Carbon farming resta il nodo dei premi

Soia seminata in un terreno non lavorato con residui di mais
Il sequestro di CO2 può essere un doppio vantaggio per gli agricoltori: otterrebbero un reddito aggiuntivo e terreni più fertili

L’industrializzazione e la collegata dipendenza da fonti energetiche fossili ha determinato nel tempo un aumento delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, protossido di azoto e metano), tra i principali responsabili del cambiamento climatico ed il conseguente incremento della temperatura oltre agli eventi piovosi di elevata intensità. Pertanto, le emissioni, in particolar modo quelle di origine fossile, devono essere drasticamente ridotte investendo su nuove tecnologie in tutti i comparti e per l’agricoltura una opportunità verso la neutralità climatica. Infatti, lo stoccaggio di carbonio organico mediante l’adozione del carbon farming rappresenta il sistema di gestione più efficiente per l’immagazzinamento del carbonio nel suolo. Questo nuovo modello di business verde, basato su incentivi all’agricoltore per specifiche pratiche agricole da adattare ai diversi sistemi colturali e tipi di suolo, può generare risultati addizionali, complementari e/o sinergici (D’Hose & Ruysschaert, 2017).

Rischi e opportunità

Per far sì che il carbon farming contribuisca a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo, è importante massimizzare i benefici collaterali e ridurre i rischi di progettazione, implementando razionali metodologie di pagamento/misurazione. Gli incentivi possono derivare da fondi pubblici o pagamenti privati o da entrambi, in base all’effettiva riduzione delle emissioni, a quelle evitate e alle rimozioni in campo, distinti in tre categorie: 1) sulle attività; 2) sui risultati; 3) ibridi (attività e risultati).

Ai primi è riconosciuta l’implementazione di specifiche pratiche di gestione, in considerazione delle evidenze scientifiche che dimostrano la diretta riduzione; quelli basati sui risultati, sono commisurati alle riduzioni di emissioni e sulle rimozioni; gli schemi ibridi, integrano elementi del primo e del secondo schema. Ognuno di essi include vantaggi e sfide, il cui equilibrio dipende dai costi e dall’accuratezza della misurazione, del rapporto e della verifica (Mrv) del sistema, ma anche dagli intervalli temporali di riferimento. Per quelli basati sulle attività, i pagamenti possono essere effettuati annualmente, mentre per i risultati la valutazione è molto più lunga e facilmente raggiunge i cinque anni. Il valore economico dei crediti o dei certificati è variabile, dipendendo dal mercato che raramente raggiunge un equilibrio trattandosi di tipologie molto eterogenee per categoria o specifiche di progetto. Pertanto, le quotazioni risultano essere caratterizzate da oscillazioni difficilmente prevedibili, anche perché, non tutti i crediti sono uguali. Una delle critiche più frequenti è che le imprese hanno la possibilità di fare greenwashing, spesso associato al mercato volontario di carbonio: un’impresa può affermare che sta aiutando l’ambiente, senza dimostrare nessun impatto reale. Infatti, c’è chi preferisce acquistare i crediti di carbonio, piuttosto che impegnarsi nella riduzione delle emissioni che dovrebbe essere obbligatorio, prima di optare per la compensazione. I programmi di riduzione a lungo termine, per esempio attraverso l’iniziativa internazionale Science based targets, nella quale vengono illustrate le strade collettive per il Net zero. Il greenwashing può anche essere evitato, sviluppando regole chiare su come questi obiettivi sono stati raggiunti. Pertanto, è importante sostenere un approccio costruttivo e concentrare l’attenzione su come risolvere i problemi per rispettare l’ambiente e contribuire alla neutralità climatica, consentendo agli agricoltori di ottenere entrate aggiuntive e assicurando un mercato aperto e volontario per i crediti. Il valore complessivo che si genera, in parte deriva dalla vendita dei crediti di carbonio e a lungo termine gli agricoltori che partecipano al programma si ritrovano terreni più fertili e resilienti, in grado di stabilizzare le rese produttive e nel tempo, incrementarle con input ridotti, senza spese aggiuntive, con maggiori benefici e profitto complessivo.

