Esiste una correlazione significativa tra le infestazioni di Piralide del mais (Ostrinia nubilalis) presenti nella spiga a maturazione cerosa e la contaminazione da fumonisine alla raccolta. Gli attacchi di Piralide, infatti, oltre alla stroncatura dei fusti indeboliti al loro interno dalle gallerie scavate dalle larve, possono portare all’abbattimento dei pennacchi fiorali, alla disarticolazione delle pannocchie che possono cadere durante la raccolta e a danneggiamenti al tutolo e alla granella.
Danni diretti che arrivano al 30%
Le perdite produttive indotte alla piralide nelle coltivazioni di mais variano dal 5-7%, in annate normali per arrivare al 30% nei casi più gravi. Sono le larve di seconda generazione che causano i danni sulle spighe e sulle cariossidi e la conseguente diminuzione della produzione. Le gallerie larvali, infatti, provocano un’alterazione delle funzionalità metabolica della pianta impedendo il normale flusso di acqua, sostanze nutritive ed elementi prodotti dalla fotosintesi. In caso di forti attacchi oltre al calo produttivo, anche la qualità della granella può risultare compromessa in quanto le gallerie e i fori larvali costituiscono la via di accesso preferenziale di alcuni funghi parassiti come Fusarium e Aspergillus.
La penalizzazione della qualità sanitaria
Per il contenimento delle micotossine, è stato dimostrato che il trattamento contro la piralide risulta più efficace dell’applicazione fungicida. La diffusione e la pericolosità della Piralide sono condizionate dall’areale di coltivazione del mais, dalla varietà coltivata e dall’andamento stagionale. Nelle situazioni di maggiore rischio la difesa insetticida assume una importanza maggiore e ha anche l’obiettivo di evitare danneggiamenti della spiga che possono aumentare l’incidenza delle micotossine. Per mettere in atto un’efficace strategia di difesa occorre valutare le indicazioni fornite dalle trappole a feromoni e la fenologia della pianta per individuare il momento di intervento corretto.
Quando le “barbe” cambiano colore
Trattamenti eseguiti con tempistica sbagliata risultano totalmente inefficaci sia nel controllo della Piralide che nella prevenzione delle contaminazioni da micotossine. Anche la scelta del prodotto è importante. L’impiego di formulati con caratteristiche ovo-larvicide, ad esempio, consente di anticipare l’epoca di intervento trattando durante la fase di ovideposizione. I prodotti ad attività esclusivamente larvicida, invece, possono essere impiegati in epoca immediatamente successiva, in corrispondenza del picco di volo degli adulti e della nascita delle prime larve.
Dal punto di vista fenologico i migliori risultati si hanno intervenendo nella settimana che segue la fioritura femminile del mais, ovvero quando le spighe sono già fuoriuscite ed hanno le barbe che virano dal colore verde a quello marrone.
La risorsa Trichogramma
La lotta chimica non è l’unica possibilità per contenere la Piralide. La ricerca, infatti, ha dimostrato da tempo che l’imenottero parassitoide, Trichogramma brassicae, ha una efficacia paragonabile alla difesa chimica nel contenimento di O. nubilalis. L’ausiliare viene confezionato in capsule di cellulosa di forma sferoidale che ne permettono la distribuzione con i droni, facilitandone l’impiego sulle grandi superfici. In ogni capsula di cellulosa sono presenti uova del parassitoide in 6 stadi diversi di sviluppo insieme a larve già attive in modo da garantire una efficacia che può prolungarsi fino a 2-3 settimane. I droni, appositamente modificati per questo lavoro, volano sull’appezzamento rimanendo un metro sopra l’apice della pianta e, tramite un distributore automatizzato, rilasciano uniformemente le capsule con una precisione valutabile nell’ordine di un metro. L’uso del drone permette di trattare fino a 100 ha in un giorno.
Prevenzione agronomica
Il controllo della Piralide può anche essere ottenuto anche mediante l’adozione di adeguate tecniche agronomiche quali:
- la rotazione delle colture;
- una corretta gestione degli stocchi con trinciatura e successivo interramento;
- la scelta di varietà, dell’ibrido e di tecniche colturali che favoriscono uno sviluppo equilibrato del mais (in particolare di uno stocco robusto);
- anticipo delle semine (per provocare uno sfasamento fra ciclo biologico della Piralide e coltura);
- gestione dell’epoca di raccolta (granella con umidità più elevata richiede delle onerose operazioni di essiccazione nei centri di stoccaggio consortili).
L’innovazione dei ceppi atossigeni
Una possibilità innovativa contro la piralide è quella assicurata dal contenimento biologico con ceppi atossigeni di Aspergillus flavus. Per la lotta diretta al contenimento alla contaminazione delle cariossidi da aflatossine causate da Aspergillus flavus risulta infatti interessante la lotta al fungo attraverso l’utilizzo di AF-X1, un agente di bio-controllo a base di un ceppo (MUCL54911) di A. flavus selezionato dall’Università Cattolica di Piacenza in Italia e formulato da Pioneer. AF-X1 agisce attraverso l’esclusione competitiva sostituendo i ceppi tossigenici di Aspergillus flavus (produttori di aflatossine), riducendo così il rischio di contaminazione da aflatossine (AF) nella coltura di mais. In particolare, si basa sul principio attivo Aspergillus flavus MUCL54911, sottoforma di spore atossigeniche aderite a semi di sorgo sterili che fungono da fonte alimentare iniziale per la crescita e la moltiplicazione del fungo. Tale ceppo non è produttore di aflatossine ed è capace di non ricombinarsi con ceppi produttori di aflatossine.
Da qualche anno AF-X1 viene autorizzato come uso eccezionale esclusivamente per il mais destinato ad uso zootecnico. Il prodotto consiste in semi di sorgo devitalizzati e incapaci di germinare, che agiscono come vettore organico e substrato di crescita per le spore del fungo atossigeno durante il primo periodo dopo l’applicazione. In questa forma, AF-X1 può essere distribuito al suolo alla dose di 25 kg/ha nel periodo successivo alla sarchiatura dall’inizio della fase di allungamento dello stelo e la fase di foglia a bandiera completamente sviluppata e con la ligula visibile (BBCH 30-39).
Come va applicato
Il prodotto non deve essere interrato, perché l’esposizione all’aria è necessaria per la corretta diffusione e proliferazione del fungo atossigeno. In assenza di una pioggia è raccomandabile un’irrigazione per aspersione poco dopo il trattamento per consentire la riattivazione e diffusione delle spore. Una volta applicato, il prodotto compete con i ceppi di A. flavus produttori di aflatossine presenti in campo, riducendo la presenza di aflatossine sulla coltura di mais trattata.
Un nuovo batterio antagonista
In Usa, infine, Recenti ricerche hanno inoltre dimostrato l’efficacia di un ceppo di Burkholderia MS455, batterio endofita isolato da soia, di contenere efficacemente sia le infezioni delle cariossidi di mais da parte di Aspergillus flavus, sia la contaminazione di aflatossine. Ciò sembra sia dovuto alla capacità del batterio endofita di produrre occidiofungina, un metabolita avente caratteristiche antifungine. Ciò aprirebbe una nuova strada al contenimento biologico delle aflatossine.
Gli autori sono del Servizio Fitosanitario - Regione Emilia-Romagna