina (Clivis Duo).
Quando non si possa o non si voglia utilizzare terbutilazina, oltre alla miscela di tiencarbazone + isossaflutolo (Adengo Xtra), sono disponibili formulazioni pronte di s-metolaclor + mesotrione (Camix, Marker Duo), confezioni combi-pack degli stessi erbicidi (Lumeo Plus) ed anche di dimetenamide-P- + mesotrione (Lumestra Pack). È possibile poi definire innumerevoli miscele estemporanee più o meno complesse, che dovrebbero comprendere, oltre ai graminicidi specifici s-metolaclor e petoxamide, le associazioni di clomazone + mesotrione (Iseran), pendimetalin + clomazone (Bismark, Alcance Syntec, ecc.), con la possibilità inoltre di utilizzare anche i numerosi formulati a base di pendimetalin ed anche aclonifen (Challenge).
Posticipare conviene?
Considerando che gli erbicidi ad azione residuale del mais sono in modo leggermente diversificato, ma tutti fortemente influenzati dall’andamento pluviometrico dopo la loro applicazione, diventa molto importante dare un attento sguardo alle previsioni del tempo.
In caso di presumibile assenza di precipitazioni significative dopo le operazioni di semina, può risultare utile, anzi consigliato, posticipare le applicazioni anche dopo l’emergenza della coltura, sicuramente più in prossimità di eventi meteorici favorevoli. In questa fase tutti i formulati autorizzati in pre-emergenza, ad esclusione di petoxamide, aclonifen, del solo clomazone e di alcune miscele di pendimetalin + clomazone, garantiscono ottimi risultati sia dal punto di vista dell’efficacia che della selettività, prolungando ovviamente la loro persistenza anche di un mese. Unica avvertenza è che per massimare la loro attività le eventuali infestanti già emerse si devono trovare nei primissimi stadi di crescita, graminacee in particolare.
L'autore è della divisione Ricerca & Sviluppo Terremerse Soc. Coop. – Bagnacavallo (RA)
Resistenze e ciperacee da non sottovalutare
Dopo aver considerato tutte le variabili situazioni di inerbimento e definito il più razionalmente possibile le soluzioni adatte ad ogni caso, purtroppo occorre porre particolare attenzione anche alle problematiche derivanti da eventuali presenze di specie infestanti parzialmente o addirittura non più sensibili anche ai più collaudati ed utilizzati erbicidi di post-emergenza.
Nel mais i casi più frequenti, accertati in Veneto, Lombardia orientale, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna nord-orientale), sono imputabili all’esclusivo e ripetuto impiego in post-emergenza dei numerosi erbicidi appartenenti alla famiglia delle solfoniluree, sia prevalentemente graminicide che ad azione esclusiva sulle malerbe a foglia larga. Fra le infestanti coinvolte ricordiamo Echinochloa crus-galli, Amaranthus spp. e soprattutto Sorghum halepense da rizoma Se per le prime due un primo allentamento della problematica può essere ottenuta con gli ancora efficaci interventi preventivi e gestendo oculatamente il loro controllo sulle colture in rotazione, più preoccupante risulta la situazione per Sorghum halepense da rizoma. Purtroppo sempre più frequentemente la resistenza alle solfoniluree si somma alla parziale sensibilità anche ai graminicidi specifici di post-emergenza selettivi per le colture primaverili-estive spesso in rotazione con il mais, quali soia e pomodoro.
Per non aggravare questa già pesante problematica, la migliore soluzione sarebbe la gestione della graminacea perenne nei periodi intercolturali, utilizzando dosi appropriate di glifosate.
Le classiche lavorazioni meccaniche alternative molto spesso portano infatti ad un aggravamento della situazione, frantumando i rizomi sotterranei e favorendo in tal modo l’ulteriore diffusione delle infestazioni. Per quanto riguarda infine la segnalazione di infestanti particolarmente problematiche, le segnalazioni più frequenti riguardano le specie ciperacee e in particolare del più difficile Cyperus esculentus.
Presente soprattutto nei terreni estremamente sciolti ed anche in quelli organici, un primo seppur non risolutivo contenimento è ottenibile con l’impiego di formulati a base di s-metolaclor e mesotrione, meglio se seguiti da una rilevante piovosità dopo i trattamenti. In ogni modo la gestione delle infestazioni di ciperacee nel mais diventa estremamente importante, in quanto risulta praticamente impossibile risolvere le problematiche nelle altre colture poste normalmente in rotazione.