
I primi mesi del 2025 sono stati segnati da un fattore che ha creato un profondo turbamento nel settore della meccanica agricola, legato alla precipitosa caduta delle vendite di trattori nuovi. Un fenomeno annunciato, dopo l’esplosione di qualche anno fa e il successivo ridimensionamento dei volumi di vendita, dovuto alla normale oscillazione che caratterizza tutti i mercati.
Nel settore ha certamente inciso la forte contrazione degli incentivi, passati da una media del 50% all’attuale 30%, e alla riduzione al 10% prevista per il prossimo anno, quando resteranno la Nuova Sabatini per la generalità delle imprese e i fondi per lo sviluppo rurale, per i soli agricoltori. Le macchine per la fienagione, per quanto possano godere di diverse possibilità di sbocco (aziende agricole senza stalla, allevatori e contoterzisti), sono fortemente condizionate dai listini dei foraggi essiccati, che deprimono le velleità di chi non utilizza direttamente il fieno. Il basso costo dei foraggi favorisce solo chi li utilizza, perché riduce la voce di costo più importante (l’alimentazione), ma danneggia chi fa solo produzione; le imprese agromeccaniche specializzate nella fienagione si salvano solo con la qualità, a scapito però dei volumi.
Meno foraggio da tagliare, rivoltare, pressare e movimentare riduce l’usura delle macchine e ne allunga la vita utile, con un effetto psicologico immediato (freno agli acquisti) e uno economico nel lungo periodo, che determina una maggiore propensione a curare la manutenzione.

Tempi di avvicendamento e di ammortamento
Con i livelli di utilizzazione annua in calo, per effetto della crescente produttività oraria, i tempi di avvicendamento si stanno allungando; nelle aziende agricole con superfici insufficienti, si arriva a qualche decina di ore all’anno, allungando all’infinito il periodo di ammortamento. Paradossalmente solo nelle aree più difficili i tempi di ammortamento si accorciano, ma solo perché la durata delle macchine è ridotta dalle condizioni di lavoro (col suolo o pietre): un fattore che aumenta considerevolmente i costi. Se escludiamo i professionisti della fienagione, specializzati nella lavorazione per conto terzi e nella produzione di foraggi essiccati da destinare al mercato, per l’azienda agricola media sta diventando sempre più difficile cambiare le macchine.
I fondi per lo sviluppo rurale, che un temo venivano erogati senza sottilizzare troppo sui risultati che si sarebbero dovuti ottenere, da qualche anno sono legati sempre più agli obiettivi stabiliti dalle norme comunitarie, nazionali e regionali. Se si parla di sviluppo, non basta più la semplice sostituzione e per chi ha abitudini consolidate l’idea di dover cambiare il processo produttivo può essere difficile da accettare, anche perché chi produce fieno da decenni manifesta varie resistenze a chi cerca di spiegargli come fare di più.

Per l’allevatore che raccoglie i foraggi e li impiega direttamente è più facile rendersi conto che un fieno di alta qualità produce nutre meglio l’animale, che produce più latte e si ammala di meno. Chi non ha un allevamento proprio produce fieno solo per mantenere la rotazione, per fare riposare il terreno o per arricchirlo di azoto (specialmente se in regime biologico), ma assai spesso non è in grado di collegare la qualità del prodotto al suo impiego finale, anche per l’assenza di incentivi.
Mentre per erba medica e altre leguminose la qualità viene riconosciuta dal mercato e spesso pagata per quello che vale, il fieno di graminacee o di prato polifita presenta un differenziale assai minore fra l’ottimo, il buono e lo scadente, tale da non lasciare un margine sufficiente. Il fieno da prato polifita, specie se povero di proteine o se ha subito danni da piogge, ha raggiunto nel 2024 quotazioni tanto basse che il costo di raccolta può superare il valore commerciale della balla, specie in collina e montagna dove resa e qualità possono essere peggiori. È ben vero che in certe condizioni non ci sono alternative, ma se la pressione esercitata dai prezzi e dai costi di produzione non lascia margini, i primi a risentirne sono proprio gli investimenti.
Vendite rotopresse e big baler in calo
Dalle prime impressioni ricevute, pare che il 2024 abbia visto gli acquisti di rotopresse scendere al di sotto delle fatidiche mille unità e le big baler sotto la soglia psicologica dei 100 esemplari. Dato che l’andamento climatico e non sembra promettere bene – la stagione è partita in ritardo sta procedendo a singhiozzo – è probabile che il 2025 porti a dimezzare gli acquisti rispetto al 2022, ultimo anno di relativa prosperità. Il riferimento alle presse giganti mostra che neppure i professionisti della fienagione sono immuni dalla crisi che sta colpendo il settore, al netto del fatto che chi ha “fatto il pieno” con gli acquisti 4.0 ha un parco macchine ancora in corso di ammortamento, che non conviene sostituire.
Nella tab. 1 sono stati presi in considerazione periodi di ammortamento uguali a quello fiscale, ossia 6 anni per le macchine da raccolta (taglio, rivoltamento e imballatura) e 9 anni per i trattori. Un tempo ragionevole, specialmente per le attrezzature specifiche, soggette a forte usura e rapido deterioramento: rispetto a non molti anni fa, quando l’usato si deprezzava più o meno del 50% al termine del periodo di ammortamento, oggi la perdita di valore nel tempo è superiore. Nella tabella non sono state comprese le rotopresse, il cui valore medio (e relativi costi) ha avuto lo stesso andamento di quello delle falciacondizionatrici combinate, ma le solo le presse per balle a sezione quadrangolare, i cui valori di vendita sono lievitati considerevolmente. Oggi un cantiere da pressatura con big baler non costa meno di 400.000 euro, un importo che, oltre alla riduzione degli incentivi (ancora per pochi mesi, al 20-30%) rischia di bloccare gli investimenti per molto tempo, come dimostrano le statistiche. É interessante notare che, per una casuale e forse precaria riduzione dei costi energetici, il costo orario dei trattori è rimasto pressoché costante, nonostante l’impennata dei listini dei trattori, che in qualche segmento ha sfiorato il 40%.

Futuro incerto
L’acquisto di un trattore completamente accessoriato comporta una spesa unitaria (per cavallo di potenza nominale) superiore a 1.000 euro: ma mentre il contoterzista modula i prezzi in relazione ai costi, per le macchine non è rilevabile un ridimensionamento rispetto ai costi energetici.
Un andamento sicuramente dovuto al differimento temporale fra costi delle materie prime e del prodotto finito, probabilmente legato all’andamento degli oneri finanziari e forse influenzato dagli stessi incentivi: vedremo il prossimo anno, quando tutti si esauriranno, se le cose cambieranno.
Diversamente c’è da attendersi un’ulteriore e più sensibile contrazione degli acquisti di macchinari, che potrebbe portare a nuove ristrutturazioni delle reti di vendita: è vero che il mercato dell’usato potrebbe recuperare, ma si tratterebbe di una partita da giocare tutta in difesa.