Lavorazioni del terreno, calano gli incentivi crescono i costi

La produzione è destinata a contesti agricoli con una maglia poderale in ampliamento, che sposta sempre più in alto dimensioni e potenze
Nelle attuali condizioni appare insostenibile per le imprese agromeccaniche riproporre i prezzi del 2024, che dovranno subire un altro adeguamento

Sono passati poco più di tre anni dalla deflagrazione del conflitto fra Russia e Ucraina, che da tempo serpeggiava sotto traccia, ma sembra siano trascorsi decenni: al fragore delle armi si sta sostituendo il fruscio del denaro, ma gli squilibri nell’approvvigionamento delle risorse restano.

Tanti sembrano avere dimenticato non solo le ragioni, ma anche gli stessi effetti della crisi delle materie prime che aveva interessato l’Europa, a partire dal vertiginoso aumento dei prezzi. Dall’acciaio alle leghe leggere, dal petrolio alla chimica di base, dalle resine ai microchip, tutti i prezzi (e i costi per l’industria manifatturiera) si sono stabilizzati su un livello diverso, superiore del 30-40% rispetto al passato, senza più riequilibrarsi.

I costi di produzione hanno seguito la medesima tendenza, seppure con un differimento temporale: il prezzo dell’energia si è in parte ridimensionato, ma il recupero da parte della catena produttiva l’ha ampiamente compensato, raggiungendo nuovi equilibri. Un fenomeno che ha colpito pesantemente gli agromeccanici, la cui vita è indissolubilmente legata alle macchine: anche se il gasolio sembra avere allentato la stretta, le macchine continuano a diventare sempre più costose e rendono sempre più problematico l’ammortamento.

Oltre agli incrementi legati ai costi costruttivi, le macchine agricole tendono a costare sempre di più in relazione alle dimensioni crescenti e all’innalzamento del livello tecnologico. Le lavorazioni agricole, dovendo intervenire su esseri viventi o su elementi naturali, come le piante o il terreno agrario (che non è solo un agglomerato minerale), hanno una gamma di velocità tipiche che non possono superare determinati valori. Per aumentare la resa oraria bisogna riprodurre il ciclo di lavoro su una fascia più ampia, se non ci sono troppi vincoli agli spostamenti; ma nelle aree molto abitate, con aziende agricole frammentate, l’incremento delle dimensioni comporta soluzioni tecniche complesse e costose.

Tra i filoni che può seguire la riduzione dei costi di preparazione del letto di semina rientra anche la riduzione dell’intensità delle lavorazioni

Evoluzione dei prezzi di listino

Dove non esiste il problema del compattamento del corpo macchina per il trasferimento – come in gran parte del mondo – siamo ormai arrivati ai limiti consentiti dalla resistenza dei materiali. I cantieri sono composti da più corpi articolati, che richiedono ampi spazi solo per essere messi in condizioni di lavoro e utilizzare per il traino del “treno” un unico trattore di grande potenza, privo di sollevatore e dotato di un attacco robusto ed economico. In Italia, più che nel resto dell’Europa, il reticolo fondiario e le strade non si sono adattati all’evoluzione della meccanizzazione, tanto che oltre i 3 metri di larghezza bisogna ricorrere a costosi (e pesanti) sistemi per il ripiegamento delle attrezzature. Con la globalizzazione gran parte dei costruttori ha dovuto seguire il mercato e le condizioni dei paesi in cui le macchine vengono esportate (le percentuali variano dal 70 al 90%). Salvo piccole realtà con un “giro” locale o nazionale, la produzione è destinata a contesti agricoli con una maglia poderale in ampliamento, che sposta sempre più in alto dimensioni e potenze.

L’insieme di questi fattori ha portato a una forte evoluzione dei prezzi di listino, in parte compensata da una favorevole congiuntura: prima la spinta verso la digitalizzazione, poi il piano di ripresa dagli effetti economici della pandemia hanno mascherato l’evoluzione dei prezzi che, anche per le attrezzature per la lavorazione del terreno, ha superato spesso il 30-40%. Fra ammortamenti maggiorati, crediti d’imposta, aiuti e contributi il costo di acquisizione è rimasto sostenibile, riducendo le differenze legate alla potenza e favorendo quindi l’evoluzione verso l’alto.

L’inserimento di trattori più potenti potrebbe spingere a sostituire le attrezzature per la lavorazione del terreno con altre capaci di sfruttare le potenze disponibili: ma conviene davvero? Non sarebbe invece il caso di impiegare attrezzature più piccole, ma tali da sfruttare meno i trattori, la cui potenza deve essere sovrabbondante e non necessariamente al limite? Seguendo l’esempio di altri paesi, invece, dovremmo cominciare a considerare l’idea di aumentare la resa oraria puntando sulla velocità: un trattore “caricato” al 90% della potenza massima dura assai meno (e con fermi macchina più frequenti) di uno impiegato al 75% delle sue capacità. Un ragionamento che parte – anche – dalla constatazione che l’aumento dei prezzi praticati dalle imprese agromeccaniche a partire dal 2022/23 non ha subito ulteriori adeguamenti nella scorsa campagna, assorbendo i maggiori costi solo grazie alla contrazione del prezzo del gasolio.

Il 2025 si è aperto con un prezzo dell’energia che, per quanto precario, sembra essersi stabilizzato al di sotto dei 90 centesimi (per l’agevolato); un consolidamento che non ha però visto ridursi i costi delle macchine e delle parti di ricambio, aumentati ancora. In queste condizioni appare insostenibile riproporre i prezzi del 2024, che dovranno subire un altro adeguamento; del resto, gli aumenti attribuiti al rialzo delle materie prime non sono rientrati dopo il brusco aumento di due anni fa, e sono diventati strutturali.