Lo stato dell’arte in Europa

L’Unione europea si sta muovendo verso una direzione in cui le emissioni risultanti dall’uso del suolo e dalla silvicoltura devono essere compensate da un assorbimento equivalente di CO2, per il periodo 2021-2030 (regola del “non debito”). Le nuove norme a livello europeo mirano a un obiettivo più ambizioso: passare da 255 milioni di tonnellate (Mt)di CO2equivalente, attuale obiettivo fissato per il 2030, a 310 (fig. 2). Per i maggiori assorbimenti netti di gas serra nel settore dell’uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo e della silvicoltura (Lulucf) devono essere fissati degli obiettivi per ogni Stato membro.

Il livello recente di assorbimento o emissioni e il potenziale di aumento degli assorbimenti, saranno la base su cui formulare i nuovi obiettivi, tenendo conto dei principi di equità, integrità ambientale ed efficacia in termini di costi. Le norme per la contabilizzazione delle stesse saranno semplificate: l’approccio sarà principalmente diviso in due fasi.

La prima (fino al 2025) sarà caratterizzata da un sistema analogo a quello attualmente in vigore, con l’unico obbligo comune che ogni Stato membro compensi le emissioni con gli assorbimenti. La seconda fase (dal 2026 al 2030) mirerà al raggiungimento dei 310 Mt di assorbimenti netti. Nell’ambito del bilancio 2026-2029 ogni Stato membro dovrebbe impegnarsi a conseguire una determinata somma dei valori delle emissioni e degli assorbimenti netti di gas a effetto serra, continuando a poter ricorrere a una determinata flessibilità.

Certificare l’agricoltura rigenerativa

Nel novembre 2022 la Commissione europea ha adottato una proposta per la certificazione degli assorbimenti di carbonio, utilizzando pratiche agricole rigenerative. La proposta stabilisce norme per la verifica indipendente degli assorbimenti di carbonio e per riconoscere i sistemi di certificazione che possono essere utilizzati per dimostrare la conformità al quadro di riferimento dell’Ue che prevede quattro criteri compresi nell’acronimo “QU.A.L.ITÀ.” (quantificazione delle attività e dei benefici; addizionalità; stoccaggio del carbonio a lungo termine; sostenibilità).

Tuttavia, la proposta non ha risposto alla domanda principale, cioè come le misure del carbon farming dovrebbero essere remunerate: se attraverso uno strumento finanziario dell’Ue come la Pac o attraverso la vendita di crediti di carbonio sul mercato volontario. Il successo del carbon farming in Europa sarà giudicato dalla quantità e dalla durata del sequestro del carbonio nelle piante e nel suolo, grazie alla capacità di aumentarlo e/o ridurre il rilascio nell’atmosfera.

Per questo motivo è necessario standardizzare le metodologie di accreditamento. Infatti, la Commissione europea intende creare un comitato in cui le autorità e le parti interessate degli Stati membri possano condividere la loro esperienza al fine di scambiare e definire le migliori pratiche sul carbon farming, in particolare focalizzandosi sul miglioramento della qualità dei crediti di carbonio. Gli esperti saranno in grado di sostenere la Commissione nel monitoraggio dello sviluppo di iniziative realizzate da enti pubblici e/o privati e analizzare il loro impatto sulla biodiversità. Il carbon farming rappresenterà il sistema per raggiungere l’obiettivo al 2030 (310 Mt di COequivalente), per il quale è necessario che ciascun proprietario abbia accesso ai dati verificati sulle emissioni e sulla rimozione entro il 2028.

L’adozione in agricoltura e in silvicoltura di metodologie per il monitoraggio e per la rendicontazione standardizzate è un requisito per un mercato regolamentato dall’Ue entro il 2030, prendendo in considerazione la raccomandazione dei revisori della Corte europea che eseguiranno uno studio entro dicembre 2023, per valutare il potenziale dell’applicazione “chi inquina paga” alle emissioni di gas serra dalle attività agricole.

*(PhD Student “Crop Science”, Università degli Studi di Padova)

**(Università degli Studi di Teramo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico di Edagricole)

Bibliografia disponibile a richiesta

Carbon farming resta il nodo dei premi - Ultima modifica: 2023-05-22T10:49:20+02:00 da K4

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