Costi per unità di lavoro

La tab. 1 ci mostra come si sono evoluti i costi orari di 3 cantieri per la lavorazione principale su altrettante classi di potenza (200, 280 e 350 cavalli) per rispondere a diverse necessità in termini di intensità e larghezza di lavoro. Il confronto considera il progressivo ridimensionamento del prezzo del gasolio intervenuto alla fine del biennio 2022/2023, epoca nella quale i rincari nei prezzi delle macchine erano appena iniziati.

Gli acquisti della scorsa campagna si sono conclusi in un quadro del tutto diverso, per non dire dei primi mesi del 2025, iniziato con l’annuncio del progressivo esaurimento degli incentivi. Prima la legge di bilancio, che ha limitato a 2,2 miliardi i fondi disponibili per il credito d’imposta 4.0, che si esauriranno ben prima della fine dell’anno; poi l’integrazione delle risorse a favore dei vincitori del bando Ismea aperto del 18/12/2024, che esaurisce le disponibilità per il 2025.

Tutto questo rende più che mai necessario adeguare i prezzi delle prestazioni agromeccaniche già dalla campagna appena iniziata: chi compra oggi avrà i costi evidenziati in tabella, non solo per effetto degli aumenti che hanno interessato macchine e ricambi, ma anche per la manodopera.

I valori indicati nella tabella di raffronto sono per ora di lavoro, l’unica unità di misura facilmente confrontabile: ciascuno, sulla base della resa oraria effettiva – quella fatturabile al cliente – dovrà fare i suoi conti per non avere brutte sorprese. Le tre ipotesi presentate tengono conto del diverso fabbisogno di potenza e quindi, entro certi limiti, dell’intensità delle lavorazioni eseguite, che possono avere diversi tempi di esecuzione: due ore di lavoro a 100 €/ora con il cantiere da 200 cv corrispondono a un’ora e un quarto a 160 €/ora, per il cantiere più potente. Per mantenere costante la spesa per la lavorazione principale, se i costi aumentano, all’agricoltore non resta che chiedere al contoterzista una lavorazione più leggera, per ridurre il tempo impiegato.

Oltre a questa soluzione, se vogliamo immediata, la riduzione dei costi di preparazione del letto di semina può seguire diversi filoni, ciascuno dei quali non deve essere considerato come esclusivo, ma può coesistere con altri:

  1. semplificazione del cantiere di lavoro: oltre alla riduzione delle passate, legata all’aumento della larghezza di lavoro o all’impiego di macchine combinate, è possibile ridurre il numero delle operazioni;
  2. riduzione dell’intensità delle lavorazioni: la diminuzione della profondità di aratura porta ad una minore dimensione delle zolle;
  3. aumento della resa oraria, incrementando la larghezza e la velocità di lavoro;
  4. incremento della superficie dominata: questa rappresenta, insieme alle ore di lavoro, uno dei divisori dei costi fissi e costituisce uno dei principali vantaggi del ricorso al contoterzismo rispetto alla lavorazione per conto proprio;
  5. diversificazione colturale: se nell’azienda (o sul territorio, per la gestione conto terzi) sono presenti colture non contemporanee, è possibile ampliare le finestre temporali e scegliere cantieri di lavoro meno potenti e costosi, che potranno lavorare per un tempo maggiore.
Un’attrezzatura combinata a ranghi multipli, capace di svolgere più operazioni, può costare da 8.000 a 10.000 euro per metro di larghezza di lavoro

Grado di utilizzazione annua

Considerati i vincoli indicati, la riduzione dei costi delle lavorazioni – e quelle al terreno non fanno eccezione – è possibile solo incrementando il grado di utilizzazione annua delle macchine. Questo è il principale ostacolo, a conti fatti, alla diffusione di cantieri di lavoro più moderni ed efficienti (come quelli gestiti con tecniche di precisione) o più rispettosi dell’ambiente, come la gestione del terreno per favorire il ripristino e la conservazione della fertilità.

Vediamo un esempio: un’attrezzatura combinata a ranghi multipli, capace di svolgere più operazioni (ripuntatura a media profondità, affinamento del terreno e preparazione del letto di semina) può costare da 8.000 a 10.000 euro per metro di larghezza di lavoro. Un cantiere da 3 metri, adatto a una media azienda cerealicola e azionabile non il trattore già in uso per le lavorazioni convenzionali (aratura e zappatura), costa quindi almeno 25.000 euro: con 50 ettari da lavorare, in 10 anni avrà lavorato 500 ettari. Il solo acquisto vale ben 50 euro per ettaro, ai quali si deve aggiungere la manutenzione che, con gli attuali utensili costruiti in leghe ad alta resistenza, comporta la sostituzione in caso di rottura; con il gasolio (e senza manodopera!) si arriva oltre 100 €/ha.

Alla fine, il costo della nuova tecnologia diventa un deterrente: bisogna cambiare attrezzi e metodo di lavoro, anche se costa sempre meno della somma dei costi di aratura, ripasso ed erpicatura.

I rischi legati alla sostituzione delle tecniche di lavorazione potrebbero essere mitigati dal ricorso al contoterzista, che può fornire lo stesso servizio senza nuovi investimenti: in questo modo numerosi agricoltori hanno iniziato a sostituire le lavorazioni conservative a quelle convenzionali.

Facendo il bilancio dell’azienda su scala poliennale, comprendente l’intero ciclo della rotazione, e inserendo le lavorazioni ridotte (affidate al contoterzista) almeno per le colture meno esigenti, si può conseguire una riduzione dei costi di preparazione del terreno di almeno il 20-30%.

Lavorazioni del terreno, calano gli incentivi crescono i costi - Ultima modifica: 2025-04-28T10:48:08+02:00 da Roberta Ponci

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome